mercoledì 5 aprile 2023

La fortissima voce sottile di Irene Buselli

 


Irene Buselli mi ha conquistato in un pomeriggio di fine estate, quando aprì da sola con la sua chitarra una manifestazione musicale nel centro storico della mia città, Albenga, organizzata dall'Associazione Culturale Zoo.

Fu la prima di tanti artisti a suonare nel bellissimo centro storico ligure e io che non l'avevo mai sentita nominare rimasi incantato davanti alla sua bellezza e soprattutto alla sua bravura; una voce (non a caso) sottile, un'ironia delicata e una manciata di canzoni fatte con passione ed una leggerezza solo apparente.

Tutte caratteristiche che ho ritrovato seguendola sui social, nei suoi progetti solisti e collettivi, come Canta fino a dieci, insieme virtuoso e talentuoso tutto al femminile con il quale esibirsi in piccoli locali o davanti a monumenti romani in puro stile buskers.

È quindi con enorme piacere che ho appreso dell'uscita del suo singolo e di conseguenza dell'arrivo in un futuro prossimo del suo primo album. Piacere aumentato insieme alla curiosità quando ho letto che al suo fianco in questo lavoro ci saranno FiloQ e Raffaele Rebaudengo, storico membro degli Gnu Quartet, entrambi già in cabina di regia di Maqroll, capolavoro di Federico Sirianni, finalista al Premo Tenco 2022.

L'attesa è stata ampiamente ripagata, perchè Così sottile è un brano meraviglioso, che racconta molto bene la cifra artistica di Irene e la sua capacità come autrice.

Pubblicato da Pioggia Rossa Dischi il 10 marzo, Così sottile riesce in 4 minuti scarsi a raccontare una crescita, una evoluzione, una emancipazione; viene automatico leggere questo brano dal punto di vista femminile, il che lo rende un manifesto della volontà delle donne di non farsi schiacciare, anche se l'importanza del suo messaggio va ben oltre le differenze di genere.






Involontariamente autobiografico, come lo definisce lei che afferma di averlo iniziato a scrivere pensando ad altri e di essersi accorta di aver parlato di sé stessa come mai in passato, il pezzo ha uno sviluppo che coinvolge non solo il testo, ma anche la parte strumentale e soprattutto quella vocale.

Giocato sui vari significati possibili del termine sottile, il singolo inizia con un filo di voce, quasi come se timidamente chiedesse attenzione, al pubblico, ma anche ad un “altro” che è il destinatario delle sue parole.


Dici che sono troppo sottile

Con questi polsi troppo sottili

E questa pelle troppo sottile

E questa voce così sottile

Che non urla mai

E vado troppo per il sottile

Con questa bocca troppo sottile

Faccio pensieri troppo sottili

E ho un umorismo troppo sottile

Che non rido mai

Troppo sottile non lascio solchi

Non lascio traccia dentro di te

Sottile scivolo tra le dita

Come la sabbia, come la vita


Una situazione di quasi invisibilità, probabilmente imposta da altri, dentro la quale la protagonista sembra quasi adagiarsi, rassegnata.



Ma com’è che ci si diventa

Spessi abbastanza da non sentire

Le tue unghie nella mia carne

La mia carne così sottile

Perché io sono troppo sottile

Per farmi spazio tra i tuoi pensieri

Eppure sono spessa abbastanza

Anche stanotte contro il tuo corpo

Nella tua stanza


Dall'invisibilità al dolore, mentre si ipotizza nemmeno in modo troppo velato un abuso, una violenza, mentale e fisica, da parte di chi sottovaluta, sminuisce, svalorizza e si approfitta della presunta debolezza altrui, considerandola alla stregua di un oggetto, un mero possesso; ma lei inizia a realizzare che le cose non vadano bene e quindi prende coscienza ed inizia a reagire.




Dici che sono troppo sottile

E forse è vero, perché mentire

Ma il mio entusiasmo così sottile

E i miei sorrisi così sottili

Parlano di te

Di quel tuo sguardo pronto a sminuire

Ogni mio slancio come infantile

Le tue parole pronte a zittire

Questa mia voce così sottile

Che forse non lo è più

Starti vicino mi ha assottigliata

Sono una lama, sono affilata

E come la mina di una matita

Più che sottile sono appuntita


Ed è così che ci si diventa

Spessi abbastanza da non sentire

Le tue unghie nella mia mente

La mia mente troppo sottile

Perché tu non sei così sottile

Da infilarti nelle mie crepe

E non sei neanche spesso abbastanza

Da trattenermi mentre sottile

Scivolo fuori da questa stanza


La voce di Irene da “sottile” e quasi sussurrata diventa via via più forte, più chiara, spalleggiata dagli strumenti che crescono come la consapevolezza del proprio valore, come la grinta e la voglia di uscire da questa stanza e da questa relazione tossica e velenosa. Questo modo di utilizzare la voce rende perfettamente l'atmosfera della canzone, creando un climax emotivo che coinvolge chi ascolta, al punto che è decisamente impossibile non sostenerla in questo percorso.

Da sottile, inteso come debole, la protagonista diventa appuntita, tagliente, consapevole; pronta a scrivere una storia nuova.


E ora mi guardi senza capire

Tu mi credevi così sottile

Eppure vedi non mi hai spezzata

Né la mia voce né la risata

E adesso penso quanto è sottile

La luce che filtra dalle fessure

Ripenso al buio della tua stanza

Io che volevo essere più spessa

E invece ero e sono abbastanza


Mentre la musica ed il cantato salgono ancora, la protagonista ha anche la forza di guardare in faccia chi la voleva assottigliare e sbattergli in faccia la differenza tra luce e buio, tra riso e sopraffazione e prima di tutto tra essere sottile ed essere debole.


Ero e sono abbastanza: un manifesto di autodeterminazione e consapevolezza in 4 parole, senza il bisogno di urlare, uno slogan cantato con voce sottile ma indelebile.




Irene Buselli ha 26 anni e vive a Genova. Ha sempre sognato di fare la scrittrice e infatti, con granitica coerenza, ha finito per laurearsi in Matematica. Così, forse per redimersi o forse per schizofrenia, mentre di giorno si occupa di intelligenza artificiale, di notte indaga quella umana scrivendo canzoni.

Nel 2019 ha pubblicato il suo primo singolo Dai amore voglio un cane.

Nel 2023 uscirà il suo primo album per Pioggia Rossa Dischi