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martedì 2 settembre 2014

Diario dall'occitania

(appunti semiseri di una bellissima settimana in montagna)



Giorno 1.
Appena arrivati all'agriturismo siamo andati a fare un giro a Valdieri e sono andato a cercare la grande casa dove facemmo le vacanze di branco con i lupetti nel 2001. É tristemente diroccata ed in vendita ma dopo pochi istanti passati a guardarla da fuori ho risentito le voci e le risate dei bambini di 13 anni fa, ora ragazzi e uomini che oggi avrei voluto abbracciare e a cui avrei voluto chiedere come era stato il loro sentiero in questi anni.
A cena abbiamo assunto il fabbisogno calorico dell'intero burkina faso. 

Di secondo c'era il bollito. Non scherzo se dico che da bambino per dieci anni CONSECUTIVI ogni domenica da ottobre ad aprile a cena a casa mia si mangiava bollito. Con l'insalata. E mentre lo mangiavamo guardavamo Domenica Sprint. Viva vivaaaaa il goleador!!!
Meno male che hanno una ottima grappa.



Giorno 2. Tradizionale gita al rifugio. Tradizionale nel senso che ne facciamo una all'anno e quindi non é che siamo proprio allenati. Quindi il sentiero di oggi mi ha ricordato un po' la Salitella De Amicis della Coppa Cobram ma tant'è.

A metà sentiero l'apparizione della Beata Vergine con in mano un pentolone di polenta con su inciso In Hoc Signo Vinces mi ha dato la carica per arrivare al traguardo.

Nella classica pennica pomeridiana però il dramma. Sono stato svegliato dal vociare di bambini che gridavano LORSO LORSO GUARDATE C'É LORSO!!!! 
Sono balzato in piedi pronto a difendere a mani nude la mia famiglia ma ho rapidamente capito l'equivoco: i bambini mi indicavano sbalorditi. 
Devo fare qualcosa per il russare. 
Giornata positiva soprattutto per il bilancio delle calorie: ne avrò consumate 500 ma la cofana di polenta e sarciccia da sola sfiorava le 3000, senza contare che ho finito anche quelle delle bambine. 
Ai formaggi



Giorno 3. Oggi gita all'alpeggio. Dopo temporalone notturno siamo partiti di buona lena e di gamba facile ed insieme alla guida irene abbiamo raggiunto il Gias della Vagliotta per conoscere i pastori. Tutto bellissimo ed autentico anche se alcune cose mi hanno dato da pensare:
Le pecore recavano sul fianco sinistro un codice a barre.
Bene il pastore bene il giovane pastorello benissimo la giovane pastorella ma mancava la ragazza disabile in via di miracolosa guarigione.
Le caprette sono maleducatissime: nemmeno una che ci abbia salutato.
Comunque ho delle idee vincenti per questo alpeggio state a sentire:
Prima di tutto cablami la zona dai. Che sei li che degusti una toma squisita e non puoi pubblicarne la foto sui principali social network.
Poi i cavalli, ok la natura e lo stato brado ma se al posto degli zoccoli gli uscissimo delle Nike? Quelle fosforescenti che piacciono tanto ai calciatori che ci mettono le stringhe contro l'omofobia e viene su un colpo d'occhio tipo Paradiso dei trans.
Il bosco: bellissimo davvero. 

Però in un punto qualunque dovremmo cagarci uno scuolabus della scuola elementare Gustavo Thoeni di Entracque, che qualche hipster ci si va a stabilire nutrendosi di muschi, licheni, rayban e barrette mars. Aspettiamo che ci scappi il morto poi filmone, regia Adriano Sforzi colonna sonora acustica di Davide Geddo.
Poi non dite che non vi avevo coinvolto



Giorno 4. Mattinata di totale relax causa completa rigidità degli arti inferiori. Praticamente avevo la mobilità e la grazia di un rolando bianchi fuori forma. 
Pomeriggio dedicato al museo della segale di s.anna di valdieri con approfondimenti e video d'epoca. 
Siamo vicini alla terra di nuto revelli e la lezione che i contadini hanno lasciato in eredità é forte come il tributo che questi paesi hanno pagato per guerre decise da uno stato che li ha poi abbandonati. 
La dignità di questa gente é una pietra d'angolo da cui potrebbe partire una rinascita morale se solo l'italia non fosse una nazione morta e sepolta



Giorno 5. Giornata dedicata ai lupi con visita al Centro Faunistico Uomini e Lupi di Entracque. Due diversi ambienti che spiegano "a portata di bambini" il rapporto del lupo con l'uomo e con la natura. Il cantastorie Prezzemolo ci ha raccontato miti e leggende sul lupo mentre la fotografa Caterina ci ha portato sulle sue tracce tra monti e boschi, fino ad una torretta di osservazione che non ha purtroppo portato risultati. 
Il tutto con grande contributo tecnologico, video, suoni, percorsi multimediali a dimostrazione che il progresso ha pure aspetti positivi e non si ferma alla moviola di pistocchi ed allo streaming in commissione giustizia. 
Molto bella la storia del lupo ligabue che dopo essere stato investito e curato é stato monitorato con un collare gps e dall'emilia si é spostato fino al piemonte. 
Caratteristiche principali di questo lupo erano quelle di ululare credendosi un lupo americano ma con molta meno voce e con un ritmo monocorde e di provare ad abbindolare i lupi più giovani con discorsi qualunquisti e paraculo. 
Almeno così mi sembra di aver capito



Giorno 6. Terza gita!!! Volevamo raggiungere questo rifugio che non sembrava lontano quindi ci siamo informati. 
Tramite un autoctono tassista di nome Tony O'schiattamuort' siamo venuti a conoscenza di una gita parrocchiale che prevedeva apertura di strade e percorsi facilitati. 
Praticamente ci siamo imbucati mescolandoci tra le altre auto. 
Sulle note di "Il tuo popolo in cammino" abbiamo percorso la strada privatissima salutando festanti le altre macchine. Con solo mezzoretta di cammino abbiamo raggiunto la meta e celebrato la Santa Messa, che a 2000 metri e con canti alpini ha un fascino particolare. Polentata totale a pranzo nel rifugio dove era appena passato l'amico Andrea Gaminara e pomeriggio con balli e canti tradizionali conclusi dall'accoppiata Quel mazzolin di fiori e Vecchio Scarpone. 
Altro che Thunder Road


Giorno 7. Decidendo al volo stuzzicati dall'amica Laura abbiamo realizzato un nostro piccolo sogno e siamo andati nel luogo dove si sono formate le prime bande partigiane. 
Nel rifugio appena restaurato sono presenti diversi locali che ospitano in questi giorni una mostra fotografica sui deportati di questa terra a mauthausen ed una edizione ristretta dell'omaggio a nuto revelli vista a genova (ma qui nelle zone raccontate e fotografate il gusto é proprio speciale). 
Il silenzio che ci avvolgeva sembrava riportare a galla quei giorni di 70 anni fa quando duccio galimberti e i suoi compagni organizzavano la Resistenza proprio incontrandosi in questi boschi, attraverso i quali molti rifugiati ed ebrei trovarono una via di fuga dalla guerra e dall'Orrore. 
In una sala un filmato-intervista a due sopravvisuti ai campi di sterminio mi lasciava inchiodato alla sedia. 
Forse é vero che la storia non ci insegna nulla, ma io che la mia famiglia sia stata qua sono davvero contento





Giorno 8. Abbiamo deciso di prenotare fino ad oggi perché a s.anna di valdieri oggi si concludeva la festa della segale, cereale su cui si basa buona parte dell'econonomia locale. Fiera per la via, prodotti tipici, assaggini sparsi e ovviamente polenta. 
Una piccola comunità che si ritrova e fa festa assieme, con rievocazione storica e dimostrazione pratica della battitura appunto della segale. 
Si é chiusa così questa bellissima vacanza ma l'immagine che ho negli occhi é quella di mia figlia virginia che arrivati dai nonni corre a salutare Ciro (Tevez Trentadue Sul Campo Inter Merda) e sto fetient' che le mette le zampe attorno al collo per abbracciarla.

Fine del diario.








lunedì 3 settembre 2012

Chianti have the power


botte da orbetello: il racconto

http://www.noluogo.it/wp-content/uploads/2012/07/orbetello.jpg

(Di Sir Torati)
 
lo abbiamo lasciato riposare e decantare un po', mentre intorno riprendevano piano piano le nostre tristi quotidianità. anche per mere ragioni di audience: sappiamo tutti che facebook e blog vengono letti essenzialmente dai posti di lavoro.

ci riferiamo al nostro raccontino post-viaggio, richiestoci a gran voce dai nostri fans, un po' come quelli che fermano per strada chicco lazzaretti e gli chiedono se ci sarà mai la quarta stagione de i ragazzi della terza c.


COMING OUT - abbiamo cambiato sponda: dopo due stagioni sul versante adriatico nell'accogliente senigallia, quest'anno per affogare nella malinconia la nostra settimana ferragostana di ferie abbiamo fatto ruotare il mappamondo e, dopo una scelta meditata, posato il dito su orbetello. alla notizia un paio di conoscenti ci hanno detto, sinceramente divertiti, che la località maremanna era protagonista di un tormentone linguistico del comico panariello. la cosa ci ha profondamente sconvolto: non credevamo di annoverare tra le persone cui rivolgiamo il saluto alcuni che possano conoscere il repertorio comico (comico?) di panariello.


IMPATTO - il primo impatto con l'ambiente della maremma grossetana è stato buono. sarà perché nelle strade aleggia quella tipica atmosfera radical-chic, della quale ci piacerebbe tanto far parte in maniera organica. tale way of life ha poi alla fine come espressioni più profonde e significative i sandali in pelle del commercio equo e solidale, il fatto quotidiano sotto al braccio, la ferma protesta a testa alta perché non si trovano i cestini per la raccolta differenziata (ma, anche se ci fossero, dove diavolo andrà gettata la coppetta del gelato?) e il sorseggiare il caffé discutendo col vicino della difficile situazione economica dell'italia, ovviamente sostenendo che in norvegia è tutto meglio. tutta gente che ha una voglia matta di parlare solo di calcio e di figa, ma che non può per non deludere le pagine del manuale del perfetto progressista.


NOMI - la generazione dei figli di questi personaggi deve affrontare un altro problema, oltre al fatto di ritrovarsi genitori simili. ossia attraversare le difficoltà della vita con i nomi di battesimo che quegli sciagurati gli hanno affibiato. abbiamo sentito con le nostre orecchie richiamare all'ordine schiere di indisciplinate ginevra, elias, cometa, amos, noa e zelda. tutti monellacci che non sapevano dove buttare il cucchiaino dopo aver finito la coppetta, evidentemente. ma il top è stato àida. sì, proprio come il titolo dell'opera (che già come nome è una merda), ma con l'accento sulla a. altro che raccolte fondi per i terremotati, questa povera stella avrebbe bisogno di tutto il nostro sostegno.


ACCENTI - che poi la vita non è affatto una questione di accenti. anche ad orbetello il punto vendita dei grandi magazzini coin veniva chiamato, come anche in lombardia, còin. il nome del povero imprenditore veneto viene quindi storpiato in (almeno) due delle regioni che gli garantiscono il maggior reddito. sai che problemi. noi comunque abbiamo sempre corretto con saccenza i nostri interlocutori, un po' come facciamo con "almòdovar" e "almodovàr". che non sappiamo affatto - né ci interessa - qual è la dizione giusta, ma dicendo sempre la versione opposta rispetto a quella utilizzata da chi ci sta parlando, diamo sempre l'impressione di essere molto competenti in materia.


MAREMMA MARKETING - in quanto a gentilezza degli operatori e capacità di coccolare il turista dobbiamo registrare una vittoria schiacciante non solo di senigallia, ma di tutta la costa adriatica sui cugini del tirreno. sarà che ad est bisogna colmare il palese distacco a livello di paesaggio (hai voglia a definire le marche come la toscana low-cost), ma da lignano sino a porto recanati è tutto un fiorire di servizi e attenzioni - forse anche false, forse anche ipocrite - per il potenziale pollo che ti fornisce da vivere per il resto dell'anno. nei ristoranti abbiamo atteso minuti in piedi nell'attesa che qualche cameriere ci rivolgesse la parola, in hotel ci è stata addirittura spenta la luce mentre leggevamo il giornale nella hall. curiosa l'applicazione da queste parti delle più elementari basi del marketing. il nostro albergo nel depliant si vendeva come "arredato in stile anni settanta": da amanti del bauhaus teutonico e dei mobili dei designer scandinavi di quegli anni abbiamo prenotato ad occhi chiusi. caro amico albergatore, stile di quegli anni non vuol dire mobili del mercatone uno che sono lì fermi da un trentennio... segnaliamo pure quel ristoratore che, avendo a cuore la preziosità del nostro tempo, ci diceva che il suo locale, a differenza di quelli famosi del centro e/o quelli recensiti su tripadvisor, era sempre vuoto, quindi i tempi di attesa erano minimi: proprio un bel biglietto da visita per un ristorante di pesce.


ZANZARE - chiunque avesse già visitato la zona, ci aveva messo in guardia: famelici zanzaroni, temprati dal clima lagunare, ci avrebbero sicuramente assalito dall'imbrunire sino alla mattina successiva, impedendoci un riposo di qualità. ci eravamo quindi premuniti con unguenti, lozioni, creme, aggeggi elettrici e pozioni magiche dai nomi altisonanti che, dalla presentazione commerciale e dai disegni sulle accattivanti confezioni, promettevano effetti potenzialmente destabilizzanti per l'intero ecosistema del pianeta. naturalmente in sette giorni non abbiamo visto nemmeno un innocuo moscerino. vuoi vedere che il merito è dell'applicazione per iphone "sciò zanzare" (a quale punto ancora più basso potremo arrivare con gli utilizzi inutili del melafonino?), i migliori 79 centesimi investiti della nostra vita?


MARE - orbetello è città di laguna, mentre la spiaggia è a qualche chilometro di distanza. l'albergo metteva quindi a disposizione, oltre al servizio di sdraio e ombrellone, anche un comodo servizio navetta (il nostro impatto è stato di una cliente che chiedeva lumi all'autista con un impareggiabile "e se uno vorrebbe rientrare un po' prima?", il che ha precluso subito le già scarsissime probabilità di socializzare con i vicini di ombrellone) per raggiungere la feniglia. un lembo sabbioso bellissimo e incontaminato, anche un po' selvaggio, con acque così limpide e trasparenti... da vedere con chiarezza mozziconi e rifiuti vari lasciati da fruitori poco civili. ecco un altro punto a favore del mare adriatico: litorali battuti e rastrellati un paio di volte al giorno, anche, come detto, per rimediare ad un mare che ha ben poco dell'atollo tropicale (per chi ci legge da fuori, giusto per far capire, la vicina sottomarina è nota agli indigeni come zozzomarina). ci scandalizziamo per i pedofili, gli assassini e per quanto guadagnano i calciatori: noi, nel nostro piccolo, prenderemmo a bastonate quelli che scartano il gelato e buttano l'involucro in acqua.


ORARI - noi in spiaggia ci annoiamo. dopo aver letto un paio di quotidiani e pasticciato sul bartezzaghi (in realtà, per non fare brutta figura, lo completiamo ordinatamente con parole scritte assolutamente a caso, soprattutto per gli assurdi gruppi di due e tre lettere, il nome dei figli di abramo ed isacco e i protagonisti delle opere liriche), abbiamo già i cabasisi belli che frantumati. mattinieri poi lo siamo sempre stati. siamo quindi rimasti sconvolti scoprendo che le nove di mattina equivalevano prevalentemente all'alba. dovevamo capirlo forse già dal primo incontro col bagnino ("cosa ci fate qui a quest'ora? ma andate a fare colazione...") o dall'orario della prima corsa della navetta, ma ci siamo ostinati a prendere il bus di linea delle 08.15 per essere al mare il prima possibile. questo autobus era popolato esclusivamente da vecchi (fra l'altro vere sentinelle, cui le aziende di trasporto dovrebbero rivolgersi, sulla puntualità e le capacità di guida dei diversi conducenti) e ci ha fatto piacere far parte per qualche giorno della loro quotidianità. falsamente allegra: si salutavano tutti con calore, ma di certo mentalmente facevano il conto di chi aveva passato la nottata e chi no.


LEGAMBIENTE - nell'ambito della vacanza siamo risuciti pure ad infilare un concerto di de gregori. il principe, giovanissimo nel suo look da capitan findus (barba bianca e un cappellino da marinaio che non indossano nemmeno i più stereotipati dei ondolieri di venezia), ha regalato delle autentiche rarità in scaletta: "buonasera", ripetuto ben due volte, e, alla fine, un insolito "arrivederci". lo show era nell'ambito della festa nazionale di legambiente. proprio simpatici, gli ambientalisti. in passato, ma pure oggi, ne abbiamo condiviso diverse battaglie. però noiosi da morire e, come tutti gli integralisti, poco realisti e per nulla inclini all'ironia. fra cinque stand gastronomici - tutti all'insegna del chilometro zero, del biologico e della polpettina di farro - non abbiamo letto il nome di una pietanza che ci facesse voglia, arrivando a sperare che si materializzasse un bel burger king in mezzo al parco. per non dire delle bibite: già la pepsi fatica ad avere una piacevolezza del gusto lontanamente avvicinabile alla coca cola, figurarsi gli altri imbevibili cloni. i nostri alternativi verdi proponevano la ubuntu-cola (da ritirare dal commercio solo per il nome), che, giustamente, i bambini lasciavano a metà, accusando i genitori di avergli rifilato una sola. questa bibita ha però il merito di aver scalzato dal podio della tristezza la coop-cola, che nostro suocero versa all'ignaro nipotino spacciandola per l'originale e esponendo il pargolo a clamorose future prese in giro (ricorderete tutti il compagno di classe con le scarpe da ginnastica mike) a scuola.


POLITICA - ogni volta le vacanze riescono a far vacillare le solide fondamenta dei nostri valori politici. prima il rigurgito delle più becere istanze leghiste: niente, alla fine anche qui sono inequivocabilmente terroni. è vero che ci si avvicina a roma-ladrona e quindi macchine parcheggiate come capita, gente che urla da un tavolo all'altro, tamarraggine diffusa, file saltate, persone che occupano gli ombrelloni altrui con nonchalanche e legge del più forte/più furbo ovunque sono l'assoluta normalità. ci sorge però il sospetto che tutta l'italia sia terrona o addirittura, ma non vogliamo nemmeno fermarci a pensarlo in maniera più approfondita, che lo sia il genere umano di default. poi ci tocca difendere anche fini, protagonista di un episodio di cronaca orbetelliana proprio in quei giorni. abbiamo visto l'hotel dello scandalo, ove la sua scorta alloggerebbe per mesi a spese della collettività: una normalissima e decorosa pensioncina a tre stelle. i populisti dovrebbero decidersi: o i poliziotti dormono in macchina o ci risparmiate il predicozzo sulle loro disumane condizioni di lavoro.


ROTONDA SUL MARE - la nostra frequentazione con gli stabilimenti balneari era ferma ad una ventina di anni orsono, quando i bar offrivano al massimo qualche brioche confezionata, tre tipi di gelato (noi abbiamo una nostalgia canaglia per il magic lemon) a prezzi clamorosamente gonfiati e, almeno i bagni più attrezzati, anche un paio di varianti di piadine e panini. oggi invece vediamo che quasi tutti hanno fiutato l'affare di fare il ristorantino visto che mangiare col sottofondo delle onde ha sempre il suo perché. ovvio che questi esercizi puntano tutto sull'atmosfera: probabile che la frittura contenga anche pezzi di copertone e qualche conchiglia, ma sembra tutto comunque così buono. abbiamo apprezzato l'obbligo di indossare la maglietta al tavolo (un avventore palestrato non capiva il perché della semplice norma di educazione, così  noi abbiamo potuto consolidare la nostra particolare forma di razzismo secondo cui uno così non ha mai letto un libro in vita sua), ma abbiamo anche visto scene che ci hanno ricordato il miglior patrizio roversi che in un film girava ovunque con l'autoradio sotto al braccio. oltre ai 3/4 stabilimenti organizzati, la feniglia è infatti essenzialmente una lunghissima spiaggia libera. passi per borse e preziosi beni personali, ma non credevamo di poter vedere tante persone andare al ristorante a pranzo portandosi dietro pure l'ombrellone.


SFIDA GASTRONOMICA - le porzioni marchigiane rimarranno sempre un bel ricordo, ma non pensavamo di assegnare una vittoria abbastanza netta alla toscana. il pesce ci è sembrato più buono, addirittura senza confronto la carne. ci è sorto un sospetto: sarà mica che l'olio toscano, di cui tutti i piatti sono lievemente ricoperti e che renderebbe saporito anche le nostre triste fettine di seitan, è da considerare doping?


DAINI - una delle situazioni più attese della vacanza era l'incontro con i daini, che, a leggere le guide turistiche, si muovono liberi e numerosi nella pineta alle spalle della spiaggia. noleggiata la mountain bike in albergo (naturalmente a pagamento: era lì, inutilizzata a prender ruggine da soli due anni, perché non monetizzare la bizzarra richiesta del turista in calzoncini?), abbiamo attraversato tutta la boscaglia, senza incrociare alcun animale simile a bambi (lasciamo agli zoologi la distinzione, ai più sconosciuta e giustamente di nessun interesse, fra daini, caprioli, cerbiatti, stambecchi e cervi). sfiancati da ore di pedalata, proprio al termine della riserva naturale, abbiamo finalmente trovato i nostri simpatici mammiferi. che, a saperlo, arrivavamo in macchina sino all'altra entrata. del tutto abituati alla presenza umana e dimostrando vera intelligenza, i dolci animaletti vanno a scegliere il cibo più appetitoso fra i tanti portati dai turisti. non ce ne voglia il nonno che aveva con sè due sacchetti di pane vecchissimo, ma secondo noi il daino ha fatto bene a snobbare la sua graziosa nipotina e a correre da chi aveva appena aperto un bel sacchetto di macine del mulino bianco. forse certi cibi non saranno così sani, magari non sono così nutrienti, ma almeno sono buoni e tanto dobbiamo morire lo stesso: ecco, lo capiscono pure i daini e non quelli di legambiente.

venerdì 19 agosto 2011

Signore e Signori

Me ne vado in ferie.

senigallia, mare nostrum



di Sir Torati


PARI E DISPARI - siano maledetti gli anni dispari, andrebbero aboliti senza pietà. ogni volta a giugno ci chiediamo come sopravviveremo ad una lunga estate senza uno straccio di olimpiade, europeo o mondiale di calcio da seguire. e infatti al decimo giorno di nulla riempito dal calciomercato realizziamo che saranno mesi caldi e assolutamente privi di emozioni. fra l'altro negli ultimi anni questo effetto è amplificato dalla droga con i maggiori poteri di dipendenza che sia mai stata inventata: skysport24. riusciamo ad addormentarci sul divano cullati dalla voce di lea capizzi e al nostro risveglio, ore dopo, nebuloni e mangiante sono ancora lì, raccontando sempre le stesse cose; ciò ci rassicura: siamo ancora vivi e la fine del mondo solo rinviata. che poi per noi queste manifestazioni sportive hanno la stessa funzione delle pietre miliari per gli antichi romani: mica ci ricordiamo subito la data esatta della maturità, di quando abbiamo passato diritto commerciale o delle vacanze al lido di venezia, ma riusciamo a contestualizzarle pensando a cosa ci è successo l'estate di italia 90, seul 1988 o germania 2006.



TUTTI AL MARE - già noi amiamo poco la vita da spiaggia, figurarsi se dovessimo pure scambiare due parole col vicino per commentare lo scialbo pareggio dell'italia - ché l'italia pareggia sempre nel girone eliminatorio - magari fingendoci pure tifoso degli azzurri per mere ragioni di pacifica convivenza nei pressi del bagnasciuga. dopo 30 minuti sotto l'ombrellone - esaurita la lettura di repubblicacorrieregazzettaunità e completato, naturalmente barando, lo schema di bartezzaghi, perché c'è sempre il simbolo dell'arsenico che non quaglia con il nome del figlio di abramo o il nome della turandot con ci precedono in comici - ci assale un'irrefrenabile voglia di tornare a cazzeggiare nel nostro rassicurante universo virtuale senza amici veri davanti al mac di casa. l'assenza di calcio giocato ha quindi segnato un punto a favore del ritorno a senigallia, località balneare scoperta grazie al caterraduno e che ci è entrata proprio nel cuore. certo, non è una meta esotica (e, per gli interessati, di figa nemmeno l'ombra), ma già il fatto che i vari briatore, vieri e minetti non ci passerebbero le vacanze è un significativo punto a suo favore.



MARCHE - le marche sono un ibrido assai interessante. si trovano lungo la riviera adriatica, ma non possono essere identificate solo con le località balneari e i loro divertimentifici stereotipati (che qui poi nemmeno ci sono) come le vicine rimini, riccione, cervia e milano marittima. nell'entroterra hanno un po' di collina e belle città artistiche, ma non sono care né ricercate come la toscana. la loro unicità è una struttura ricettiva di buon livello che però ha saputo mantenere un profondo radicamento con le tradizioni del territorio. ci si può chiedere - e noi ce lo siamo chiesti - perché spendere quasi la stessa cifra di una vacanza all inclusive in un villaggio turistico di un angolo paradisiaco di mondo, con il mare azzurro azzurro come quello delle cartoline. forse perché, ferma restando l'amenità di certe destinazioni, non avevamo alcuna voglia di veder replicato in un punto qualsiasi del mappamondo lo stesso microcosmo della vita metropolitana, con un gruppo di giovani abbronzati in polo ralph lauren in attesa della cena sorseggiando un aperitivo. comprendiamo poco questi riti in città, men che meno in un'isola caraibica o nel cuore del mediterraneo. meglio allora rinunciare all'animazione (peraltro, citando liberamente diego de silva, una delle nostre letture sotto l'ombrellone: animarci da cosa? noi in vacanza ambiamo proprio all'assoluta immobilità di azione e di pensiero. e poi dovremmo pure trovare la forza di giustificarci - perché alla fine devi pure sentirti in colpa per essere inadeguato alla spensieratezza di queste azioni - per non partecipare al gioco in piscina, all'aquagym e alla cena con abiti tipici impersonata da figuranti?) e ci prendiamo in cambio un pacchetto completamente diverso: le bancarelle con il croccante e lo zucchero filato, un autentico sardoncino scottadito alla griglia, il bagnino con la pancetta, le vecchie con i capelli cotonati e il copricostume floreale (ma a quale età le donne cominciano a diventare tutte così?) uguale al tessuto del divano della zia e gli anziani col costume ascellare che passano la giornata guardando in religioso silenzio i pescatori. quello che cerchiamo in ogni viaggio, vicino o lontano che sia, è un po' di autenticità e di quotidianità vera. non vite fittizie, inevitabilmente provvisorie e plastificate, buone solo per assomigliare a qualche pagina di un depliant pubblicitario.



LEGA - a scuola ci hanno insegnato che questa regione è parte dell'italia centrale, ma, trasformandoci per un attimo nel più becero dei borghezio, confessiamo la verità: secondo noi sono terroni e basta. che poi, a scanso di equivoci, per noi tutti gli italiani sono terroni e se il supremo ordine delle popolazioni mondiali decidesse di sopprimerci, a nostro avviso non avrebbe nemmeno tutti i torti. a senigallia guida e parcheggio (tra l'altro col tipico giustificazionismo italiano: io metto la macchina sopra le strisce pedonali, ma solo perché più avanti altri due hanno posteggiato ancora peggio) sono autentiche prove di sopravvivenza, i negozi hanno orari e tariffe variabili, l'autista del bus si ferma, a semplice richiesta dei passeggeri, anche a metà strada fra una fermata e l'altra. nelle sagre di paese impossibile battersi per il rispetto di una fila: al terzo sopruso respinto vanamente, tanto vale alzare bandiera bianca.



TIPI DA HOTEL - nelle località balneari ci sarebbe una convenienza eccezionale nell'aderire alle offerte di pensione completa dei vari alberghi, sempre dignitosi e quasi ovunque a decennale conduzione familiare. fatto 100 l'ipotetico prezzo della stanza con colazione, a 110 porti a casa la mezza pensione e a ben 111 quella completa, probabilmente anche con fugace avventura erotico-casereccia con la prosperosa figlia del titolare. noi, per non aggravare ulteriormente una condizione fisica già oltre i limiti dell'accettabile, abbiamo ovviamente optato per la soluzione meno vantaggiosa. questo però ci ha consentito di pranzare ogni giorno in spiaggia con una fantastica focaccia, sfornata a getto continuo da un panificio perennemente affollato e che pare aver trovato l'attività economica perfetta. che poi l'ultimo giorno si comprano regolarmente due teglie di queste delizie, così a casa possono schiattare di invidia; però già dieci minuti dopo l'inizio del viaggio di ritorno, assaggiandone un pezzo, si scopre che sono gommose, sciape e senza quel gusto irresistibile che avevano in riva il mare. sarà una mera questione di umidità o più probabilmente di amaro in bocca per la vacanza volta al termine. abbiamo detto più volte che la colazione in hotel è uno dei massimi piaceri della vita, per quanto non riusciamo a scrollarci di dosso il senso di colpa che ci assale quando ci decidiamo per un secondo giro di brioches ("brioss" sulle vetrine di un fornaio vicino casa nostra) o torta casalinga. in questi frangenti cerchiamo sempre di alzarzi quando la cameriera non c'è, finendo inevitabilemnte per incrociarla proprio quando con le mani - nemmeno con le apposite pinze! - stiamo afferrando l'ennesimo cornetto. arrossiamo, neanche si trattasse del medico che ci ha imposto una dieta ferrea pena la morte istantanea. tra le persone incrociate in albergo (anche solo in 5 giorni pare di diventare una piccola famiglia, riconoscendo le piccole abitudini e le carastteristiche dei componenti degli altri tavoli) ricorderemo a lungo quello uguale al verdone di "un sacco bello" (la-dis-po-li), ovviamente con mamma al seguito e camicia hawaiana del secolo passato, e la signora che, al momento del conto finale, voleva far credere che era sicura di aver sentito che il contenuto del frigobar rientrasse nel prezzo totale: fosse così immaginiamo la folla di gente di notte che, sfruttando la scala esterna dell'hotel, riempie la macchina di lattine di the freddo e gazzosa. chissà se in qualche angolo di facebook un altra persona si è invece accorta che prendevamo due quotidiani, anziché l'unico consentito gratuito. questo è il nostro inconfessabile scheletro nell'armadio.



BICICLETTA - detto del parcheggio selvaggio, una volta conquistato un posto auto, conviene tenerselo stretto fino alla fine della vacanza e lasciare che la macchina si inzozzi sotto la resina degli aghi di pino. non solo per questo, ma anche per fare un po' di moto (anche se si tratta di bici, ahahaha), abbiamo girato quasi sempre su una delle biciclette messe a disposizione gratuitamente dall'albergo. anche qui abbiamo dovuto fare uno sforzo immane per non rovinarci le poche giornate di riposo e non imbestialirci per il sopruso di qualcuno che opta per la strada, in italia purtroppo spesso vincente, della furbizia. essendo le bici relativamente limitate rispetto al numero dei clienti, questi signori, una volta ottenuto il mezzo, lo legavano a pochi metri dalla struttura senza mai restituire le chiavi del lucchetto alla reception. è una stupidata, non cambia il mondo e non uccide nessuno: ma se comportamenti simili sono tanto diffusi in un ambito così misero, come possiamo sperare in un cambio di mentalità a livelli più alti?



PORZIONI - una delle cose innegabilmente più belle dell'italia è la ricchezza della sua cucina regionale. ecco perché cantanti e attori, quando spiaccicano due parole sul belpaese, alla fine arrivano sempre a magnificare gli spaghetti. e infatti mica possono dire "che welfare ben strutturato", "che soluzione paesaggistica ecosostenibile che avete adottato" o "che bella democrazia consolidata". nelle marche il cibo oltre ad esser molto buono è anche servito in porzioni pantagrueliche. si dice addirittura che nei libri di cucina meno moderni (quelli che si trovano da più lustri nelle bancarelle dei metà prezzo, assieme alle tecniche di massaggio, al manuale dei funghi, al kamasutra di pasquale di "forum" e agli esercizi per vederci meglio senza occhiali) la locuzione "porzione marchigiana" significasse proprio abbondante. noi, all'inizio, credevamo fosse una balla perché nel primo ristorante di pesce ci è arrivato un piatto di spaghetti ai frutti di mare in realtà abbastanza misero. due minuti dopo però ci è stato servito anche il piatto di portata, buono per sfamare almeno altre 2-3 persone. poi noi facciamo schifo e ci alziamo ancora con un po' di famina, ma questo è un problema essenzialmente nostro.



EDICOLA - proviamo un sincero affetto per la categoria degli edicolanti, non fosse per il fatto che sono una delle categorie di comemrcianti con cui ci relazioniamo più spesso. crediamo, con i nostri acquisti, di aver garantito la frequenza ad oxford dei figli del nostro giornalaio. nel novero dei ricordi dell'estate 2011 non potremo dimenticare gli occhi spiritati della proprietaria del chiosco vicino alla celebre rotonda di senigallia. questa signora passa tutte le sere della stagione estiva in un perenne stato di tensione, muovendosi a scatti e con due occhi da civetta nell'intima paura (ma secondo noi anche speranza, per placare la sua diabolica sete di vendetta) di pizzicare qualche manigoldo intento a rubare una rivista o un racchettone. già le edicole di città, fra carri armati e orologi a cucù da collezionare (per non parlare delle posate del milan o dei jukebox in miniatura), sono abbastanza incasinate, ma quelle dei posti di vacanza sono anche peggio perché per arrotondare vendono a prezzi spropositati qualche crema solare, delle ciabatte terribilmente fuori moda, i retini per prendere i granchi e un paio di orribili souvenir. dopo anni abbiamo rivisto i pacchi di grissino, soldino e tiramolla, fumetti che hanno segnato la nostra infanzia, ma soprattutto le buste-sorpresa. crediamo che ancora oggi l'emozione dell'acquisto sia tanto intensa quanto la delusione un attimo dopo averle aperte. ma quale sabato del villaggio! la busta-sorpresa è la vera e perfetta metafora della fregatura della vita.



TOP CHEF - a senigallia ci sono ben due fra quelli che a scorrere le diverse guide (espresso, michelin, gambero rosso) sono fra i migliori dieci ristoranti di italia. ad ogni caterraduno, e ugualmente l'anno scorso, ci siamo a lungo interrogati sull'opportunità di tentare una per noi nuova avventura gastronomica in uno di questi posti ove gli chef non sono cuochi, ma artisti. che poi la domanda è sempre quella: è giusto o no spendere 150 euro a cranio per porzioni misere e abbinamenti arditi che nelle nostre tavole farebbero inorridire qualsiasi nonna? nonostante quest'anno abbiamo ricevuto gli ultimi rimborsi per la detrazione al 55% della spesa della caldaia (dio mio, che vita miserrima che conduciamo!) abbiamo fatto pollice verso e abbiamo rimandato all'anno prossimo la visita da uliassi o da cedroni.

giovedì 18 agosto 2011

il re di londra è un nani


di Sir Torati



in questa estate ci siamo perfettamente calati, pure con un po' di anticipo, nel clima mesto della stangata ferragostana sulle spalle dei poveri contribuenti. come un ragionier fantozzi qualsiasi, siamo qui infatti a raccontarvi i nostri 5-giorni-5 di ferie, passati fra affollatissimi aerei low-cost e partenze intelligenti con l'utilitaria sotto il solleone per raggiungere una spiaggia per famigliole dell'adriatico. niente mete lontanissime, panorami mozzafiato o destinazioni esotiche. ci mancava invece solo il termo-frigo con l'anguria: speriamo francamente di non scendere mai così in basso.



questa è la prima puntata.



OTTO VOLTE LONDRA - nel fine settimana del 7 agosto abbiamo suonato la nostra ottava londinese: dopo la wembley arena per springsteen [novembre 2006], una tappa turistica intermedia prima dei rolling stones a dublino [agosto 2007], ancora bruce all'O2 arena [dicembre 2007], un tizio che canta "born in the usa" all'emirates stadium [maggio 2008], quello che urla "born to run" ad hyde park [giugno 2009], natalie merchant all'hammersmith odeon [maggio 2010] e il capodanno 2011, è arrivato finalmente il momento di issare la nostra bandierina sul tempio del football britannico, wembley.



SO LONG, ITALY - il figlio di un nostro collega ci ha candidamente chiesto se non facciamo prima a trasferirci lì. nel mondo dei sogni (quello che ci permette di credere ancora oggi che prima o poi diventeremo assi mondiali in qualche sport, rockstar planetarie o affermati giornalisti: insomma, tutto fuorché lavorare) saremmo già oltremanica da un bel pezzo, invero dopo un lungo ballottaggio con berlino. una volta preferivamo parigi, ora invece siamo attratti maggiormente da queste città cosmopolite in cui ogni angolo è un concentrato energico di mille popolazioni, linguaggi e colori. comunque alla fine londra vincerebbe sulla capitale tedesca non tanto a livello di servizi e possibilità culturali, ma perché fra bundesliga e premier league non c'è proprio storia.



MASSIMO - che poi in realtà un amico che abita in pianta stabile a londra e ha detto ciao senza troppi rimpianti alla repubblica delle banane lo abbiamo. noi lo stimiamo per tantissimi motivi e gli perdoniamo pure il tifo per l'arsenal (comunque la nostra seconda squadra albionica dopo lo united), ma ogni volta che lo incontriamo torniamo a casa estremamente invidiosi della sua scelta di vita. perché alla fine non è solo una questione di qualità personali, ma anche di carattere e di coraggio: odiamo profondamente gran parte dei nostri connazionali, ma non saliremmo - e non siamo saliti - su un treno o su un aereo alla ricerca di un'opportunità alternativa nemmeno sotto tortura. troppo pigri e codardi (o coglioni?) per abbandonare affetti e rinunciare a comodità, l'edicola sotto casa e il benzinaio di quartiere. massimo lo ha fatto e a lui va tutta la nostra profonda ammirazione. oltre al fatto che finalmente troviamo qualcuno con cui condividere senza imbarazzi patriottardi il nostro tifo per la mclaren, per cavendish e contro l'italia ai mondiali e agli europei. comunque, per dire della nostra intensa vita sociale, se è vero che abbiamo incontrato massimo in ciascuna delle nostre sortite londinesi, possiamo con certezza affermare che è la persona con cui abbiamo cenato più volte nell'ultimo decennio. come cantava il bolso vasco rossi, piccolo spazio pubblicità: massimo gestisce un delizioso ristorante nella zona di putney (l'isola del sole, www.isoladelsole.co.uk). merita davvero e non perché è nostro amico. fra l'altro avrete uno sconto molto maggiore se vi dichiarate ammiratori di van persie piuttosto che nostro conoscente.



AMICHEVOLE? - a wembley si disputava la community shield, ossia la supercoppa inglese. come in altre latitudini sportive anche qui la supercoppa è poco più di un'amichevole di lusso e funge da sipario per la stagione entrante. però così dicono soprattutto quelli che alla fine la perdono questa presunta coppetta. perché è pur sempre un trofeo ufficiale che va ad arricchire la stanza dei trofei di un club. per la prima volta abbiamo avuto la fortuna di vedere gli uomini di sir alex sollevare una coppa e diciamo che è stata una tripla soddisfazione. i calciofili capiranno benissimo la goduria di vincere un derby. in rimonta dopo esser stati sotto di due gol. con un contropiede solitario al novantaquattresimo minuto, in pieno recupero. il massimo sarebbe stato trionfare con una rete palesemente irregolare, ma va benissimo pure così. perché poi quando vedi la tua squadra del cuore perdere una finale dal vivo pensi subito che era meglio startene a casa a guardare una puntata dei simpsons, ostentando un finto disinteresse per "quei 22 scemi in mutande che corrono dietro ad una palla" (frase odiosissima e francamente senza senso, pronunciata solitamente da mamme o fidanzate, dinanzi all'ennesima diretta di sky calcio). dalla tribuna dell'olimpico osservammo i red devils perdere la finale di champions league di roma, ma per noi quella serata è stata cancellata dalla memoria. in questo capiamo i romanisti che non hanno ancora superato il tabù della sconfitta ai rigori col liverpool. come diceva chicco lazzaretti in una puntata de "i ragazzi della 3 c" (su anobii vantiamo un sacco di letture radical-chic, ma i nostri pilastri culturali alla fine sono questi) quella gara non c'è mai stata.



ORGANIZZAZIONE - gli sfottò sugli spalti fra le tifoserie rivali ci sono stati eccome: è stato fischiatissimo pure un comico che doveva tirare un rigore per beneficienza, solo perché noto supporter del liverpool. comunque è vero che la passione sportiva genera una violenza primitiva: non avevamo idea di chi fosse questo personaggio della tv inglese, ma al suo errore dal dischetto gli abbiamo dedicato un significativo, elegante e liberatorio gesto dell'ombrello. balotelli è poco amato sia dai tifosi avversari (per lui il buu più sonoro: finalmente si è materializzata l'utopia antirazzista di michele serra di poter dare dello stronzo ad un negro non perché negro, ma proprio perché stronzo) che dai propri, che non tollerano molto le sue simulazioni e gli atteggiamenti da bullo. però tutto questo con animo leggero e soprattutto solo dentro lo stadio. fuori perfetta e pacifica convivenza tra 80.000 spettatori, equamente suddivisi fra quelli vestiti di rosso e gli altri vestiti di blu. abbiamo fatto la fila ai vari chioschetti di finger food assieme a tifosi dell'altra squadra, senza la minima tensione o situazione di pericolo pubblico. fra l'altro impressionante il numero di bambini (già questo sarebbe strano in uno stadio italiano) con le nuove maglie - ovviamente originali, altra cosa impensabile nel regno del tarocco che sono le bancarelle fuori dai nostri impianti - di riserva di united (nerazzurra, come l'inter) e city (rossonera, come il milan). dopo l'ennesimo evento - musicale o sportivo che sia - vissuto in terra albionica non sappiamo più come stupirci di fronte all'organizzazione impeccabile, tanto che due/tre minuti di attesa fermi prima di imboccare la metropolitana ci sembrano un'eternità.



LOW COST - per risparmiare una cento euro (ricordate la mille lire del professor la sacca e del geometra falpalà?) siamo partiti da bergamo - anziché la più vicina venezia - e abbiamo parcheggiato nel più economico dei parking, sorti come funghi nei pressi di orio al serio. crediamo che chiunque disponga di un giardinetto in quella zona si sia gettato nel redditizio business dei posteggi, liberando il garage dal tosaerba del nonno e dal triciclo dell'infanzia andata. quello da noi prescelto (unico criterio seguito: il prezzo) era gestito da loschi figuri e il sistema altamente tecnologico della gestione dei posti consisteva in un post-it da appiccicare sul vetro della macchina con scritta a biro la data di ritorno. a nostro avviso, visto che si son pure tenuti le chiavi, abbiamo beneficiato dello scarso appeal della nostra vettura, che comunque sarà senza dubbio rimasta in strada sino a dieci minuti prima del recupero. sempre per ottimizzare la spesa complessiva del viaggio abbiamo optato, visti gli orari di arrivo e partenza, per un albergo nei pressi dell'aereoporto di stansted. per fare i signori addirittura l'hilton. i depliant potranno parlarvi sempre di doppi o tripli vetri per insonorizzare le stanze, ma alle quattro di mattina eravamo convinti che un boeing stesse partendo dal nostro bagno. da ultimo abbiamo pure abbandonato il veloce e comodo treno stansted express a favore dei mini bus diretti in città. sono più lenti, ma permettono di godersi lo scorrere delle periferie dal finestrino. anche qui il servizio ha una qualità strettamente connessa alla spesa: il nostro autista è rimasto chiuso fuori dal mezzo e ha dovuto bussare a noi passeggeri per farsi aprire...



LONDON BURNING - a leggere i giornali italiani e a vedere i resoconti dei tg nostrani si potrebbe credere che in quei giorni a londra si vivesse un clima da terza guerra mondiale. certo, ampio spazio alla rivolta dei quartieri era dato anche dalla bbc (probabilmente il miglior servizio pubblico del mondo: ricordiamo ancora la sera in hotel in cui un canale trasmetteva wimbledon e l'altro il festival rock di glastonbury, entrambi in diretta...), ma come al solito - abbiamo ricevuto riscontri analoghi anche per gli attentati del 2005 - la reazione british è stata subito quello della riconquista della normalità. qualche poliziotto in più in giro, ma soprattutto il desiderio della cittadinanza di non volersi privare del proprio elevatissimo standard di quotidianità. la sinistra inglese? invece di cavalcare la facile onda della protesta, ha condannato senza se e senza ma gli atti vandalici. perché un conto è sfasciare una vetrina di un supermercato per fame, un altro per portarsi a casa un ipad o una maglia del real madrid. la morale? la solita. forse ci meritiamo non solo gli alberto sordi, ma anche i pecoraro scanio e gli agnoletto della situazione.



TENDENZE - a dire il vero abbiamo trascorso poco più di 24 ore a londra, quindi non è che questa volta abbiamo avuto molto tempo per raccogliere le nostre consuete osservazioni di sociologia spicciola. segnaliamo solo che il fenomeno che credevamo scomparso dell'invicta come tratto identificativo dell'italiano in viaggio è ancora molto radicato, così come quello dell'applauso finale ad atterraggio avvenuto. che a saperlo prima uno spera davvero nell'incidente in volo per evitare tale momento imbarazzante.

martedì 29 settembre 2009

ma probabilmente lo farò

Ok, partiamo dalla fine "ci vediamo, ciao grande, alla prossima, grazie di tutto, stay hardhungryalive" insomma quella roba lì, che ogni qualvolta ci si incontra alla fine sembra sempre che si stia partendo per l'iraq armati di una fionda e con una scritta sulla schiena tipo “abbasso bin laden e w salman rushdie”.

Ci si rivedrà ancora, ma nel dubbio daje con l'abbraccio.

Ed eravamo in un ristorante a due passi dal mare romagnolo, che non era estate estate ma faceva caldo, e non era inverno perchè il mare d'inverno è come un film in bianco e nero visto alla tv (cit.) e lì di colori ce n'erano tanti.

Belli i glory days in Rimini eh, belli davvero, bello il clima, l'atmosfera che si respirava, bello rivedere gente dopo secoli e secoli. Erano tipo 8 anni che per un sé e per un ma (vado – non vado – forse vado – prenota pure per me – non riesco sarà per la prossima volta) non c'era verso.

A sto giro abbiamo anticipato di un paio di mesi il mio compleanno e così eccomi in centro a rimini, birra in mano e daniele tenca al microfono (meglio tardi, molto tardi, tardissimo direi, che mai...) tempo zero e inizio a vedere facce note ovunque e si fa mattina praticamente in un lampo.

Dopo la dormita dell'anno si raggiunge la spiaggia della partita che ormai stanno preparando per la partita del prossimo anno, giù col culo sotto un tavolo e con la mia maglietta dei glory days d'ordinanza taglia capodoglio ggggiast for mi (che Dio benedica la famiglia Semprini ora e sempre in secula seculorum).

Gente, parole, racconti ecco che ritrovo il piacere di queste cose, che era un po' che non provavo, che era un po' che non provavo con certe persone.

Altra camminata fino in albergo per il riposo del giusto (e dell'anziano) e siamo pronti per la serata.


Momento serial killer: in uno dei millanta negozi di Sù Venìr vicino ai vino storici di mussolinic'èghevarahitlerstalintavorvaliumserenase c'era una riga di specchi con su la foto di un vip (chemminchia ti serve allora lo specchio??? boh) Fianco a fianco giacevano impolverati Elvis e Jacko. UUUUUUUUUUUhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh.


Come al solito non è che sto lì né a fare il difficile sulle qualità dei gruppi che si esibiscono, né del resto mi ricordo tutti i loro nomi e\o le canzoni suonate (però molte erano cover di bruce direi, ah ah ah)

Però il primo aveva sto vocione e si muove 'guale 'guale e fa un paio di pezzi penniente facili e fa meeeeeeeeeeeeni river tu croooooooooooooooooos che insomma mica pizza e fichi né.

Poi c'è il gruppone con tenca, sirilli, che fan salir sul palco un tot di ospiti e ci si scalda un po'.

Poi c'è giò, ed io mi chiedo, ma giò lo sa che siamo a rimini? No perchè giò parla solo in inglese, chiede al gruppo se sono pronti e dice “A' iù redi bèèèèèèèèèèn”, dice se siamo “ready for the tenth” e fa tenth avenue freeze out, chiede se stiamo bene e fa “zzzzoccheiii”????.

bravo giò, ottimo.

Ma perchè parli solo inglese se di cognome fai Castellani?

Gran set comunque eh, sudoresudoresudore, biretta.

Intanto in sto Rockisland che è cagato in fondo ad un molo e voglio dire, se è una bella serata va bene, sabato era una bellissima serata, ma se c'è il mare mosso sembrerebbe di essere sulla nave Pequod, in sto posto qui si inizia a stare stretti.

Però c'è il bancone luuuuuuuuuuuuuuuungo, c'è il muro pienopienopieno di ritratti come dire a tema, e tutto fa in serate come questa eh.

E poi c'è la Sempra, la Sempra col ciuffo, il gilettino, il faccione di tillie stampato sulla panza, ci sono i groovers, c'è beppe con la camicia da operaio delle miniere del sulcis che fa molto clash, c'è il sassofonista vestito di bianco.

E poi c'è che iniziano con summertime blues e ci piazzano dentro born to be wild, 3 minuti scarsi di concerto e in una ipotetica piantina già si accenderebbe la lucina lampeggiante e direbbe VOI SIETE QUI ECCO LE NOSTRE COORDINATE.

Rockisland – molo di rimini – italia – rock'n'roll, casomai ci fosse un tom tom che segna anche questi PICCOLI particolari.

E poi c'è che fanno un medley con elvis presley ed i ramones. E non serve altro, è tutto in quei 5 minuti di ggggggot a burnin' love mischiato con hey ho let's go e sheena che è pur sempre una punk rocker; è tutto lì, tutto quello che ha fatto si che molti di quelli sia sul palco che sotto in un qualche modo abbiano riempito la loro vita con certe canzoni e certi artisti.

Elvis ed i Ramones, cazzo. Altro che gli specchi.

I ragazzi giocano in casa, inutile, si vede e soprattutto si sente, visto che le loro canzoni vengono cantate a squarciagola da buona parte del (numeroso) pubblico quasi come quelle del festeggiato.

Delirio finale, i classici ci sono tutti, c'è pure drive all night, si chiude.


Nessuno se ne vuole andare, perchè insomma una festa è una festa, così si fa di nuovo mattina a botte di piada e pizza calda.

Attenzione, i glory days creano dipendenza.


Appendice uno: all aboard!


Siamo strani, l'ho sempre pensato. Noi fenz siamo strani, ci prendono certe scimmie ogni tanto che non c'è verso.

L'ultimo grido in fatto di moda è il pulmino springsteeniano.

Gran bella idea oh.

Se sei tipo in spagna, devi andare da metti caso da valladolid a santiago de compostela, è una grandissima idea.

L'unica possibile direi.

Ma se siamo in 8 che veniamo “quasi” dallo stesso posto, e dalla liguria si scende in romagna, non è che sia l'unica scelta, no no.

Ma fa tanto fratelli di sangue

fa tanto two e poi three e via via fino a eight for the road

ma soprattutto fa cagare.

Zio del cane porcone, un fiat scudo, 8 posti per 8 persone che parti da casa prendine due lì, vai là, caricane altri due, cerca il posto dove affittano il pulmino, caricane n'altro, vai giù, prendi le ultime due e si parte, FINALMENTE.

Uscito da casa alle 14.15, partito da Rapallo alle 18.

4 ore finale ligure – rapallo, km 100.

a digiuno.

eh ma si viaggia tutti insieme, si cantano le canzoni di gruppo, si gioca ad obbligo e verità, parapiglia scatta il gioco della bottiglia (cit.), su le mani per born to run, tutti a destra ooooh ooooh tutti a sinistra oooohhh ooooohhh.

(non abbiam fatto NESSUNA di queste cose, sennò scriverei ste righe da un penitenziario di massima sicurezza).

Arrivo a rimini – locale dove suonano: 23.30

il concerto era iniziato alle 19.30.


flashback: simo scusa, già che ci siamo riesco a scendere a rimini il venerdì, così arrivo PER IL CONCERTO DI VENERDI' SERA?????


momento autocritico: con due macchine avremmo speso uguale e ci avremmo messo almeno 2 ore di meno, ma ci tenevano taaaaaaaaaaaaaanto a prendere il purmo.

poi arriviamo eh, piano con calma ma arriviamo, coi piedi congelati ma arriviamo, con le gambe anchilosate ma arriviamo.

Ma non la faccio tanto lunga, molliamo il pulmino lì dall'albergo e passa tutto, del resto sabato a pranzo siamo andati a piedi perchè sono due passi e lì non sai mai dove parcheggiare (ovviamente, ci saranno stati 4 km, che finivano in una landa desertica dove non solo non c'erano parchimetri, ma se parcheggiavi lì la gente, commossa per il tuo gesto così raro, ti dava anche un euro all'ora, i giorni feriali, dalle 7.30 alle 23).

zio cane.

Non la faccio tanto lunga perchè poi c'è da tornare indietro e si va lisci fino a rapallo (ora di arrivo 20.30) poi ricomincia il delirio che esci sposta brega parcheggia bestemmia molla i documenti nell'apposita feritoia portane due qui, due là e vualà.

Tocco il letto alle ore 24, partiti alle 16.30 da rimini.

Però vuoi mettere i QUINTALI di retorica springstiniana che vomitiamo per sta cosa del pulmino? E all aboard rimini is our next stop, e i tramps like us, e does this bus stops at rimini e alèèèèè.

Che poi oh, la colpa è la mia eh, che non ho più l'età e\o la pazienza e\o la tolleranza per fare ste cose no no no, equipaggi snelli da 3 massimo 4, poi c'è tempo e voglia di stare TUTTI insieme, ma la logistica va organizzata in pochi, ognuno per sé e Dio per tutti, lo avrei anche detto nel viaggio di ritorno, ma avevo paura che qualcuno mi correggesse dicendo “... e BRUCE per tutti.”


p.s. Dell'appendice uno: che poi è chiaro che a me viaggiare con certa gente piace sennò sarebbe puro masochismo, voglio dire già l'idea del purmo è una merda se poi lo riempi di gente che mi sta sui coglioni allora sei scemo eh? Che c'era mister purezza springsteeniana, bellolui, sempre allegro sempre sorridente, basta andare lui è contento, il Puro. C'era la fidanza del Puro, allegra e solare come il Puro. C'erano matteo e silvia che sono proprio brave e belle persone, c'erano le due Valentina una sempre pronta a raccontarti della scuola barra vita barra nuovo gruppo che a gente così la ascolterei mesi interi, l'altra un filo più taciturna ma sempre coi suoi due begli occhioni sgranati che lei si che dovrebbe raccontare bene sto weekend perchè non le scappa niente, c'era bepi ramone, lui è il mio figlioccio, con lui vado dappertutto.


Momento amarezza: fossi tornato in treno partendo DOPO da rimini sarei arrivato PRIMA.


Appendice 2: Lo Nanista


tutte le prese per il culo, gli sfottò, anche le polemiche che io da anni faccio coi fans, fondamentalmente hanno un filo conduttore: le faccio perchè so che io sono in un certo modo come chi sfotto, sono come colui con il quale faccio polemiche.

Lo sono stato, potrei diventarlo, ma in fondo so benissimo che dentro di me in maniera più o meno latente albergano tutte quelle caratteristiche da fenz che sono solito irridere con la mia irresistibile verve.

Ma lui no. Lo Nanista va oltre, qualcosa che non so se riuscirò a descrivere a parole, lo Nanista è una specie a parte.

Perchè in effetti non sono pochissimi quelli che credono che lo scopo di tutto sia vincere il premio come MIGLIOR FAN IN ASSOLUTO DI TUTTA LA VITA DI BRUCE SPRINGSTEEN, no; magari sono proprio tanti, ma Lo Nanista li batte tutti, alla grande, a partire dai suoi amici più stretti, ormai ridotti a semplici comparse nella sua grandiosa sceneggiatura.

Lo nanista è un tipo che per motivi a me ignoti è diventato protagonista assoluto di quel rito pagano al quale ormai sempre meno riescono a sottrarsi: le file davanti agli stadi\palazzetti\teatri prima dei concerti di bruce.

Lo nanista è divetato protagonista grazie a Dio dopo che io ho smesso di fare code, dopo che ho smesso di andare nel pit, dopo che ho deciso che avevo già dato e che con certe (dis)organizzazioni non volevo avere più nulla a che fare.

Per questo motivo io Lo Nanista lo conoscevo solo di nome e di fama, fino a venerdì.

Poi venerdì sera ho apprezzato (ah ah ah) la sua ars oratoria, visto che mentre eravamo lì in graziadiddio a farci l'ultima birretta prima di tornare in albergo ha impedito che chiunque oltre a lui dicesse una parola, pena l'essere sopravaricato dal suo tono stridulo e spazzato via con una scrollata di ciuffo mentre lui diceva “io io io io io io”


Perchè Lo Nanista non è fans di bruce, lui vuole arrivare al punto in cui:

  • tutti i fans di bruce diventino anche suoi fans

  • bruce diventi un suo fan

perchè Lo Nanista di quello che bruce scrive e canta da 40 anni non ha capito un beneamato cazzo, lui secondo me un giorno ha deciso di chi fingersi fans per sfogare la sua megalomania anghingò tre civette sul comò e trac, è uscito bruce, sfigadimmerda.


Lo Nanista ha capito che serviva qualcuno che coprisse un certo ruolo e trac lo ha fatto suo: lui organizza file, gestisce appelli, ma soprattutto regala a tutti sé stesso, perchè Lui è grande.

In spirito, direi, visto che mi arriva allo Mbelico, Lo Nanista.

Ma tutto questo non basta a spiegarvi che uomo è Lo Nanista, no, perchè non rende l'idea, ci vorrebbe qualcosa di ecclatante, di clamoroso, qualcosa che si fa fatica a credere.

Eccolo qui: sabato sera mentre ero in fondo al locale, durante il concerto dei blastwaves, Lui è arrivato, baciato dal sole pure alle 22, a braccia alzate, urlando.

Tutto qui? Si lo so non basta a rendere l'idea.

Ed allora vi dirò che tutta sta scena l'ha fatta con uno davanti che LO FILMAVA.

Si, lo so che questo rende.

Perchè io non concepisco chi sta 50 ore davanti allo stadio prima di un concerto, ma le mie file luuuuunghe le ho fatte; ironizzo su chi è monotematico, ma chi ha un metro di giudizio diverso dai fan lo pensa\pensava pure di me e se non lo pensa per bruce lo pensa per i perl jam o per berlusconi, prendo in giro chi ascolta solo bruce ma ho avuto anche io i miei giorni barra mesi barra anni in cui c'era solo lui nello stereo.

E da anni sono sceso a patti col mio ego, so di essere egocentrico, so che mi piace stare al centro dell'attenzione, lo so, lo accetto, cerco di non esagerare, mi faccio ben volentieri prendere in giro per questo.

Ma così no. Mai, MAI EMM A I MAI.

Così è delirio di onnipotenza, altro che ego.

Io sarei egocentrico??? IO???????????

ma per favore.

Io non posso andare a più di 2 massimo 3 date di bruce a tour, ma anche potessi andare a tutte, mai e poi mai perderei un secondo o forse meno di un suo concerto per girarmi verso la telecamera e farmi riprendere, MASTIAMOSCHERZANDO???????

perchè poi alla fine non è più l'andare ad un concerto di bruce, non è più il discorso che non ti basta uno, né 5 o 20 e se puoi permettertelo vai a 100, cazzi tuoi, beato te.

Lì è unicamente un discorso di tacche sul fucile, è un discorso di esserci per il gusto di dire IO C'ERO, IO ERO IN PRIMA FILA.

E a me sti discorsi fanno schifo.

E a me Lo Nanista fa schifo.

E ad occhio non siamo in tanti a pensarla così però, la sua clacque si muoveva compatta, cameraman davanti, lui in mezzo, le groupie a fianco, i galoppini dietro.

E a me prende la tristezza.

Sabato sera gli ho visto versare ettolitri di bava in un tacchinamento che credevo ormai esistesse solo nei film revival anni 80.

speriamo per lei non sia andato a buon fine.