Sebbene
non si sia mai affrontato questo spinoso caso, preferendo dedicare
tempo e risorse a casi del tutto analoghi come la sostituzione del
defunto Paul McCartney, l'opinione pubblica deve assolutamente sapere
la verità su questa scomoda domanda: chi ha ucciso vasco rossi?
Il
discorso è del tutto semplice, se lo si guarda con attenzione.
Il
cantante di Zocca è deceduto diversi anni fa, più precisamente a
cavallo della pubblicazione del singolo “Delusa”, (quella sulle
ragazzine di Non è la rai e Boncompagni).
Probabilmente
dopo la pubblicazione di tale singolo, ma immediatamente dopo, per
cause ancora ignote, il rrrrocker di Zocca è mancato.
Ma
facciamo un passo indietro.
Anzi
due.
Vasco
Rossi, classe 1952, scrive canzoni da quasi 40 anni.
Non
è questa la sede per valutare ogni suo disco, ma è mia ferma
opinione che per un certo periodo Vasco abbia rappresentato in modo
perfetto un tipo di musica, il cosidetto rock italiano (che a me
sembra un ossimoro, ma tant'è) e tutte le sue, appunto,
contraddizioni.
Nei
primi dischi di vasco, ci sentivi sia l'influsso palese del rock
americano, sia le aspirazioni cantautorali.
La
scrittura di vasco per buona parte della sua carriera era un genere a
se stante; pochi, davvero pochi come lui sapevano “dipingere” una
canzone, una storia, una situazione, un sentimento usando un
linguaggio molto semplice, forse troppo, del tutto accessibile e
soprattutto riconoscibilissimo come il suo.
Non
ho voglia di affrontare questioni noiose come le sue dipendenze, ma
il “personaggio” vasco, da subito, aveva un valore che andava
oltre al festival di sanrtemo dove cantò ubriaco e\o fatto e tutte
le menate che ne seguirono.
Vasco
parlava una lingua nuova e soprattutto arrivava, arrivava al suo
pubblico, arrivava ai ragazzi, soprattutto quelli di provincia,
quelli che nelle noie e negli scazzi di cui cantava si ritrovavano
alla grande.
Prendiamo
qualche testo degli esordi, per chiarirci meglio:
Primo
disco, prima canzone: La nostra relazione.
“La
nostra relazione è qualche cosa di diverso,
non
è per niente amore e non è forse neanche sesso
ci
limitiamo a vivere, dentro nello stesso letto
un
po' per abitudine e forse un po' anche per dispetto”
Oh,
perbacco. Secco, diretto, conciso. Ripeto, non sto a discutere il
valore delle canzoni, però mi sembra evidente la buona qualità di
un incipit del genere. In 2 strofe ha rappresentato uno stato
d'animo, una realtà magari condivisa, in un modo chiarissimo.
Stesso
album altra canzone:
“Le
anime calde si fusero insieme
sospese in mezzo alla stanza
mentre il soffitto sembrava cadere
stringevo in pugno la vita.”
sospese in mezzo alla stanza
mentre il soffitto sembrava cadere
stringevo in pugno la vita.”
oh,
i due qui stanno scopando eh, sia chiaro, mica si parla di
trasfigurazione o filosofia! Il tema resta simile, la vita di coppia, magari da
un punto di vista migliore, ma sempre reale, concreto e accessibile.
La
carriera di vasco è nota, albachiara, fegato spappolato, siamo solo
noi, vita spericolata.
Una
lunga serie di inni, che pagato il doveroso tributo alla retorica,
adempiono perfettamente al loro ruolo, appunto, di inni.
Certe
volte fai pensieri strani, con una mano ti sfiori, tu sola dentro la
stanza e tutto il mondo fuori
Hai
una faccia che fa schifo, guarda come sei ridotto, mi sa tanto che
finisci male
generazione
di sconvolti che non ha più santi né eroi, siamo solo noi
ognuno
in fondo perso per i cazzi suoi.
Temi
diversi, ma affrontati di petto, in modo sintetico, schietto e
soprattutto alla portata di tutti.
Una
semplicità che, allora, non era ancora un limite, ma bensì un
pregio, perché non era un ragionamento cerebrale da cantautore, ma
ne portava con se una certa dose di poesia.
Tu
sola dentro la stanza e tutto il mondo fuori in 4 secondi ti
spiega come si sente la ragazzina, magari timida ed insicura di
fronte ai primi tabù, al sesso ed alle prime cotte.
Colpa
d'Alfredo esce nel 1980. E la title track nei primi 3 versi
rappresenta il mondo dell'immigrazione con “NEGRO" e quello femminile con “TROIA”.
Il
contesto del pezzo è tale da far quasi giustificare tali termini,
perché il punto non è il razzismo o il sessimo, bensì la
frustrazione del protagonista che perde una chance con una ragazza e
si sfoga.
Siamo
appunto nel 1980, quando ancora certe espressioni facevano scalpore e
la trasgressione aveva un sapore autentico, non come oggi.
Altri
esempi? Liberi, Liberi, il disco dei miei 17 anni.
Uscito
nel 1989, perde forse il confronto coi suoi predecessori, ma mantiene
sempre quella caratteristica tipica dei pezzi di vasco:
ci
fosse stato un motivo per stare qui, ti giuro sai, sarei rimasto, si
Guardami
quando mi parli Guarda se è vero!?
Guardami quando mi parli Guarda se tremo!?
Guardami quando mi parli Guarda se tremo!?
Muoviti,
salta su, questo è un treno che non passa, che non passa più
E
soprattutto quella che a mio avviso rappresenta meglio di tutte la
capacità e la dote migliore di vasco, tratta da Cosa succede in
città (1984)
...Toffee...Toffee........Passami
l'asciugamano!...
.....Quello bianco....Lì, sul divano!...
.....Toffee!!!.......
.....Dai che ho freddo!!...Toffee!!....
.....Quello bianco....Lì, sul divano!...
.....Toffee!!!.......
.....Dai che ho freddo!!...Toffee!!....
il
testo completo è poco più lungo, ma Toffee è uno splendido e
probabilmente più unico che raro esempio di come con poche,
pochissime parole si riesca a inventare una storia, una situazione
familiare, di una semplicità elementare ma ricca di fascino proprio
per le sfumature che i brevi incisi parlati conferiscono al brano.
Quando ascolti Toffee, tu sei lì, nell'appartamento, li vedi che vivono assieme, che dopo aver fatto l'amore si parlano, li vedi usare gli asciugamani puliti, li VEDI.
Quando ascolti Toffee, tu sei lì, nell'appartamento, li vedi che vivono assieme, che dopo aver fatto l'amore si parlano, li vedi usare gli asciugamani puliti, li VEDI.
Io
ho amato vasco, parecchio. Prima di definire in maniera precisa,
puntigliosa e probabilmente insana la mia passione per la musica e
per un certo tipo di musica, vasco ha rappresentato molto per me.
Perché
a 14-15 anni, a metà degli anni 80, era adrenalina pura sentire
certe canzoni.
Dalle
mie parti, nella placida provincia, vasco era “pericoloso”,
probabilmente più per i fatti di cronaca che per le sue canzoni, ma
era pericoloso.
Mia
mamma era spaventata dal fatto che io lo ascoltassi.
Probabilmente
l'ironia di Bollicine non venne colta, forse non erano pronti a tale
sarcasmo, resta il fatto che un adolescente ignorante di rock e
derivati non poteva non innamorarsi di quelle parole, di quelle
situazioni, di quei ritratti in musica.
E
l'adolescente alle soglie della maggiore età non poteva non essere
abbagliato da testi come Muoviti o appunto Liberi Liberi o quelli di
C'è chi dice no, manifesto imprescindibile, almeno per chi, come me,
nel lontano 1987 non era stato a san siro a vedere springsteen,
tantomeno a zurigo, non era ancora immerso in quella mitologia
anglo-americana dove gli eroi, quelli veri erano keith, bruce, neil,
bob, mick, john, robert e compagnia cantante.
C'è
qualcuno che non sa più cosa è un uomo
Quanti
vincono, altri muoiono...
io non lo so..?..!
Cosa non...farei, io non voglio perdere!!!!
io non lo so..?..!
Cosa non...farei, io non voglio perdere!!!!
Perché
restare, restare Soli, fa male anche ai "Duri"
Loro non lo dicono ma..... Parlano con i Muri
Loro non lo dicono ma..... Parlano con i Muri
E
veniamo però al mistero.
Chi
ha ucciso vasco rossi?
Perché,
insomma, all'uscita di Delusa, qualcosa cambiò.
Delusa
di per sé non è un disastro; certo, la differenza si sente, però
l'ironia del cantato può sminuire certe brutture, il tema non è che
sia poi così interessante, ma ci sta, per quanto di boncompagni,
ambra e tutto quel circo lì non mi fregasse nulla, un sorrisino
ammetto che “però
quel boncompagni lì, secondo meeeeeeeeeeeeeeeeeeee”
me lo ha strappato.
Il
fatto è che da lì in avanti è stata una lunga ed ahimè
ininterrotta corsa verso il vuoto.
Principalmente
perché il pezzo ha avuto un successo incredibile, al punto da far
commettere a vasco l'errore che ritengo più imperdonabile che possa
fare un cantante.
Smettere
di scrivere canzoni “da proporre” al pubblico e iniziarle a
scrivere “per compiacere” il pubblico.
Pubblico
che si sa, vuole la vita comoda, standardizza certi comportamenti e
ti cataloga.
Quindi
da lì in avanti, vasco ha identificato un target di ascoltatori, ha
più o meno decodificato le loro aspettative ed ha infilato una
serie di pezzi fatti col misurino proprio per loro.
Senza
interessarsi a quei “quadri” di cui era capacissimo in passato,
senza evolvere se stesso, i protagonisti delle sue canzoni e
soprattutto il suo pubblico.
Il
punto definitivo di rottura arriva con rewind (reuaaain) e quel
terribile
la
lalalalalà fammi
godere/vedere/sapere/dire/fare/baciare/lettera/testamento.
Bon,
vasco non può aver scritto una cosa del genere.
Per
quanto non lo ritenga un cantautore minimamente paragonabile ai
mostri sacri, la scrittura del primo vasco, in confronto a ciò che è
arrivato da Delusa in poi è roba tipo Manzoni, Verga e Pirandello
insieme, frullati da Leonard Cohen.
Rewind
parla di scopare, ok, sai che novità, e già il paragone con il
videoregistratore fa rabbrividire, ma quello che colpisce di più è
la regola aurea di vasco:
più
il disco è brutto, noioso, ripetitivo più vende
quindi
passiamo da
Non
è un segreto dai, lo sanno tutti e tu sei buffa quando cerchi di
nasconderlo alla gente che ci vede litigare
a
Con
le mie mani tra le gambe, ti sentirai più grande
e,
allucinante, più ci si imbruttisce più le vendite si impennano, gli
stadi straboccano, i musicisti da coinvolgere nelle registrazioni
aumentano di fama e bravura (VINNIE COLAIUTA!!!! TONY LEVIN!!! KENNY
ARONOFF!!!)
quindi,
chi ha ucciso vasco rossi?
Chi
lo ha eliminato, per mettere al suo posto uno che ha scritto “Un
senso”?
Un
pezzo che dopo 3 righe ha già finito di avere qualcosa da dire e
diventa una lista della spesa?
Un
pezzo che 900 milioni di persone cantano in coro senza accorgersi che
NON DICE UN BENEAMATO CAZZO e lo dice anche male (anche se
tante cose un senso non ce l'ha???? NON CE L'HA??????)
Ridateci
vasco, non quello di topogigio e della svizzera, non quello che per
sforzo compositivo intende il numero di vocali da aggiungere ad
minchiam alla fine di ogni strofa.
Non
quello autoreferenziale, retorico e bolso di Eh già, che
certe cose le diceva benissimo quando cantava La combricola del
blasco e Vado al massimo, la smetta di fare il santone dei
pezzenti per dio!!!!
Chi
lo ha ucciso, il vero vasco rossi?
Ditecelo.
Ridatecelo.