Visualizzazione post con etichetta graziano romani. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta graziano romani. Mostra tutti i post

venerdì 5 maggio 2017

5 maggio 2002 - 15 anni fa



QUINDICI ANNI FA
il 5 maggio 2002 me lo ricordo, me lo ricordo bene.
partii di buon mattino, destinazione voghera, per un pranzo con quelli che allora consideravo amici; anzi fratelli, parola che all'epoca usavamo senza lesinarci sopra, del resto Lui ci aveva scritto una canzone, noi eravamo suoi fans pazi molto pazi, QUINDI eravamo fratelli (almeno due delle persone presenti al pranzo adesso non mi ritengono nemmeno degno di un contatto su facebook ma vabè)
Ero ben contento di andarmi a chiudere in un ristorante, tra amici, musica e parole, perchè ad albenga ci sarebbe stata la festa lungamente attesa per lo scudetto dell'inter, vinto proprio davanti alla juve.
che fosse una giornata strana lo capii svalicando a masone, dove il 5 maggio trovai una nevicata che courmayeur levati guarda, che sembri una steppa
fatto sta che ad inizio partite eravamo ancora lì, tra un dolce ed un digestivo; però niente, fu più forte di me, manco prendeva il cellulare in quel posto, così telefonai a casa, per sapere se STAVANO TUTTI BENE
ahahahahahahah a 30 anni si telefona a casa alle 3 di pomeriggio se ti hanno sequestrato e devi chiedere il riscatto o se ti hanno arrestato.
Mio padre nemmeno rispose alla domanda, mi disse solo "vincono 2 a 1".
Ok, la juve era avanti ed il secondo posto era garantito, facciamocene una ragione
Poi un bambino della tavolata volle accendere la radio
Poi come andò a finire quella giornata di campionato lo sapete eh.
ma visto che io sto ansioso, a tipo 30 secondi dal termine mica stavo esultando eh, anzi, l'armando clacsonava felice ed io mi strizzavo i coglioni, altroche.
al triplice fischio finale ad udine MA SOPRATTUTTO A ROMA tirai un urlo che il bambino se lo ricorda ancora adesso, povero.
Alla sera concerto di graziano romani in un locale chiamato THUNDER ROAD che voglio dire, ci siamo capiti
arrivai a casa alle 4 ed il mattino dopo mi svegliai alle 7
entrai in cucina senza la minima coscienza di me stesso, figurarsi di una qualsivoglia coordinata spazio temporale, trovai mia nonna, l'Amabile, interista feroce, seduta al tavolo, la cattiveria del suo sguardo mi ricordò che cosa era successo il giorno prima, ma prima ancora di riuscire ad emettere un seppur gutturale suono di saluto e sfottò, lei mi accolse come ogni nonna accoglie un nipote:
MALEDETTI BASTARDI

giovedì 31 dicembre 2015

I miei dischi del 2015



Il mio disco dell'anno, indubbiamente è Sangue e Cenere dei Gang.

Un album meraviglioso, ricco, completo, nel quale i fratelli Severini ricordano a tutti perchè ancora oggi sono loro la voce più credibile di una sinistra che non vuole dimenticare e continua a combattere.

Ci sono stati tanti dischi quest'anno, davvero tanti.
Tanta musica, forse troppa, al punto che diversi album non sono riuscito ad approfondirli come meritavano e sicuramente li recupererò in futuro.

Alla fine, una volta deciso che i Gang avevano comunque vinto per distacco, gli altri li ho messi semplicemente in ordine alfabetico, scegliendone altri 15 tra quelli che mi sono piaciuti di più, senza voti o stelline.

In fondo trovate una playlist su youtube con un pezzo per ogni album.

Buon anno.

  1. 4-sixtyfive - In equilibrio
  2. Beth Hart - Better than home
  3. Cheap Wine - Mary & the fairy
  4. Francesco De Gregori - Amore e furto
  5. Graziano Romani - Vivo/Live
  6. Keith Richards - Crosseyed heart
  7. La colpa - Mentre guardi alla Germania
  8. Luca Rovini - La barca degli stolti
  9. Paolo Bonfanti - Back Home Alive
  10. Ryan Bingham - Fear and Saturday Night
  11. Songhoy Blues - Music in exile
  12. Sonics - This is the Sonics
  13. Vintage Trouble - 1 hopeful rd 
  14. Waterboys - Modern Blues
  15. Willie Nile - The Bottom Live Archives

lunedì 9 marzo 2015

Le sedie dondolano ancora!!! (Rocking Chairs - Spazio Teatro 89 - Milano 6 Marzo 2015)



No sad goodbies (sul treno per milano)
C'é stato anche se a raccontarlo oggi magari non ci crede nessuno, ma c'é stato un periodo in cui la musica americana aveva messo in italia delle radici credibili.
Un manipolo di valorosi ne teneva alta la bandiera con quel suono che rimandava alle note mitiche di gruppi storici, con le chitarre che si sfidavano sfrontate ed incuranti dei passaporti, con quel sassofono che dai, lo sappiamo chi ci ricordava quel sassofono su.
E alla guida del manipolo una voce scura, nera, che ci scavava dentro.
Perfino nella deserta ed arida provincia ligure degli anni 90 era arrivato, da lontano per carità, l'eco delle avventure dei rocking chairs.
Una storia epica fatta di dischi e canzoni e collaborazioni e duetti che avevano avvicinato quella mitologia a stelle e strisce anche a noi umili servi dei bassifondi della periferia dell'impero.
Una storia che sta ripartendo che sta risvegliando quei suoni e quei sogni in uno scenario musicale non certo esaltante ma sicuramente ricco di molte piccole epiche magnifiche storie come quella dei RC e soprattutto che dalla storia dei RC hanno preso esempio ispirazione e voglia.

La strada per la giustizia (riflessioni pre concerto)

I RC per me erano un nome mitico che, come detto sopra, avevo sentito narrare da lontano.
Restavano, chiaro, i loro, grandi, dischi, restavano i grandi musicisti che erano andati a calcare palchi via via più grandi, restava un po' di amaro in bocca per vedere dischi nettamente inferiori a quelli dei RC sfondare sotto l'etichetta di "rock italiano", mentre Freedom Rain, Hate and Love Revisited e New Egypt restavano diamanti purissimi nascosti e sconosciuti ai più.

Restava, soprattutto, la voce di Graziano Romani, carismatico frontman dei RC, che portava avanti una carriera solista con dischi bellissimi in italiano (storie dalla via emilia) ed in inglese (up in dreamland), con tributi alle sue passioni (soul crusader) ed al suo passato (lost and found).
Graziano l'ho seguito per anni, appasionandomi alla sua musica ed alla sua voglia di portare avanti un discorso di qualità, che affondasse i piedi nella musica che da sempre ama, senza però rinunciare a guardare avanti.
L'ho visto sputare sangue durante i concerti, per un pubblico di appassionati che lo portava in palmo di mano e probablmente sopperiva con il suo entusiasmo all'aspetto numerico.
Gli ho visto prendere decisioni probabilmente giuste ed intelligenti anche se non ne ho apprezzato il risultato finale (i dischi sui personaggi dei fumetti).
Fondamentalmente, gli ho voluto bene e ho sempre tifato per il suo successo, anche quando appunto faceva dischi che mi interessavano poco, come poco mi hanno sempre interessato zagor o tex willer.

Restava però inespresso un senso di mancanza e di ingiustizia, per quella che in un mondo almeno musicalmente migliore di questo avrebbe dovuto essere la storia dei RC, per il loro gusto e per la loro capacità di suonare rock come pochi in italia.

Alla fine, la reunion era sembrata per anni talmente improbabile, da essere ormai solo un sogno di pochi, irriducibili romantici.

Ma la storia dei RC doveva avere almeno un altro capitolo, quindi il sogno era diventato realtà e dannazione, dovevo per forza farne parte.

Pioggia di libertà (sotto il palco)

Nel piccolo e meraviglioso spazio teatro 89, si respirava un'atmosfera elettrizzante, venerdì.
Tanti amici, molte facce viste e riviste durante gli anni, spesso proprio conosciute ad un concerto di Graziano.
Si respirava aria di Evento.

Come gustosissimo antipasto edward abbiati e francesco bonfiglio dei lowlands, uno dei gruppi che raccontano una storia che proprio dai chairs prende spunto, per sudore, coerenza ed umanità dei componenti, ci incantano con alcuni pezzi acustici. Certo vederli qui in formazione super ampliata coi fiati sarebbe stato grandioso, ma mi accontento di queste bellissime versioni, raccolte ed intime.

Grande, grandissimo concerto, i RC a distanza di anni e con ancora pochi show alle spalle in questa reunion, girano già a mille, dimostrando di essere un gruppo fantastico, che sa spaziare dal rock più duro al soul più nero, passando per le ballate.
La voce di graziano è precisa e puntuale, dopo anni passati a tirare la carretta con gruppi di gente in gamba (tedeschini resta un grandissimo chitarrista) ma sofferenti di troppo turnover, il non doversi preoccupare di coordinare la band, compito che nei RC è quasi superfluo dato l'affiatamento e che comunque è nelle mani di mel previte, gli permette di concentrarsi sul cantato. 
Quindi la sua voce, calda ed espressiva riempie le canzoni delle molte sfumature di cui è capace.
La sezione ritmica è micidiale, un'ossatura del genere fa la fortuna di chiunque: rigo e robby sono dei metronomi capaci di imprimere ad ogni brano il loro inconfondibile marchio; li avevo visti suonare con willie nile, in una serata stupenda, ma con questi pezzi giocano in casa e sono imbattibili.
Ottimo l'apporto di franco borghi, pianoforte ed hammond che danno alla musica quel tocco soul molto asbury park; imprescindibile max marmiroli, uno dei primi sax italiani a fare il rock, ancora oggi uno dei migliori.
Mel previte infine è il faro del gruppo, chiama i pezzi, gestisce gli stacchi e suona divinamente.

Scaletta che ripercorre la carriera del gruppo sottolineando il talento di graziano, capace di mettere in quegli album non solo pezzi meravigliosi, ma brani capaci tranquillamente di reggere il confronto con i loro stessi punti di riferimento.

E poi, cazzo, il pubblico.
Ad un certo punto mi sono fermato a guardare la faccia di graziano ed ho ripensato ai locali semivuoti, alle piazze, agli show dove per N volte chiedeva partecipazione, alla sua fatica ed ostinazione nel voler coinvolgere il pubblico e non solo il gruppo di fedelissimi, di voler portare tutti con lui dentro il suo mondo fatto di soul, rock, r&b e tanto tantissimo cuore.
Ed ero felice per lui, perchè lo vedevo felice, coinvolto, circondato da un entusiasmo a volte travolgente, con il pubblico che da subito ha risposto alla grande.
Due ore belle piene, concluse con Burning, titolo che riassume il clima incandescente del teatro.
Una storia che meritava un capitolo come questo e che merita altre serate come questa.

Alla fine, nell'abbraccio con graziano prima di andare via, c'è forse il senso di tutto: un uomo contento, che in un qualche modo sente di essere tornato a casa e che stanco morto mi dice: CHE BELLO.



domenica 22 giugno 2014

il pagellone - maggio

Graziano Romani - Yes I'm Mister NO: 7,5



A modern way to die - Pulse and treatment: 6,5



Eli Cook - Primitive son: 7



Majakovich - Il primo disco era meglio: 7



Cardosanto - Pneuma: 6,5



Johnny Two Bags - Salvation town: 7



Chat Noir - Elec3cities: 6



Iggy Pop - Gimme Some Skin: 6,5



Lee Bains III And the Glory Fires - Dereconstructed: 7