martedì 30 maggio 2017

Totti, il Re di Roma e la Favola.



Domenica pomeriggio quindi, come è noto a chiunque non sia stato rapito dagli alieni (ma forse anche a loro), Francesco Totti ha giocato l'ultima partita con la Roma.

Dal 28 marzo 1993 al 28 maggio 2017.

Totti, er pupone, tottigo, er re de roma, la maggggica.
Ci sono quintali di retorica sul calcio e Totti ne attira altrettanti.
Totti e la Roma, Totti e Roma.

Per capire quanto sia stato viscerale, intenso, sopra le righe, ROMANO, l'amore tra Totti e la sua città, basterebbe lo striscione che recitava SPERAVO DE MORÌ PRIMA

Però anche se io non sono certo romanista e Totti di conseguenza è il simbolo riconosciuto ed universale di una rivale storica, non posso nascondere di essermi emozionato, nel vedere quel lungo, infinito abbraccio, quelle lacrime, quelle parole veramente umane, l'ammissione della paura, gli occhi smarriti.

Quanta differenza con lo sguardo freddo del rigore all'australia, quello beffardo con le dita ad indicare i 4 gol rifilati proprio alla juve, quello spavaldo dello scudetto.

L'amore tra Totti e la sua gente ha a mio avviso un valore che va ben oltre il tifo e le rivalità.

Quello che è andato in scena domenica all'Olimpico è il finale bellissimo ed emozionante di un film meraviglioso, che il calcio è ancora in grado di sceneggiare.

Perchè lo sport, tutti gli sport, ogni tanto svestono gli abiti fatti di soldi, sponsor, trucchi, inganni e tornano ad essere quella cosa fantastica che sono, ossia un collegamento diretto con il mondo delle favole.

Anche il calcio, così bistrattato, insultato, deriso, osteggiato, sa regalare questo.

Anzi, soprattutto il calcio, non per chissà che meriti, ma per il semplice fatto che è tutt'oggi lo sport più praticato.

Lo sport più praticato dai bambini.

E le favole sono per i bambini, quelli piccoli che sognano davanti ad un campo, quelli più grandi che combattono per i propri sogni, quelli adulti, a cui i sogni rimangono nonostante la pancetta, gli acciacchi, le ginocchia doloranti.

La favola che parte dai pulcini che corrono in 20 dietro ad una palla ed una parte di loro, del loro cuore, io voglio sperare una bella parte del loro cuore in quel momento non pensa ai soldi, alle macchine, alle ricchezze, ma pensa al sogno, al raggiungere un traguardo.

Dybala dopo la partita col Barcellona disse che era da quando era bambino che sognava una serata del genere.

Questo è quello che regala lo sport, il calcio, questo è il sogno.

L'urlo dei tifosi, l'applauso, l'adrenalina.

Totti ha rappresentato questo ed in più lo ha rappresentato per 25 anni nella sua città, lui che è così romano, pregi e difetti.

Chi non vive questa passione, farà sicuramente fatica a capire, ma non è importante.

Ognuno di noi ha un bambino dentro di sè che vive un sogno, che aspetta la favola, con un pallone, uno strumento, una tuta spaziale.

Questo è il senso della serata di Totti all'Olimpico.

Ho vissuto la favola, l'ho fatta vivere per anni alla mia gente.

Ho iniziato bambino, sono entrato nella squadra della mia città, ne sono diventato il capitano, il simbolo, il giocatore più importante della sua storia.

Lasciate che i tifosi provino queste emozioni, le lacrime, le urla di gioia, lasciate che restino dentro alla favola.

Non criticate quello che non provate, chi si identifica con i colori di una squadra di calcio ha spesso diverse occasioni per esagerare e trasformare questo senso di appartenenza in qualcosa di sbagliato, cattivo, violento; ieri era il 29 maggio, 32 anni dall'heysel ed ho detto tutto.

Ma Totti domenica stava raccontando l'ultimo capitolo della sua favola.

Lasciate da parte per un attimo i contratti milionari, gli sponsor, i procuratori, le mille cazzate che solitamente un calciatore fa, esiste ancora uno spazio, un momento, una serie di istanti dove il calcio vive nella sua purezza originaria, quella di uno sport che fa sognare.

Momenti dove il bambino indossa le sue scarpette per la prima volta
Momenti dove il bambino entra allo stadio per la prima volta. 
(Il mio amico Fausto, romano e romanista, ha filmato la faccia di suo figlio mentre entrava per la prima volta all'Olimpico e davvero, non so spiegare la sua espressione)
Momenti dove un ragazzino segna il suo primo gol importante e magari si immagina di essere Baggio o Del Piero o Totti, ma in quei momenti non pensa ai soldi, pensa alla gioia che prova e la moltiplica per un evento come la finale dei Mondiali o di Champions

Non pensiamo alla beneficenza fatta o non fatta, lasciamo perdere il benaltrismo del "con tutti i problemi che ci sono".
Lo sport serve anche ad uscire per un attimo da tutto questo e vivere nella favola, fossero solo 90 minuti.
Chi se ne frega dei migranti o dei VERI problemi dell'italia lo fa anche dopo il triplice fischio finale, chi invece a certe cose un occhio ce lo butta, per 90 minuti ogni tanto esce dalla realtà, non colpevolizziamoci anche per questo.

Totti non è un eroe, Totti è Peter Pan, che viene di notte e ti porta via con lui per qualche minuto; sta a noi, una volta tornati "a casa" capire la differenza con l'isola che non c'è.

Ero allo stadio il giorno in cui Del Piero giocò l'ultima partita di campionato con la Juventus, ricordo quei brividi, quel magone, la voce che se ne va per cantare ancora una volta il suo nome.

Ho ridimensionato da tempo l'importanza del calcio nella mia vita, ma momenti come questi non sono solo giusti, sono doverosi per chi ancora nella mezza età, è capace di entrare nella favola.

Chi non li vive, per una volta, provi a fare un passo indietro e a non incattivirsi, state tranquilli, passerà, magari non prestissimo, magari non velocemente come vorreste, ma passerà.

Torneremo alle nostre vite, ma con quel pizzico di magia che giornate come quella di domenica regalano a chi ha una passione.

Totti è stato un rivale, un "nemico", qualcuno la cui soddisfazione significava la mia delusione.

Però di lui ricordo due momenti, ovviamente in nazionale, che mi hanno regalato emozioni intense.

Il cucchiaio all'Olanda nel 2000, quel mezzo secondo in cui alla tv non si capiva dove fosse il pallone, prima di realizzare cosa aveva fatto ed esplodere.


Il momento che diede il via al secondo gol contro la Germania nel 2006, quello spingere via CCCCCCCCCannavaro, dopo l'ennesimo intervento perfetto, e lanciare Gilardino, quasi a dire "faccio io, questa è roba mia".


Che importa qui discuterne il valore, quello che conta è che ha rappresentato LA FAVOLA e come tale, dopo i fischi e gli sfottò (vedi rigore parato da Buffon nel 2011) merita un enorme grazie anche da me, che a 44 anni, da dentro quella favola faccio fatica ad uscirne




martedì 9 maggio 2017

Scusa, Ameri & I Diari della Varicella IN VENDITA!



Ragazzi, si chiude.

In attesa di capire se riuscirò ad andare a Sori dove Valeria ci prova in tutti i modi ma contro il maltempo (e la sfiga) ragion non vale, qui ci si appresta a chiudere bottega.

Scusa, Ameri e I Diari della Varicella sono stati due traguardi che non avrei mai pensato di raggiungere ed è una sensazione bellissima esserci riuscito ed è questo che voglio portare con me.
Matisklo ha chiuso e la cosa non mi ha fatto certo piacere, ma Francesco e cesare saranno per me sempre "quelli grazie ai quali" ho coronato non un sogno, ma un sogno due volte.

Ora però è ora di guardare oltre, quindi vi dico che ho qui una trentina scarsa di copie di Scusa, Ameri ed una ventina di Diari della Varicella.

Il primo costa 10, il secondo 7, se li volete entrambi facciamo 15. 
Se li volete con spedizione, vediamo assieme i costi.

Richieste via mail: albertocalandriello72@gmail.com

Non ci saranno altre ristampe, anche la miglior minestra, se riscaldata, dopo un po' non è più buona, quindi se volete prenotatemeli ora, così chiudo questa bellissima parentesi.

Grazie a chi ha sopportato e supportato questa mia "incursione" nel meraviglioso mondo della letteratura, chissà che non capiti una nuova occasione.

domenica 7 maggio 2017

Dieci anni di Perchè Bardino è Bardino



Sabato 6 maggio si è svolta al Mulino degli Artisti la serata conclusiva della decima (DECIMA!!) edizione del Festival "Perchè Bardino è Bardino", organizzata dall'associazione culturale che porta il nome del Locale.

Chi mi conosce sa che di questa associazione io sono stato presidente per un anno.

Vado sempre volentieri a questo festival, perché da spazio a gruppi emergenti, spesso nati da poco e che magari non hanno ancora grosse possibilità di esibirsi altrove.

La mia idea di musica e di cultura passa anche, se non soprattutto, da posti e da idee come queste.
Passa dal dare e dal creare spazi, dal portare musica ed idee nuove in posti che non li ospitano spesso.

Il Mulino è perfetto per questo discorso, situato in un posto tranquillo, inserito in un contesto che si presterebbe facilmente a collaborazioni e sinergie, aperto ad ogni tipo di proposta, con un locale che si adatta facilmente a diversi tipi di serate.

Ieri sera c'era il pienone, perchè le serate del festival sono sempre attese e perchè la formula del voto del pubblico è ovviamente vincente se si sposa alla formula "venite a sentirmi e votate per me".

Quattro i gruppi che si sono esibiti.

Aprono le danze i Progetto Santiago, amici di vecchia data, miei e del Mulino; l'inserimento in gruppo di un secondo chitarrista è una bella mossa, Ezio si occupa della ritmica e dei cori, mentre Fabio ricama dei bei soli e aumenta lo spessore dei brani. Stefano e Pietro sono sempre una solida garanzia, mentre Saro tiene sempre il palco con maestria. Tra le cose che me li rendono cari, le tematiche dei brani sono quelle che più apprezzo, sempre attente al sociale ed alle minoranze. 

A seguire la bellissima sorpresa della serata, i Missing Ink, giovani, anche giovanissimi (Nicola il batterista lo conosco da quando a 12 anni suonò sempre a Bardino con un altro gruppo, i Brain Less, vincendo anche quella volta) propongono un hard rock melodico e parecchio ispirato, almeno nei pezzi proposti al filone Lacuna Coil / Evanescence. Due nomi non casuali, perchè al canto c'è Gloria, bellissima non solo nella voce, con un qualcosa di Laura Pausini, ma dopo un weekend intenso in compagnia di Zakk Wylde. La giovane età, le fa perdonare alcuni atteggiamenti un po' troppo da "recita della scuola", perché invece ha il carisma e la presenza per stare sul palco in modo magnetico; non è un genere che mi faccia impazzire, ma questa formula funziona se la voce femminile lascia una bella impronta ed è sicuramente il caso dei Missing Ink. Non da meno ovviamente gli altri musicisti, nonostante la scelta che non apprezzo particolarmente di vestirsi uguali (fa molto orchestra spettacolo ed a mio avviso sminuisce il loro valore). 
Come capita spesso, molti loro coetanei li seguono e questo si rivela decisivo nell'esito della votazione. 

Premio della critica per i cari 4-sixtyfive, eleganti e grintosi, che sembrano aver ben assorbito l'uscita dal gruppo di Massimo e nella formazione a 4 propongono alcuni cavalli di battaglia in modo perfetto; Sara alla voce è davvero un valore aggiunto ed ho notato con piacere come anche lei si trovi sempre meglio sul palco, sciolta e serena, facendo risaltare ancora di più il suo timbro vocale.

Chiude la serata il trio heavy Youthanasia, una bomba che esplode per 20 minuti nel Mulino, lasciando gli spettatori "pettinati" dalla ferocia e dal grande impatto. Riferimenti ben chiari, lezioni fondamentali mandate a memoria, i 3 mangiano a colazione Iron Maiden, Black Sabbath ed i primi cattivissimi Metallica e li digeriscono in una formula che investe l'ascoltatore ma lo conquista facilmente. Igor al basso ed alla voce traccia la linea da seguire, Luca alla chitarra sa bene come si suona questo genere, ma è Andrea dietro i tamburi che trascina la band. Metallaro doc, capello lungo d'ordinanza ed una precisione con le bacchette che lascia senza fiato. Un metronomo cattivo ed indemoniato, a mio avviso il miglior musicista salito sul palco ieri sera.

Serata molto bella ed affollata, a dimostrazione delle potenzialità della proposta e del luogo stesso.

Il mio desiderio ed augurio è che i ragazzi del Mulino trovino la possibilità di non lasciare quel portone verde chiuso fino all'undicesima edizione del festival, sarebbe uno spreco che in tempi musicalmente così poveri non possiamo permetterci.


venerdì 5 maggio 2017

5 maggio 2002 - 15 anni fa



QUINDICI ANNI FA
il 5 maggio 2002 me lo ricordo, me lo ricordo bene.
partii di buon mattino, destinazione voghera, per un pranzo con quelli che allora consideravo amici; anzi fratelli, parola che all'epoca usavamo senza lesinarci sopra, del resto Lui ci aveva scritto una canzone, noi eravamo suoi fans pazi molto pazi, QUINDI eravamo fratelli (almeno due delle persone presenti al pranzo adesso non mi ritengono nemmeno degno di un contatto su facebook ma vabè)
Ero ben contento di andarmi a chiudere in un ristorante, tra amici, musica e parole, perchè ad albenga ci sarebbe stata la festa lungamente attesa per lo scudetto dell'inter, vinto proprio davanti alla juve.
che fosse una giornata strana lo capii svalicando a masone, dove il 5 maggio trovai una nevicata che courmayeur levati guarda, che sembri una steppa
fatto sta che ad inizio partite eravamo ancora lì, tra un dolce ed un digestivo; però niente, fu più forte di me, manco prendeva il cellulare in quel posto, così telefonai a casa, per sapere se STAVANO TUTTI BENE
ahahahahahahah a 30 anni si telefona a casa alle 3 di pomeriggio se ti hanno sequestrato e devi chiedere il riscatto o se ti hanno arrestato.
Mio padre nemmeno rispose alla domanda, mi disse solo "vincono 2 a 1".
Ok, la juve era avanti ed il secondo posto era garantito, facciamocene una ragione
Poi un bambino della tavolata volle accendere la radio
Poi come andò a finire quella giornata di campionato lo sapete eh.
ma visto che io sto ansioso, a tipo 30 secondi dal termine mica stavo esultando eh, anzi, l'armando clacsonava felice ed io mi strizzavo i coglioni, altroche.
al triplice fischio finale ad udine MA SOPRATTUTTO A ROMA tirai un urlo che il bambino se lo ricorda ancora adesso, povero.
Alla sera concerto di graziano romani in un locale chiamato THUNDER ROAD che voglio dire, ci siamo capiti
arrivai a casa alle 4 ed il mattino dopo mi svegliai alle 7
entrai in cucina senza la minima coscienza di me stesso, figurarsi di una qualsivoglia coordinata spazio temporale, trovai mia nonna, l'Amabile, interista feroce, seduta al tavolo, la cattiveria del suo sguardo mi ricordò che cosa era successo il giorno prima, ma prima ancora di riuscire ad emettere un seppur gutturale suono di saluto e sfottò, lei mi accolse come ogni nonna accoglie un nipote:
MALEDETTI BASTARDI

giovedì 4 maggio 2017

Post di gattini ed anniversari, con foto di gattini



Tre anni fa, una domenica sera, il prode Francesco suonò a casa nostra e si nascose.

Aprirono le sorelle catarro e si trovarono davanti un trasportino, al cui interno, terrorizzato, stava un gattino di nemmeno due mesi.





Non capirono subito che quel cucciolo era arrivato per stare da noi, ma appena lo realizzarono se ne innamorarono perdutamente.

Il piccolino restò nel trasportino tutta la sera, mentre le catarros cercavano di capire come comportarsi. Se ci avvicinavamo, soffiava, non lo ha mai più fatto, ma quella sera se provavi ad accarezzarlo ti soffiava arrabbiato ed impaurito.
Se ne andarono a dormire mentre io e lui guardavamo la pallavolo.

Alle 2 di notte Simona scese per controllare come stava e non lo trovò, stette sveglia 1 ora per poi trovarlo sotto il divano.

Nemmeno la prima notte che Ludovica tornò a casa appena nata avevamo fatto sta vita.

L'indomani, alle 9 mi chiamò: 
NON LO TROVO.
Cazzo dici, sarà sotto il divano
NON LO TROVO, SARÀ SCAPPATO
mmmmmmmmmmmmmmmmmmhhhhhhhhhhhhhhh

anda e rianda, dopo 2 ore lo trovò, incastrato sotto il bidè, roba che se nasceva inglese non succedeva un cazzo.
Smontò il bidè.

Appena tornai a casa dall'ufficio, dalla gioia di vedermi, il piccolo pisciò copiosamente sul divano.
Copiosamente.



Piano piano ha preso confidenza, la mamma è il capo, la segue ovunque vada, luvi è la coccolona, da lei arriva sempre una carezza, la virgi è la matta, da lei si fa fare LA QUALUNQUE e mentre se la fa fare mi guarda, sconsolato.



Io sono il tiragraffi, gli ho dato sto vizio e sono cazzi miei, quando giochiamo lui si diverte a mordermi ed a tenermi fermo con le unghie. Sulle braccia ho dei segni che avrei speso un capitale se avessi voluto farmeli con dei tatuaggi. 
O con la droga.

Quel cucciolo è da noi da tre anni, è cresciuto e soprattutto ha i suoi bei vizi.

Ho calcolato che NON solo dorme molto più di me, ma addirittura, visto che quando mia moglie esce e quando lo lasciamo solo in casa gli accendiamo lo stereo, ASCOLTA MOLTA MA MOLTA PIÙ MUSICA DI ME.

Dorme, mangia, caga e piscia quando vuole.

Vabbè, non ciula, ma non è che devi proprio avere tutto tutto nella vita no?
Auguri Ciro Tevez TRENTAQUATTRO Sul Campo Inter Merda, poteva andarti meglio eh, ma magari anche peggio.