È sempre un
piacere essere sotto il palco della Gang, a maggior ragione dopo
un'attesa di un paio di anni e soprattutto dopo l'uscita del
meraviglioso Sangue e Cenere, disco che ne segna il ritorno in studio
dopo 15 anni.
In poco meno
di una settimana ho avuto il piacere di vederli due volte.
Così come
su disco, nella dimensione live i pezzi nuovi dimostrano subito di
poter competere ad armi pari con i classici dei fratelli Severini,
che presentano una banda molto rinnovata e che ha nel violinista
Jacopo Ciani un'arma in più, capace di sostituire degnamente i fiati
presenti in forze nell'album.
Un concerto
dei Gang è comunque sempre un'esperienza da vivere, perchè non è
solo un concerto rock, ma una lezione di almeno un paio d'ore sulla
storia del nostro paese, sulle sue contraddizioni, sulla memoria che
ormai pochi testimoni tra cui i Severini tramandano alle generazioni
future.
Proprio su
questo insiste molto Marino durante i concerti, sulla necessità di
mantenere viva la memoria di chi siamo stati, non solo nell'epico
periodo della Resistenza, ma anche prima e soprattutto dopo, durante
il periodo in cui esisteva ancora la classe operaia.
Memoria e
dignità dunque, in contesti sempre affascinanti, come la piazza del
piccolo centro di Roddino, nelle Langhe, in un appuntamento ormai consolidato
oppure tra le bandiere rosse della festa di Liberazione di Savona,
dove nonostante diversi problemi tecnici causati dal vento, Marino ha
portato un contributo non solo musicale ma di contenuto al dibattito
che anima la sinistra, soprattutto ligure.
I pezzi
nuovi si amalgamano quindi benissimo coi classici, ho
ascoltato con identico piacere la sempre toccante La pianura dei
sette fratelli insieme all'anthemica e dal forte gusto irish-punk
Alle barricate la struggente Non finisce qui e i due
pezzi con cui Marino sottolinea l'importanza della tradizione
cristiana nella nostra cultura ossia Marenostro e Più forte
della morte è l'amore.
foto di Davide Piazza
Non mancano
certo gli altri classici del gruppo da Comandante a Paz, da Kowalsky
(a Roddino suonata insieme a Paolo Bonfanti) a Socialdemocrazia.
I discorsi
di Marino ad introduzione dei vari brani sono parte integrante dello
show, perchè in un periodo come questo, la sua è una delle voci di
sinistra più autorevoli che si possa ascoltare; chiaro, diretto,
tagliente, il cantante dei Gang rappresenta alla perfezione
quell'ideale di comunismo puro, nato dall'ideale di condivisione e
dall'obbligo morale di non lasciare nessuno da solo, al punto che
ascoltandolo sfugge come tali idee possano essere ormai così
distanti nell'immaginario collettivo.
La serietà con cui Marino si pone davanti al suo pubblico, se ne servisse ancora prova, sta anche nell'onesto invito ad andare a riscoprire ed a rispettare i valori cristiani, che spesso hanno rappresentato una spinta al cambiamento più forte di quelle laiche ed atee, a cui lui si sente più vicino.
La serietà con cui Marino si pone davanti al suo pubblico, se ne servisse ancora prova, sta anche nell'onesto invito ad andare a riscoprire ed a rispettare i valori cristiani, che spesso hanno rappresentato una spinta al cambiamento più forte di quelle laiche ed atee, a cui lui si sente più vicino.
Una crisi di
valori che a sinistra sembra non avere sbocchi positivi e che nei
testi disillusi dei Gang dovrebbe invece lasciare il posto ad una
rinascita quantomeno morale. Il figlio dell'uomo ucciso dal lavoro in
una fabbrica di Non finisce qui, opportunamente affiancata in
scaletta dalla Factory italiana (Sesto San Giovanni), è in realtà
il figlio di una nazione ormai allo sbando, che cerca invano degli
orizzonti, ma che non può fare altro che guardarsi indietro e
provare a tenere duro.
Emblematico
di questa situazione di morte ormai (più che) apparente è il
partigiano de L'Ottavo Km, Wilfredo Caimmi, che venne arrestato per
non aver consegnato le armi usate durante la guerra di liberazione ed
averle custodite per 40 anni; alla domanda sul perchè non le avesse
restituite, diede una risposta dentro la quale troviamo la storia
della repubblica italiana post(?)fascista: a chi e quando?
L'aspetto
forse migliore di un concerto dei Gang è la quantità di spunti per
letture ed approfondimenti che le diverse canzoni ti lasciano dentro;
la missione dei fratelli Severini è ormai quella dei cantastorie,
girare l'Italia sperando che qualcuno raccolga i loro semi e li porti
a frutto, in questo paese ormai arido.
Ormai in
pochi posti si respira un'aria di dignità e lotta forte e decisa
come sotto il palco dei Gang, fa bene davvero a tutti andarci almeno
una volta ogni tanto.
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