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martedì 8 luglio 2014

Billy Joel Live at Madison Square Garden, NY - Dalla nostra inviata Anna staccato Maria





Non mi ricordo se ho avuto occasione di dirvi che recentemente sono stata a New York.

Sempre nella vita si ha bisogno di un viaggio a Ny. In alcuni momenti, però, se ne ha bisogno e lo si merita più che in altri. Questo era appunto uno di quei momenti. Per cui fuck it, let’s go to New York. 
Del viaggio non vi dirò, che potrei dire?
Invece, visto che da millenni non scrivo a proposito di un concerto, vi parlerò del concerto di Billy Joel. Perché mi va di scriverne e perché nessuno è obbligato a leggere, guarda un po’ che bella combinazione!
Dovete sapere che da anni andavo ripetendo “mi piacerebbe vedere Billy Joel in concerto”. Non che lo ripetessi sistematicamente come un mantra, certo: era più una frase sospirata con tono di malinconico desiderio che saltava fuori durante conversazioni di stampo musicale “……eh….uno che mi piacerebbe tanto vedere in concerto è Billy Joel….eh…”. 
E guarda un po’ il caso: ecco che Billy Joel suona a New York proprio quando io decido di andarci. Ah, fato sublime e misterioso che incastri a meraviglia i tasselli della nostra vita, creando un puzzle variopinto come un 2000 pezzi con il castello di Neuschwanstein! E’ un po’ come quella volta, e stiamo parlando di un importante somma di anni fa, quando la frase che ripetevo spesso in conversazioni come sopra era “eh…mi piacerebbe tanto incontrare Kevin Spacey..eh…”. E dillo una volta, e dillo un’altra volta, ecco che nella mia prima vacanza a New York scopro che Spacey recita a teatro proprio sotto il mio albergo. Tombola! Signor Fato, tu mi sai. Vedo Spacey, lo incontro fuori dal teatro, foto, autografo. Alè, andata. Locandina con tanto di autografo che va a fare bella mostra di sé sul muro di casa mia senza che, peraltro, in tutti questi anni a qualcuno sia mai venuto in mente di chiedere notizie quel quadro con uno scarabocchio sotto. Avvilente, non vi pare, esibire della memorabilia con così scarsi risultati? 
Quindi vorresti dire, cara Anna, che quell’incontro ti ha cambiato la vita? Ma manco per niente. Ho giusto un quadro su una parete e ho ‘sto aneddoto da tirare fuori quando voglio fare della filosofia spicciola e come prova dell’esistenza del Fato benevolo. A furia di dirle le cose accadono.
Per farle accadere, però, bisogna andare a New York. È là che succedono le cose. Ostinarsi per anni nella tratta Trofarello/Bricheraio (dico per dire) non è che apra ‘sto gran ventaglio di possibilità, mi spiace ammetterlo.
Ed ecco che in un niente la nostra eroina si trova seduta al Madison Square Garden. Ohibò! Quanta emozione. Al Madison mi ci aveva portato anni fa mia sorella a vedere i Pearl Jam. Mi ero molto divertita, gran carica quei giovanotti. Solo che, vedete, io i Pearl Jam li conosco poco. Non mi sono molto impegnata su questo fronte musicale, devo ammetterlo. Per cui quel concerto fu spettacolare e memorabile ma senza quegli effetti devastanti che sanno godersi solo fans vere come Stefania o Angela, per esempio. Diciamo che mancava l’aspetto emozionale. E nei concerti, come nella vita, è l’aspetto emozionale che fa la differenza. Adesso scusate un attimo che mi salvo questa frase negli appunti per poterla riciclare alla prima occasione in qualche dibattito sui luoghi comuni: direi che suona benino.
Dunque diciamo che con Billy Joel l’aspetto emozionale non deficitava. Io lo amo, fine.
Allora, ci arriviamo a ‘sto concerto?? Ma beata gioventù, che vi devo dire? Gran classe, gran gigioneria, gran divertimento. Ha giocato con il pubblico, con sé stesso e con i musicisti. Ha ruffianato, incantato, divertito, incatenato e fatto un sol boccone di tutto il Madison. E ha fatto della gran magia. New York City state of mind, e giù avanti pesante attraverso The enterteiner, Uptown girl avanti a valanga fino all’apoteosi di Piano man. Il Greatest Hits, per fortuna! Il Madison che sembrava Las Vegas, inondato da una pioggia di luci molto suggestiva, musicisti di gran classe (compresa la tipa che suona anche con Bruce, avrei dovuto essere più preparata…). Le mani che volano sul pianoforte, la voce che non è più quella del ragazzino imberbe e pertanto è ancora più affascinate. Pubblico fuori di melone, che non mi si venga a dire che gli americani non si divertono. Il tizio dietro di me in delirio per tutto il tempo con voce stridula (Billy, you are a geeeeeeeeeniiiiiiiiius!!): avrei voluto avere la borsetta di Julia, quella dei fumetti, una borsetta con dentro un posacenere di alabastro, per tirargliela sui denti. Però poi ho riflettuto sul fatto il tipo si divertiva, che tutti intorno a lui si divertivano, che io rischio di diventare brutalmente acida. E non voglio. E così mi sono rilassata e ho strillato anche io. E’ stato molto più divertente e apre prospettive meno tese per la futura menopausa. 
Poi io non è che sappia proprio bene tutte le canzoni, eh! Ho fatto quello che faccio ai concerti di Bruce: ho tenuto le vocali lunghe. Fa molta scena ed è meglio di la la la… E’ andata bene fino allo scorso anno, quando la Inner Sabri mi ha sgamata. “Ma come, non sai il testo di Spirit in the night??” “Eh,no…” “Ma sei hai cantato tutto il tempo?!!” “Non cantavo: tenevo le vocali lunghe…”
Che altro vi devo dire? E’ stato bello, tutto. Per cui non mi resta che dire grazie ai miei amici per il supporto.
Grazie al mio amico Bill de Blasio per essersi fatto fotografare durante il Gay Pride.
Grazie al mio amico Billy Joel perché è sempre un piano man di gran classe.
Grazie al mio amico Bill Starbucks per la massiccia fornitura di caffè.
Grazie al mio amico Billy Steve McCurry per i colori e sempre e comunque, a prescindere.
Grazie ai costumisti, ai truccatori, ai tecnici, ai taxisti, agli homeless, ai turisti, a chi mi ha chiesto ripetutamente informazioni, alla cameriera dell’albergo, a chi ha deciso che la cipolla cruda sta bene con tutto e se ci metti un mese a digerirla sono fatti tuoi, alle creme di Victoria e ai libri di Strand, ai marciapiedi belli larghi senza cacche di cane. Grazie alla mia famiglia, al mio cane e ai miei gatti.
God bless America. God bless you all. United we stand. Yes, we can. Oh, yeah!
E comunque, This is the time to remember.

mercoledì 24 luglio 2013

Darwin, Ridley Scott ed il documentario sui fans di Bruce



Un graditissimo ritorno su queste pagine, una bellissima sorpresa trovata nella mia casella di posta.
Anna staccato Maria ci racconta cosa ne pensa di Springsteen and I.


A voler essere proprio coerenti forse non dovrei scrivere di Bruce. Nella durissima e spietata selezione naturale che porta ad essere vero-fan io sono un soggetto alquanto deludente. Diciamo che nella famosa immagine che illustra l’evoluzione della specie da scimmione a homo erectus io non vado oltre la seconda massimo terza figura:  ginocchia ancora  piegate, schiena un po’ curva. Ben lungi da camminare dritta e impavida verso il futuro (e verso una terra di sogni e speranza). Darwinianamente parlando  non sono una fan evoluta.

L’altra sera, però, ho visto questo film (o documentario? Come li chiamano? Docu-film è brutto proprio…) di Ridley Scott e c’era questa tizia danese, una signora non proprio giovanissima, che si definiva “una fan che adora la musica si Springsteen ma che non sa quale sia il numero di scarpa di Bruce né il numero dei suoi figli”. Questa cosa mi ha molto rincuorata perché se lei non sa quanti figli ha Bruce e sta comunque dentro un film di Ridley Scott, io che conosco ADDIRITTURA il nome di uno dei ragazzi (e’ James? Sarà ben James, no?) guadagno punti. Darwin tira un sospiro di sollievo. Ho anche cercato di immaginarmi quanto conoscere il numero di piede di Bruce possa eventualmente modificare in meglio la mia vita, ma sono giunta alla conclusione che l’apporto sarebbe probabilmente irrilevante, per cui proverò a tirare avanti un altro po’ di anni vivendo in questo abisso di ignoranza.

Adesso non staremo qui a sviscerare le ragioni per cui uno prende la macchina e si attraversa la città per vedere un documentario su Bruce. Ci sarebbe molto più da dire sul perché, tra i tanti cinema di Torino, proprio in quello dall’altra parte della città doveva aver luogo L’evento!  Però, dai, mi sono divertita. Più di quanto pensassi. Un’altra torta in faccia allo snobbismo che già mi aveva portata a sogghignare all’idea della coreografia di San Siro, salvo poi arrivare molto prossima alla commozione nel vedere il risultato finale.  

Di tutto quanto, quello che mi ha fatta sorridere di più è stato quel sassolino che Bruce è sembrato togliersi dalla scarpa (“anche io sono stato mollato: ma ora si pentono tantissimo!!”). Che magari non è vero, però faceva ridere. E poi la scenetta finale con Paul McCartney. Alla fine della canzone, Bruce gli ha reso omaggio come si fa di solito, gridando il suo nome nel microfono “Paul McCartney!! Paul McCartney!!”. Il Baronetto, invece,  lo ha puntato una o due volte con l’indice e aveva quello sguardo un po’ così di uno che pensa: “Lui! Lui!....ma come cacchio è già che si chiama questo qui??”.

E poi, essendo signore, non è che staremo qui a sottolineare come nelle inquadrature che li riprendevano da dietro, risultasse evidente che Bruce riempie molto meglio i jeans che non il buon Beatle…

Mentre guardavo il film mi sono immaginata una cosa, cioè l’altra parte della medaglia. Ho pensato che tra tanto, tantissimo tempo, quando non ci saranno più dischi da promuovere, spazi da riempire, biglietti da vendere, quando Bruce sarà una persona anziana…No, lo spostamento d’aria non è il terremoto. E’ solo l’onda d’urto del pensiero dei fans nel leggere le parole “Bruce” e “anziano” all’interno della stessa frase. Comunque stiamo parlando di un futuro lontanissimo… Mi sono persa, cosa dicevo.. Ah si, mi sono immaginata una di quelle interviste all’americana con l’intervistato seduto di tre quarti con lo sguardo fisso su qualcosa che non si capisce cosa sia, con una voce fuori campo a  fare le domande. La voce fuori campo è la mia, perché trattandosi di una mia fantasticheria posso anche pensare di essere io ad intervistare Bruce, no? Tanto che male fa?

Dunque, Springsteen è seduto su questa poltrona un po’ vintage con dietro un ficus benjamin per riempire un la scena. E io gli chiedo: Bruce, adesso che puoi farlo senza paure, ti prego dimmelo. Adesso che i tuoi fans ti hanno fatto sapere in miliardi di modi cosa pensano di te, della tua musica, di cosa sei per loro, ti prego dimmelo dimmelo dimmelo!  Dimmi che cosa pensavi. Che cosa pensavi quando salivi sul palco e ogni volta ti trovavi di fronte tutta quella gente?  Quando salivi quei pochi gradini e ti vedevi davanti decine, e poi migliaia, e poi decine di migliaia di persone in mistica attesa… Quale era il tuo primo pensiero?  Quando  sei comparso sul palco di San Siro e lo stadio ti stava dichiarando amore vero?  Quando leggevi i cartelli ai concerti….quando vedevi le mani protese….quando qualcuno ce la faceva ad arrivare sul palco e ti diceva qualcosa all’orecchio….. Quando..quando …quando…  Tutte quelle volte lì, tu cosa pensavi?

-Sono felice! sono un uomo completamente,  pienamente felice! Dio, grazie grazie grazie!....
-Li amo, li amo davvero…..amo ognuno di loro per il solo fatto di essere qui…

-Ok, andiamo! Questa sera li spacco in quattro!

- Ziocane, non ho fatto la pipì…

- Questa sera non la faccio Dancing….in prima fila ci sono solo racchie…non mi va di tirar su nessuno…

- Adoro tutto questo!  Me lo merito?

- Sono felice…sono felice…sono felice….!!
-  Io a ‘sto qui che non sa Waitin’ gli darei un calcio in culo..

- Ma quanto mi diverto??? Sono carico!! Dopo prendo Patti e…

-  Senti che coro! Cantano tutti!! Strepitosoooooooo! Vorrei non finisse mai..

- Ziocane, certo che Steve è proprio un ciccione bolso… tra l’altro mi sta anche sputando in faccia…

- Sto facendo qualcosa di bello, sto facendo qualcosa di meraviglioso per tutti loro…

- Dunque, 70 euro a cranio per 50.000 persone fanno…..

Dimmelo, Bruce, dimmelo! Siamo tuoi fans, abbiano diritto di sapere… Che cosa hai pensato di noi?

martedì 7 febbraio 2012

Anna staccato Maria e l'acquagym



Dopo una lunga attesa è tornata la nostra carissima anna staccato maria!!!!!!


Carissimi!  Passo volentieri a darvi un saluto. Come state? Tutti
bene? Figli, mogli, mariti, parenti, amanti tutti in forma?
Mi sono state chieste notizie e allora faccio capolino per dirvi che
vi penso. Ne approfitto anche per raccontarvi alcune cosette fatte
ultimamente.
Per esempio, ieri.....


E sopraciglio su…e sopraciglio giù..

Sono stata alla prima  lezione del corso di  acquagym che mi ha
regalato la mia amica C. Dopo tanto tergiversare, dopo scuse e rinvii,
il momento è infine giunto. Tenete conto che il regalo l’ho ricevuto
per il mio compleanno, la prima lezione è stata a inizio febbraio.
Quattro mesi e mezzo. Questo dovrebbe farvi capire con quanto impegno
e costanza io mi sia  data a da fare ad inventare scuse per non
andare.
Però mi ero anche detta che questo sarebbe stato l’anno della mia
messa  a punto fisica e quindi ho tenuto fede all’impegno. In realtà
dovevamo iniziare lunedi  scorso poi com’è come non è…..era andata a
finire che c’eravamo ritrovate si, ma per berci un aperitivo e fare
due chiacchiere. Così avevamo stabilito che il lunedi successivo,
oggi, avremmo iniziato a qualsiasi costo.
Siamo state un tantinello sfortunate nel beccare la giornata più
fredda del millennio, diciamolo. 12 gradi sotto zero…però noi avevamo
detto a qualunque costo, no?
La piscina non è male, a due passi da casa. Sono arrivata con il mio
bel borsone, il mio bel accappatoio, il mio bel costume (comprato per
l’occasione).  Non mi lamenterò del fatto che gli spogliatoi erano
freddi perché in fondo nessuno mi puntava un fucile alla testa e non è
colpa di nessuno se fuori sembra di stare in Siberia.  E poi
lamentarsi del freddo quando tutti i giorni incontro Carmelo, il
barbone che vive qui nel quartiere, mi sembra proprio una vigliaccata.
Di sicuro, comunque, posso dire che gli spogliatoi non erano per
niente caldi in particolare per uno che deve togliersi un piumino
imbottito, tre strati di lana e infilarsi in un costume da bagno.
Mi sono cambiata e insieme a C.  sono andata in piscina. Mentre mi
cambiavo sono anche riuscita ad essere scortese con la mia amica. Ero
nervosa. E già…perché non dimentichiamo che stavo per entrare in una
piscina. In acqua. Dentro l’acqua. IO! Io che ho una paura fottuta
dell’acqua, come dicono quelli che parlano bene.
Io! Che a casa di Cristiana, con quella meraviglia di piscina a
disposizione, stavo ben lontana dall’acqua  con la scusa che dovevo
scattare le foto alle bambine! Che al mare, da Sabrina, rimanevo
ancorata alla sdraio con la scusa di “controllare che nessuno tocchi
niente”.
Però qui  l’acqua era bassa e io mi ero detta che poteva essere una
bella occasione per superare un po’ il timore e fare qualcosa di buono
per il mio corpicino.
La formazione in piscina era così composta (tenete sempre conto della
temperatura fuori, mi raccomando): una ragazza sui trent’anni, una
signora sui 75 anni, un signore sui 70 anni, la mia amica ed io. Il
che mi ha molto rincuorata, perché se c’erano i vecchietti non doveva
essere una cosa troppo difficile.
Ho fatto un giro di perlustrazione intorno alla piscina, avvolta
stretta nel mio accappatoio color albicocca, tanto per prendere
confidenza. Poi mi sono sfilata l’accappatoio. Qui è sorto un
problemino….perchè mi sono accorta che non avevo una cuffietta per i
capelli. Ovviamente obbligatoria. Per fortuna la mia amica all’ultimo
momento aveva messo nel borsone una cuffia da doccia…………………
………………………………………………… 
ecco, ho messo abbastanza puntini di sospensione?
Vi ho lasciato abbastanza tempo per assimilare l’immagine? Riuscite a
vedermi a bordo vasca con il mio costume nuovo e la cuffia trasparente
per la doccia in testa?
Bene, allora andiamo avanti.
Di buono c’è stato il fatto che ho girato lo sguardo sulla nonna
settantacinquenne piuttosto rotondetta…e anche lei aveva una cuffia
per la doccia in testa! Mi sono sentita  molto più a mio agio. Sempre
deficiente, ma molto più a mio agio!
Tutti si sono buttati in acqua e allora ho capito che era il grande
momento. Mi sono afferrata alla scaletta e sono scesa giù.
Il primo scalino, il secondo scalino….dove cacchio è il fondo?? Perché
non arriva??
Terzo scalino…..ancora niente. Finalmente metto i piedi sul fondo
vasca. L’acqua mi arriva un po’ oltre il seno nel punto in cui è più
alta.  Sono ritornata su aggrappandomi alla scaletta con una velocità
di tutto rispetto. Ma vi rendete conto?!?!? L’acqua era alta.
Altissima!!!  Come ho messo i piedi sul fondo l’aria ha cominciato a
mancarmi, mi sentivo soffocare. Il pensiero di perdere l’equilibrio e
finire sotto mi è esploso nel cervello. Ero già morta, lo sentivo.
Sarei morta in una piscina insieme a dei vecchietti sconosciuti. E con
una cuffia da doccia in testa.
Mi sono seduta sul bordo, ho messo i piedi sul primo gradino della
scaletta e da lì mi sono goduta tutta la lezione. A mio merito posso
dire che ho tenuto i piedi a bagno.
L’istruttrice mi ha chiesto se andava tutto bene. Io le ho sorriso e
ho alzato il pollice (un modo molto sportivo di dire che andava tutto
alla grande, oh yeah!). Dopo un po’ me l’ha richiesto chiedendomi
anche “ti unisci a noi?”. Io le ho sorriso un’altra volta facendo un
gesto con la mano. Gesto che poteva voler dire “no, grazie, preferisco
rimanere qui sulla scaletta”, come anche “ se fai tanto di
avvicinarti  e cercare di convincermi ti strappo dei lembi di pelle
con i denti!”. Fatto sta che poi non mi ha più detto niente.
Alla fine comunque mi sono divertita. Io credevo che la parodia che
fanno al Ruggito del Coniglio fosse eccessiva, e invece no, i corsi di
acquagym sono proprio così! E ogni tanto pensavo “ma dai! Non potete
accettare che vi facciano fare QUESTO!”  Un , due, tr, quatt, cinq,
sei, sett, ott! E tira su il malleolo, e tira giù il malleolo, il tuo
malleolo a destra, il tuo malleolo a ‘nistra!....cinq, sei, sett, ott!

martedì 19 luglio 2011

anna staccato maria va a campovolo

e noi gli mettiamo qui il suo bel racconto, anche perchè nella seconda riga mi descrive PERFETTAMENTE.

Sono stata a Campovolo a sentire Ligabue.

(starabuummmmm bang!! Rumore di attributi maschili che si sfracellano al suolo. Sono quelli dei miei amici, puristi del rock, alla notizia). E vabbè, pazienza.

Io non ci volevo andare a Campovolo, per svariatissimi motivi. Mi limiterò a citarvene uno, vitale: è il 16 di luglio, ci sono milioni di gradi, il sole a picco sulla bassa padana, io ho l’anemia ai livelli di guardia e anche un po’ oltre, faccio il giro intorno al laghetto camminando con Ginger e torno a casa con il fiatone. Questo potrebbe bastare a dissuadere le anime coraggiose dal tentare l’impresa. Ma io, oltre a non essere coraggiosa, sono anche abbastanza incosciente. Inoltre non ho cuore a dire di no a un’amica che mi sottopone la triste eventualità di perdere tale concerto perché nessuno l’accompagna.

Come vedete il problema di non andare a Campovolo perché Ligabue non mi piace, non sussiste. A me piace Ligabue e mi assumo tutte le responsabilità di questa affermazione. Per due ragioni. Primo perché mi mette di buon umore. Secondo perché è una sicurezza. Il fatto di mettermi di buon umore per me è fondamentale: chiunque o qualsiasi cosa sia in grado di farmi ridere di cuore è ben accetto. E questo signore qua, quando canta, mi mette allegria e mi carica di energia. Il secondo motivo non è meno importante. Egli è una sicurezza. In dieci anni avrò visto 5 o 6 concerti ed erano tutti, tutti uguali. Mai sgarrato di una virgola. Canzoni, arrangiamenti, la rava e la fava musicale. Identico a sé stesso come una fotocopia in A4. Io sono molto contenta di questo. Vado a sentirlo apposta. Perché non vedo l’ora di scatenarmi a cantare su A che ora è la fine del mondo? Vivo morto o X, Un colpo all’anima e compagnia bella. Io sono lì per quello. Mi sentirei molto frustrata se ad un concerto non potessi sentire Il giorno di dolore o Questa è la mia vita. Molto, molto frustrata. E’ come se andassi ad un concerto di Springsteen e non potessi ballare su Badlands. Io VOGLIO poter ballare su Badlands ad un concerto di Springsteen. L’ultimo dei miei pensieri è preoccuparmi se questo sia ye ye o no. Poi può anche fare Pilgrim in the temple of love, per carità, al suo buon cuore. Ma io vado a casa più contenta se dopo mi fa Badlands. Capite qual è la faccenda? Ci si scarica e ci si ricarica. Funziona così la mia idea di certa musica. Poi, onestamente, a me non me ne può fregar di meno se Ligabue ha copiato Bruce o i Farinei Dla Brigna, se è gasato come una Coca Cola , se Bruce ha usato la chitarra a 6 corde e gli amplificatori bassi (sempre che questo significhi qualcosa). Io voglio poter cantare Badlands e Vivo morto X a squarciagola. Poi vado a casa contenta.

Campovolo in questo senso non ha deluso manco di una virgola. Tutte, ma proprio tutte le canzoni che volevo ascoltare. Sempre le solite, sempre nello stesso modo, morire se cambia una nota! Tre ore di urla a squarciagola, di emboli in procinto di mettersi in circolo, di gambette saltellanti, di braccia al cielo, di un sorriso largo di qui a laggiù. Come sono riuscita a resistere? Beh, come ha ben sintetizzato una mia amica: M"inchia, Anna….Tutti con la birra e tu con ‘ste cacchio di bustine di magnesio…”. Bustine di sali minerali, ginseng, zucchero. Non ci stavano nello zaino altrimenti mi sarei portata delle flebo. Ho perso alcuni chili ma ho guadagnato anni di vita, perché quando sono andata via, crogiolandomi nella mia sicurezza soddisfatta, senza voce, senza più l’uso dei polpacci e delle caviglie…beh, stavo meglio di prima. Mi sentivo molto molto bene. Come se le tossine e i pensieri brutti se ne fossero andati via, volando dietro le urla di una canzone imparata a memoria.

Mi sono divertita. Tutto qui. Ridendo di me stessa, preoccupata di non potermi portare l’acqua come religiosamente appreso ai concerti di Bruce. E invece c’erano i frigoriferi. I frigo portatili, quelli da campeggio. Una festa. Ragazze che giravano in due pezzi (inteso come costume da bagno), come se fossero in spiaggia a Ferragosto. Ero leggermente scandalizzata, ma ormai si sa che invecchio: gli orli delle minigonne mi sembrano troppo corti. Da laggiù, dalla mia postazione quasi sul fondo del prato, i fans di Ligabue non mi sono sembrati più anormali degli altri. Sembravano ragazzi in procinto di divertirsi. Ed era tenero a vedersi, tutto questo.

Lui è un furbone e vive di rendita. Ma si! Che Dio ce lo conservi a cantarci Certe notti per ennemila anni a venire, solo per il piacere di vedere le braccia alzate di 110mila persone ad ondeggiare e cantare con lui. Fa sempre un bell’effetto.

Non c’è morale in tutto questo. Solo il fatto di essere contenta e di sapere che Mauro Pagani ha un viso bellissimo.

Io non ci volevo andare, però la prossima volta ci torno.

lunedì 16 maggio 2011

Salone del libro - di Anna staccato Maria


Sono stata al Salone del Libro. Sono molto contenta perché hanno ripreso a chiamarlo Salone. Per qualche anno hanno tentato di ribattezzarlo con la triste parola Fiera, ma solo perché c’erano di mezzo forti pressioni milanesi che da tempo premono per scipparci l’evento.   
C’era il tentativo di milanizzare e così si  era partiti dal nome. Fiera è molto internazionale,  molto milanese appunto. Comunque per i torinesi è sempre stato Salone, non ci sono santi, e quello è tornato ad essere.
Volendo usare una metafora matematico-religiosa potremmo dire che il Salone sta a me come il Paradiso con le 40 vergini sta a un mussulmano morto.
E’ un po’ la ricompensa somma, il nirvana, il  mondo incantato del giardino segreto al di là del muro di mattoni.  Ah! Quanto mi piaceva il Giardino segreto, quando ero piccina. Devo assolutamente rileggerlo.
Al Salone succedono  cose belle e tutti vivono in pace e armonia, tranne quando ci sono contestazioni accese. Ma ieri non c’erano contestatori.
Alcune cose molto belle che mi sono successe quest’anno.
Prima di tutto una bella passeggiata di 10 minuti per raggiungere il luogo dell’evento. E già il fatto di avere il Paradiso proprio dietro casa è segno di grande fortuna. Inoltre, dopo le code senza fine viste nei giorni scorsi,  all’ingresso c’ero solo io. Ma questa non è fortuna, è più che altro strategia. Alle 19 di domenica sera il flusso è tutto in uscita, non in entrata.  Gli stand sono più o meno sempre gli stessi, ma questo non toglie nulla all’entusiasmo dell’appassionata lettrice.
 Di solito non faccio grosse spese al Salone perché le maggiori case editrici hanno il prezzo pieno , per cui tanto vale aspettare gli sconti su Ibs. Però poter vedere esposto tutto il loro catalogo, tutto quel ben di Dio, è una gioia per gli occhi e per il cuore. Mi sento come il sindaco nella vetrina della pasticceria, in Chocolat.  Le altre, le case editrici meno conosciute, azzardano invitanti 3x2 e intriganti sconti del 20%.  Questo è  dovuto al fatto che spesso propongono titoli che nessun sano di mente penserebbe mai di comprare, men che meno a prezzo intero. Io, però, gli sconti li amo moltissimo. C’è stato un tempo in cui adocchiavo da lontano il cestone delle offerte, poi mi avvicinavo con fare disinvolto e un po’ annoiato allo stand, mi guardavo intorno con interesse un po’ sostenuto e un’aria da vero conoscitore di  perle editoriali, sfogliavo con espressione disincantata le pagine di qualche  patinata edizione extra lusso e alla fine, ma solo alla fine, fingevo di inciampare per puro caso nel cestone delle offerte nel quale, con l’atteggiamento di chi si abbassa a tanto più che altro per non offendere il padrone di casa, mettevo decisa le mani sui due o tre titoli che con  l’infallibile fiuto del vero ricercatore di sconti avevo già individuato da almeno dieci minuti.  Ma erano altri tempi, non avevo ancora capito le cose del mondo e soprattutto non avevo ancora elaborato la mia personalissima versione della  teoria del “ma chi se ne frega!!?”.
In fondo, riflettevo ieri  tornando a casa, se c’è una che di cognome fa  Levi Montalcini, che si fa fotografare vicino alla più famosa e cotonata zia, ne fa un manifesto elettorale e ci scrive sopra “Si, sono parente”, non vedo proprio nessuna perdita di dignità nel tuffarsi in un cestone sul quale c’è scritto Libri scontati.  Giusto?  Giusto.

Il Salone è pieno di scrittori.  Giustamente, penserete. Sono tutti lì in carne e ossa e presentano i loro libri oppure vagano di qua e di là negli immediati paraggi delle loro case editrici. Io purtroppo  sono fortemente svantaggiata perché comprando sempre le edizioni economiche dei libri mi perdo le edizioni corredate di foto dell’autore in quarta di copertina, cosi  se anche  ne incontrassi uno non saprei riconoscerlo. Non che questo sia un problema, perché se anche lo riconoscessi non mi ci avvicinerei. Non saprei cosa dire. Per esempio, ieri stavo esaminando un grosso tavolo su cui erano esposte pile e pile di libri di Massimo Carlotto. Nello stand nessuno, tranne un signore seduto su una poltroncina intento a bere un caffè. Un signore che, senza ombra di dubbio, era Massimo Carlotto.  E se per caso ci fosse stata qualche incertezza sarebbe stata spazzata via dalla parole del commesso, gentile  “Non so se ha visto , ma è presente anche l’autore….”.
Per una manciata di secondi la mia testolina ha elaborato la scena in cui uno dei libri veniva fatto autografare al Carlotto con dedica speciale al Sari. Il libro sarebbe stato poi spedito al Sari stesso, con tanti auguri.
E invece niente.  Non è proprio nelle mie corde: farmi autografare qualsiasi cosa da chiunque mi fa sentire terribilmente in imbarazzo, anche se in effetti una volta il Cala mi ha autografato la ricetta della parmigiana.
E poi cosa avrei potuto dirgli? “Buonasera signor Carlotto.  Potrebbe fare una dedica a un mio amico? Si chiama Fabio……No, per la verità non ho mai letto i suoi libri, mi dispiace. ,  ma Fabio ne parla molto bene.  A dire il vero ho letto Il fuggiasco. Se mi è piaciuto? Ecco…si più o meno. Mi ha dato un po’ fastidio il tono compiaciuto del protagonista. Mi scusi sa, è colpa mia,  le prometto che lo rileggerò perché magari non gli ho dedicato sufficiente attenzione. Lei comunque ha degli occhi davvero molto belli. Arrivederci, grazie. “
Capite, vero, che è meglio  che non mi azzardi..?
Per il resto ho resistito alle lusinghe di milioni di titoli, per quanto “Cento cose da cucinare al tuo cane almeno una volta nella vita” ha richiesto un notevole sforzo di volontà.
Mi è piaciuto molto il muro della Add edizioni. Un muro riempito di post it dove i visitatori potevano scrivere un motivo per indignarsi. Il fatto che il titolo di maggior richiamo dello stand fosse “La mia vita normale” di Pavel Nevded toglieva giusto un briciolo di credibilità all’iniziativa.

sabato 16 aprile 2011

cani e pedigree (di Anna staccato Maria)

Nella sala d’attesa del mio dentista c’è  una pila di riviste che parlano di cani. Lui, il dentista, è un appassionato e ha una bellissima doberman, completamente matta. A parte questo, quello che volevo dire è che  sfogliando le riviste ho scoperto un mondo: quelli dei nomi dei cani da esposizione, quelli con un pedigree lungo da qui a Trofarello.
Ho fatto una veloce ricerca e sono venute fuori alcune chicche che condivido volentieri. Alcuni nomi sono bellissimi.  La mia preferita è Maffi della Banda Alata, anche se devo dire Gianni della Madonna del Carmine e Allegra della Taparina si difendono bene.
Mi auguro comunque che uno di questi cani non decida di sfuggire al suo padrone, magari durante una passeggiatina al parco, posto naturalmente che Colt Von Den Almewiesen frequenti il parco.
Ve lo immaginate un tizio con un guinzaglio in mano che rincorre disperato il suo cane in fuga urlandogli dietro “fermo, torna qui Mastertouch Banjo of Artistryn!!!”. Ora che ha finito di pronunciarne il nome, il cane avrà già superato la frontiera…
Vi saluto e esco: Ginger dei Massimino di Carrù deve fare la cacca.

 SNOWTAIRES STANDING OVATION
 BALDASSARRE DI CASA CARUSO
ALLEGRA DELLA TAPARINA

SAMNITICUS CUPER
ARISTANI'S KINNON

FULMINE DEL NARNIENSIS


 MAFFI DELLA BANDA ALATA
COLT VON DEN ALMEWIESEN

JONAS V. D. SCHWRZAN DOMAINE
Balzan III dell'angelo del summano
Gianni della Madonna del Carmine
ZINEDINE DEI FIORINDO
THIBEAU DE LA COUR DES PERDRIX

ABSOLUTELY STAR DEL RE DI DANARI
MASTERTOUCH BANJO OF ARTISTRYN
TROMPETERBAKKEN S DINA
Bolero dei principi di Piemonte
Apollo delle grandi ombre
 Nilde Jotti

giovedì 3 marzo 2011

La competizione è femmina

Adoro avere amiche donne, notano cose che io non noterei mai ed hanno una cattiveria sottile che invidio porcamente.
Notano cose tipo questo, che ha notato la mia amica anna STACCATO maria.


"Mi giunge simpatica lettera dalla casa aumobilistica Renault.
Condivido volentieri alcuni passi meritevoli di attenzione...
Gentile Anna, se pensi di avere la stoffa di una vera Miss, scopri Renault Twingo Miss Sixty la prima city car femminile al 100% (e in effetti il concetto è chiaramente dimostrato dalle foto nell’opuscolo che mettono in evidenza un pratico scomparto contente rossetti)
..Twingo Miss Sixty gioca con il rosa e il nero, emblemi del dualismo tipico del mondo femminile, sempre in bilico tra la ricerca di un aspetto glamour e un animo rock.
……in esclusiva per te all’interno della brochure, il fashion tattoo che puoi sfoggiare in ogni occasione per essere sempre unica e sorprendente.
E c'è davvero! Uno di quei disegnini che si incollano sulla pelle. Ai miei tempi si trovavano nelle scatole dei formaggini.
Vabbè, vado a far lavare la mia vecchia Yaris tutta ammaccata. Non prima di essermi applicata il fashion tattoo su un polso, perchè sia evidente la mia glam'rock attitude...e anche un po' quel dualismo tipicamente femminile. "

è proprio vero, la competizione è femmina

martedì 2 novembre 2010

dave eggers - l'opera struggente di un formidabile genio


Protagonisti: il Cala (me medesimo), la Berga (amica e collega, amante del libro in oggetto, che ha imprestato a il Cala), Anna staccato Maria (amica, amante del libro in oggetto, grande lettrice e persona dei cui giudizi librari il Cala si fida ciecamente)

il Cala riceve il libro in prestito dalla Berga, che dice "mi sembra troppo un libro per te"
il Cala chiede ad Anna staccato Maria se conosce tale libro
Anna staccato Maria dice che è uno dei suoi 25 libri preferiti
il Cala attacca a leggere il libro in oggetto una mattina che va a genova in treno per lavoro
sms del Cala alla Berga: Berga sono in treno ed ho iniziato a leggere il tuo libro. Sono a pag 30 più introduzione e ti ho già mandato a fare in culo 3 volte
risposta della Berga: eh eh eh. resisti! L'impatto iniziale è un pò cosi, ma poi migliora
("l'impatto iniziale" altro non è, dopo 35 pagine di soliloquio a mò di introduzione, di un racconto parecchio accurato degli ultimi giorni di vita della madre del protagonista, malata di cancro.)
(macheccazzo)
sms del Cala: Ho l'impressione che questo libro segnerà in maniera indelebile la nostra amicizia, nel bene o nel male.
(minchia Cala se la prendi alta!!!!)
(ed infatti)
sms della Berga: Oh merda! non credevo di fare un passo così azzardato, forse dovevo rileggerlo prima, o forse affidarmi ad harry potter
sms del Cala: ahahahahah figa in effetti mi è uscita un pò pesante come sentenza

(lettura del libro, a volte interessante, a volte inquietante, a volte sconcertante)

(il Cala arriva ad una intervista che la troupe di mtv fa all'autore per decidere se scritturarlo per una specie di reality show)
(dura NON SCHERZO 45 pagine)
(il Cala e la Berga sono insieme su un treno, per lavoro)
il Cala: Berga, ma quando cazzo finisce stamminchia di intervista?
la Berga: ah non lo so, io l'ho saltata

inzia ad alBERGAre in me il dubbio che sto libro sia un pacco, sarà che lo leggo lentamente, sarà che sta cosa degli ospedali delle luci delle possibili ultime notti insomma se lo hai vissuto in prima persona, se lo hai vissuto sulla pelle tua e soprattutto di tuo padre, beh non ti entusiasma vederlo scritto su un libro di uno che ha fondato una rivista la cui prima copertina aveva dei culi nudi in primo piano

però

però della Berga mi fido, però i continui dialoghi - monologhi che il protagonista ha col fratellino beh ti tirano dentro al libro e alle loro seppur esagerate avventure

dai e dai mi mancano un 50 pagine, mi faccio avanti con Anna staccato Maria
Annamaria tesoro Mi dai 2 ragioni valide per cui ami il libro di eggers?

Anna staccato Maria, sempre disponibile, figurati se si tira indietro in una discussione sui libri:
Immagino tu stia parlando dell Opera struggente ecc ecc...

Dunque...a me era piaciuto moltissimo lo stile frenetico, quasi ossessivo in cui è scritto il libro. Mi ricordo che ad un certo punto c era una specie di intervista che apparentemente non c entrava nulla con il resto, ma che era la parte forse più intensa del libro, il momento in cui più era evidente la sofferenza del protagonista.
Altra cosa che mi aveva profondamente toccata era stato il modo in cui piano piano venivano fuori il dolore e il trauma del protagonista alla morte dei genitori, come le ferite profondissime di ciò che aveva vissuto venivano lentamente allo scoperto, mascherate da quello stile al quale accennavo prima e da un atteggiamento di finto-cazzone del tizio (ho dimenticato il nome del protagonista!).
Tieni conto che io lessi il libro di Eggers pochi mesi dopo la morte di mio padre, per cui ero piuttosto sensibile all argomento. Al di là della profondissima differenza di stile di vita e reazioni, ho ritrovato in ogni pagina del libro una sensazione di smarrimento, di attonita consapevolezza su improvvise nuove responsabilità da affrontare, che è stata mia per moltissimo tempo e che spesso e volentieri lo è ancora. Quel fermarsi e chiedersi "E adesso?".

Come dicevo prima, ho letto il libro parecchio tempo fa e questo è più o meno quello che ricordo. Mi è venuta voglia di rileggerlo: ti saprò dire meglio.

Cosa importantissima: Anna Maria.
(da questo momento lei è, è stata e sarà sempre Anna STACCATO Maria)

il Cala: io l'ho finito oggi e con te e dave ho purtroppo in comune la morte del genitore e la causa della stessa.
a pagina 30 ho mandato un sms all'amica che me lo ha imprestato mandandola a fare in culo, perchè onestamente rivivere certe scene da ospedale me lo sarei risparmiato volentieri.
in effetti ogni riga del libro ti da una sensazione di precarietà, di improvvisazione, di disastro incombente per dave e toph, ma nonostante tutto loro tirano dritti.
i monologhi di dave sono vera autoanalisi, l'intervista l'avrei dimezzata ed avrebbe reso meglio quello che dici tu.
alla fine però mi viene da chiedermi, in perfetto otb style, eh, e allora????
vanno avanti, vanno via di nuovo, il giornale sembra che chiuda, tutto resta incompiuto e mi è rimasto l'amaro in bocca perchè non sai bene dove andranno e cosa faranno.
non ti è sembrato un pò troppo astratto?

Anna staccato Maria: sono andata a riprendermi il libro e lo sto rileggendo. Penso sia stato davvero un lavoro di autoanalisi oltre che di scrittura, se consideri che cio' che viene raccontato è vero. Mi ero scordata del piccolo particolare che il protagonista è lo stesso autore e che quello che viene raccontato a proposito della morte dei genitori e delle successive vicende dei quattro fratelli potrà essere stato romanzato ma è vero. Probabilmente è stato davvero un modo di fare terapia e di affrontare il dolore.
Questo spiega anche il finale che porta a dire E allora?
E allora probabilmente non lo sapeva nemmeno lui, quando lo ha scritto. Non poteva inventarsi un finale perchè non ce n'era uno. Ha raccontato la vita fino ad un certo punto e inevitabilmnte il finale doveva rimanere aperto.
Non so bene cosa intendi per astratto.... Nelle pagine che sto sfogliando è fin troppo reale e crudo. Lo vedo astratto in alcuni dialoghi con il fratellino, quando gli fa dire cose che un bambino di 8 anni non sa dire, usandolo sulla carta come se fosse un altro sé con il quale dialogare.

il Cala: astratto non è la parola giusta, inconcludente, ecco, inconcludente.
però come hai appena detto la sua vita è inconcludente o lo era al momento, peeeeeeeeer cui non poteva essere diversamente.

Anna staccato Maria: cavolo!
mi duole informarti che recenti ricerche online hanno portato a codesta scoperta

Beth committed suicide in November 2001. (beth è la sorella maggiore di dave, lo scrittore)

vaccaboia!!!! sta qui, che nel libro non è ben messa a fuoco (come tutto e tutti, del resto) si è tirata un colpo, un pio d'anni dopo aver polemizzato col fratello per come l'aveva descritta nel libro ed essersene pentita (dicendo, per scusarsi, che aveva passato un terribile momento alla La Toya Jackson) (che se ci pensate è GENIALE come metafora)

insomma rifletto e rifletto e si, il libro, anche se magari in quanto libro mi ha lasciato un pò perplesso, alla fine mi esce nella sua importanza, autoanalisi, catarsi, trionfo dell'ego, megalomania.
bella storia oh.

ah, devo però informare la Berga:

il Cala: finito
la Berga: e quindi non siamo più amici?
il Cala:
ci devo pensare, ho bisogno di stare solo, magari potremmo non vederci per un pò
la Berga: ffffffffffffffffffffffffffffff
il Cala:
lo sapevi che beth, la sorella di dave e toph si è suicidata nel 2001?
la Berga:
alè che mi scende nel gossip
il Cala:
beh gossip un cazzo, sta qui una volta uscito il libro aveva sclerato contro lo scrittore che a suo dire l'aveva descritta peggio di come era in realtà, poi aveva chiesto scusa, poi si è seccata. Se entri nell'ottica che buona parte del libro racconta DAVVERO la vita dei fratelli eggers il libro cambia un pò di valore e soprattutto capisci di cosa cazzo parla
la Berga:
beh, ovvio. comunque secondo me è geniale per COME racconta, più che il cosa...ma io non me capisco un belino, mica come te
il Cala:
anche questo è vero, a pensarci bene.

giovedì 18 giugno 2009

il posto giusto

il padre di una mia amica ha ricevuto una lettera da parte della Alleanza Assicurazioni settimana scorsa.
la mia amica è un genio, ma si vergogna a dimostrarlo, così le faccio pubblicità.
ecco la risposta, spedita ieri.

Spettabile Alleanza Assicurazione
Gentilissimo dott. Marco R.


Scrivo  per ringraziarVi della Vostra lettera del 15 giugno u.s.  La proposta che mi viene fatta mi sembra particolarmente interessante, considerando, come Voi sottolineate “l’alea di incertezza e instabilità” che caratterizza questi tempi non facili. 
Sarei potenzialmente interessato ad avere maggiori informazioni dai Vostri consulenti;  informazioni e  pareri che non ho difficoltà ad immaginare illuminanti, nell’ottica di una scelta che vorrei fosse  consapevole ed oculata.  Del resto, sempre come da Voi stessi sottolineato, l’esperienza ormai secolare di Alleanza Assicurazioni è garanzia di soddisfazione per tanti clienti. Il che potrebbe senz’altro rappresentare ulteriore motivo di fiducia da parte mia nei Vostri confronti.
Di particolare attenzione mi sembra anche il Vostro mettere l’accento sulla preoccupazione di “aggiornare le proprie soluzioni così da venire incontro ai reali bisogni degli Italiani”.
Tutto questo fa sì che,come accennavo in apertura di lettera, io possa dirmi sufficientemente curioso delle Vostre vantaggiose proposte.
Purtroppo,  però, sono  morto.
E nemmeno da poco, tra l’altro. Sono ormai quattro anni. Temo che questo, mio malgrado, precluda qualsiasi possibilità di un sereno  rapporto.  Personalmente,  e non credo avrete difficoltà a comprendermi, me ne dolgo moltissimo.  Fatte salve tutte le altre ragioni, una rendita integrativa mi avrebbe fatto comodo.

Grazie per la Vostra attenzione. Buon lavoro.
G.M.