martedì 19 luglio 2011

anna staccato maria va a campovolo

e noi gli mettiamo qui il suo bel racconto, anche perchè nella seconda riga mi descrive PERFETTAMENTE.

Sono stata a Campovolo a sentire Ligabue.

(starabuummmmm bang!! Rumore di attributi maschili che si sfracellano al suolo. Sono quelli dei miei amici, puristi del rock, alla notizia). E vabbè, pazienza.

Io non ci volevo andare a Campovolo, per svariatissimi motivi. Mi limiterò a citarvene uno, vitale: è il 16 di luglio, ci sono milioni di gradi, il sole a picco sulla bassa padana, io ho l’anemia ai livelli di guardia e anche un po’ oltre, faccio il giro intorno al laghetto camminando con Ginger e torno a casa con il fiatone. Questo potrebbe bastare a dissuadere le anime coraggiose dal tentare l’impresa. Ma io, oltre a non essere coraggiosa, sono anche abbastanza incosciente. Inoltre non ho cuore a dire di no a un’amica che mi sottopone la triste eventualità di perdere tale concerto perché nessuno l’accompagna.

Come vedete il problema di non andare a Campovolo perché Ligabue non mi piace, non sussiste. A me piace Ligabue e mi assumo tutte le responsabilità di questa affermazione. Per due ragioni. Primo perché mi mette di buon umore. Secondo perché è una sicurezza. Il fatto di mettermi di buon umore per me è fondamentale: chiunque o qualsiasi cosa sia in grado di farmi ridere di cuore è ben accetto. E questo signore qua, quando canta, mi mette allegria e mi carica di energia. Il secondo motivo non è meno importante. Egli è una sicurezza. In dieci anni avrò visto 5 o 6 concerti ed erano tutti, tutti uguali. Mai sgarrato di una virgola. Canzoni, arrangiamenti, la rava e la fava musicale. Identico a sé stesso come una fotocopia in A4. Io sono molto contenta di questo. Vado a sentirlo apposta. Perché non vedo l’ora di scatenarmi a cantare su A che ora è la fine del mondo? Vivo morto o X, Un colpo all’anima e compagnia bella. Io sono lì per quello. Mi sentirei molto frustrata se ad un concerto non potessi sentire Il giorno di dolore o Questa è la mia vita. Molto, molto frustrata. E’ come se andassi ad un concerto di Springsteen e non potessi ballare su Badlands. Io VOGLIO poter ballare su Badlands ad un concerto di Springsteen. L’ultimo dei miei pensieri è preoccuparmi se questo sia ye ye o no. Poi può anche fare Pilgrim in the temple of love, per carità, al suo buon cuore. Ma io vado a casa più contenta se dopo mi fa Badlands. Capite qual è la faccenda? Ci si scarica e ci si ricarica. Funziona così la mia idea di certa musica. Poi, onestamente, a me non me ne può fregar di meno se Ligabue ha copiato Bruce o i Farinei Dla Brigna, se è gasato come una Coca Cola , se Bruce ha usato la chitarra a 6 corde e gli amplificatori bassi (sempre che questo significhi qualcosa). Io voglio poter cantare Badlands e Vivo morto X a squarciagola. Poi vado a casa contenta.

Campovolo in questo senso non ha deluso manco di una virgola. Tutte, ma proprio tutte le canzoni che volevo ascoltare. Sempre le solite, sempre nello stesso modo, morire se cambia una nota! Tre ore di urla a squarciagola, di emboli in procinto di mettersi in circolo, di gambette saltellanti, di braccia al cielo, di un sorriso largo di qui a laggiù. Come sono riuscita a resistere? Beh, come ha ben sintetizzato una mia amica: M"inchia, Anna….Tutti con la birra e tu con ‘ste cacchio di bustine di magnesio…”. Bustine di sali minerali, ginseng, zucchero. Non ci stavano nello zaino altrimenti mi sarei portata delle flebo. Ho perso alcuni chili ma ho guadagnato anni di vita, perché quando sono andata via, crogiolandomi nella mia sicurezza soddisfatta, senza voce, senza più l’uso dei polpacci e delle caviglie…beh, stavo meglio di prima. Mi sentivo molto molto bene. Come se le tossine e i pensieri brutti se ne fossero andati via, volando dietro le urla di una canzone imparata a memoria.

Mi sono divertita. Tutto qui. Ridendo di me stessa, preoccupata di non potermi portare l’acqua come religiosamente appreso ai concerti di Bruce. E invece c’erano i frigoriferi. I frigo portatili, quelli da campeggio. Una festa. Ragazze che giravano in due pezzi (inteso come costume da bagno), come se fossero in spiaggia a Ferragosto. Ero leggermente scandalizzata, ma ormai si sa che invecchio: gli orli delle minigonne mi sembrano troppo corti. Da laggiù, dalla mia postazione quasi sul fondo del prato, i fans di Ligabue non mi sono sembrati più anormali degli altri. Sembravano ragazzi in procinto di divertirsi. Ed era tenero a vedersi, tutto questo.

Lui è un furbone e vive di rendita. Ma si! Che Dio ce lo conservi a cantarci Certe notti per ennemila anni a venire, solo per il piacere di vedere le braccia alzate di 110mila persone ad ondeggiare e cantare con lui. Fa sempre un bell’effetto.

Non c’è morale in tutto questo. Solo il fatto di essere contenta e di sapere che Mauro Pagani ha un viso bellissimo.

Io non ci volevo andare, però la prossima volta ci torno.

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