Nel momento storico in cui, FINALMENTE, la musica d'autore viene riconosciuta come letteratura ed insignita del Premio Nobel grazie a Bob Dylan, se ci guardiamo attorno, nel nostro piccolo orticello italiano, rischiamo che la tristezza poi ci avvolga come miele, citando uno che in quanto a letteratura non scherza affatto.
Nel momento in cui si riconosce che la parola in musica possa anzi debba essere considerata letteratura, quindi nella sua forma più alta di espressione, io resto basito, tra le altre cose, anche per una tendenza che sta tragicamente prendendo piede.
Una volta, erano i testi delle canzoni a dettare il linguaggio dei giovani.
Giusto per non usare iperboli eccessive, lo stesso Premio Nobel Bob Dylan ha contribuito a rendere la lingua inglese-americana quella che conosciamo ora, oltre a modificare il movimento dell'asse terrestre, ma questa è un'altra storia.
Oggi invece accade il contrario, sono i modi di dire dei ragazzi a suggerire testi e titoli ai cantanti.
Oggi è il contrario, sono le parole di uso comune ad influenzare la musica e non la musica a creare un linguaggio di uso comune, nuovo e in certi sensi rivoluzionario.
La conseguenza diretta di tutto ciò è che se gli artisti influenzano i ragazzi, i ragazzi possono respirare arte e magari provare a farne, ma se i ragazzi ascoltano gli artisti dire quello che dicono loro e che vogliono sentirsi dire, per un infantile senso di appartenenza, privo di stimoli, ma semplicemente basato sulla pedissequa ripetizione, è l'arte a soffrirne di più.
Che stimoli artistici potranno mai avere quelli che ritrovano i loro stessi modi di dire nelle canzoni più in voga?
E lo so che questo scambio c'è sempre stato, ma permettetemi di differenziare il periodo in cui questo scambio avveniva con una tensione verso "il bello" e il periodo odierno, dove si cerca ovunque una risposta facile, scontata, banale e senza un briciolo di profondità.
Esempi:
il primo, quello che mi ha colpito di più, perchè di più ammiro l'artista rispetto ad altri, è il nuovo disco di omar pedrini: COME SE NON CI FOSSE UN DOMANI.
Ma che titolo è?
Ma scrivi canzoni o post sui social network?
Scendendo di livello segnalo un gruppo dal nome CHIAMARSI BOMBER e la loro hit COME BOBO
Temo esista da qualche parte un brano o un gruppo chiamato Mai Una Gioia o, forse peggio ancora, TANTA ROBA, ma non me la sento di verificare
Per non parlare della feccia dell'hip hop tricolore (genere che meriterebbe ben altri paladini e ben altro rispetto) e del loro VORREI MA NON POSTO o della durissima satira politica di COMUNISTI COL ROLEX.
Ma per favore.
Senza scomodare Dylan, Cohen, Guccini, De Andrè, guardate Paolo Villaggio, appena mancato.
Provate a pensare a quanto il suo personaggio Fantozzi, abusato, rovinato dal suo stesso autore nella continua riproposizione di una maschera che alla fine era una triste macchietta, ma provate a pensare a quanto il Ragioniere abbia inciso nel vocabolario di certe situazioni, nella grammatica di certi ruoli, di certi discorsi, dalla declinazione della sfiga alla precisa analisi dei rapporti sociali e lavorativi tra impari.
Oggi invece i testi vanno a toccare corde ben precise, telecomandati da un'analisi preventiva che antepone la visibilità "emotiva" ad una profondità di messaggio, col risultato che appena pronta la prossima "dose", quella precedente venga sostituita e dimenticata.
Qualche giorno fa ho letto la tracklist della compilation "Festivalbar 1997", all'epoca considerata con lo stesso rispetto che un israeliano può nutrire verso il Mein Kampf o un parlamentare di Fratelli d'Italia.
Belin, brutte ed odiate che fossero, quelle canzoni, così volgarmente POP, me le ricordavo se non tutte almeno per il 75%, perchè anche in ambito POP allora c'era quel minimo di qualità e spessore. (e stiamo parlando di fine anni 90, non del 1968)
Quelle canzoni così brutte ed odiate, oggi mi sembrano scritte dal Dio del Rock, tanta è la distanza dal livello attuale.
Credo che si debba riscoprire ed in fretta, l'importanza e la bellezza della parola, della parola fatta musica, prima di finire, noi connazionali di Dante Alighieri, seppelliti vivi da un'orda di rapper stonati, con la zeppola ed il vocabolario esteso come l'elenco telefonico di mendatica.
E comunque, lui lo aveva detto anni fa:
adesso dovrei fare le canzoni
con i dosaggi esatti degli esperti
magari poi vestirmi come un fesso
per fare il deficiente nei concerti
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