domenica 19 dicembre 2010

working class BLUES hero


In un piccolo bar, sabato sera, ho assistito ad un gran bel concerto.
Daniele Tenca ha fatto un disco di blues classico, talmente “classico” che nel paese in cui il blues sembra che lo suonino zucchero e pino daniele, appare come un disco fin innovativo.
Ben piantato nelle sue radici springsteeniane, daniele ha una band che suona a meraviglia e un album ricco di belle canzoni. In più, durante il concerto, le radici emergono e quindi bruce, omaggiato in studio con una versione di Factory che trovo sensazionale, appare qua e là, con Red Headed Woman, 57 channel, state trooper, johnny 99, ma anche con ripescaggi comuni, come Eyes on the prize, che in studio è cantata insieme a marino severini dei gang.
Il chitarrista piazza gli assoli quasi in ogni brano, sempre validi, mai scontati, la sezione ritmica, sacrificata nelle retrovie per motivi “logistici” è molto solida, il batterista, in mancanza della cassa (grande come metà locale, quindi inutilizzabile) usa per dare il tempo anche il seggiolino su cui è seduto.
Atmosfera di festa, ultima data del tour prima della trasferta a memphis (!!!!!) dove la band rappresenterà l'italia nell'international blues challenge, quindi sfrenato cazzeggio e grasse risate tra un pezzo e l'altro (daniele era anche felice per motivi calcistici che non ritengo importante sottolineare), ma soprattutto grande voglia di suonare.
Merry Christmas Baby verso la fine per farci gli auguri e soprattutto i doverosi in bocca al lupo per il viaggio in USA.
2 ore abbondanti di concerto, di blues e rock, due ore che in un paese dove c'è “mediaset premium and nothin'on” (cit.) sono momenti preziosi da non sprecare.

giovedì 9 dicembre 2010

La festa del caprone - Mario Vargas Llosa



La festa del caprone racconta contemporaneamente il viaggio intimo e molto molto personale di Urania, donna di mezza età, affermata nel suo lavoro, che torna nella sua patria natia e ripercorre tutti i motivi che l'hanno allontanata dalle sue radici, primo fra tutti suo padre, ormai anziano e malato.


E nel frattempo, mentre Urania viaggia a ritroso nel tempo, riviviamo l'epopea di un paese, dilaniato da un dittatore che ne uccide l'anima, giorno per giorno.

Un paese dove tutto ruota intorno ad un uomo solo

un paese dove non esiste più l'amore

un paese dove prostituirsi è un onore, specie se con i potenti

un paese dove la politica è solo corruzione

un paese dove la politica è solo marciume

un paese dove i vicini di casa sono cancri da estirpare

un paese di ruffiani

un paese di servi

un paese di ladri trattati da eroi.

No, no scusate, non ho specificato, non è ambientato in Italia, ma a Santo Domingo, durante la dittatura di Trujillo, durante una delle tante dittature sudamericane.

un paese dove il nemico viene ucciso

un paese dove il nemico viene torturato

un paese dove la regola del sospetto e del guardarsi le spalle sono pane quotidiano.


In questo paese il padre di Urania era stato figura imponente poi caduta in disgrazia.

E lei ricorda, ricorda tutto, in una serata catartica insieme a parenti che non vede da quasi 30 anni.


E nel frattempo leggiamo nel dettaglio cosa successe il giorno in cui il “Chivo” venne assassinato, i tradimenti, le paure, le fughe, le speranze disilluse.

E soprattutto le torture successive, descritte con un'attenzione al dettaglio a tratti quasi insopportabile.


Realtà e romanzo si fondono e solo alla fine ci si accorge di quanto la vita di Urania sia legata alla storia della Repubblica Dominicana.


Libro molto avvincente, per una pagina davvero buia, una delle tante purtroppo di quell'area geografica.

martedì 7 dicembre 2010

leggi "turche" ed antiberlusconismo

lunedì scorso ero a genova, ad un convegno sulla legge 328 del 2000, la cosidetta Legge Quadro sui servizi sociali.
per chi lavora nel settore, è un pò il faro guida del proprio lavoro, al di là dei giudizi di merito sulla legge in sè, avere una legge del genere rappresenta per gli operatori un costante punto di riferimento al quale rapportarsi.
Una legge che il settore dei servizi sociali aspettava da 130 anni, essendo il predecessore a livello di "legge quadro" del governo crispi, anno domini 1870.
Una legge voluta difesa e promulgata dal Governo Prodi, in particolare dal ministro Livia Turco.
Livia Turco ha dato anche il nome alla legge 285 del 1997, riguardante la promozione di diritti e di opportunità per l'infanzia e l'adolescenza.
Livia Turco era ovviamente a genova lunedì scorso a parlare (e la sua presenza si è notata anche dall'innalzamento di un buon 40% della qualità del buffet).
Livia Turco per la prima volta mi ha fatto provare verso un politico qualcosa di abbastanza simile a della stima (a lorenza ho mandato un sms dicendole che volevo farmi autografare dall'onorevole la mia copia in vinile di darkness), perchè NONOSTANTE sia un politico quando raccontava di 10 anni fa beh si vedeva che ci credeva o quanto meno era molto brava a farcelo credere.
si capiva che era una professionista della politica, perchè, giocando "in casa" ovvio, aveva la capacità di attirare l'attenzione e tenere alto l'interesse su quello che diceva, le sue parole in qualche modo riflettevano la passione che raccontava di aver speso 10 anni prima.
sempre restando nello stesso "schieramento", burlando queste doti non le ha, ma nemmeno da lontano; burlando mi annoierebbe se parlasse di figa, fate voi, con quel tono moscio, le spalle cascanti, la mano in tasca.
ma tornando alla Turco, ad un certo punto mi sono trovato a pensare che per la prima volta stavo assistendo ad una dimostrazione DI VALORE da parte dei politici che IN TEORIA dovrebbero rappresentare almeno in parte le mie idee.
e mi sono incazzato dibbrutto.
si, dibbrutto, perchè mi sono detto che sono quelle le cose su cui bisognerebbe costruire l'alternativa a berluscò, sono quelle le caratteristiche che io chiedo ad un partito che si dica anche solo alla lontana "di sinistra": la vicinanza alla gente, l'attenzione agli ultimi, la capacità di coniugare l'arte tutta italiana di fare leggi scritte splendidamente con quella che dovrebbe essere patrimonio di chi parla di "popolo" di condividere gli umori del popolo stesso.
perchè la 328 non parla solo di sfigati cronici, sia chiaro, parla di fasi che tutti potremmo trovarci ad affrontare, come la disabilità nostra o di un nostro familiare, la vecchiaia che si cerca di non considerare una malattia, la carenza di risorse.
e se è vero che sono anni che la sinistra italiana viene accusata quasi sempre a ragione di non fare tutte quelle cose di cui sopra, è anche vero che, la sinistra per prima, non si è dato il giusto risalto a questo passo fondamentale nella costruzione di un sistema di welfare magari non perfetto, ma almeno embrionalmente equo.
un sistema di welfare che se rispettato avrebbe ad esempio dato alla parola "federalismo" un significato profondamente diverso da quello che promuove la Lega
ed invece di fare questo, di valorizzare certe esperienze ci si è buttati nell'antiberlusconismo più cupo, buio, ossessionato ed ossessionante.
invece di portare il livello dello scontro ad un punto qualitativamente IMPENSABILE per berluscò (che da sempre considera gli elettori non parte di una società, ma target di campagne pseudopubblicitarie), si sono fatti sfidare sul terreno dell'immagine, delle pabblic relescion, del conflitto di interessi (NON RISOLTO da ben DUE governi cosidetti di sinistra).
NOI ABBIAMO FATTO QUESTO! ecco cosa dovevano scriverci sui manifesti, invece di rincorrere alleanze improbabili in nome di un valore inesistente come l'antiberlusconismo.
NOI ABBIAMO FATTO QUESTO! ecco cosa dovrebbero dire ora, come ha fatto la settimana scorsa l'onorevole Turco.
l'antiberlusconismo non è morto perchè è tenuto in vita dal berlusconismo stesso, che lo usa come agevole scusa per coprire ogni zozzeria.
uscire da questa logica e fare, proporre, costruire, sarebbe una valida strada non per sconfiggere berluscò, ma per dimostrare che esiste qualcuno in quel porcile che gioca ad un altro gioco e partecipa ad un altro campionato.