mercoledì 2 marzo 2016
Mary, il Re della Pioggia ed una giornata tra vecchi vinili (Bruce Springsteen & Counting Crows)
Esiste un momento all'interno di una relazione con una persona, di amore o di amicizia che sia, in cui si fa il salto di qualità, non è più qualcuno con cui si esce, ma è la persona di cui si è innamorati, non è più uno degli amici, ma la persona con cui per primo vuoi confrontarti.
Stesso discorso per l'arte direi.
Lo scrittore che ti conquista, il poeta che ti affascina, il regista che ti fa fantasticare.
E il cantante, chiaramente.
Il cantante che ti sbatte dentro i suoi pezzi e non te ne fa più uscire.
A metà degli anni novanta ero entrato vagamente in contatto con mister jones, un bel pezzo, accattivante, che ogni tanto mi si riproponeva qua e la.
Una cassetta di mia sorella, un locale dove si suona dal vivo che te la piazza prima del concerto.
Insomma, verso la fine del millennio i counting crows li conoscevo ed ero anche andato oltre a mister jones, apprezzando particolarmente il loro secondo album, recovering the satellites.
Non c'era internet, dischi dalle mie parti ne giravano pochi, quindi ci si concentrava su quello che si trovava.
A marzo del 2001 andai ad una mostra del disco usato a genova e conobbi di persona un ragazzo di una mailing list su springsteen, con il quale passammo la giornata tra vinili e t shirt vintage.
Alla fine della giornata ci scambiammo qualche cd e lui mi diede un bootleg dei cc intitolato "follow you down" registrato nel 2000 a londra.
Se devo decidere il momento in cui i CC sono diventati importanti nella mia vita scelgo senza ombra di dubbio il momento in cui, ascoltando quel bootleg, realizzai che a metà di rain king, duritz stava cantando\recitando thunder road.
Thunder road capite?
non una canzone qualunque
nemmeno una canzone di bruce qualunque
thunder road
che no, non ve lo scrivo cosa significa per me e soprattutto, non temete voi che sta menata la sapete già, cosa volesse dire all'epoca.
thunder road cazzo
bam, non fu tanto la cover in se eh, per l'amor del cielo, ma il modo in cui era finita li, a metà di un pezzo del genere, dove il re della pioggia cerca di capire qualcosa di se stesso e della sua vita, nella quale pensa di meritare qualcosa di più, i deserve a little more, dice il cantante prima di omaggiare chi ha scritto che se ne sta andando per vincere.
un'epifania
august and everything after è ad oggi irrinunciabilmente un mio disco da isola deserta, quelle liste sempre pronte nel caso diventassi famoso e qualcuno me la chiedesse.
lista da 5 da 10 e da 100, che scelga il giornalista, io sono pronto.
Disco che inizia così: Maria dice che sta morendo, attraverso la porta la sento piangere, perchè? Non lo so
Maria, eh.
La porta a vetri sbatte ed l vestito di Mary svolazza, come una visione lei balla nel porticato mentre la radio suona.
August è indubbiamente un album dove il protagonista cerca il suo posto nel mondo e soprattutto dove l'ambizione e la voglia di auto-realizzazione trasudano da ogni singola nota, a partire da quella round here dove il contrasto del bianco sul bianco nella nebbia ci confonde e ci nasconde agli altri.
e mister jones? ah mister jones dice esattamente questo, voglio diventare una star, non so come, non so il perchè, ma lo voglio, voglio un contratto e voglio farmi fottere da qualcuno per via di questo contratto, ma soprattutto voglio che tutti mi amino, perchè solo così non sarò mai solo.
questo legame evidente tra chi vuole vedere se stesso in tv e chi 20 anni prima viveva in una città di perdenti mi si è iniziato a rivelare dopo quel pomeriggio genovese ed ancora oggi mi affascina ogni volta che ho a che fare con quell'album
il protagonista di august è ovviamente duritz, che ad agosto è nato "and everything after" e questo album prima di tutto il suo modo di urlare al mondo la sua presenza, cercando affermazione e riconoscimento.
le stesse tematiche che troviamo in born to run, non solo nel pezzo che apre il disco, ma in tutte le canzoni.
la stessa disperata fame di un qualcosa che non è solo successo, nè fama o ricchezza, ma che ti rode dentro, forse voglia di esprimersi o semplicemente di vivere e non solo sopravvivere.
due vite che gridano forte a tutti di esserci ecco cosa sono questi due dischi.
ed ecco perchè quel pomeriggio tornato a casa i counting crows e springsteen trovarono nel mio cuore un posto tranquillo nel quale confrontarsi su certi argomenti.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento