unità sindacale e conquiste sociali
Auditorium Istituto Chiossone
Corso Armellini, 11 Genova
sabato 5 marzo 2011 ore 16,30
Il 5 marzo 2011 saranno passati esattamente quarant’anni da quel 5 marzo 1971 quando la polizia caricò gli studenti ciechi dell’Istituto Chiossone di Genova e i loro amici. Quella data è per noi una data simbolo:significa l’inizio della rivolta degli handicappati, degli emarginati, l’inizio di
una lotta per una nuova organizzazione sociale. C’erano state tre precedenti rivolte negli istituti
per ciechi: nel ’68 al “Cavazza” di Bologna, i cui studenti poi solidarizzarono con i compagni di
Genova; nello stesso anno anche all’Istituto Configliachi di Padova, dove il movimento fu represso dalla polizia; nel 1970 all’Istituto di Torino, che fu chiuso per il radicalismo della protesta.
A Genova nell’estate del ‘71 andò diversamente: scesero in campo e in piazza, in difesa dei giovani ciechi rivoltosi, i consigli di fabbrica, e il movimento sindacale ottenne la riammissione degli studenti espulsi, le dimissioni del direttore e il commissariamento dell’istituto. La lotta aprì una nuova fase che portò al superamento dell’Istituto chiuso, all’inserimento dei ciechi nella scuola di tutti, all’integrazione sociale.
Oggi l’Istituto Chiossone, amministrato dai protagonisti di quella lotta e da esponenti che si richiamano a quel movimento, si può ritenere all’avanguardia in Italia per la riabilitazione visiva.
Su quell’episodio è stato scritto il libro “Lotte da orbi”, mentre una trasposizione fantastica
è stata portata sullo schermo nel 2005 con il film “Rosso come il cielo”.
Crediamo che la lotta del Chiossone sia stata una delle esperienze che hanno condotto
all’affermazione dei diritti e al riscatto degli emarginati e che abbia contribuito al processo di
generale rinnovamento del nostro sistema di sicurezza sociale che ha attraversato tutti i settori,
dalla sanità ai servizi sociali, alla scuola.
Noi non dimentichiamo che il successo di quella lotta è stato determinato dall’intervento
dei consigli di fabbrica e del movimento sindacale unitario, che forse anche in quella occasione
ha iniziato a guardare fuori della fabbrica in difesa dei diritti dei lavoratori, dei loro famigliari e
delle persone più deboli, nella vita sociale.
IL 5 marzo vogliamo ricordare e ringraziare i sindacati. In particolare ricordiamo due protagonisti che ci hanno guidato nei giorni duri del 1971: Franco Sartori della FIOM e Domenico
Paparella della FIM. Ma non vogliamo la celebrazione fredda di una ricorrenza lontana e dimenticata dai più, che ha significato solo per noi. Vorremmo sollecitare una riflessione attuale sul valore dell’unità sindacale come strumento vincente non solo nell’ambito delle conquiste contrattuali, ma anche e soprattutto come forza insostituibile di progresso civile e di avanzamento delle condizioni generali di vita soprattutto dei più deboli, di quelli che non hanno voce e forza.
Sappiamo che in questo momento, e in questi ultimi anni, è molto difficile pensare all’unità
delle forze sindacali. Ce ne rendiamo conto. Speriamo tuttavia di poter ragionare insieme sulle
conquiste del movimento sindacale e sulle prospettive di ritrovare intenti unitari.
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