mercoledì 28 gennaio 2015

Loris Dalì - Scimpanzè



Nelle trattorie di paese spesso viene trascurato il dettaglio, magari manca un po' di eleganza, la tovaglia è lisa e consunta, ma i piatti, beh i piatti sono sempre e comunque almeno eccezionali.
Piatti gustosi, ben conditi, ricchi di sapori conosciuti a cui aggiungere però un pizzico di novità e sorpresa.
La Trattoria di Loris Dalì ci accoglie così, arredamento spoglio, ma tanto calore ed un sacco di buone idee per cucinarci una cena coi fiocchi.
Scimpanzè ci racconta storie e personaggi talmente surreali da essere, ahimè, reali, veri, tristemente quotidiani. Con sarcasmo ed ironia, con dolcezza e perfino un tocco di romanticismo.
Loris canta, declama e recita, calandosi perfettamente nei personaggi che racconta ed interpreta sia il manager farabutto, l'ubriaco o il barbone, tutti protagonisti delle vite che ci tocca vivere e con cui ci tocca avere a che fare, ogni giorno, in strada, a casa, sul lavoro, nei cosiddetti rapporti sociali.
I quadretti domestici del marito che torna a casa dopo aver bevuto troppo e, probabilmente sempre lo stesso, che spera in una serata un po' diversa con la moglie ci raccontano quelle piccole storie intime e tristi che non è facile rendere interessanti o che forse sono così comuni a tutti noi, da renderle immediatamente riconoscibili e con le quali anche se controvoglia, non possiamo che identificarci.
L'ironia con cui invece affronta temi più generali e "politici" ci aiuta a ridere dei potenti e dei forti, diminuendone così forza e potenza, come fece il bambino davanti all'imperatore in mutande; benvengano quindi le risate e l'amara constatazione delle priorità "curiose" di noi italiani.
Facciamo la rivoluzione, cantando un pezzo dei Modà: ecco una sintesi fantastica di questi nostri giorni spesi davanti ad uno schermo, pronti ad indignarci con un colpo di mouse, ma ben attenti a non approfondire mai nemmeno un poco gli argomenti di cui ci dichiariamo esperti.
Sono diversi i riferimenti che collegano Loris Dalì alla tradizione dei cantautori sarcastici e velenosi italiani, da Rino Gaetano ai più recenti e sopravvalutati dalla pochezza dei concorrenti Mannarino e Brunori.
Bisogna anche sottolineare che quando Dalì si siede al pianoforte e intona "Se dovessi morire adesso" la vena artistica perde ogni ironia e trasforma questa triste ballata in un agrodolce riflessione sulla vita, completata dall'inevitabile seguito "Funerale", che non risparmia considerazioni caustiche sull'ipocrisia di certi momenti e contiene pure un coro da chiesa di tutto rispetto.
In conclusione, Scimpanzè è davvero un bel disco, amaro, divertente, ben sonato e ben cantato, che ci presenta un artista originale e che con qualche attenzione in più ai luoghi comuni popolari e populisti avrà sicuramente ancora parecchio da dire e da cantare.


martedì 20 gennaio 2015

Tomaso ed Elisabetta sono liberi



Le belle notizie dovrebbero arrivare sempre di prima mattina. Hai più tempo per godertele.
E quella di oggi è LA buona notizia.

Il mio amico Luca è un cazzaro come me e pertanto capita spesso che su facebook ci scriviamo delle cagate per ridere, tipo quando springsteen suona in italia e tutti scrivono la setlist ed io e lui chiediamo "sapete mica se springsteen ha suonato in italia ieri sera?" (le matte risate, vero?)

Quindi quando ho visto che mi aveva scritto sulla bacheca di facebook ho sorriso pregustando la minchiata, invece ho letto di ergastolo annullato e li per lì ero ancora sintonizzato sulla minchiata e mica capivo.
Poi il neurone già sveglio ha iniziato a mandarmi dei suggerimenti e pian piano mentre realizzavo di cosa e soprattutto di CHI stava parlando luca, beh una massa di emozioni ha iniziato a salirmi su, la vista mi si è annebbiata e ci ho messo 5 minuti prima di ricordarmi che avevo un televisore e che magari potevo usarlo.
troppe volte sembrava "la volta buona", troppe volte ho pensato "ci siamo", troppe volte l'urlo ci è stato ricacciato in gola.
troppe al punto che mentre giravo i canali mi sforzavo di non illudermi, anche se voglio dire, la notizia era quella non è che ci potevano essere tanti malintesi no?
Manco a farlo apposta capito sul tg1 quando il giornalista dice "ed ora una notizia appena giunta". 
Ho capito india, ergastolo ed annullato e sono esploso, alle 6.35 di mattina, in un pianto isterico, in una risata fragorosa, mentre in pochi secondi realizzavo che era tutto finito, lo era davvero e lo era nel modo che da troppo tempo aspettavamo.
Ed ho rivissuto tutti i momenti in cui pensavo a tom, a marina ed euro, ai giudici ed agli avvocati, all'ambasciatore, ho ripensato alla raccolta firme ed ai post sul blog, alla volta che toccava a loro e gli avvocati non c'erano, alle volte che mi svegliavo e pensavo a loro, alle loro famiglie, a tutte le volte che non riuscivo a credere che tutta sta storia non fosse altro che un brutto film.
Ho pensato a quel pomeriggio d'estate di 4 anni fa, quando dopo aver letto che era morta amy winehouse, lessi la notizia dell'ergastolo in primo grado e rimasi sconvolto. Fino ad allora la storia mi aveva coinvolto poco, era tutto troppo assurdo, certo 5 mesi di galera mica erano uno scherzo (pensavo allora, cinque MESI), ma vedevo tutti che aspettavano la fine di sto equivoco da un momento all'altro e non immaginavo certo una sentenza simile; che freddo che sentii quel giorno cazzo, una doccia gelata nell'anima che mi smosse qualcosa.

Io con tomaso bruno sapete quante volte ci ho parlato? ZERO
Non ci conosciamo se non nel modo in cui ad albenga tutti conoscono tutti, ah si, quello là.
I miei conoscono i suoi ed io avevo la macchina assicurata da suo padre quando stavo ad albenga, ma dai, nessuno è amico del proprio assicuratore no?
Ed in questi anni il fatto che molti, specialmente di fuori albenga, mi parlassero di tom ed eli come "i tuoi amici", mi faceva capire quanto questa storia mi avesse coinvolto.
Perchè alla fine, provare a fare qualcosa per loro due mi ha fatto capire cosa vuol dire davvero combattere per una causa, combattere contro nemici invisibili e fortissimi come l'indifferenza e il pregiudizio.
Come quella sera che, all'indomani del servizio delle Iene, tornando da giocare a pallone vidi la locandina del secolo con quel titolo odioso e quasi andai a sbattere dalla rabbia.
Mi sono chiesto mille e mille volte se mi sarei sentito così coinvolto da sta storia se invece di albenga, tom fosse stato di chissà dove ed ammetto che la risposta è sempre stata NO.
Però ora che sta guerra è finita, ho imparato che vivere dentro certi incubi, come quello dal quale le famiglie di tom ed eli si sono appena svegliate, può davvero capitare a chiunque.
Spesso mi sono sentito tom, in prigione senza aver capito cosa stava succedendo, arrestato mentre piangeva un amico, durante un viaggio di scoperta e di libertà.
Spesso mi sono sentito i suoi genitori, la rabbia ed il dolore di euro così schivo, l'energia di marina, spesso mi immaginavo padre di un ragazzo che finisce dentro questo infermo, mi immaginavo la telefonata, le attese, i rinvii, i nervi che si sfilacciano e cedono.
Non posso nemmeno immaginare cosa siano stati per loro questi 1808 giorni, ma so che la gioia enorme che mi ha travolto stamattina e mi ha fatto passare una giornata con gli occhi lucidi e la testa nelle nuvole è infinitamente minore della loro, a cui oggi è stato restituito un figlio, partito ragazzo e che sta per tornare uomo.
Non so da quanto tempo aspettassi questa notizia, con la paura che non arrivasse più, ma so che davvero mentre scrivevo su facebook piangendo come un vitellino, sentivo tutto il dolore provato da me e soprattutto dai parenti e dagli amici di eli e tom sciogliersi e travolgermi come una cascata.
In un momento della mia vita in cui determinati obbiettivi che mi ero posto iniziano a rivelarsi irraggiungibili, la giornata di oggi mi insegna che non bisogna mai arrendersi se si crede in qualcosa.
Ed alla fine, con tom ed eli io sono sicuramente in debito, perchè la loro storia orrenda ha avuto quantomeno il piccolo merito di farmi tirare fuori una parte di me che non conoscevo e di cui sono davvero orgoglioso.
Ed ora facciamo festa, facciamola davvero.

giovedì 8 gennaio 2015

IO NON SONO CHARLIE






Io non sono charlie, affatto.
Io sono alberto, che di certo non pensa che charlie e gli altri meritassero di morire per le loro vignette, assolutamente.
Io sono alberto e non disegno divinità in cui non credo che hanno rapporti sessuali nè mi fanno ridere vignette del genere, perchè credo che sia un diritto tanto la satira quanto la risata
Io sono alberto, a cui però piace provocare e anche rompere le palle, ma che detesta gli estremisti anche e soprattutto nei "rami" di suo interesse come gli ultras, i fanatici di musica ed i fanatici religiosi.
Io sono alberto, cattolico praticante, peccatore ripetente ma fermamente grato ai valori ed alle idee che la sua trentennale vita parrocchiale gli ha trasmesso.
Io sono alberto a cui il cristianesimo non ha insegnato a detestare nè i mussulmani nè gli atei, chissà, magari quella volta ero malato o distratto
Io sono alberto, che crede che la satira sia un dono, un talento, una qualità rara da usare sempre e comunque, anche su argomenti magari "delicati", ma che possono venire letti e compresi meglio, se l'occhio che li guarda non si vergogna nè si scandalizza di chi ne ride.
Io sono alberto e non sono sicuro che se fossimo tutti charlie questo sarebbe un mondo migliore.
Sono più convinto invece che charlie dovesse vivere ancora e continuare a provocare, lasciando a me la libertà di apprezzare o meno le sue provocazioni
Sono più convinto che se ognuno di noi provasse ad essere più se stesso che il "charlie" del giorno allora forse saremmo tutti più trasparenti, più sereni e forse anche più liberi
Sono più convinto che se il mondo avesse letto nelle vignette di charlie la provocazione ed il paradosso come spunto di riflessione, da cui magari anche dissentire, invece che come reato o peggio ancora verità assoluta, forse charlie non solo non sarebbe stato ucciso, ma nemmeno insultato da chi oggi dice di essere lui solo perchè lo hanno ucciso dei fanatici di una delle tante idee di cui lui si faceva beffe, fortunatamente non la loro però.
Sono soprattutto convinto che se ognuno di noi ammettesse un briciolo solo di ignoranza e lasciasse che questo buco venisse riempito da altri magari lontani da noi e dai nostri schemi, forse impareremmo a vedere le cose in modo meno nitido, ma più completo.
Sono un sacco di cose e più invecchio più mi rendo conto che sono fatto di contraddizioni, radici, incoerenze e faticosa fedeltà.
No, io non sono charlie, sono alberto e penso che il modo migliore per ricordare i vari charlie non sia sostituirmi a loro, ma chiedermi cosa hanno, o purtroppo avevano, da darmi.

giovedì 1 gennaio 2015

La prima dell'anno

C'è chi mette le mutande rosse
Chi mangia lenticchie
Chi mangia l'uva
Chi mette il nocciolo del dattero nel portafoglio
Al primo gennaio, ognuno ha le sue tradizioni.

Io scelgo di meditare con cura quale sarà la prima canzone che ascolterò nel nuovo anno.
Negli scorsi due, ho dedicato parecchia attenzione ed energie ad attività interessanti, coinvolgenti e sicuramente arricchenti da un punto di vista culturale.

Quest'anno voglio focalizzare buona parte del mio tempo libero a migliorarmi professionalmente, approfondendo, elaborando ed ovviamente scrivendo su temi attinenti al mio lavoro.
Ho quindi bisogno di iniziare l'anno con una forte motivazione verso questo mestiere, l'assistente sociale, che tanti spunti mi ha sempre dato per essere, prima ancora che un buon professionista, una buona persona.

La mia prima canzone del 2015 è The Ghost of Tom Joad, di Bruce Springsteen.




Uomini a piedi lungo i binari
diretti non si sa dove, non c'è ritorno;
elicotteri della stradale che spuntano dalla collina,
minestra a scaldare sul fuoco sotto il ponte,
la fila per il ricovero che fa il giro dell'isolato:
benvenuti al nuovo ordine mondiale.
Famiglie che dormono in macchina nel Sudovest
Né casa né lavoro né sicurezza né pace.

La strada è viva stasera
ma nessuno si illude su dove va a finire
sto qui seduto alla luce del falò
e cerco il fantasma di Tom Joad.

Tira fuori un libro dal sacco a pelo
il predicatore accende un mozzicone e fa una tirata
aspettando il giorno che gli ultimi saranno i primi e i primi gli ultimi
in uno scatolone di cartone nel sottopassaggio
ho un biglietto di sola andata per la terra promessa
hai un buco in pancia e una pistola in mano
dormi su un cuscino di sasso
ti lavi nell'acquedotto municipale.

La strada è viva stanotte
ma dove va a finire lo sappiamo tutti;
sto qui seduto alla luce del falò
e aspetto il fantasma di Tom Joad.

Diceva Tom: "Mamma, dovunque un poliziotto picchia una persona
dovunque un bambino nasce gridando per la fame
dovunque c'è una lotta contro il sangue e l'odio nell'aria
cercami e ci sarò.
Dovunque si combatte per uno spazio di dignità
per un lavoro decente, una mano d'aiuto
dovunque qualcuno lotta per essere libero
guardali negli occhi e vedrai me".

La strada è viva stasera
ma nessuno si illude su dove va a finire
sto qui seduto alla luce del falò
assieme al fantasma del vecchio Tom Joad.