venerdì 19 agosto 2011
senigallia, mare nostrum
di Sir Torati
PARI E DISPARI - siano maledetti gli anni dispari, andrebbero aboliti senza pietà. ogni volta a giugno ci chiediamo come sopravviveremo ad una lunga estate senza uno straccio di olimpiade, europeo o mondiale di calcio da seguire. e infatti al decimo giorno di nulla riempito dal calciomercato realizziamo che saranno mesi caldi e assolutamente privi di emozioni. fra l'altro negli ultimi anni questo effetto è amplificato dalla droga con i maggiori poteri di dipendenza che sia mai stata inventata: skysport24. riusciamo ad addormentarci sul divano cullati dalla voce di lea capizzi e al nostro risveglio, ore dopo, nebuloni e mangiante sono ancora lì, raccontando sempre le stesse cose; ciò ci rassicura: siamo ancora vivi e la fine del mondo solo rinviata. che poi per noi queste manifestazioni sportive hanno la stessa funzione delle pietre miliari per gli antichi romani: mica ci ricordiamo subito la data esatta della maturità, di quando abbiamo passato diritto commerciale o delle vacanze al lido di venezia, ma riusciamo a contestualizzarle pensando a cosa ci è successo l'estate di italia 90, seul 1988 o germania 2006.
TUTTI AL MARE - già noi amiamo poco la vita da spiaggia, figurarsi se dovessimo pure scambiare due parole col vicino per commentare lo scialbo pareggio dell'italia - ché l'italia pareggia sempre nel girone eliminatorio - magari fingendoci pure tifoso degli azzurri per mere ragioni di pacifica convivenza nei pressi del bagnasciuga. dopo 30 minuti sotto l'ombrellone - esaurita la lettura di repubblicacorrieregazzettaunità e completato, naturalmente barando, lo schema di bartezzaghi, perché c'è sempre il simbolo dell'arsenico che non quaglia con il nome del figlio di abramo o il nome della turandot con ci precedono in comici - ci assale un'irrefrenabile voglia di tornare a cazzeggiare nel nostro rassicurante universo virtuale senza amici veri davanti al mac di casa. l'assenza di calcio giocato ha quindi segnato un punto a favore del ritorno a senigallia, località balneare scoperta grazie al caterraduno e che ci è entrata proprio nel cuore. certo, non è una meta esotica (e, per gli interessati, di figa nemmeno l'ombra), ma già il fatto che i vari briatore, vieri e minetti non ci passerebbero le vacanze è un significativo punto a suo favore.
MARCHE - le marche sono un ibrido assai interessante. si trovano lungo la riviera adriatica, ma non possono essere identificate solo con le località balneari e i loro divertimentifici stereotipati (che qui poi nemmeno ci sono) come le vicine rimini, riccione, cervia e milano marittima. nell'entroterra hanno un po' di collina e belle città artistiche, ma non sono care né ricercate come la toscana. la loro unicità è una struttura ricettiva di buon livello che però ha saputo mantenere un profondo radicamento con le tradizioni del territorio. ci si può chiedere - e noi ce lo siamo chiesti - perché spendere quasi la stessa cifra di una vacanza all inclusive in un villaggio turistico di un angolo paradisiaco di mondo, con il mare azzurro azzurro come quello delle cartoline. forse perché, ferma restando l'amenità di certe destinazioni, non avevamo alcuna voglia di veder replicato in un punto qualsiasi del mappamondo lo stesso microcosmo della vita metropolitana, con un gruppo di giovani abbronzati in polo ralph lauren in attesa della cena sorseggiando un aperitivo. comprendiamo poco questi riti in città, men che meno in un'isola caraibica o nel cuore del mediterraneo. meglio allora rinunciare all'animazione (peraltro, citando liberamente diego de silva, una delle nostre letture sotto l'ombrellone: animarci da cosa? noi in vacanza ambiamo proprio all'assoluta immobilità di azione e di pensiero. e poi dovremmo pure trovare la forza di giustificarci - perché alla fine devi pure sentirti in colpa per essere inadeguato alla spensieratezza di queste azioni - per non partecipare al gioco in piscina, all'aquagym e alla cena con abiti tipici impersonata da figuranti?) e ci prendiamo in cambio un pacchetto completamente diverso: le bancarelle con il croccante e lo zucchero filato, un autentico sardoncino scottadito alla griglia, il bagnino con la pancetta, le vecchie con i capelli cotonati e il copricostume floreale (ma a quale età le donne cominciano a diventare tutte così?) uguale al tessuto del divano della zia e gli anziani col costume ascellare che passano la giornata guardando in religioso silenzio i pescatori. quello che cerchiamo in ogni viaggio, vicino o lontano che sia, è un po' di autenticità e di quotidianità vera. non vite fittizie, inevitabilmente provvisorie e plastificate, buone solo per assomigliare a qualche pagina di un depliant pubblicitario.
LEGA - a scuola ci hanno insegnato che questa regione è parte dell'italia centrale, ma, trasformandoci per un attimo nel più becero dei borghezio, confessiamo la verità: secondo noi sono terroni e basta. che poi, a scanso di equivoci, per noi tutti gli italiani sono terroni e se il supremo ordine delle popolazioni mondiali decidesse di sopprimerci, a nostro avviso non avrebbe nemmeno tutti i torti. a senigallia guida e parcheggio (tra l'altro col tipico giustificazionismo italiano: io metto la macchina sopra le strisce pedonali, ma solo perché più avanti altri due hanno posteggiato ancora peggio) sono autentiche prove di sopravvivenza, i negozi hanno orari e tariffe variabili, l'autista del bus si ferma, a semplice richiesta dei passeggeri, anche a metà strada fra una fermata e l'altra. nelle sagre di paese impossibile battersi per il rispetto di una fila: al terzo sopruso respinto vanamente, tanto vale alzare bandiera bianca.
TIPI DA HOTEL - nelle località balneari ci sarebbe una convenienza eccezionale nell'aderire alle offerte di pensione completa dei vari alberghi, sempre dignitosi e quasi ovunque a decennale conduzione familiare. fatto 100 l'ipotetico prezzo della stanza con colazione, a 110 porti a casa la mezza pensione e a ben 111 quella completa, probabilmente anche con fugace avventura erotico-casereccia con la prosperosa figlia del titolare. noi, per non aggravare ulteriormente una condizione fisica già oltre i limiti dell'accettabile, abbiamo ovviamente optato per la soluzione meno vantaggiosa. questo però ci ha consentito di pranzare ogni giorno in spiaggia con una fantastica focaccia, sfornata a getto continuo da un panificio perennemente affollato e che pare aver trovato l'attività economica perfetta. che poi l'ultimo giorno si comprano regolarmente due teglie di queste delizie, così a casa possono schiattare di invidia; però già dieci minuti dopo l'inizio del viaggio di ritorno, assaggiandone un pezzo, si scopre che sono gommose, sciape e senza quel gusto irresistibile che avevano in riva il mare. sarà una mera questione di umidità o più probabilmente di amaro in bocca per la vacanza volta al termine. abbiamo detto più volte che la colazione in hotel è uno dei massimi piaceri della vita, per quanto non riusciamo a scrollarci di dosso il senso di colpa che ci assale quando ci decidiamo per un secondo giro di brioches ("brioss" sulle vetrine di un fornaio vicino casa nostra) o torta casalinga. in questi frangenti cerchiamo sempre di alzarzi quando la cameriera non c'è, finendo inevitabilemnte per incrociarla proprio quando con le mani - nemmeno con le apposite pinze! - stiamo afferrando l'ennesimo cornetto. arrossiamo, neanche si trattasse del medico che ci ha imposto una dieta ferrea pena la morte istantanea. tra le persone incrociate in albergo (anche solo in 5 giorni pare di diventare una piccola famiglia, riconoscendo le piccole abitudini e le carastteristiche dei componenti degli altri tavoli) ricorderemo a lungo quello uguale al verdone di "un sacco bello" (la-dis-po-li), ovviamente con mamma al seguito e camicia hawaiana del secolo passato, e la signora che, al momento del conto finale, voleva far credere che era sicura di aver sentito che il contenuto del frigobar rientrasse nel prezzo totale: fosse così immaginiamo la folla di gente di notte che, sfruttando la scala esterna dell'hotel, riempie la macchina di lattine di the freddo e gazzosa. chissà se in qualche angolo di facebook un altra persona si è invece accorta che prendevamo due quotidiani, anziché l'unico consentito gratuito. questo è il nostro inconfessabile scheletro nell'armadio.
BICICLETTA - detto del parcheggio selvaggio, una volta conquistato un posto auto, conviene tenerselo stretto fino alla fine della vacanza e lasciare che la macchina si inzozzi sotto la resina degli aghi di pino. non solo per questo, ma anche per fare un po' di moto (anche se si tratta di bici, ahahaha), abbiamo girato quasi sempre su una delle biciclette messe a disposizione gratuitamente dall'albergo. anche qui abbiamo dovuto fare uno sforzo immane per non rovinarci le poche giornate di riposo e non imbestialirci per il sopruso di qualcuno che opta per la strada, in italia purtroppo spesso vincente, della furbizia. essendo le bici relativamente limitate rispetto al numero dei clienti, questi signori, una volta ottenuto il mezzo, lo legavano a pochi metri dalla struttura senza mai restituire le chiavi del lucchetto alla reception. è una stupidata, non cambia il mondo e non uccide nessuno: ma se comportamenti simili sono tanto diffusi in un ambito così misero, come possiamo sperare in un cambio di mentalità a livelli più alti?
PORZIONI - una delle cose innegabilmente più belle dell'italia è la ricchezza della sua cucina regionale. ecco perché cantanti e attori, quando spiaccicano due parole sul belpaese, alla fine arrivano sempre a magnificare gli spaghetti. e infatti mica possono dire "che welfare ben strutturato", "che soluzione paesaggistica ecosostenibile che avete adottato" o "che bella democrazia consolidata". nelle marche il cibo oltre ad esser molto buono è anche servito in porzioni pantagrueliche. si dice addirittura che nei libri di cucina meno moderni (quelli che si trovano da più lustri nelle bancarelle dei metà prezzo, assieme alle tecniche di massaggio, al manuale dei funghi, al kamasutra di pasquale di "forum" e agli esercizi per vederci meglio senza occhiali) la locuzione "porzione marchigiana" significasse proprio abbondante. noi, all'inizio, credevamo fosse una balla perché nel primo ristorante di pesce ci è arrivato un piatto di spaghetti ai frutti di mare in realtà abbastanza misero. due minuti dopo però ci è stato servito anche il piatto di portata, buono per sfamare almeno altre 2-3 persone. poi noi facciamo schifo e ci alziamo ancora con un po' di famina, ma questo è un problema essenzialmente nostro.
EDICOLA - proviamo un sincero affetto per la categoria degli edicolanti, non fosse per il fatto che sono una delle categorie di comemrcianti con cui ci relazioniamo più spesso. crediamo, con i nostri acquisti, di aver garantito la frequenza ad oxford dei figli del nostro giornalaio. nel novero dei ricordi dell'estate 2011 non potremo dimenticare gli occhi spiritati della proprietaria del chiosco vicino alla celebre rotonda di senigallia. questa signora passa tutte le sere della stagione estiva in un perenne stato di tensione, muovendosi a scatti e con due occhi da civetta nell'intima paura (ma secondo noi anche speranza, per placare la sua diabolica sete di vendetta) di pizzicare qualche manigoldo intento a rubare una rivista o un racchettone. già le edicole di città, fra carri armati e orologi a cucù da collezionare (per non parlare delle posate del milan o dei jukebox in miniatura), sono abbastanza incasinate, ma quelle dei posti di vacanza sono anche peggio perché per arrotondare vendono a prezzi spropositati qualche crema solare, delle ciabatte terribilmente fuori moda, i retini per prendere i granchi e un paio di orribili souvenir. dopo anni abbiamo rivisto i pacchi di grissino, soldino e tiramolla, fumetti che hanno segnato la nostra infanzia, ma soprattutto le buste-sorpresa. crediamo che ancora oggi l'emozione dell'acquisto sia tanto intensa quanto la delusione un attimo dopo averle aperte. ma quale sabato del villaggio! la busta-sorpresa è la vera e perfetta metafora della fregatura della vita.
TOP CHEF - a senigallia ci sono ben due fra quelli che a scorrere le diverse guide (espresso, michelin, gambero rosso) sono fra i migliori dieci ristoranti di italia. ad ogni caterraduno, e ugualmente l'anno scorso, ci siamo a lungo interrogati sull'opportunità di tentare una per noi nuova avventura gastronomica in uno di questi posti ove gli chef non sono cuochi, ma artisti. che poi la domanda è sempre quella: è giusto o no spendere 150 euro a cranio per porzioni misere e abbinamenti arditi che nelle nostre tavole farebbero inorridire qualsiasi nonna? nonostante quest'anno abbiamo ricevuto gli ultimi rimborsi per la detrazione al 55% della spesa della caldaia (dio mio, che vita miserrima che conduciamo!) abbiamo fatto pollice verso e abbiamo rimandato all'anno prossimo la visita da uliassi o da cedroni.
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