mercoledì 2 maggio 2018

Ciao, buona domenica, ci vediamo sabato prossimo


vent'anni fa oggi, mentre ero a portare i miei ragazzi degli scout in route, ricevemmo la telefonata che non avremmo mai voluto ricevere, ma che sapevamo stesse per arrivare.

Vent'anni fa se ne andò il mio amico Pippo.
Pippo, non "il padre del capitano", non solo.

Perchè se nella nostra compagnia siamo in tanti, troppi, ad aver perso il papà per motivi fottutamente simili tra loro, Pippo era per me qualcosa di più.

Pippo magari non era un amico in senso stretto, ma l'affetto ed il bene che gli volevo andava ben oltre l'essere papà di un mio amico.
Pippo, capitano dei gialli ed organizzatore ufficiale della partita del sabato e delle settimane bianche.
Pippo, juventino, scherzoso, casinista, una persona di una bontà e di una simpatia rare, sempre pronto a dare una mano a noi ragazzi scout.

Pippo che quando a 17 anni andammo tutti a vedere un concerto a Genova doveva venirci a prendere e dopo 1 ora ancora non si vedeva, così il capitano chiamò casa e gli rispose lui, oh belin! Si era rotta la macchina e stava arrivando sua moglie.

Pippo che riuscì nell'impresa di convincere mio papà a farmi andare allo stadio a vedere la juventus, la mia prima partita della juventus!!! Aprile 1990, stadio comunale, curva maratona, juve - colonia 3-2.

Pippo che viene a prendere suo figlio, il Conte e me all'aeroporto dopo la vacanza a Londra e riceve in regalo una cornamusa; Pippo che prova a suonarla con sua figlia di pochi mesi che dorme e quando la cornamusa inizia a suonare impazzita non riesce a fermarla tra le nostre risate e la disperazione di sua moglie. 

Pippo, soprattutto calciatore infaticabile per i gialli, i nostri rivali, nostri di noi dei rossi eh, quelli del mio libro Scusa, Ameri che proprio a lui è dedicato e proprio con il titolo di questo post inizia.

Sono passati 20 anni Pippo, da quando te ne sei andato, da quando tuo figlio ci chiese di non interrompere la nostra route, da quella corsa il giorno dopo per venirti a salutare, da quella notte passata a vegliare di fianco a te ed al tuo cane che stava lì fermo, distrutto dal dolore come tutta la tua famiglia.
Sono passati 20 anni da quel funerale così partecipato, da quell'omelia scritta da tuo figlio, da quelle lacrime che non volevano smettere di scendere.

Siamo cresciuti Pippo, siamo uomini, padri, madri, zii, abbiamo pianto altre perdite e festeggiato matrimoni e nascite, chissà quanto saresti stato contento nelle giornate di festa, insieme ai tuoi amici del MASCI,

Ma oggi, come 20 anni fa, ricordo con precisione il momento in cui mi vennero a chiamare perchè mia madre mi cercava al telefono e sapevo che c'era solo un motivo perchè mi chiamasse durante una attività scout.

Ricordo tutte le tue prese in giro negli spogliatoi, tutte le volte che facevo una bella parata e per te era sempre "che culo!", tranne quella volta che giocammo assieme, forse l'unica e allora mi facesti un sacco di complimenti.

La bella persona che eri è dentro i tuoi figli, che ti assomigliano non solo nei lineamenti.

Chissà se hai visto mio papà lassù, magari vi siete fatti anche un giro a cavallo, come ai tempi della Camargue.
Magari siete tutti assieme, voi che ci mancate così tanto, Antonio, Ermanno, Walter.
Tutti a guardare sti figli maschi casinari e incerti che qualcosa di buono stanno facendo.

Ed allora stappo una bottiglia di vino, come fosse una del tuo, Pippo e brindo a te ed ai 20 anni che hai passato ad accompagnare da là i tuoi cari.

E come ci dicevi sempre dopo la partita, uscendo dallo spogliatoio, ti saluto così:
Ciao, buona domenica, ci vediamo sabato prossimo.