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mercoledì 9 agosto 2017

Tra Pavese ed il blues. I Gang a Roddino.



(Foto di Marcello Marengo)

"Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti".

Non fosse che i ragazzi di Roddino l'hanno usata come slogan per la Pro Loco, sarebbe da prendere questa celebre frase di Cesare Pavese e dedicargliela, ai ragazzi di Roddino.

Arrampicato sulla Langa, vicino al glamour trendy di Barolo, Roddino non è solo un piccolo paese, ma un'idea, un ideale, una promessa mantenuta.

Roddino è una comunità.

Una comunità che nella condivisione tira avanti, lavora, fatica, impreca, ma alla fine, come ogni comunità rurale, contadina, raccoglie.

E quando raccoglie fa festa, fa "le cose pazze".

Benvenuti alla Mataria d'Langa, la festa della comunità di Roddino.

Ci siamo tornati, in un caldo weekend di fine luglio, per sentircene parte, per viverne l'entusiasmo e la bellezza.

Mataria d'Langa dura qualche giorno, ma l'evento che più la rappresenta a mio avviso è l'immancabile concerto dei Gang.

Evento che unisce memoria e condivisione, lotta ed ideali, amicizia e bellezza.
Un concerto che da sempre porta avanti concetti ben chiari, battaglie da combattere e soprattutto il peso enorme della volontà, volontà di tramandare una tradizione, conservare un sentimento.

La serata dei Gang, aperta non a caso da un giovane gruppo della zona, i Ginostra, melodici e appassionati, fotografa l'intesa tra questi due mondi, dalla Langa alle campagne marchigiane.

Se la musica dei fratelli Severini da sempre conserva la memoria e la tradizione, sentirla qui, sulla scalinata che porta alla Chiesa, tra una grigliata ed un rosso, tra i tajarin di Gemma e l'odore di brace, te la fa apprezzare ancora di più, facendotela vivere in un contesto così vivo, vero, che in quelle canzoni ti sembra di starci dentro.

Una comunità che crea un mondo migliore di quello che ci aspetta qualche km più in basso, un mondo migliore dove si respira forte l'aria di condivisione, dove il regista di tutta la storia, Marco, ti viene incontro a stringerti la mano anche se vi siete visti solo due volte, dove non c'è differenza tra il dividere la tavolata con perfetti sconosciuti e l'alzare il pugno in ricordo dei fratelli Cervi.

Roddino è un posto dove avrebbero potuto nascerci e viverci, Marino e Sandro, non fossero nati e vissuti a Filottrano, tanta è la vicinanza tra molte loro canzoni e quest'aria speciale che si respira; quel comunismo che prima di essere partito o idea politica è interesse verso l'altro, senso di appartenenza; quella vita contadina che ti fa spezzare il pane e versare il vino come una eucarestia laica, ma non meno sincera; quell'idea, congenita, che il "di tutti" venga prima del "mio".

Sabato 22 luglio, la serata è stata se possibile più speciale del solito, perchè insieme ai Gang, con i Gang, ha suonato Paolo Bonfanti.

Ora io del Bonfa potrei parlare per ore, del suo tocco sulla chitarra, della sua bravura come musicista e come autore, della bella, bellissima persona che è.

Ma voglio sottolineare specialmente come il Bonfa sia un bluesman, dentro, nell'animo, e di conseguenza come tutto questo insieme di idee, valori, sentimenti di cui ho scritto, trovino nella sua chitarra un suono perfetto, preciso, meravigliosamente descrittivo.

Non a caso, e grazie ad una amicizia di lunga data, il Bonfa entra nelle canzoni dei Gang come se ci fosse sempre stato, le colora con tinte nuove ed insieme a Sandro e Jacopo le arricchisce di assoli fantastici.

Indubbiamente è stato un concerto anomalo per i Gang, con Marino volutamente più silenzioso e la musica a farla completamente da padrone; la presenza in diversi brani di un sax ed una tromba, oltre a impreziosirli, ha definitivamente alzato a livelli di guardia la dimensione rock-blues del concerto.

L'innesto della nuova sezione ritmica, con Diego Sapignoli strepitoso alla batteria, ha chiuso il discorso e per tre ore la Mataria è stata sfrenata.

Oltre ai cavalli di battaglia immancabili, tra cui cito una gigantesca "Le radici e le ali", la parte dello show dedicata a Calibro 77 (nuovo disco dei Gang dedicato ai brani di 40 anni fa) è rientrata perfettamente nel discorso di tradizione e memoria di cui sopra. De Andrè e Gaber, De Gregori l'irriverente Della Mea, tutti scampoli di un passato da conservare e tramandare, tutti tasselli di quella memoria che ostinatamente (e sempre in meno persone) continuiamo a pensare debba essere il fondamento di una società migliore.

Conservazione della memoria ed assunzione di responsabilità; sono queste a mio avviso le due linee guida di Calibro 77 e dell'operazione che l'ha creato; un disco da approfondire, con cura, come uno scrigno ricco di tesori.
Mi piacerebbe scriverne.

Per ora però chiudo ricordando come la serata sia finita "in gloria" con un paio di blues dove il Bonfa ha preso in mano la situazione e ha "riportato tutto a casa".

Mi perdoni Pavese, ma "un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di serate come questa"

Torneremo.




(foto di Fabrizio Ambrosio)

martedì 12 aprile 2016

Come Don Chisciotte 2.9 - Social Worker Blues




il 15 marzo è stata la giornata mondiale del servizio sociale

lo scorso anno mi ero fatto un regalo, avevo preso ferie ed ero andato a "festeggiare" a torino, ad un incontro-convegno organizzato dall'ordine piemontese.
a torino ho diversi amici-colleghi, la mia relatrice della tesi, parecchi bei ricordi
era stata una bellissima giornata e mi ero ripromesso di farlo anche quest'anno.

A gennaio poi era uscito il disco del mio amico paolo, springsteeniano e collega, pieno di belle canzoni tra cui una in particolare: social worker blues, di cui avevo parlato-scritto volentierissimo.

penso ed ho già scritto diverse volte che la musica che ascolto e che amo abbia avuto un peso fondamentale su determinate scelte fatte nella mia vita, tra cui sicuramente quella lavorativa

senza l'epica di diversi artisti non avrei fatto così volentieri il percorso di studi che ho fatto, motivandomi con la speranza di essere parte di quel cambiamento positivo di cui sentivo cantare e che sentivo auspicare da voci che così tanto mi coinvolgevano 

senza gli u2, senza i pearl jam di brani come jeremy o why go, non mi sarei innamorato della mia professione
senza il fantasma di tom joad, uscito quando ero all'inizio del corso, non avrei avuto le conferme di essere sulla strada giusta, non avrei così a fuoco il fatto di chi siano quelli che davvero stanno male e quali sono o dovrebbero essere le priorità nella vita.
senza born to run che è un inno di 40 minuti sull'autodeterminazione, non avrei avuto così chiaro il significato e l'importanza di quel termine

penso che la musica sia uno strumento comunicativo straordinario e ritengo che il nostro lavoro dovrebbe sfruttarla molto di più e molto meglio

per questo la canzone di paolo mi ha entusiasmato da subito, per quegli echi di steve earle che fanno da cornice ad un testo profondamente sincero e reale, su quello che proviamo noi "in trincea"

un pezzo che è un perfetto esempio di come la mia comunità professionale dovrebbe sfruttare questo strumento comunicativo, se non reinventandosi cantautori, almeno utilizzando i numerosi spunti presenti "in letteratura" per far passare messaggi importanti, senza dimenticare ovviamente le fonti, come mi diceva sempre la mia prof

in tutto questo, la cosa bellissima è che il 15 marzo a torino, dove mi sono regalato un'altra giornata come lo scorso anno, paolo ha presentato il suo pezzo ad una platea competente e professionalmente vicina.

la cosa strana è che ad introdurre paolo ed il suo pezzo sono stato proprio io, testimoniando come a mio avviso la musica sia un mezzo efficace anche per il servizio sociale; la Musica, quella vera, capace di empatia e stimolo all'azione.

è un onore enorme ed un altrettanto grande piacere aver ricevuto questo invito, perchè per una volta il mio lavoro e la mia passione principale si sono fusi assieme e per un momento sono stati una cosa sola, perchè, come del resto mi hanno detto in molti, "se mi impegnassi nel lavoro come nella mia mania per la musica sarei un fenomeno"

La giornata è stata meravigliosa. 
Ogni singolo istante, goduto, assaporato, come una forchettata del tuo piatto preferito.
Sul palco del teatro Nuovo di Torino a dire  come la musica sia uno strumento terribilmente efficace dal punto di vista comunicativo e di quanto il servizio sociale ne avrebbe bisogno.
5 minuti "trattabili" che mi sono gustato con piacere ed orgoglio, grazie soprattutto alla grande attenzione che regnava in sala, in una sala ancora piena nonostante l'ora tarda ed il pranzo alle porte, una sala che mi ha persino interrotto con un applauso a metà intervento, per via di una frase polemica che proprio non sono riuscito ad evitarmi.
Elvis sul bavero della giacca, Woody Guthrie sulla t shirt, per coniugare la mia professione e la mia grande passione avevo bisogno di avere vicino dei riferimenti importanti.
Orgoglioso e soddisfatto di cosa ho scritto
Orgoglioso e soddisfatto di come l'ho esposto
Orgoglioso e soddisfatto dei complimenti ricevuti
Ma soprattutto grato e riconoscente verso chi mi ha invitato, fatto sentire a casa, trattato come un amico
E come mi ha scritto oggi una collega (ancora ignara di quanto sia drammaticamente vera questa frase): ho ancora molto da dire.

Per chi volesse leggere il mio intervento, è disponile sul sito dell'Ordine degli Assistenti Sociali della Regione Piemonte:

Inevitabile a questo punto dopo aver parlato di musica in contesto lavorativo, portare il mio lavoro in un contesto musicale.

Quindi giovedì 7 aprile su Radio Gazzarra è andata in onda la puntata di Come Don Chisciotte che ha rubato il titolo al mio amico Paolo.

Un elenco, drammaticamente incompleto, di brani che sento vicini al mio lavoro ed alle motivazioni ed ai principi che mi spingono a farlo.

Ecco i brani andati in onda:
  1. All you fascists bound to lose - Woody Guthrie
  2. La città vecchia - Fabrizio De Andrè
  3. The Ghost of Tom Joad - Bruce Springsteen
  4. Freedom - Rage Against the Machine
  5. Jeremy - Pearl Jam
  6. Fischia il vento - Coro Partigiani e Reduci
  7. Sunday Bloody Sunday - John Lennon
  8. Running to stand still  - U2
  9. Why go - Pearl Jam
  10. Youngstown - Bruce Springsteen
  11. Non finisce qui - Gang
  12. Masters of war - Bob Dylan
  13. Maggie's farm - Solomon Burke
  14. Social Worker Blues - Paolo Ambrosioni & the Bi-Folkers


(per chi volesse scaricare la puntata in mp3 ed ascoltarla offline, cliccate su "ascolta con il tuo player" poi cliccate col tasto destro del mouse sul tasto Play e "salva audio/video come")

giovedì 31 dicembre 2015

I miei dischi del 2015



Il mio disco dell'anno, indubbiamente è Sangue e Cenere dei Gang.

Un album meraviglioso, ricco, completo, nel quale i fratelli Severini ricordano a tutti perchè ancora oggi sono loro la voce più credibile di una sinistra che non vuole dimenticare e continua a combattere.

Ci sono stati tanti dischi quest'anno, davvero tanti.
Tanta musica, forse troppa, al punto che diversi album non sono riuscito ad approfondirli come meritavano e sicuramente li recupererò in futuro.

Alla fine, una volta deciso che i Gang avevano comunque vinto per distacco, gli altri li ho messi semplicemente in ordine alfabetico, scegliendone altri 15 tra quelli che mi sono piaciuti di più, senza voti o stelline.

In fondo trovate una playlist su youtube con un pezzo per ogni album.

Buon anno.

  1. 4-sixtyfive - In equilibrio
  2. Beth Hart - Better than home
  3. Cheap Wine - Mary & the fairy
  4. Francesco De Gregori - Amore e furto
  5. Graziano Romani - Vivo/Live
  6. Keith Richards - Crosseyed heart
  7. La colpa - Mentre guardi alla Germania
  8. Luca Rovini - La barca degli stolti
  9. Paolo Bonfanti - Back Home Alive
  10. Ryan Bingham - Fear and Saturday Night
  11. Songhoy Blues - Music in exile
  12. Sonics - This is the Sonics
  13. Vintage Trouble - 1 hopeful rd 
  14. Waterboys - Modern Blues
  15. Willie Nile - The Bottom Live Archives

lunedì 3 agosto 2015

Sangue, cenere e memoria - Il palco dei Gang come ultimo avamposto credibile della sinistra italiana.



È sempre un piacere essere sotto il palco della Gang, a maggior ragione dopo un'attesa di un paio di anni e soprattutto dopo l'uscita del meraviglioso Sangue e Cenere, disco che ne segna il ritorno in studio dopo 15 anni.
In poco meno di una settimana ho avuto il piacere di vederli due volte.
Così come su disco, nella dimensione live i pezzi nuovi dimostrano subito di poter competere ad armi pari con i classici dei fratelli Severini, che presentano una banda molto rinnovata e che ha nel violinista Jacopo Ciani un'arma in più, capace di sostituire degnamente i fiati presenti in forze nell'album.
Un concerto dei Gang è comunque sempre un'esperienza da vivere, perchè non è solo un concerto rock, ma una lezione di almeno un paio d'ore sulla storia del nostro paese, sulle sue contraddizioni, sulla memoria che ormai pochi testimoni tra cui i Severini tramandano alle generazioni future.
Proprio su questo insiste molto Marino durante i concerti, sulla necessità di mantenere viva la memoria di chi siamo stati, non solo nell'epico periodo della Resistenza, ma anche prima e soprattutto dopo, durante il periodo in cui esisteva ancora la classe operaia.
Memoria e dignità dunque, in contesti sempre affascinanti, come la piazza del piccolo centro di Roddino, nelle Langhe, in un appuntamento ormai consolidato oppure tra le bandiere rosse della festa di Liberazione di Savona, dove nonostante diversi problemi tecnici causati dal vento, Marino ha portato un contributo non solo musicale ma di contenuto al dibattito che anima la sinistra, soprattutto ligure.
I pezzi nuovi si amalgamano quindi benissimo coi classici, ho ascoltato con identico piacere la sempre toccante La pianura dei sette fratelli insieme all'anthemica e dal forte gusto irish-punk Alle barricate la struggente Non finisce qui e i due pezzi con cui Marino sottolinea l'importanza della tradizione cristiana nella nostra cultura ossia Marenostro e Più forte della morte è l'amore.



foto di Davide Piazza

Non mancano certo gli altri classici del gruppo da Comandante a Paz, da Kowalsky (a Roddino suonata insieme a Paolo Bonfanti) a Socialdemocrazia.
I discorsi di Marino ad introduzione dei vari brani sono parte integrante dello show, perchè in un periodo come questo, la sua è una delle voci di sinistra più autorevoli che si possa ascoltare; chiaro, diretto, tagliente, il cantante dei Gang rappresenta alla perfezione quell'ideale di comunismo puro, nato dall'ideale di condivisione e dall'obbligo morale di non lasciare nessuno da solo, al punto che ascoltandolo sfugge come tali idee possano essere ormai così distanti nell'immaginario collettivo.
La serietà con cui Marino si pone davanti al suo pubblico, se ne servisse ancora prova, sta anche nell'onesto invito ad andare a riscoprire ed a rispettare i valori cristiani, che spesso hanno rappresentato una spinta al cambiamento più forte di quelle laiche ed atee, a cui lui si sente più vicino.
Una crisi di valori che a sinistra sembra non avere sbocchi positivi e che nei testi disillusi dei Gang dovrebbe invece lasciare il posto ad una rinascita quantomeno morale. Il figlio dell'uomo ucciso dal lavoro in una fabbrica di Non finisce qui, opportunamente affiancata in scaletta dalla Factory italiana (Sesto San Giovanni), è in realtà il figlio di una nazione ormai allo sbando, che cerca invano degli orizzonti, ma che non può fare altro che guardarsi indietro e provare a tenere duro.
Emblematico di questa situazione di morte ormai (più che) apparente è il partigiano de L'Ottavo Km, Wilfredo Caimmi, che venne arrestato per non aver consegnato le armi usate durante la guerra di liberazione ed averle custodite per 40 anni; alla domanda sul perchè non le avesse restituite, diede una risposta dentro la quale troviamo la storia della repubblica italiana post(?)fascista: a chi e quando?
L'aspetto forse migliore di un concerto dei Gang è la quantità di spunti per letture ed approfondimenti che le diverse canzoni ti lasciano dentro; la missione dei fratelli Severini è ormai quella dei cantastorie, girare l'Italia sperando che qualcuno raccolga i loro semi e li porti a frutto, in questo paese ormai arido.
Ormai in pochi posti si respira un'aria di dignità e lotta forte e decisa come sotto il palco dei Gang, fa bene davvero a tutti andarci almeno una volta ogni tanto.



venerdì 20 marzo 2015

il pagellone - febbraio

Father John Misty - I love you, honeybear: 6,5



Luca Rovini - La barca degli stolti: 8



Gang - Sangue e cenere: 9



Reverend Peyton's Big Damn Band - So delicious: 7





Jack Savoretti - Written in scars: 6



Steve Earle - Terraplane: 7,5




venerdì 28 dicembre 2012

In mezzo alla nebbia, ci scoprimmo commossi

In memoria dei sette fratelli Cervi:
Gelindo, Antenore, Aldo, Ferdinando, Agostino, Ovidio, Ettore.
28 dicembre 1943 -28 dicembre 2012



giovedì 17 maggio 2012

17 maggio - socialdemocrazia

la protesta è scoppiata
lega e qualunquismo

socialdemocrazia - gang (dalla polvere al cielo)

martedì 1 maggio 2012

Accadde oggi - 1 maggio

1 maggio 1930 - nasce little walter


1 maggio 1969 - bob dylan è ospite del johnny cash show


1 maggio 1970 - simon and garfunkel si esibiscono all'Olympia di Parigi; il bootleg della serata presenta le seguenti canzoni:

01. Homeward Bound
02. The Boxer
03. Fakin' It
04. The 59th St. Bridge Song
05. Silver Haired Daddy
06. I Am A Rock
07. For Emily, Whenever I May Find Her
08. Anji
09. Scarborough Fair
10. Mrs. Robinson
11. Leaves That Are Green
12. America
13. So Long Frank Lloyd Wright
14. Lightning Express
15. Song For The Asking
16. A Poem On The Underground Wall

potete scaricare gli mp3 cliccando qui

1 maggio 1991 - al concerto del primo maggio organizzato in piazza san giovanni dai sindacati, i gang introducono il loro primo pezzo con un invito allo sciopero generale; scatterà da allora per loro il totale embargo dalla TV



lunedì 16 gennaio 2012

Accadde oggi - 16 gennaio

16 gennaio 1980 - 16 gennaio 1984 - nello stesso giorno, a 4 anni di distanza, paul mc cartney viene arrestato per possesso di droga, prima all'aereoporto di tokio e 4 anni dopo alle isole barbados insieme a sua moglie linda



16 gennaio 1990 - restiamo su paul mc cartney, che in questa data non venne arrestato, ma suonò alla wembley arena di londra. Ecco le canzoni presenti nel bootleg:

CD 1:
01. Figure Of Eight
02. Jet
03. Rough Ride
04. Got To Get You Into My Life
05. Band On The Run
06. Ebony And Ivory
07. We Got Married
08. Maybe I'm Amazed
09. The Long And Winding Road
10. The Fool On The Hill
11. Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band
12. Good Day Sunshine
13. Can't Buy Me Love
14. Put It There
15. Things We Said Today

CD 2:

01. Eleanor Rigby
02. This One
03. My Brave Face
04. Back In The U.S.S.R.
05. I Saw Her Standing There
06. Twenty Flight Rock
07. Coming Up
08. Let It Be
09. Ain't That A Shame
10. Live And Let Die
11. Hey Jude
12. Yesterday
13. Get Back
14. Golden Slumbers - Carry That Weight - The End





gli mp3 di questa ottima registrazione, li trovate cliccando qui


16 gennaio 1992 - eric clapton registra per mtv il suo unplugged





16 gennaio 2010 - al centro sociale autogestito La talpa e l'orologio di Imperia suonano i gang; in apertura si esibiscono i radioclash, con i quali i gang chiuderanno il concerto suonando tutti insieme I fought the law. Ecco un breve racconto del concerto.
il cala c'è e fuma la sua ultima sigaretta, facendosela offrire dall'unico dei presenti che fuma tabacco. Ad oggi non ha più fumato.


giovedì 22 dicembre 2011

Joe lo Strimpellatore

scritto da Marino Severini, in occasione della morte di Joe Strummer (22\12\2002)



Joe lo Strimpellatore se n'è andato, per sempre. A darmi la notizia è stato Sandro, al telefono, con la voce di uno che si è appena svegliato, dopo una sbronza durata tre giorni. Incredulo lui, incredulo io. Improvvisa, feroce, crudele è arrivata di mattina e il giorno si è spezzato come e con un grido; ma in silenzio, dentro, nel fondo del profondo. Chi scrive deve molto a Joe lo strimpellatore, non tutto, ma di sicuro molto anzi di più.
Lui era "Il Clash". Per me è stato l'ultimo dei profeti. C'è chi sulla sua strada ha incontrato Elvis, chi Dylan , chi, molto tempo prima Giovanni Battista o San Paolo o Francesco "il poverello", a me è toccato lui : Joe Strummer. Da quel giorno in Piazza Maggiore a Bologna la mia vita non è stata più la stessa. Non sarà più la stessa da oggi in poi. Il vuoto che lascia è una voragine; nel mio ma anche in migliaia e migliaia di cuori. La strada dell'Appartenenza, la Fede : il Rock'n'Roll, senza di lui non saranno più la stessa "Cosa". Si resta senza fiato; esci di casa, guardi lontano le montagne e senti sul viso una brezza fredda, che passa, veloce come …. L'alito del diavolo : la morte. E bestemmi una, due, tre volte ….poi ti arrendi e un nodo allo stomaco ti prende e non ti lascia più. Non ho mai cercato di incontrarlo, né di farmi autografare la copia di London Calling, né di fare un tour insieme, no, Joe per me non era un uomo qualsiasi, era un eroe, un mito, e tale doveva restare. A questo mio infantile e forse stupidissimo principio sono rimasto sempre fedele. E così, che ci volete fare; non me la sono mai sentita di affrontare quell'emozione che molti di voi hanno provato nell'incontrarlo. L'ultima volta che l'ho visto è stato a Bologna sotto una pioggia incessante, fradicio io, i Gang al completo e un mio carissimo amico Marco Mezzetti dei Rato Blanco che abbraccio da lontano perché immagino che in queste ore sia a pezzi, lui che con Joe ha diviso strada, pullman, alberghi….
Ebbene nonostante la pioggia, il freddo nelle ossa, gli stivali zuppi ecc..sono bastati pochi minuti per sentirmi bene. Era tornato, con il passo giusto come un vecchio leone torna nella jungla. Dopo anni era lo stesso ma diverso, era cambiato, era molto più …."zen". Sembrava quasi un grande attore americano degli anni '40 che impersonava Joe Strummer….Grande! Solo in qualche vecchio e bel film di Hollywood avresti potuto trovare quello "stile", qualcuno che potesse assomigliare al vecchio Joe. Lui ha chiamato, io ho risposto e con me Sandro e i Gang e migliaia di band sparse sul pianeta terra. Grande ! Poiché Grande è il Rock'n'Roll ! Dopo di lui non ho più sentito sotto la pelle quell'emozione, quella commozione, quella catarsi, quell'essere nell'Essere. Lui è stato lo sciamano, il padrino, l'inizio e la fine. Tante voci, tanti suoni, tante belle canzoni, tante meraviglie ma mai niente che sfiorasse il suo stile. Quello che ti fa sentire "Unico ed Unito", il rock'n'roll…Durante il pomeriggio di questo giorno grigio ed infame ho ricevuto tante telefonate di amici cari attraverso le quali c'è stata testimonianza del vuoto, dello smarrimento, dell'incredulità rispetto alla notizia della scomparsa di Strummer. La testimonianza di un bisogno di sentirsi vicini nel momento in cui muore una persona cara. Strummer per me è stato un fratello, quello più grande. Ogni scelta che ho fatto con i Gang l'ho sentito vicino o almeno mi sono sempre chiesto "che cosa direbbe di questo e quello". Gli ho voluto bene e gliene vorrò sempre perché senza di lui la mia vita sarebbe stata diversa, certamente più noiosa. E' stato un Viatico; attraverso i suoi amori ho conosciuto indirettamente, ho scoperto decine e decine di altre canzoni, di gruppi, di realtà, di bellezza e verità che a chiunque auguro di trovare durante la vita. Ho passato la giornata con mia figlia Clara che ha due anni, due mesi e quattordici giorni e con lei ho cercato di nascondere il mio sentimento triste, ma dentro di me ho sperato tanto che lei potesse incontrare durante il suo Viaggio un Joe Strummer, un uomo o una donna, un profeta che le regalasse quello che Strummer ha regalato a me e a milioni di ragazzi come me. Forse questo mio augurio, questo mio desiderio è il regalo di Natale più bello che possa farle in tempi ed in giorni come questi.
Quando Joe lo strimpellatore arrivò in città io vagavo fra le rovine della mia generazione e contavo i cadaveri e mai e poi mai sognavo di risorgere. Lui fu la "Revolution Rock" e ci insegnò che potevamo farcela, che dopo la Grande Sconfitta potevamo tornare a fare a pugni in Paradiso (come un Lone Ranger qualsiasi). E così fu, e così è, così sarà.
Grazie Joe per avermi regalato tutto quello di cui un ragazzo di provincia come me aveva bisogno allora più dell'aria, più dell'acqua : il fuoco. Un sorriso. Ci vuole un sorriso, un sorriso ci salva sempre e comunque. E io l'ho trovato questa sera e me lo sono immaginato quel vecchio Leone non appena è arrivato là nell'Altrove. Sono sicuro che la prima cosa che ha fatto è stata quella di chiedere a Gene Vincent il numero dello stabile dove è andato ad abitare, l'interno, l'appartamento di Elvis. Ed eccolo lì in cucina con il Re a strimpellare qualche classico e a convincere Elvis a fare qualche coretto. Sono sicuro che Elvis fra qualche mese cambierà residenza per sfuggire a quel casino….pensate che Festa, che putiferio, fino all'Alba del Giorno Dopo. Grande Joe! Joe Strummer è morto! W Joe Strummer!


giovedì 28 ottobre 2010

12 novembre!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!



Sono tornati dopo vent'anni di nuovo insieme. Per una "notte sola".
Red, Johnny Guitar, Bum Bum, stavolta con un nuovo bassista, Gugo Pathcanka dei Malavida.
All'Extra club di Recanati dove ogni 4 stagioni si danno appuntamento i Filottrano City Rocker. Per una Cajara Unita.!!!!
Sono tornati con un pugno di canzoni tratte dai loro primi tre lp e tre vecchi amori: "Nobodys Hero "degli SLF, "Garageland "dei Clash e l'inno dei Ribelli "I Fought the law".
E al grido di Rumble Rumble Beat!!!! sono stati un Ritorno del fuoco!
Sono tornati sui loro primi passi per dire ancora che niente sarà più come prima, per non dimenticare che è da lì che sono partiti, dalle chitarre che stridono e dalla cultura del basso, per muovere e muoversi, per rivoltare gli accordi e prendersi tutto. Sono tornati per pungere e volteggiare, per chiudere il cerchio. Sono di nuovo quì con lo Stile e il profilo, la Polvere e la ruggine di una cometa. Sono qui per.. un altro sorriso.

RED: guitar-vocals
JOHNNY GUITAR 'RIFF': guitar
GUGO 'PATCHANKA': bass
BUM BUM: drums
28 febbraio 2009 all'Extra Alternative Club di Recanati
Distribuzione: Latlantide

Data di uscita: Novembre 2010

Prezzo 12 euro (spese di spedizione incluse) con pagamento tramite versamento su Postepay.
Per prenotarlo/ordinarlo scrivere a: papare@alice.it
In vendita nei migliori negozi di dischi e ovviamente già in vendita su ITunes!

lunedì 18 gennaio 2010

Gli occhi color del pane

E quindi dopo anni di presunta, supposta, reale che sia, militanza nella sinistra più agguerrita, sabato mi è caduto un altro tabù.

Sono andato in un centro sociale, di quelli veri, occupati, autogestiti, CO – MU – NIS – TA.

Ci suonavano i Gang, con un'accoppiata molto felice, una cover band dei clash, e vai di combat rock.

La Talpa e L'Orologio è un C.S.O.A. di Imperia, la terra del ministro alle inaugurazioni ed al taglio dei nastri, Sua Eminenza Scaiola, colui che qui in liguria tutto sa, tutto vede, tutto gestisce. (E che nel tempo libero da delle botte di rompicoglioni ai morti, così, per tenersi occupato)

Ovvio che non sia proprio proprio ben visto sto posto eh, però nel corso degli anni si è ritagliato una sua storia, una sua coerenza, insomma meritano rispetto.

Anni fa quando lavoravo nella terra di San Scaiola avevo avuto a che fare con alcuni dei ragazzi del centro, che voglio dire, mica ci si lavorava male con loro, ma sono cose di anni fa.

Fatto sta che sabato ci sono andato col checco e col bepi (che lui in sti posti ce lo portiamo un po' come lasciapassare, che con sti cavei ci stava mica male lì dentro né), pissetta, giro a vuoto nelle colline 'mperiesi, bingo!

Capannone isolato in una zona industriale, dentro è spazioso, bel bancone bar, pochi simboli militanti rispetto a quel che credevo, gente sorridente, birette a 2 e 50, poca luce, alcune facce note.

Intanto che aspettiamo l'inizio dei radioclash assisto ad una scena che, una volta di più, mi dimostra quanto i fratelli severini siano distanti secoli luce dal mondo dell'industria musicale e dello showbusiness.

Sono al banco del bar, arriva sandro, chiede una coca, il barista gliela dà e lui coi soldi in mano fa il gesto di pagare.

Il barista lo guarda sbarrando gli occhi e ridendo “MA TU NON DEVI PAGARE”, e sandro stupito “ah beh allora grazie”.

I radioclash mi piacciono, sono una cover band onesta che rispetta e non scimmiotta il gruppo di cui suona le canzoni.

Il cantante è un armadio a 4 ante che da solo occupa mezzo palco, due chitarre, insomma si ascoltano molto molto volentieri e d'altronde coi tempi che corrono sentir suonare una cover di london calling non si rifiuta mai.

I gang sono i gang, lo sai, c'è morricone, la socialdemocrazia, i presunti 40 minuti di diritto costituzionale, il comandante zapatista, sta roba li dai.

Mi sembrano più rodati ed affiatati di aprile, marino non zoppica più, il giovin batterista è molto più sicuro di sé, sandro parte spesso con qualche bel solo di chitarra, in parte penalizzato dall'acustica del capannone.

È incredibile il magnetismo che marino ha sul palco, pur essendo quanto di più lontano dal clichè della rockstar, anzi, mentre suona saluta quelli sotto il palco, chiede da bere, cose del genere, che non gli impediscono però di catturare l'attenzione dei presenti.

Finale tutti insieme con I fought the law, con marino che finita la canzone, mentre stanno scendendo, abbraccia i ragazzi dei radioclash con una felicità ed una gioia che davvero capisci quanto fosse contento di aver suonato con loro.

Tempo fa ho letto la loro biografia e mi sono definitivamente innamorato della loro storia della loro inossidabile coerenza, del loro spirito contadino, fatto di lavoro e condivisione.

È bello sapere che c'è gente come loro in giro.

Ci vediamo il 25 aprile, fino alla fine si va.