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sabato 10 febbraio 2018

Non siamo quello che abbiamo. La complessa semplicità di Edoardo Chiesa




Prendete la vita con leggerezza, che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall'alto, non avere macigni sul cuore.

Non fosse che sta frase di Italo Calvino è diventata la solita cazzata da social network da abbinare a qualunque cosa, sarebbe perfetta per descrivere lo stile di Edoardo Chiesa.

Giunto al secondo disco, il cantautore varazzino conferma la sua dote principale, ossia la capacità di scrivere con, appunto, leggerezza, senza mai essere superficiale, anzi, lasciando messaggi e quesiti molto spessi, ma non risultando noioso o presuntuoso.

Così come nel disco d'esordio Canzoni sull'alternativa, Edoardo non dà mai risposte, ma ci fa un sacco di domande, ci suggerisce riflessioni, ci spinge a guardare le cose da un punto di vista diverso, mai scontato.

A questo si abbina una musica in bilico tra il cantautorato classico e nuove sonorità, ma comunque sempre in punta di chitarra.

Accompagnato dai fidi Damiano Ferrando al basso ed Andrea Carattino alla batteria, Edoardo ci regala 10 nuove canzoni dove si alternano esami di coscienza, riflessioni sul mondo e perfino qualche sfogo.

Ad aprire l'album l'intensa Occhi, che descrive l'impatto con il mondo esterno, la ricerca di un contatto con altri occhi, che spesso non vogliono incontrare i nostri. Già da questo brano emerge la capacità di Edoardo di restare sempre al di fuori da facili ricette e saggi consigli, ma di preferire un tocco ironico. Tutti diversi, tutti occupati, ma con la volontà di guardare avanti, gli uomini padroni di questi occhi ci assomigliano parecchio.

Dietro al tempo, primo singolo uscito qualche mese fa, mette sul tavolo domande spesse a cui cercare assieme risposte. Chi siamo noi? È questo il quesito, ma dentro al casino che ci ritroviamo come vita. Ancora il concetto della comunità, che tornerà ripetutamente. Siamo, siamo, siamo, siamo mille cose e nemmeno una, abbiamo sogni e ci chiediamo se ci basterà il tempo a disposizione per realizzarli. 


Con Domenica invece Edoardo ci scuote ed ironizza sulla nostra voglia di tranquillità, che se eccessiva ci nega il succo del vivere. Smettetela di stare alla finestra, smettetela di aver paura, smettetela di evitare la solitudine, con il suo stile che prende gli argomenti sempre da una angolazione inaspettata, Chiesa ci invita a dare colore alle nostre vite, cantando di fare il contrario, ricordandoci che le cose importanti (non) sono gli armadi ordinati e le strade illuminate.

Viviamo, che tanto anche se stiamo ad aspettare, le nuvole si spostano comunque, la vita va avanti, non ci aspetta, la vita è quella cosa che succede mentre siamo impegnati a fare altri progetti, come diceva John Lennon.
La domenica poi, quando tutto si ferma, restiamo davanti ai nostri limiti auto-imposti, con il paradosso di avere tutto a portata di mano, ma di non essere più capaci a rispondere a semplici conversazioni tra amici.
È un argomento a lui caro, quello dei rapporti umani, rapporti tra persone vere, minati dalle troppe sovrastrutture, anche mentali, che abbiamo costruito.

Ironica e divertente, Le porte racconta di quando proprio le cose non vanno per il verso giusto; ad un ascolto attento, Edoardo ci racconta che nel cammino della vita, di porte e spigoli ne incontreremo a mazzi, fa parte del gioco, prendiamone atto e anche se "non sarà serata e non si rasserenerà" (ritornello di una musicalità deliziosa) proviamo ad attraversarle, 'ste porte.

La chiave è un esperimento ambizioso e curioso, in pratica una sorta di canzone 2.0, dove all'interno si trovano i diversi spunti presenti nelle altre 9 del disco. mettendo assieme le varie idee, si raggiunge una specie di filo conduttore, che poi altro non è che la tavolozza con i colori che Edoardo ha usato per questo lavoro. Ritorna ovviamente il concetto del rapporto umano, della difficoltà a rispondere a voci e persone.

Anche Il filo è uscito come singolo, con annesso video girato a New York, in un modo che spiega anche visivamente l'argomento del brano. Fili, fili dappertutto, possibilità di fare ogni cosa, ci possiamo connettere ovunque fino a dovunque, ma alla fine, come in Domenica, ci mancano le capacità più basilari, semplici ed importanti. Tutti possono vederci bene, ma nessuno sa più dove guardare.

Ed il filo che ci lega diventa ostacolo e se non si condivide la direzione, si spezzerà.


Cattiva e velenosa, sempre grazie all'arma del sarcasmo, Se fossi in te è un capolavoro di invettiva contro chi ci si para davanti con arroganza e protervia. 

Facile abbinare il protagonista ad uno dei tanti politici odierni, ma la figura disgustosa che viene rappresentata, ahimè, è frutto della nostra società e si trova ovunque.

Scarpe lucide e suole consumate a forza di strisciare.
Se fossi in te mi assaggerei da solo, per poi sorprendermi di quanto sono buono.

Che spettacolo di canzone, una fucilata in pieno stomaco, ma col sorriso sulle labbra.

Radici ha il titolo di una canzone di Guccini ed inizia come una canzone di Guccini, ma alla fine è una bella riflessione sull'andare ed il restare, sul partire ed il volersi fermare. Testo che si presta a diverse interpretazioni, ma il punto è la scelta tra le nostre radici e le liane che ci possono far volare in alto.

Voci è forse il punto più alto del disco, un esame su ciò che è stato e che sarà; il timore del domani e la capacità di fare il punto della situazione su noi stessi per proseguire senza paure.

Lui è partito, lei è rimasta, ma entrambi si fermano a ragionare sulle proprie scelte, dedicano ad esse del tempo e si, è questo che ci fa uomini, adulti e non solo animali abituati a capirci solo se ci conviene

La paura scompare quando riesco a guardarmi bene dall'alto, a proposito di Calvino.

Sembra quasi che questa canzone risponda a Dietro al tempo, dicendo che dietro ad esso ci sta la nostra maturità, la nostra umanità, il nostro essere capaci di unire razionalità e cuore.

Il disco si chiude con una bellissima canzone d'amore che, come nello stile di Edoardo, non procede su percorsi abituali, ma avanza per sottrazione, per raccontare quanto è bella la vita con lei, lui sceglie di spiegare quanto strana sarebbe la vita SENZA di lei.

Un'altra vita racchiude in pochi minuti le caratteristiche migliori della scrittura di Chiesa, dipingere con colori inaspettati, scegliere la strada meno scontata, sotto un tappeto di chitarra pizzicata e lasciando a chi ascolta interrogativi e spunti.

Come si fa tra persone intelligenti.


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