martedì 17 febbraio 2015

La morte, la dipendenza e la bellezza del talento (per Elvis ed Amy)

  

Una sera, di ritorno dallo stadio, coi miei compagni di viaggio finimmo a parlare, partendo da chissà cosa, di un video che girava in quel periodo su sky, un concerto di amy winehouse dove lei faticava già a restare in piedi, era palesemente ubriaca, ma ancora fisicamente in forma, soprattutto rispetto agli ultimi mesi della sua breve vita.
Ricordo anche io quel video, un piccolo teatro, una band pazzesca sul palco, due coristi neri che ballano benissimo e lei, sola.
Sola e persa nel suo mondo stregato, infestato dai demoni che ce l'hanno portata via troppo, troppo presto.
Sola nonostante il gruppo fosse numeroso perchè si vedeva quanto fosse già isolata, scollegata, distante
Io adoro amy winehouse, davvero.
Amo la sua voce, la sua musica così fuori moda, il suo essere diventata a sua volta moda.
Amo il suo talento, il suo enorme talento che trasformava anche le canzoni più scialbe e commerciali (parecchie, invero) in pezzi affascinanti.
Amo la sofferenza e la tristezza, o come dicono gli americani il blues, dei suoi meravigliosi occhi, perché dentro di essi ci leggevi davvero tutto il dolore e la fatica che faceva a tirare avanti.
La sua morte, ahimè, non mi ha affatto stupito, a parte che è arrivata in un giorno in cui ero devastato per altre cose (la prima condanna all'ergastolo di tomaso arrivò proprio poche ore prima), perchè era talmente annunciata e aspettata che non pensavo fosse evitabile.
Il destino di troppi artisti è stato simile al suo, forse perchè la fama e la notorietà non tutti possono gestirle al meglio, forse perchè mettere in musica le proprie debolezze  non vuol dire saperle sconfiggere, forse perchè, che tristezza, su certe debolezze, che diventano dipendenze, ci si costruiscono personaggi che vendono.

Ricordo che nell'autobiografia di john belushi, ad un certo punto si raccontava di come se "bluto" arrivava ad una festa lucido, subito qualcuno gli faceva arrivare un drink "speciale", perchè a nessuno interessava essere ad una festa con lui sobrio.

Però, di questo video di amy winehouse, ricordo benissimo che non tutte le canzoni, ma alcune, lei le cantava divinamente, alla sua maniera.
Vedevi, sentivi in quei momenti che era presente a se stessa e soprattutto la musica le arrivava e la portava in alto. Gli occhi assenti e frenetici, tipici dell'astinenza, per pochi attimi brillavano, di una luce che solo chi sente l'arte e la fa sua è in grado di produrre.

Mentre parlavamo di questo, mi è quindi tornato alla mente il filmato dell'ultimo concerto di elvis, ad indianapolis, 2\3 mesi prima di morire.
Gonfio, sudato, bolso, sfatto, elvis siede al piano mentre 3\4 assistenti lo aiutano, chi con l'asciugamano, chi sistemandogli il leggio, chi semplicemente restando pronto a qualunque evenienza, dato che ormai molta parte del pubblico andava a vederlo dal vivo nella segreta ed inconfessabile speranza che morisse sul palco.
Canta Unchained Melody, una versione accellerata come la sua psiche, ansima, soffre, ma cazzo quando entra nel pezzo la sua espressione è tanto splendida quanto dolorosa.
Perchè in quel momento lui sente dentro di se di essere ancora il re, sente di potercela fare, guarda la sua corte con uno sguardo soddisfatto e carico di speranza e si, in quei momenti, nonostante i vestiti, l'asciugamano sul collo e tutte le problematiche dette prima, lui è il re, l'unico re.

Chissà cosa porta persone con talenti così grandi a bruciarsi in questi modi.
Su elvis ho letto parecchio e sono arrivato alla conclusione che il suo talento era semplicemente troppo per essere gestito da un uomo, soprattutto se mal consigliato come lui.

Nel bene e nel male elvis ha racchiuso in se tutto l'universo della fama, del successo e tutti i rischi, gli onori e gli oneri che da essa derivano. Altri, moltissimi altri dopo di lui hanno fatto una fine tragica, ma la sua storia è davvero emblematica di come la natura umana non sempre sia in grado di reggere alle sue stesse capacità.

Gli occhi di elvis mentre arriva a quelle note, meravigliando forse più se stesso che tutti gli altri, sono gli occhi di un anima che non è riuscita a trovare il modo per esprimersi fino in fondo, gli occhi di un uomo mortale, che dentro di sè aveva un fuoco troppo intenso ed immortale per non bruciare tutto.
Nel piccolo club dove lui si esibisce ogni sera, spero che trovi un posto anche per amy, per la sua voce celestiale ed il suo cuore così troppo vicino all'inferno.





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