sabato 22 febbraio 2014

Perchè il Mulino è il Mulino!!!!



Da ieri notte, da quando abbiamo chiuso la sede, sto cercando di riordinare le idee su questi 2 giorni appena conclusi.

Ho dormito poco e male, troppa adrenalina e birra ancora in circolo, quindi mi siedo al pc, metto su un concerto di bruce (perchè ogni volta che mi fermo a riflettere su quale sia il motivo per cui ho questa passione per la musica è a lui che prima o dopo torno) e cerco di razionalizzare.

Sto cercando di sistemare in un ordine un filo più comprensibile le cose che ho detto e che penso tuttora e di cui sono convintissimo, ieri prima della premiazione, quando avevo dentro un mix di emozioni fatto dall'euforia di un oggettivo successo, di un grande successo quale è stata la settima edizione del Festival Perchè Bardino è Bardino, dalla voglia di ricominciare subito con nuove attività, dalla rabbia che provo ogni volta che mi accorgo della fatica che facciamo a portare su qualcuno quando facciamo qualcosa al Mulino, nonostante la bellezza non solo e non tanto della proposta, ma del posto stesso, di quella sede che è un gioiellino ed una perla rara, rarissima dalle nostre parti.
Animato da tutto ciò prima di perdermi in un semi delirio, ho cercato di spiegare quanto sia importante che un posto come il Mulino esista e quanto sia importante sostenerlo e supportarlo, frequentandolo, vivendolo, aggregandosi ad esso come ho fatto io meno di un anno fa.
Quando avevo fatto il giurato per l'edizione scorsa del Festival avevo da subito notato quanto fosse prezioso quel posto e quel contesto: tranquillità, disponibilità, spirito di collaborazione da parte di tutti, di chi gratuitamente lo gestisce, da parte di chi ci vive e lavora vicino, da parte dell'amministrazione comunale. Tutto concorre a rendere il Mulino potenzialmente un tesoro di enormi proporzioni, questo volevo dire ieri sera, quando mi sono fatto prendere forse la mano, ma, credo, riuscendo quantomeno a far trasparire la passione e la voglia di fare che ci anima e che ci spinge a renderlo sempre migliore.

Due serate piene, pienissime di gente, anche di giovedì, serata pre-feriale, gente che l'indomani lavorava, ma che è salita a sentire questi gruppi che hanno ancora, hanno sempre, hanno nonostante tutto voglia di proporsi, di scrivere, di musicare quello che hanno dentro.

Due serate dove abbiamo girato a mille, come una macchina da guerra, cambiando gli strumenti in tempi da pit stop di formula uno, accogliendo tutti, artisti e spettatori, con piacere e calore, cercando di farli sentire a casa, cercando di coinvolgerli e conquistarli con la nostra passione.

Due serate dove gli 8 gruppi non si sono risparmiati, dando nel breve tempo a disposizione il 101% di quello che avevano, coinvolti anche loro dalla fantastica atmosfera che si respirava là dentro.

Ma la cosa che mi preme di più è dire, ribadire, ripetere alla nausea che un posto come il Mulino dovrebbe essere SEMPRE pieno di gente, perchè io non credo che non ci sia un numero di persone sufficiente a riempirlo, a cui non piacerebbe passare un paio d'ore ascoltando musica o poesie o  teatro o letteratura.
Ed allora, uscite da casa, muovetevi fino a bardino, vi giuro che ci si arriva comodamente, anche se non è in costa ci sono le strade asfaltate, ci sono persino i lampioni, anche se non ci sono locali alla moda, sono posti fantastici, aria buona, ristoranti tipici, gente a modo, nessuno vi farà del male se oserete avventurarvi nelle profondità della Val Maremola
Ed una volta entrati, rendetelo vostro, perchè spazi come questo ce ne sono sempre meno e se sparissero si che sarebbe un disastro, perchè la musica dal vivo ormai si fa solo in posti così, non ci sono teatri, non ci sono palazzetti, non ci sono soprattutto, da ste parti, gli artisti che 20\30 anni fa riempivano le sere estive con i loro concerti. Nessuno fa più tournée in italia, puntano a ottimizzare, invece di 30 date ne fanno magari 4, di cui una a san siro, dove poi ci vanno anche quelli che manco sanno chi cazzo suona, perchè fa figo "andare a san siro", perchè siamo ancora schiavi dell'età d'oro di bob marley e springsteen (che san siro continua a riempirlo), ma ormai non abbiamo più voglia di cercare, di curiosare, di mettere il naso ed il culo in posti come il Mulino dove magari sentiremmo qualcosa che potrebbe fin piacerci.

Non lasciamo che ci portino via ANCHE la musica e l'arte, invece delle cazzo di petizioni sulle materie della scuola, spendiamo del tempo in posti come il Mulino, perchè in giro ce ne sono ed aspettano soltanto di dimostrarvi quanta bellezza c'è ancora da scoprire. Altrimenti ci ridurremo a scegliere la musica col telecomando, facendo diventare lo zapping tra amici ed x factor l'unico nostro spazio di decisione.

Le due serate, ripeto, sono andate benissimo, gli 8 gruppi hanno tutti onorato la manifestazione, offrendo tra l'altro un ventaglio di scelte musicali davvero ampio, in grado di soddisfare tutti i gusti. fare nomi sarebbe antipatico, basta ricordare che hanno vinto i ragazzi dei Brain Less, che sono tutti a cavallo dei 18 anni, tranne nicola il batterista che ne ha 13 e che ieri sera non è venuto al Mulino perchè aveva già fatto tardi la sera prima. 

Ecco, questo di per sè sarebbe già un fantastico spot per il Mulino, la musica portata avanti dalle nuove generazioni, con grinta, passione e bravura. Ero nei camerini dopo la loro esibizione ed è stato bellissimo vedere tutti gli altri gruppi venire a congratularsi con loro e con nicola in particolare. 
Forse da sola questa immagine spiega meglio di tante parole cosa è il Mulino, cosa è il nostro Festival, cosa è la nostra idea di associazione culturale.

Per ultimo, non volendo fare l'elenco dei ringraziamenti, voglio solo dire un grazie collettivo al Mulino, per le birre offerte l'anno scorso (trappola per attirarmi in associazione), per la grinta e la passione, per darmi la possibilità di giocare un po' in un ruolo diverso da quello dello spettatore.

Viva il Mulino degli Artisti!!!








martedì 18 febbraio 2014

A noi di Sanremo non ce ne frega un cazzo e sapete perchè?


Per il settimo anno, la vera alternativa al festival di Sanremo, nella Valmaremola la organizza il Mulino degli Artisti! 

Ecco il cast della settima edizione di “Perchè Bardino è Bardino!”, rassegna dedicata ai gruppi musicali della zona, ormai vero e proprio punto di riferimento per la scena rock del ponente ligure e trampolino di lancio per diversi complessi. Nelle due serate, previste in concomitanza con Sanremo, giovedì 20 e venerdì 21 febbraio, presso la sede di Via Nari a Bardino Nuovo, il Mulino degli Artisti presenterà ben 8 gruppi che proporranno al pubblico in sala le loro composizioni rigorosamente originali.

Ecco i protagonisti:
GIOVEDI' 20 FEBBRAIO: 4SIXTYFIVE, BRAIN LESS, ANNIE LA ROUGE MARSALA, AUDIOGRAFFITI
VENERDI' 20 FEBBRAIO: PROGETTO SANTIAGO, 20 DROPOUT, FUSI ORARI, LONDON PRIDE.

“Ci teniamo molto al festival, dichiara Silvano Rosso, ideatore e direttore artistico della rassegna, perché vogliamo dare a chi non trova altri spazi, la possibilità di esibirsi in un contesto dove l'aspetto agonistico lascia sicuramente il passo alla voglia di confrontarsi, di conoscere nuove realtà e di mettersi in gioco come artisti.”

“Portare al Mulino 8 gruppi che al giorno d'oggi hanno ancora il coraggio di proporre musica propria e non limitarsi alle cover è una sfida rischiosa ma affascinante, gli fa eco Alberto Calandriello, presidente dell'Associazione Culturale, ma noi del Mulino siamo più che mai convinti della bontà di questa scelta, perché la creatività, la fantasia e i sogni dei musicisti che passeranno sul nostro palco meritano almeno una chance.

La nostra associazione promuove ogni forma di cultura e di forma artistica, rendendosi disponibile a collaborare con chiunque abbia delle idee e cerchi un posto dove metterle in pratica. Si sente spesso dire in giro che dalle nostri parti mancano alternative valide per i giovani, ma noi crediamo di dimostrare il contrario, grazie anche alla collaborazione con diverse realtà del territorio, come i Giovani per Pietra e le Officine Creative, con le quali sta nascendo una sempre più proficua amicizia.”

La formula del festival prevede una votazione del pubblico ed una da parte di una giuria “di qualità”, che sarà formata da musicisti, esperti del settore e rappresentanti delle associazioni presenti in zona.

Confermatissimo ovviamente il “bravo presentatore” Marco Mazzucchelli, al cui fianco ci sarà una coppia di “vallette carciofine” che promette scintille.

Insomma, se proprio non sapevate che fare per evitarvi il festival di Sanremo, il 20 e 21 febbraio non vi resta che andare a Tovo, in frazione Bardino Nuovo, di fronte al Museo dell'Orologio da Torre.

http://www.mulinodegliartisti.eu/banddelfestival.asp




sabato 15 febbraio 2014

BIG MAN: IL CAPITOLO FINALE di Don Reo



Grazie a Francesco Magni per la traduzione, pubblicata sulla Mailing List Bruce_it.

Pubblicato sull'ultimo numero di Backstreets, fanzine trimestrale dedicata ai fans di Springsteen.

BIG MAN: IL CAPITOLO FINALE

    Se ti fossi trovato a camminare in un piccolo centro commerciale a West Palm Beach la sera del 19 giugno 2011, avresti potuto sentire la musica uscire dalle porte aperte di un piccolo "cigar bar". Se tu stessi cenando sulla terrazza del ristorante italiano a fianco, è possibile che avresti potuto sentire il suono di un pianoforte, un sax e la voce di un uomo cantare con soddisfazione nel porto sul retro. Quello che non avresti potuto sapere era che il "cigar bar" non era più un "cigar bar". in quel momento era una chiesa.

Quasi un mese prima, il 23 maggio, avevo ricevuto la seguente email da Clarence:

     "Mi sono successe un po' delle peggiori merdate negli ultimi giorni. Ho perso un po' di  sensibilità nelle dita della mano sinistra, che mi rende veramente complicato suonare. Il resto te lo racconterò quando ci vediamo."

      Ci vedemmo alla fine di quella stessa settimana quando ci incontrammo a cena in un costosissimo ristorante di Beverly Hills con sua moglie Victoria e la madre di lei. Fu l'ultima volta che gli parlai di persona.
      "Si è incasinato tutto" disse. "Mi sono svegliato la scorsa settimana e la mia mano sinistra era gonfia come un pallone. Mi sono spaventato molto. Sono corso in ospedale e mi hanno dato qualche schifezza per il gonfiore ma continuo a non sentire niente con il pollice e l'indice."
      "E non riesci proprio suonare?" gli domandai. Poco tempo prima mi aveva raccontato di alcune sessioni di registrazione in sospeso e di un possibile tour. Voleva veramente andarci ancora una volta. Viveva per essere in tour.
      "Purtroppo no", disse. "Posso fingere ma non posso suonare veramente. Non so proprio cosa fare."
Potevo sentire la sua ansia. Cosa sarebbe stato di lui senza il suo sax? I due erano un'unica cosa, come due amanti, come l'acqua e il fiume. Era difficile dire dove finissero le sue dita ingioiellate d'oro e dove iniziasse il sax. Era un matrimonio tra il respiro e l'ottone. Non essere in grado di suonare era una cosa impensabile.
     "Cosa hanno detto i medici?"
      "Potrebbe  trattarsi di un osso rotto del polso o di problemi al tunnel carpale o qualcosa d'altro. Ho parlato con Bruce e domani mi farò visitare dal suo medico qui a Los Angeles. Mi sento molto meglio dopo avergli parlato. E' stata la cosa migliore che mi sia capitata in questi giorni. So che Bruce mi vuole bene."
Parlammo di un sacco di cose quella notte, compresa la finale di American Idol e del video  che aveva appena girato con Lady Gaga. Gli era piaciuto molto lavorare con lei e la elogiò parecchio. Parlammo anche di un possibile viaggio in barca sulle Keys e di varie idee per un secondo libro. Voleva scrivere di musica soul, di cosa significasse per lui e del fatto  che stava sparendo dal panorama musicale e dalla cultura in generale. Parlammo di politici, auto e musica nel modo più semplice che piaceva ad entrambi. Ma alla fin fine quello che contava per noi , per la nostra amicizia, era che potevamo sempre farci ridere l'un l'altro.
    "Gesù" gli dissi guardando il menu, "qui hanno una bistecca che costa trecento dollari!"
    "Trecento dollari?" rispose C. "Per trecento dollari possiamo comprare un cazzo di manzo intero!".
    Dopo cena andammo a bere qualcosa al bar ma era troppo rumoroso, troppo affollato e la musica era veramente pessima. Inoltre era già tardi ed entrambi avevamo appuntamenti il mattino successivo. Ci salutammo all'uscita con un abbraccio.
    "Ti voglio bene" dissi.
    "Ti voglio bene anch'io", rispose.
    Poi aggiunse la frase che eravamo soliti dire alla fine di ogni nostra conversazione. Era un elogio al mio vecchio amico Bill Bixby, utilizzata come ammonimento per imparare ad apprezzare il presente. Clarence mi diede una pacca sulla spalla e quando sciogliemmo l'abbraccio, disse "Ordina del buon vino"
    C. tornò in Florida per far vedere la mano da altri dottori. Provò con un chiropratico, ma senza successo. In seguito una radiografia rivelò la frattura di piccolo osso del polso che poteva provocare una certa pressione sul nervo e fargli addormentare le dita. Nessuno pensò che in realtà il probelma poteva essere stato causato da un piccolo ictus.
    Venne operato ambulatoriamente martedì 7 giugno e tornò a Singer Island (FL) per la convalescenza.
   Quella settimana provai a contattarlo varie volte al telefono e via sms ma sabato 11 giugno ricevetti il seguente messaggio:

   "Hey, va tutto bene. L'operazione è andata bene, non ho più dolore ma ci vorrà un po' di tempo per tornare alla normalità, ovunque essa sia.E' un po' che non tocco un sax, ma ci sto arrivando."

    Il messaggio mi arrivò alle 13:40, orario della costa ovest. Alle 13:47 gli risposi:

    "Bene. Dio ti benedica."

   Quella fu l'ultima conversazione che ebbi con lui..

   Il pomeriggio seguente mi trovavo a casa a Los Angeles quando ricevetti un messaggio da Lani Richmond, grande amica ed ex assistente di C. Mi disse che Clarence aveva avuto un ictus e che si trovava all'ospedale. Era già stato operato una volta al cervello e stavano per eseguire una seconda operazione.

   Quella mattina Victoria si era svegliata ritrovandosi da sola nel letto. Trovò Clarence sul pavimento della sala. Era cosciente ma parlava confusamente. Riusciva però a riconoscerla. Chiamò il 911 e poi andò a bussare al vicino, un medico che, purtroppo, era in vacanza. I paramedici arrivarono però immediatamente. Victoria chiamò un amico influente che contattò l'ospedale. C'erano i dottori migliori di turno quel giorno i quali fecero del loro meglio.
   Sembrava impossibile che non potesse riprendersi. Si era sempre ripreso. Aveva passato così tanti problemi fisici e aveva fatto così tante operazioni che una volta lo chiamai l'uomo da sei milioni di dollari. Mi rispose "Sei milioni? Li ho superati nel 1992!".
   Ovviamente questa volta era una cosa seria e gli uomini, le donne e i figli della vita di Clarence iniziarono ad arrivare in Florida.
   Inizialmente le notizie dall'ospeadle sembravano buone. Muoveva la parte sinistra. Era in grado di comunicare stringendo le mani. Ma l'effetto di un ictus di quella portata continua anche dopo l'evento iniziale. Con il passare dei giorni la realtà di quello che stava per succedere era ormai nella testa di tutti ed eravamo consapevoli che una guarigione completa non sarebbe mai stata possibile. Come disse Victoria "Clarence sta lottando per la sua vita".  Potevo anche immaginare un Clarence paralizzato, vittima di un serio ictus, confinato su una sedia a rotelle, ma non riuscivo a tenere a fuoco quell'immagine. La vedevo, ma poi spariva come fumo al vento. 

   La quinta moglie di Clarence, Victoria Sherbakova, è nata e cresciuta in Russia. Iniziò a lavorare come hostess al ristorante Marin County California per poter restare vicina alla gemella Julia. Clarence entrò una sera nel ristorante, la ringraziò per aver portato bellezza nella sua vita e iniziò a spedirle rose ogni giorno fino a quando lei accettò di uscire con lui. Si sposarono a Sausalito lo 08/08/08 alle 8 di sera. Fu una bellissima cerimonia. Passò poi i successivi due anni e mezzo guardando C dal bordo del palco o dal dal bordo di un letto d'ospedale. Non ho mai visto Clarence così felice come durante il periodo passato con Victoria. Sembrava che finalmente avesse trovato il vero amore tanto cercato. Ma adesso, con una velocità impressionante, gli era stato strappato via.
    Il venerdì successivo, mentre stavo andando all'aeroporto di Los Angeles per recarmi in Florida, suonò il telefono. Era Lani. "Sbrigati", mi disse. 
   Continuò poi dicendo che l'ultima TAC fatta a C indicava che non c'era più attività cerebrale. In poche parole, lo stavano tenendo in vita con le macchine. Trovai difficile da realizzare la situazione. Credevo ancora che in qualche modo ce l'avrebbe fatta. Era difficile abbandonare l'ultima traccia di speranza.
  Quando quella sera arrivai al St. Mary's Hospital venni accompagnato a vedere Clarence che si trovava in una stanza alla fine del mondo. Il mio caro amico era sdraiato a letto circondato da monitor e macchinari. I suoi occhi erano chiusi e sembrava che fosse solo addormentato. Pensavo che che si sarebbe girato e avrebbe aperto gli occhi da un momento all'altro. Gli toccai la mano e lo ascoltai respirare ogni 16 secondi. Guardai il suo torace salire e scendere e poi piansi.
   Durante le successive 24 ore ci riunimmo tutti quanti; famigliari e amici provavano a farsi forza a vicenda per cercare di superare quella orribile esperienza. Ho visto molti gesti di solidarietà che non dimenticherò mai. Il figlio più giovane di Clarence, Jarod, era quello che stava soffrendo maggiormente. Bruce lo accompagnò nel giardino dell'ospedale e ritornarono con tre sassi. Bruce disse a Jarod di scrivere un messaggio a Clarence su un sasso e far firmare tutti gli altri sul secondo sasso. Bruce scrisse poi un suo messaggio sul terzo sasso. "Domani" disse "andremo giù al mare. E' un luogo curativo. Cammineremo nell'oceano e getteremo i sassi nell'acqua profonda."
    Il pomeriggio del 18 giugno, il chirurgo che operò Clarence ci preparò per quello che sarebbe successo. Fu molto gentile, educato e rapido. Odiai ogni singola parola che disse.
    Alle sei di sabato sera, erano ormai arrivati tutti quelli che dovevano dirgli addio e l'avevano fatto.
   Clarence morì in pace poco dopo, attorniato dall'amore e dalla musica.
   Dopo che se ne fu andato ci sedemmo tutti insieme nella sala d'attesa per un'ultima volta. Jake, il nipote di Clarence cantò "This Little Light of Mine" e tutti insieme cantammo "The Rivers of Babylon". Raccontammo storie e ascoltammo la voce di Clarence dal suo ultimo memo che aveva registrato. Riuscì  a farci ridere in quel momento di grande tristezza.
   Alla fine lasciamo l'ospedale tutti insieme.  Mentre stavamo lasciando l'ospedale per l'ultima volt, George Travis, road manager della band, disse "Guardate. Tutti stanno camminando lungo un corridoio nella notte. Proprio come dopo ogni concerto".
   Qualche ora dopo Lani, Galye Morrison e il sottoscritto bevemmo Patròn Margaritas e brindammo a Clarence, ben più di una volta. Quel giorno fu il più reale e il più surreale che chiunque di noi avesse mai vissuto ed eravamo felici che stesse finendo.
  Mi svegliai la domenica mattina in un mondo senza Clarence Clemons e non era più così bello. Sembrava impossibile. Era come se qualcuno mi avesse detto che era morto il Monte Rushmore. Più tardi, sempre domenica, un piccolo gruppo di amici e famigliari si ritrovò davanti all'oceano per una cerimonia purificatrice improvvisata e spontanea. Entrammo nell'acqua salata e celebrammo lo spirito vivente di Clarence.
   I sassi vennero lanciati nel mare e provammo un senso di rinnovo, solidarietà e tristezza e, ancora una volta, di speranza. Restammo in spiaggia fino al tramonto, uomini e donne uniti dall'amore per Clarence e ci consolammo a vicenda. Quel giorno trovai qualcosa.
   Qualche giorno dopo ci fu la cerimonia funebre ufficiale alla Royal Poinciana Chapel a Palm Beach che fu nello stesso tempo bella e triste. Ai famigliari di Clarence Clemons si unirono i suoi amici più cari. Vennero dette parole bellissime, vennero cantate canzoni e scesero le lacrime mentre tutti dissero addio a C. Era il mio migliore amico e mi mancherà per ogni giorno della mia vita.

   C'è un fatto importante da considerare quando si parla della vita di Clarence Clemons, ed è questo: Clarence Clemons non era una persona comune. Anche prima della fama era differente dalla maggior parte della gente e questa differenza aumentò con gli anni. I suoi capelli lunghi, i suoi denti luccicanti e le sue unghie unghie pitturate non erano comuni. Era su di giri praticamente ogni giorno della sua vita adulta ed era così che funzionava.  Era amato per quello che era ma anche per quello che rappresentava. Era un supereroe. Un campione che avrebbe rubato il cuore della tua ragazza. Non era una persona comune. E' andato a letto con migliaia di donne e si è sposato un sacco di volte. Amava ubriacarsi, i sigari cubani e Gesù. Un lungo elenco di donne spettacolari si prese cura di lui per buona parte della sua vita. Singolarmente o insieme, soddisfarono ogni suo desiderio e bisogno. Lo coccolarono, lo viziarono e lo curarono ad un livello precedentemente riservato unicamente a Re e Dei.
   Non era comune. Poteva indossare un vestito di lustrini, un lungo mantello, un cappello, guanti e occhiali da sole, entrare nel ristorante più raffinato del mondo senza aver prenotato e ricevere il miglior tavolo della sala. Provate voi e vediamo cosa succede. Era unico, era talentuoso, era divertente e intelligente, ma non era comune. Era a tutti gli effetti come un carnevale vivente. C'erano luci splendenti, musica ed emozioni a volontà. C'erano urla di gioia, lacrime e giochi d'azzardo. Ci furono alcune corse buie e una qualcuno veramente molto buia. Ci furono un sacco di bambini, di imbroglioni, cibo e donne poco vestite. Ci fu un assortimento di personaggi stravaganti, sfigati, tossici, ladruncoli e predicatori. Ma tutto quanto virava verso il fantastico quando il sole tramontava e calliope iniziava a suonare. Ogni tanto restavi ben oltre il tuo normale orario serale perché la notte era piena di opportunità e avevi la sensazione che poteva succedere qualsiasi cosa. Una notte a Dublino ci procurammo un po' whisky irlandese e passammo la notte a cantare vecchie canzoni fino al sorgere del sole. E' stata probabilmente la migliore notte della mia vita. 
  Ma la sera del 19 giugno, mi trovai in quel piccolo club con il resto della famiglia allargata di Clarence. La serata fu una insolita combinazione di gioia e tristezza. Fu come se il piano bar a bordo dell'Olandese Volante fosse stato sequestrato da pirati per un improvvisato funerale musicale. Bruce si sedette al piano e cantò "Lean on me" insieme a Christina Westfall, nipote di Clarence. Il fratello di C., Bill, anche lui saxofonista, si sedette su una grande sedia di pelle e si unì durante "Spirit in the night". Poi Bruce eseguì due brani che sarebbe meglio definire "inni". Lui e Jake suonarono una straziante versione "Drive all night". Quando Bruce arrivò alle parole "don't cry now" nessuno nel locale riuscì a trattenersi. Il sax di Jake sembrava incarnare Clarence e fu allo stesso tempo bellissimo e dolorosamente triste.
  Poi arrivò una toccante versione di "Lift Me Up" dedicata a Clarence. Era come una preghiera cantata in falsetto. Una performance soprannaturale, dal profondo del cuore, dolce, triste e mistica.
  Clarence avrebbe amato quella serata.C'era da bere, sigari, musica, pizza, belle ragazze, parenti e cari amici. L'aria serale estiva della Florida sembra velluto. Ti fa venire voglia di metterti al volante, abbassare i finestrini, alzare il volume della radio al massimo e guidare lungo l'autostrada fino al mare. Sembrava un peccato provare tutto questo senza di lui. Ma sembrava anche un sacramento.
   E quindi Big Man se n'è andato. Dovrò andare avanti senza di lui fino a quando sarà il mio turno. Ovviamente la sua musica continua ad essere con noi  e sto ascoltando il suo sax mentre scrivo queste righe. Ma adesso è solo un eco. Non sentirò più la sua voce al telefono che mi racconta la barzelletta che ha appena sentito. Non ci siederemo più tranquillamente su una barca nel tramonto della Florida, a pescare e bere birra. E, parafrasando J.D. Salinger, non c'è nessuno che vorrei vedere al suo posto.
   Dopo tutto quello che è stato detto e fatto, mi rimane questa osservazione finale: quando Clarence Clemons entrava in una stanza, lui la cambiava. L'aria cambiava profumo come succede prima di un temporale. Forse non riuscivi a spiegarti cosa stava succedendo ma i tuoi sensi ti dicevano che eri vicino a  qualcosa di grande e potente. L'aria attorno a lui scoppiettava come se ci fossero i fulmini e le scintille volavano sopra E Street.

Don Reo - Backstreets #  91

lunedì 10 febbraio 2014

Il senso di appartenenza ai tempi di Facebook. Sei di qui se...



La moda che impazza al momento sul social network più famoso è quella di creare gruppi che condividono l'origine, la nascita, la residenza in un dato posto.
Sei di Milano se... e tu ci aggiungi quello che vuoi.
Funziona, funziona alla grande.
Funziona soprattutto a tirare fuori il senso di appartenenza che ognuno di noi prova nei confronti di una comunità, perché volenti o nolenti, di almeno una comunità facciamo parte tutti.

Il mio gruppo è quello di Albenga, perché insomma, le radici sono quelle lì.

E non voglio fare distinzioni, perché secondo me funziona così dappertutto.

Nelle 24 ore in cui ho avuto la pazienza di leggere tutti i ricordi di tutti, è stato bellissimo: posti dimenticati, feste, ricorrenze, tradizioni, i "matti" del luogo.
Poi la cosa ha assunto i toni tipici di ogni tentativo, perlomeno "virtuale", di ricreare una comunità.
Iniziano i distinguo i Si Ma, i "questi si questi no".
E le cose peggiorano, perché alla fine, sono convinto che dentro di noi, il senso di appartenenza lo sentiamo più forte se abbiamo un "altro" a cui riferirci in termini negativi, aggressivi, a volte perfino offensivi.

Il processo è questo, più o meno:

- tutti bravi, tutti amici, CHE BELLO QUESTO GRUPPO VI AMO TUTTI
- sesso di gruppo virtuale, amore libero, amicizia sincera
- prime discrepanze, eh ma lui, eh ma lei
- scelta di un riferimento esterno su cui sfogarsi (i cagalegna, per esempio)
- riferimento al passato esclusivamente per lamentarsi del presente
- polemiche tra chi si comporta come al punto precedente contro chi magari al giorno d'oggi sta bene 
- esasperazione del rimpianto: i militari RIEMPIVANO LE PIZZERIE!!!!!!! eccerto, quando c'erano due caserme ad albenga oh non si riusciva a mangiare una pizza in pace oh, dalla fila che c'era!! Peccato che oltre a rompere le palle alle ragazzine, i militari facessero una rissa ogni 97 metri, ma che ci frega, i ristoranti erano pieni!!!!
- banalità assortite
- restringimento del campo, perché ognuno di noi in cuor suo è convinto di essere più di quel posto rispetto agli altri 
- i marocchini. Essì cazzo, i marocchini arrivano sempre, in ogni gruppo, sono sicuro. Perchè ad albenga aaaaaaaaaaaahhh come si stava bene prima che INVENTASSERO i marocchini!!!! Certo, come no! Perchè nessuno si ricorda che ad albenga nel ruolo di capro espiatorio prima dei marocchini (che mica indica una nazionalità eh, solo una fascia sociale) ci fossimo noi terroni, che rovinavamo le passeggiate domenicali degli albenganesi DOC
- rissa
- chiusura del gruppo

ora, non so se si arriverà all'ultimo punto eh, spero di no, ma al penultimo ci si sta avvicinando parecchio.

Ora mi chiedo, non si riesce proprio a ricordare un posto, a condividere i ricordi di quel posto, senza finire a litigare? No, non credo, secondo me ormai il nostro patriottismo, riferito a quello che volete, dalla nazione al condominio, viene alimentato esclusivamente o quasi dalla presenza di un nemico, che sia un presente peggiore del passato che si ricorda, un comune  o un quartiere limitrofo (perché ad albenga se venivi da vadino eri mica accolto con entusiasmo eh), I MAROCCHINI.

Ed allora tenetevi il vostro patriottismo, a me basta qualche, sbiadito ricordo.


lunedì 3 febbraio 2014

L'età dei sogni



ricordo un periodo felice della mia vita
in cui ho sogni ambizioni e speranze
ho fantasie, stimoli e soprattutto
ho la presunzione di poter fare qualcosa di grande

gioco con le parole con entusiasmo
ascolto le note che dalla mia testa
si spalmano lentamente sulle mie lettere
componendo versi strofe e armonie

nei miei sogni ammalio persone
incantandoli come serpenti nel cesto
raccontando storie, raccogliendo risate
ricevendo unanimi apprezzamenti

ambisco a traguardi prestigiosi
come si addice agli immaturi, ai sognatori, ai matti
come è giusto che si faccia nei giochi da bambino
il problema è che lo ricordo perfettamente
perchè accade proprio ora

sabato 1 febbraio 2014

il pagellone: gennaio


andrew duhon - the moorings (2013): 7



carolyne mas - across the river (2013): 6



charlie daniels band - hits of the south (2013): 7



the pogues with joe strummer - live in london (2013): 8



nick cave and the bad seeds - live from kcrw (2013): 8



drive by-truckers - english ocean (2013): 6,5



bruce springsteen - high hopes (2014): 8



willie nelson and friends - live at third man records(2014): 7,5



tommy casto and the painkillers - the devil you know (2014): 7



blackie and the rodeo kings - south (2014): 7



suns of stone - suns of stone (2013): 6,5



reverend horton heat - rev: 7,5