martedì 29 marzo 2016

Come Don Chisciotte 2.8 - Mmurdi bonu e va cantannu




L'estate scorsa, noi dello Zoo di Albenga, che sembra una comunità per tossici ma siamo quelli di Su la testa, abbiamo dovuto di nuovo organizzare le migliori serate dal vivo della stagione e una di queste tre sere abbiamo portato ad albenga la cantora Cassandra Raffaele.

Ad aprire il suo concerto c'erano Michele Savino e Sergio Pennavaria.
Proprio parlando con Cassandra e Sergio mi sono accorto di come loro due, siciliani, avessero immediatamente apprezzato la musica dell'altro, quasi ci fosse un legame tra loro.

Allora ho iniziato a pensare che mi sarebbe piaciuto fare una puntata di Come Don Chisciotte dedicata alla sicilia.
Ho chiesto a Sergio di aiutarmi a scoprire musicisti interessanti e che ovviamente rispondessero alle caratteristiche del mio don chisciotte, cioè persone poco conosciute e che raccolgono molto meno del dovuto.

Sergio mi ha fatto scoprire una serie di canzoni eccezionali, al punto che davvero una sola puntata sarà troppo stretta.

Però iniziamo da questa, andata in onda giovedì 24 marzo su Radio Gazzarra, Mmurdi bonu e va cantannu, detto siculo che sottolinea che chi fa bene le proprie cose viene premiato e può camminare a testa alta.
Io nel frattempo mi lascio avvolgere dal loro dialetto meraviglioso, dalla loro musicalità e dai loro suoni.

Ecco i brani trasmessi

– cassandra raffaele – can che abbaia morde (live)
– roberta gulisano – freak & chic
– mimì sterrantino – spengo il televisore
– cesare basile – libertà mi fa schifo se alleva miseria
– il pan del diavolo – i peggiori
– francesca incudine – iettavuci
– mario incudine – li culura
– davide di rosolini – me spacchiu
– sergio pennavaria – calìa
– agricantus – carizzi r’amuri
– alfio antico – la foglia
– tinturia – precario



(per chi volesse scaricare la puntata in mp3 ed ascoltarla offline, cliccate su "ascolta con il tuo player" poi cliccate col tasto destro del mouse sul tasto Play e "salva audio/video come")

mercoledì 16 marzo 2016

La musica dei padri, le lune e la profondità del mare



la musica dei figli, dicevo l'altro giorno

ma anche quella dei padri, perchè no.

in casa mia la musica non è mai stata tanto importante, o perlomeno questa è la mia opinione, che immagino sia abbastanza distorta così come il mio metro di giudizio sull'importanza della musica.

Diciamo che i miei, specie mio padre, di musica non ne parlavano spesso ecco.

Però.

Da ragazzino ricordo che se avessi dovuto dire di chi fossero stati fan i miei (perchè allora, ma soprattutto adesso non concepisco che non si sia fan di qualcuno, musicalmente parlando) avrei detto un nome: Lucio Dalla

E questo voleva dire che ogni tanto in casa si sentiva lucio dalla, ma raramente.

E questo voleva dire che di primo acchitto, dalla era il male.

perchè a 15\16 anni chiunque piaccia ai tuoi genitori è il male

Poi però si cresce, si inizia a vedere la musica come qualcosa che vada oltre le guerre parentali e le gare a chi ce l'ha più lungo e si arriva a 43 anni che porca puttana se avresti voglia di parlare di lucio dalla con tuo padre.

O di mille altre cose chiaro, ma restiamo sul pezzo.

Dalla e mio padre, io li unisco in un momento preciso, quando dalla cantò caruso in anteprima nel sabato sera di rai uno che forse si chiamava ancora fantastico

Il silenzio e l'attenzione con cui mio padre ascoltò quella canzone, cantata dal suo cantante preferito, che parlava di un uomo delle sue parti, che era ambientata davanti a quel golfo che conosceva bene

Mi immagino quale effetto abbia avuto su di lui e penso alle canzoni che abbiano avuto lo stesso effetto su di me e beh non sono mica tante eh, le dita di due, forse una sola mano, direi.

Il 4 marzo ho acquistato il concerto di dalla alla radio e televisione svizzera, facente parte di quella serie di dischi dal vivo che dimostrano come una volta si potesse davvero fare musica anche in tv e che ad esempio mi fecero riesplodere l'amore per edoardo bennato.

Lucio dalla belin. Quello che piaceva ai miei.
Un pugno di canzoni, qualche classico, e quei due capolavori.

l'ultima luna e com'è profondo il mare

lo scimmione si aggirava tra la giostra ed il bar

Con la forza di un ricatto L'uomo diventò qualcuno
Resuscitò anche i morti Spalancò prigioni

La 4a luna era una fila di prigionieri
che camminando seguivano le rotaie del treno
avevano i piedi insanguinati e le mani senza guanti
ma non preoccupatevi il cielo è sereno
oggi non ce ne sono più tanti.

E' chiaro Che il pensiero dà fastidio
Anche se chi pensa E' muto come un pesce
Anzi è un pesce
E come pesce è difficile da bloccare
Perchè lo protegge il mare
Com'è profondo il mare

no dai, davvero, di che cazzo stiamo parlando?
questa è quello che andrebbe studiato a scuola zio cane, altro che il piffero e il bidello infuriato mannaggialapputtana

lucio dalla, cazzo

che roba

venerdì 11 marzo 2016

L'Ipod di mia figlia, la marijuana e l'amore



per la sua prima comunione mia figlia chiese in regalo un ipod per sentire la musica "come mamma e papà".
Molto bene.

Fino ad oggi nel suo ipod c'era un po' di roba che ascoltavamo assieme in macchina quando era più piccola, il bennato delle favole, qualcosa di de andrè, forse un paio di sigle di cartoni

E la scelta che aveva fatto grazie a mia madre: un best of di raffaella carrà.
ah, ok.

Il fatto è che io non li sopporto quelli che impongono i propri gusti ai figli e si, ce l'ho proprio con voi che state per rispondere che no no mio\mia figlio\a ha scelto da solo a 4 anni di diventare un fan dei Sonata Arctica o dei Led Zeppelin e certo come no, come se non vi vedessi promettere caramelle e bon bon in cambio di un breve video dove i pargoletti vi facciano fare bella figura muovendo la testa a tempo a ritmo di whole lotta love o di una ballata dei Cannibal Corpse

si lo so, che tra voi i peggiori sono i fan di springsteen, ma la colpa ultimamente è anche un po' sua che si ostina a tirar su infanti che no no è voluta andarci lei io figurati se l'ho spinta, era lei che a 9 anni non voleva guardare i cartoni per imparare a memoria waitin.
certo, come no.

stacce.

baaaaaaaaaaaaabbè, comunque io i miei cd e la mia musica alle mie figlie per ora non l'ho ancora nemmeno proposta, figurarsi imposta, tanto meno in posta, che c'è coda.

cazzo stavo dicendo? ah si, il piccolo leo, no no scusate no.

oggi dopo settimane in cui mi diceva che lo avrebbe fatto, luvi mi ha portato un foglio con su dei titoli di canzoni che vuole che le carichi sul lettore, suggeriti da compagnucci di scuola taaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaanto cari.

babbbbbeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeene.

non starò qui a dirvi titoli ed autori, ma potete capire.

però va bene eh, è una fase, c'è la fase fecale e quella della musica di merda, passerà, spero, la fase o passeranno i lunghi mesi in collegio per lei
(avevo detto che non voglio imporre i miei gusti vero? cazzo)

tra i brani però ce n'è uno che ha da subito attirato la mia attenzione, per il titolo audace
esso si chiama infatti uuuuuuuuuhhh (esclamazione di stupore davanti a cotanta audacia) FUMARE ERBA OGNI GIORNO.

eh si, in inglese eh, ma proprio così.

a mia figlia stasera le dirò che di quel brano lì ho trovato una versione particolare, perchè come ho detto prima, non voglio imporre i miei gusti nè a lei nè a sua sorella.

Infatti nel lettore le metterò questa.

domenica 6 marzo 2016

La macchina de L'Orage, un viaggio nel tempo, tra boschi e scogliere



C'è qualcosa di confortante nella musica de L'Orage, che con l'anno nuovo ha pubblicato il nuovo, bellissimo disco "La Macchina del Tempo".

Confortante perchè ci da la possibilità di mantenere vivi certi valori, certe tradizioni e certa memoria di posti e ideali.
Conforto a cui si affianca però naturalmente la malinconia di tempi passati e di un presente che poco fa sperare di buono.

La musica del gruppo valdostano porta con se memoria e innovazione, tradizione e coraggio, guarda avanti ma tiene ben saldo un bagaglio importante che affonda le radici negli strumenti e nelle leggende da cui traggono ispirazione i testi di alberto visconti.

Musica folk, popolare nel vero senso del termine, perchè dal popolo nasce ed al popolo arriva, sotto forma di giga irlandese, ninna nanna, valzer.
Folk, perchè piena di quella volontà che i ragazzi del gruppo hanno da anni, quella di non perdere il tesoro che si nasconde nelle storie raccontate davanti al fuoco, all'osteria dopo un bicchiere di vino o forse 4 bottiglie, nei libri da raccontare ai bambini che non vogliono ancora dormire.

Che sia musica e che si balli in tondo; che si balli, perchè si trasformi in energia positiva ogni goccia di sudore versata su sta terra, si balli in tondo, per guardarci tutti in faccia, per leggere ognuno negli occhi dell'altro la voglia di stare assieme e di camminare nella stessa direzione.

La meraviglia che fa di questo un gruppo speciale è la capacità di far suonare tutti questi ingredienti in maniera attuale, moderna, se non fosse ormai diventata una parolaccia direi quasi radiofonica.
Perchè se vogliamo che non si perdano certe cose, dobbiamo renderle accattivanti a chi non ha orecchie abituate a certi suoni antichi.

E la risposta a questa sfida io l'ho vista pochi giorni fa, durante un loro caldissimo concerto a genova.
L'ho vista nell'immagine che ancora mi porto stampata davanti agli occhi dei due fratelli boniface e di alberto che durante un pezzo travolgente saltavano a tempo, coinvolgendo il numeroso ed entusiasta pubblico.

Ero ad un concerto folk? di musica ANTICA? TRADIZIONALE?
Macchè, era del fottuto rock and roll, quello che ti sale dai piedi e ti entra in circolo, che non ti fa stare fermo e che davanti a momenti semplici come quello ti fa venire voglia di ballare.
La capacità di suonare moderna senza snaturare il proprio credo è la scommessa più importante che L'Orage sta vincendo, attirando nuovi seguaci e accompagnandoli nel suo mondo fatto di boschi, montagne e scogliere, popolato da irlandesi fertili ed eroi dell'alpinismo.

Favole e miti che cercano un rifugio per restare accesi, ma anche una lettura che scopra il loro valore.
La donna irlandese che vive sola per 9\10 mesi all'anno è simbolo di resistenza, legami, viaggi e migrazioni, il marito che aspetta a londra la notizia della nascita del suo ennesimo figlio concepito a natale e partorito alla fine dell'estate è storia di partenze e distanze, di scelte dolorose a cui certe popolazioni sono chiamate semplicemente per sopravvivere, nella verde isola di smeraldo come nel medio oriente di oggi.
Bonatti e la sua sfida alle vette alpine è un messaggio chiaro ed uno sprone a combattere sempre per ciò in cui si crede; un ricordo che ci fa presente come anni fa si andasse a mani nude a combattere il proprio destino.
Monsieur Thiebat è carne e favola, personaggio che oggi non esiste più, ma che una volta trovavi sempre pronto ad un bicchiere ed un consiglio, magari non perfettamente centrato, ma comunque portatore di spunti di riflessione. Thiebat siamo anche noi, che una volta forse avevamo la capacità di farci guidare anche dal cuore, e dal vino, mentre sembra che oggi non siamo più in grado di sputare in faccia ai generali.

Siediti un attimo e parla con me, canta alberto in Non risparmiare energia, lasciati trasportare, guarda ancora una volta le stelle, vieni con me, questa macchina è una macchina del tempo, non sarà l'ultimo modello, ma ti puoi fidare.

Accompagnati dalla mano di erriquez della bandabardò, uno che di suonare attuale senza rinnegare la tradizione se ne intende eccome, i ragazzi valdostani rivisitano nuovamente con passione e rispetto il de gregori storico di Le storie di ieri, mentre ancora è ben chiara la meravigliosa figura fatta al suo fianco all'arena di verona per i 40 anni di rimmel.
Musicisti eccezionali, i fratelli boniface suonano dal vivo una decina di strumenti diversi, capaci di racconti affascinanti e perfette guide in un mondo che unisce insieme passato e futuro, gli alfieri del "rock delle montagne" ci stanno invitando ad un viaggio che difficilmente potremmo fare altrove e con accompagnatori più adatti.

Quel che conta in fondo, quello che rimane
quello che lasciamo ai figli e conta più del pane
è la traccia di un sentiero che porta alla libertà

mercoledì 2 marzo 2016

Mary, il Re della Pioggia ed una giornata tra vecchi vinili (Bruce Springsteen & Counting Crows)



Esiste un momento all'interno di una relazione con una persona, di amore o di amicizia che sia, in cui si fa il salto di qualità, non è più qualcuno con cui si esce, ma è la persona di cui si è innamorati, non è più uno degli amici, ma la persona con cui per primo vuoi confrontarti.

Stesso discorso per l'arte direi. 
Lo scrittore che ti conquista, il poeta che ti affascina, il regista che ti fa fantasticare.
E il cantante, chiaramente.
Il cantante che ti sbatte dentro i suoi pezzi e non te ne fa più uscire.

A metà degli anni novanta ero entrato vagamente in contatto con mister jones, un bel pezzo, accattivante, che ogni tanto mi si riproponeva qua e la.
Una cassetta di mia sorella, un locale dove si suona dal vivo che te la piazza prima del concerto.

Insomma, verso la fine del millennio i counting crows li conoscevo ed ero anche andato oltre a mister jones, apprezzando particolarmente il loro secondo album, recovering the satellites.

Non c'era internet, dischi dalle mie parti ne giravano pochi, quindi ci si concentrava su quello che si trovava.

A marzo del 2001 andai ad una mostra del disco usato a genova e conobbi di persona un ragazzo di una mailing list su springsteen, con il quale passammo la giornata tra vinili e t shirt vintage.
Alla fine della giornata ci scambiammo qualche cd e lui mi diede un bootleg dei cc intitolato "follow you down" registrato nel 2000 a londra.

Se devo decidere il momento in cui i CC sono diventati importanti nella mia vita scelgo senza ombra di dubbio il momento in cui, ascoltando quel bootleg, realizzai che a metà di rain king, duritz stava cantando\recitando thunder road.

Thunder road capite?
non una canzone qualunque
nemmeno una canzone di bruce qualunque
thunder road

che no, non ve lo scrivo cosa significa per me e soprattutto, non temete voi che sta menata la sapete già, cosa volesse dire all'epoca.

thunder road cazzo

bam, non fu tanto la cover in se eh, per l'amor del cielo, ma il modo in cui era finita li, a metà di un pezzo del genere, dove il re della pioggia cerca di capire qualcosa di se stesso e della sua vita, nella quale pensa di meritare qualcosa di più, i deserve a little more, dice il cantante prima di omaggiare chi ha scritto che se ne sta andando per vincere.
un'epifania

august and everything after è ad oggi irrinunciabilmente un mio disco da isola deserta, quelle liste sempre pronte nel caso diventassi famoso e qualcuno me la chiedesse.
lista da 5 da 10 e da 100, che scelga il giornalista, io sono pronto.

Disco che inizia così: Maria dice che sta morendo, attraverso la porta la sento piangere, perchè? Non lo so

Maria, eh.

La porta a vetri sbatte ed l vestito di Mary svolazza, come una visione lei balla  nel porticato mentre la radio suona.

August è indubbiamente un album dove il protagonista cerca il suo posto nel mondo e soprattutto dove l'ambizione e la voglia di auto-realizzazione trasudano da ogni singola nota, a partire da quella round here dove il contrasto del bianco sul bianco nella nebbia ci confonde e ci nasconde agli altri.

e mister jones? ah mister jones dice esattamente questo, voglio diventare una star, non so come, non so il perchè, ma lo voglio, voglio un contratto e voglio farmi fottere da qualcuno per via di questo contratto, ma soprattutto voglio che tutti mi amino, perchè solo così non sarò mai solo.

questo legame evidente tra chi vuole vedere se stesso in tv e chi 20 anni prima viveva in una città di perdenti mi si è iniziato a rivelare dopo quel pomeriggio genovese ed ancora oggi mi affascina ogni volta che ho a che fare con quell'album

il protagonista di august è ovviamente duritz, che ad agosto è nato "and everything after" e questo album prima di tutto il suo modo di urlare al mondo la sua presenza, cercando affermazione e riconoscimento.
le stesse tematiche che troviamo in born to run, non solo nel pezzo che apre il disco, ma in tutte le canzoni.
la stessa disperata fame di un qualcosa che non è solo successo, nè fama o ricchezza, ma che ti rode dentro, forse voglia di esprimersi o semplicemente di vivere e non solo sopravvivere.

due vite che gridano forte a tutti di esserci ecco cosa sono questi due dischi.

ed ecco perchè quel pomeriggio tornato a casa i counting crows e springsteen trovarono nel mio cuore un posto tranquillo nel quale confrontarsi su certi argomenti.