domenica 7 maggio 2017

Dieci anni di Perchè Bardino è Bardino



Sabato 6 maggio si è svolta al Mulino degli Artisti la serata conclusiva della decima (DECIMA!!) edizione del Festival "Perchè Bardino è Bardino", organizzata dall'associazione culturale che porta il nome del Locale.

Chi mi conosce sa che di questa associazione io sono stato presidente per un anno.

Vado sempre volentieri a questo festival, perché da spazio a gruppi emergenti, spesso nati da poco e che magari non hanno ancora grosse possibilità di esibirsi altrove.

La mia idea di musica e di cultura passa anche, se non soprattutto, da posti e da idee come queste.
Passa dal dare e dal creare spazi, dal portare musica ed idee nuove in posti che non li ospitano spesso.

Il Mulino è perfetto per questo discorso, situato in un posto tranquillo, inserito in un contesto che si presterebbe facilmente a collaborazioni e sinergie, aperto ad ogni tipo di proposta, con un locale che si adatta facilmente a diversi tipi di serate.

Ieri sera c'era il pienone, perchè le serate del festival sono sempre attese e perchè la formula del voto del pubblico è ovviamente vincente se si sposa alla formula "venite a sentirmi e votate per me".

Quattro i gruppi che si sono esibiti.

Aprono le danze i Progetto Santiago, amici di vecchia data, miei e del Mulino; l'inserimento in gruppo di un secondo chitarrista è una bella mossa, Ezio si occupa della ritmica e dei cori, mentre Fabio ricama dei bei soli e aumenta lo spessore dei brani. Stefano e Pietro sono sempre una solida garanzia, mentre Saro tiene sempre il palco con maestria. Tra le cose che me li rendono cari, le tematiche dei brani sono quelle che più apprezzo, sempre attente al sociale ed alle minoranze. 

A seguire la bellissima sorpresa della serata, i Missing Ink, giovani, anche giovanissimi (Nicola il batterista lo conosco da quando a 12 anni suonò sempre a Bardino con un altro gruppo, i Brain Less, vincendo anche quella volta) propongono un hard rock melodico e parecchio ispirato, almeno nei pezzi proposti al filone Lacuna Coil / Evanescence. Due nomi non casuali, perchè al canto c'è Gloria, bellissima non solo nella voce, con un qualcosa di Laura Pausini, ma dopo un weekend intenso in compagnia di Zakk Wylde. La giovane età, le fa perdonare alcuni atteggiamenti un po' troppo da "recita della scuola", perché invece ha il carisma e la presenza per stare sul palco in modo magnetico; non è un genere che mi faccia impazzire, ma questa formula funziona se la voce femminile lascia una bella impronta ed è sicuramente il caso dei Missing Ink. Non da meno ovviamente gli altri musicisti, nonostante la scelta che non apprezzo particolarmente di vestirsi uguali (fa molto orchestra spettacolo ed a mio avviso sminuisce il loro valore). 
Come capita spesso, molti loro coetanei li seguono e questo si rivela decisivo nell'esito della votazione. 

Premio della critica per i cari 4-sixtyfive, eleganti e grintosi, che sembrano aver ben assorbito l'uscita dal gruppo di Massimo e nella formazione a 4 propongono alcuni cavalli di battaglia in modo perfetto; Sara alla voce è davvero un valore aggiunto ed ho notato con piacere come anche lei si trovi sempre meglio sul palco, sciolta e serena, facendo risaltare ancora di più il suo timbro vocale.

Chiude la serata il trio heavy Youthanasia, una bomba che esplode per 20 minuti nel Mulino, lasciando gli spettatori "pettinati" dalla ferocia e dal grande impatto. Riferimenti ben chiari, lezioni fondamentali mandate a memoria, i 3 mangiano a colazione Iron Maiden, Black Sabbath ed i primi cattivissimi Metallica e li digeriscono in una formula che investe l'ascoltatore ma lo conquista facilmente. Igor al basso ed alla voce traccia la linea da seguire, Luca alla chitarra sa bene come si suona questo genere, ma è Andrea dietro i tamburi che trascina la band. Metallaro doc, capello lungo d'ordinanza ed una precisione con le bacchette che lascia senza fiato. Un metronomo cattivo ed indemoniato, a mio avviso il miglior musicista salito sul palco ieri sera.

Serata molto bella ed affollata, a dimostrazione delle potenzialità della proposta e del luogo stesso.

Il mio desiderio ed augurio è che i ragazzi del Mulino trovino la possibilità di non lasciare quel portone verde chiuso fino all'undicesima edizione del festival, sarebbe uno spreco che in tempi musicalmente così poveri non possiamo permetterci.


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