domenica 24 settembre 2017

Ciò che vi imbarazza è la natura del mio gioco. (I Rolling Stones a Lucca)




Piove mentre ci incolonniamo verso l'autostrada.

Una pioggia leggera, che non sembra infastidire la gente che lentamente va verso il parcheggio.
Ha aspettato la fine, la pioggia, per non aumentare i disagi dovuti al posto infelice dove hanno suonato i Rolling Stones, ma forse anche per non disturbare la lezione che lungo le mura di Lucca ha tenuto tutti con il fiato sospeso e gli occhi sgranati.

Ho iniziato ad ascoltare musica in maniera appassionata a cavallo tra gli anni 80, da cui comunque sono uscito vivo, ed i 90.
All'epoca, gli stones erano il vecchiume della musica, finiti, andati, si diceva.

Ieri sera, 25\30 anni dopo, erano ancora, come un miracolo, sul palco, davanti ad una folla imponente.

Cosa si può dire di questo ennesimo "tour che potrebbe essere l'ultimo"?

Io li ho visti sabato per la prima volta e più per scelta mia che per esigenze loro, credo sarà anche l'ultima.
Però sabato non appena il palco e gli schermi hanno lasciato intravedere tra il fumo ed il rosso diabolico la faccia di Mick Jagger, mi è arrivata addosso, investendomi per le due ore dello show, una vagonata di carisma e storia.

Non sono più quelli di una volta.
Cazzo, ma sei un genio!

Eppure, detto della comparsa di jagger, se possibile il primo SBRAAAAAAAAAAAAAAANG della chitarra di richards mi manda ai pazzi ancora peggio.

Keith Richards, anno di grazia 1943, lo stesso di jagger, mario monti e la buonanima di mio papà.

La migliore fottuta rock and roll band del mondo, nunc et semper, in secula seculorum e via andare di messa cantata.

Due ore secche, un annunciato ed inevitabile greatest hits, che voglio dire, MA MENOMALE!! Ormai lo hanno capito da mò che alla gente di pezzi nuovi degli stones frega nulla, a meno che non siano cover di blues più vecchie di loro.

Lasciate che mi presenti, sono un uomo ricco e pieno di fascino.

Inizia così mick jagger, parlando di quel diavolo con cui è evidente loro abbiano molto più che qualcosa in comune.

Camicie sgargianti, croci, teschi e pailletes, gli stones sono La Storia e la raccontano, dall'alto dei loro settanta e pass'anni.

Vederli dal vivo è davvero come assistere ad un miracolo, per quanto si capisca che ci sia lo zampino oltre che di Nostro Signore, anche del suo acerrimo rivale.

Jagger canta e si dimena nel suo modo sgraziato, scoordinato ed isterico per tutto il tempo; la cosa incredibile è che più va avanti lo show, più lui si scatena e vi giuro che ad un certo punto, verso il finale, sono sicuro di avergli visto la faccia con molte meno rughe che ad inizio concerto.

Ronnie Wood è il sopravvissuto. Ce lo ha scritto in volto, la paura di essere mortale, la malattia, l'essere andato oltre anche stavolta, tra tutti è quello che sprizza più entusiasmo, quasi giovanile, nel suo essere sul palco.

Charlie Watts è in camicia bianca; voglio dire, cazzo puoi aggiungere altro? tranquillo, con la sua smorfia british di noia e sarcasmo, tiene su la baracca senza scomporsi, come da 60 anni circa.

Keith Richards è Satana
Lo vedi, un teschio con su appese delle rughe, a tanto si è ridotto il suo volto ormai, senti la sua chitarra che viene sempre sparata a volumi altissimi, a coprire tutto il resto, perchè QUEL suono deve rimbombare ovunque. E quella espressione, perennemente appiccicata, di sfida, quel ghigno a dire "sono ancora qui stronzi, cosa dicevate 20(30)(40)(50) anni fa?"

Li vedi, quegli sguardi di intesa tra loro, quasi a dire il loro stupore umano nel trovarsi ANCORA su un palco.

Fanno fatica, si capisce, i finali sono molto spesso buttati lì con poca precisione, diversi pezzi sono rallentati e soprattutto richards si tiene aggrappato al ritmo non senza sbavature.

Ogni pezzo vive un momento in cui, complice forse l'acustica, ci si chiede se ce la faranno ad arrivare in fondo.

Ma oggi, nel 2017, almeno io, vado a vedere gli stones per trovarmi davanti 50 anni abbondanti di Leggenda della Musica e loro, con gli inevitabili acciacchi, ancora oggi mi fanno capire come hanno fatto a scrivere paginate di epica rock.

Ed il loro riproporsi uguali a loro stessi da anni, decenni ormai, è da un lato un grosso VAFFANCULO a chi li dava per finiti quando ancora il cadavere di Brian Jones galleggiava in piscina, dall'altro il volersi affrancare da quell'idea iconica che li vede in bacheca da altrettanto tempo, a prendere polvere.

Un modo per giocare con il loro stesso mito, opposto a quello di Dylan, che quel mito lo camuffa e reinventa ogni sera.

Da un punto di vista strettamente musicale però non posso dimenticare che i due pezzi da Blue and Lonesome mi abbiano spaccato l'anima e Midnight Rambler sia ancora oggi eseguita in un modo da mangiarsi 3\4 dei loro cosiddetti figli illegittimi: una cavalcata frenetica di chitarre ed armonica, con l'hammond di Chuck Leavell a tenerli ancorati a terra.

Poi, oh, io mica sono musicista, però, voglio dire, una cosa è suonare la chitarra, un'altra è ESSERE KEITH RICHARDS.

Ogni loro ruga, ogni callo nelle mani, racconta la Storia ed essere lì a vederli ed ascoltarli, per chi questa Storia la ama, vuol dire essere testimone di un qualcosa che potremo anzi dovremo raccontare.

Volevo esserci, almeno una volta, sotto quel palco (oddio, sotto... nella stessa zona, più o meno), per l'amore che provo verso il rock e per la voglia di respirare quell'aria.

Nel 1990, come dicevo prima, gli stones erano, nuovamente, in declino; suonarono a torino, al delle alpi, due serate. La seconda vendette poco più di 5000 biglietti e venne se non ricordo male annullata.

Quell'estate io scelsi, pochi giorni prima, di andare nello stesso stadio, a vedere madonna; le mie coordinate musicali non erano ancora ben definite, andai insieme ad amici, a casa di una amica e all'epoca le occasioni per star fuori di casa le dovevi prendere al volo, senza tanti sofismi.

Sabato a lucca ho capito una volta di più che, nonostante proprio loro dicano che sia SOLO rock and roll, questa storia che cerco di conoscere in maniera quasi morbosa, questi suoni che mi accompagnano da anni, siano molto, ma molto di più.

Per diversi motivi questa estate, tra gli U2 all'olimpico e gli stones nel fossato di lucca, ho capito che per me la stagione dei concertoni oni oni da 10\20\60 mila persone si è chiusa; troppa la fatica che faccio ad arrivare al momento del concerto, troppi i soldi che servono per parteciparvi, troppo poca la mia tolleranza verso code, calca, parcheggi lontani.

Mica male, come conclusione.


martedì 19 settembre 2017

You're the best thing about me - il nuovo singolo degli u2



la nuova canzone degli u2 non è brutta.
la nuova canzone degli u2 è oltre il bello ed il brutto.

non è brutta davvero, sono altri i pezzi brutti, c'è il basso in evidenza, finalmente la batteria, edge si sente, la voce di bono sentita a roma mi ha rincuorato.

la nuova canzone degli u2 è stanca, stanca come loro, un compitino, spento, insipido.

se blackout richiamava a gran voce i fasti di achtung baby e almeno per questo ogni tanto graffiava, anche solo per quegli stop and go in ogni strofa, questa davvero è sconfortante.

telefonatissima, strofa - ritornello - bridge, noiosa, prevedibile

assomiglia davvero ad un singolo dei coldplay, proprio loro che per anni, in primis chris martin sul palco, li hanno scimmiottati anche volgarmente, ora sembrano essere dei punti riferimento

che amarezza, anche per chi come me è serenamente consapevole che the unforgettable fire, ma anche zooropa, non torneranno più.

io accetto i dischi brutti, ci mancherebbe
sono quelli fatti tanto per fare che mi offendono, offendono il mio essere loro fan

è comprensibile che il fuoco indimenticabile non arda più, ma non c'è traccia del benchè minimo calore qui.

è una triste ala che scende sulla fascia e nemmeno viene marcata dai difensori avversari, che già sanno dove crosserà il pallone.
di livio a fine carriera, fuori forma.

dopo 40 anni di matrimonio non è lecito aspettarsi che una coppia faccia l'amore con l'ardore della prima notte di nozze, ma in 40 anni si è sviluppata una complicità tale per cui anche se meno scoppiettante, il sesso resta bello

ecco, you're the best thing about me è un missionario (nel senso di kamasutra, non nel senso di religioso) fatto con lei che guarda il soffitto pensando alla lista della spesa, mentre lui cerca di ricordarsi se l'indomani deve cambiarsi la biancheria o non è ancora il giorno giusto.

martedì 12 settembre 2017

Bacia la palla del Cala




12 settembre 1997, primo mattino.
Parto per genova, destinazione ospedale militare.

All'epoca svolgevo servizio civile presso una casa di riposo di loano, ma quel giorno dovevo sottopormi ad una visita.
Da tempo soffrivo di ernia inguinale, anche se la diagnosi definitiva era relativamente recente, varicocele, idrocele, palla gonfia, insomma diverse ipotesi, fino a quella che sembrava definitiva.

facciamo un passo indietro di circa 8 anni.

Nel novembre 1989 sono in caserma a la spezia per "i tre giorni del militare".
tutti nudi davanti al medico militare, mutanda calata.

Ora all'epoca non capitava praticamente mai di calarsi la mutanda con una ragazza, quindi l'imbarazzo verso il medico era raddoppiato.
occhiata generale e tastata rapida, chi c'è stato sa di cosa parlo.

Tocca a me
OH MA CHE BELLO!!!

mi si gela il sangue, non tanto per la paura di chissà che malattia, ma per la clamorosa figura di merda fatta di fronte a tipo un milione di ragazzi della mia età

Il medico si sofferma sul mio testicolo e mi fa accomodare da parte, sussurrando una frase che ancora oggi è imbattuta in quanto a carica erotica: "tanto questo è da riformare" (nessuna donna in situazioni simili mi ha mai detto nulla di così eccitante).

Per farla breve, resterò un giorno in più a la spezia, vivrò questo momento eccezionale dove 4 dottori puntano una pila sui miei testicoli palpeggiandoli a turno, per poi venire "declassato di terza" (boh cazzo voleva dire? io comunque già all'epoca volevo fare l'obiettore)

Vinta la delusione di mia madre che si aspettava di vedermi tornare da la spezia vestito come richard gere in Ufficiale e Gentiluomo, la mia vita andò avanti senza particolari problemi collegati a questo presunto ma forse no varicocele.

Torniamo al 12 settembre 1997

ospedale, visita, prima in un posto poi in un altro distante enne km, prendi pullman scendi pullman metti la cera togli la cera arrivo al posto finale, poso il certificato sulla pila di certificati ed attendo, non prima di aver capito che il simpatico mondo militare prevedeva che la pila dei documenti andasse esaurita partendo dall'alto quindi chi arrivava per ultimo automaticamente diventava primo e vice versa che poi ci chiediamo perchè abbiamo perso due guerre su due ed il militare italiano più famoso è mai neim is maurizio cocciolone

arrivo nello studio medico ed il dottore mi fa spogliare (non che tra la spezia e genova fosse migliorato granchè quel discorso delle donne ma vabè) e mi dice TOSSISCA

non che ora io sia un fulmine di guerra eh, ma 20 anni fa ero peggio e poi ero in giro dal mattino presto praticamente a digiuno quindi non ci penso su e tossisco.
Sulla nuca del medico.

Marziale bestemmia del figlio di ippocrate, capisco lo sbaglio, mi giro e tossisco di nuovo.

Non so se per via della mia ernia inguinale o della mia lentezza nel capire come si tossisce, ma vengo riformato.

Fine
Stop
The end
freedom.
burbettasparatisechaitremesi

torno a casa in treno, ma prima do il via ai festeggiamenti.
musica ed alcool.

si inizia dalla musica, una sosta al bancomat e via da Giancarlo al discoclub
all'epoca appena entrati c'era un cestone dell'usato con le copertine dei cd in vendita.
sentendomi ricco come raramente mi sono sentito dopo quel giorno inizio a sfogliare i raccoglitori:
questo, questo, questo e quest'altro.

cifra importante lasciata a giancarlo

torno a casa, do la notizia in diretta appena apro la porta di casa ed in men che non si dica mia madre tira fuori dal frigo un bottiglione di rosso per un brindisi
(nel corso degli anni la delusione per il figlio mancato richard gere l'aveva smaltita bene)

giro di telefonate celebrative, tra cui una ad Eugenio fratello di Diego, Diego che rispose al telefono e accolse la notizia con un amichevole NON CI CREDO CHE CULO DI MERDA BASTARDO)

la serata la si organizza rapida.

quella sera, tu pensa, inizia la sagra di salea

ora, adesso ci vano i someliè, gli shiffò, i gurmè

20 anni fa ci si andava a rovinarsi di pigato 
o a comprare un trattore
o a comprare trattori dopo essersi rovinati di pigato

e quindi entro nell'area della sagra reggendo in una mano una pallina rossa di gommapiuma e nell'altra le diverse bottiglie di vino comprate quella sera.

un bacio alla palla del cala = un bicchiere col cala
altro che un like = un amen

in breve si sparge la voce ed io spendo lo stipendio che non stavo guadagnando (ma che ah ah ah avrei ripreso a guadagnare a breve visto che ero MILITESENTE) in vino, brindisi e baci alla palla del cala

13 settembre 1997 mi sveglio, telefono al comune di loano e comunico sobriamentahahahahahahah che non andrò più.
poi accendo il telefonino e mi accorgo che intorno alle 2 di notte ho fatto una telefonata.
Controllo il numero, non è memorizzato, non so chi possa essere, poi con la lentezza di chi non capisce che per tossire deve voltarsi e non sputare sulla nuca del figlio di ippocrate mi si accende, flebile, un neurone.
Sfoglio l'elenco per una verifica.
Ci ho preso.

Ho telefonato alla caserma turinetto di albenga, quella dove pochi giorni prima mi era stato fatto il foglio di richiesta di visita all'ospedale militare e dove avevo chiamato per avere informazioni il giorno prima.
Chiedo scusa a chi rispose quella notte, ma del resto la patria si difende anche facendo la guardia ad un bidone di benzinza
E rispondendo agli ubriachi.