venerdì 11 settembre 2020

La lettera di Bruce Springsteen

 


Dopo mesi di voci sempre più insistenti, ieri in contemporanea Bruce ha annunciato l'uscita del suo nuovo album (23 ottobre) e lanciato il primo singolo dello stesso, Letter to You, brano che darà anche il titolo al disco.

Mentre già si è scatenata la solita competizione a chi la fa più lontano, tra assolutisti dal capolavoro facile e scettici per partito preso, in attesa di serate dove trasformarsi nuovamente in fan per salire sul palco, io mi godo questo nuovo capitolo senza volerlo per forza misurare o catalogare, ma cercando di capire cosa possa dirmi nei suo 4 minuti scarsi.

Il pezzo già dal titolo profuma di intimismo e confidenze. Nell'epoca della condivisione con tutti e a tutti i costi, di cui sono sicuramente schiavo, l'idea di scrivere una lettera è così fuori moda da affascinarmi immediatamente. 

In più la copertina del disco è un primo piano di una foto scattata da Danny Clinch in una New York innevata e quasi spettrale.



Lo stesso video in bianco e nero e in presa diretta dallo studio di registrazione mi rimanda al passato, a momenti in cui la musica univa chi la suonava, come sembra confermare la scelta di Bruce di registrare tutto l'album "dal vivo" con la E Street Band in studio.

Sempre a proposito del video, ho notato come compaiano principalmente i membri storici della band, ad esclusione quindi degli innesti più recenti come Soozie Tyrell, Charlie Giordano  (inquadrato fugacemente sullo sfondo) e Jake Clemons, quasi a significare che per l'anteprima del disco, Bruce abbia voluto ripartire dal nucleo storico del suo gruppo storico

Accompagnato da un suono sicuramente riconducibile al marchio di fabbrica E Street, il testo racconta di una persona che si ferma e dedica spazio e tempo alla scrittura di un messaggio per un "you" vago, indefinito e dunque potenzialmente riferito a tutti noi.

Sotto alberi selvatici
Ho tirato via quel filo fastidioso
Mi sono inginocchiato, ho preso la penna
E ho chinato la testa

Togliere un filo, come fosse un sassolino dalla scarpa o un peso dallo stomaco, Bruce si decide a farlo e sceglie una ambientazione carica di solitudine, rappresentata da quei "mongrel trees" che vedo più selvatici (quasi desertici) che bastardi.

Lo svolgimento della lettera è molto semplice, lineare e sincero, dentro Bruce vuole metterci, semplicemente, tutto: il bene ed l male, il buio e la luce, i tempi positivi e quelli negativi; nessuna bugia, nessun filtro

A prescindere da quando sia stata scritta, la canzone sembra rivolta ad una persona del 2020, sembra voler raggiungere qualcuno in questo periodo storico così assurdo, di isolamento e distanze e vuole farlo con un messaggio diretto, privato e quindi personale ed intimo.

Nelle lunghe giornate della primavera scorsa, quanto avrei voluto ricevere messaggi del genere, mentre le ore scorrevano tutte uguali, senza farci capire se e quando qualcosa sarebbe cambiato.

Come al solito, di nuovo, Bruce si rivolge a tutti ma sembra farlo ad ognuno di noi singolarmente.

Cose che ho trovato
Attraverso i tempi difficili e i buoni.
Le ho scritte tutte con inchiostro e sangue
Scavate nel profondo della mia anima
E firmate col mio nome vero
E l’ho inviate nella mia lettera a te.  

Sottolineando con forza quanto di suo ci sia dentro le righe di questa lettera, Bruce mi fa immaginare che stia parlando del suo percorso artistico degli ultimi anni, la biografia dove si è messo a nudo sfuggendo alle facili (auto) celebrazioni, lo spettacolo di Broadway dove la sua nudità è emersa ancora più evidente, come le lacrime di chiunque lo abbia ascoltato raccontare del padre o di Clarence.

Un brano dunque che sembra voler "tirare le fila" di questa esperienza, riportandola nei binari di un rock classico, suo abituale vestito, dopo aver fatto lo scrittore, l'attore teatrale e dopo quella sinfonia orchestrale di riflessioni e malinconia che è stato Western Stars.

Manca più di un mese all'uscita del disco, che conterrà anche brani risalenti a quasi 50 anni fa e l'impazienza inizia a farsi sentire, però sono tranquillo perché come dice lui stesso, so che le sue canzoni sono state scritte "in ink and blood" e tanto mi basta.

P.S. oggi è l'11 settembre e ci sono molte persone che si aspettano un messaggio di vicinanza, forse dopo The Rising Bruce non ha più dimenticato quello che gli urlò il fan mentre era in macchina: WE NEED YOU.

(traduzione a cura di Pink Cadillac)



15 commenti:

MICHECITY Go ha detto...

Ottima riflessione e ottima idea rispolverare il blog!

il Cala ha detto...

Grazie, chiunque tu sia!

Perrineville ha detto...

E ci voleva anche questo tuo scritto per fare un po’ ordine. Troppi discorsi troppi professori. Torniamo invece alla cara lettera , il cuore e gli amici. Solo il risentire quel sound è stato come tornare a casa dopo tanti anni. Chi dice ‘niente di nuovo ha fatto il compitino’ io dico : ci ha messo il cuore e quando ci metti quello non puoi sbagliare. Una su tutte : fatta ascoltare ad una persona che non capisce l’inglese , nella parte per me più bella del testo si è commossa, pur non capendo mezza parola. Quando uno riesce a trasmettere in questo modo tramite la musica, per me è un Dio.

badlandsit ha detto...

Ottima riflessione sul singolo brano ma che dice molto dell'essere springsteeniano.

il Cala ha detto...

"dice molto dell'essere springsteeniano" in che senso?

badlandsit ha detto...

In senso assolutamente positivo. Per la passione infusa nell'analisi anche di un singolo brano. Non è da tutti senza cadere in banalità.

jumphrey ha detto...

A me dice che ho ancora bisogno di come mi fa sentire

Aghost1968 ha detto...

Riflessione assolutamente condivisa, riflessioni mai banali le tue. Il suo è quasi un resoconto di ciò che ha vissuto, forse anche solo degli ultimi mesi, ma sempre con 'onesta che lo contraddistingue da sempre.

vertigo ha detto...

Secondo me una delle sue più belle in assoluto..canzone scritta di getto e ispiratissima

Unknown ha detto...

Bravo Cala!
Roberto Sasso

vertigo ha detto...

Secondo me una delle sue più belle in assoluto..canzone scritta di getto e ispiratissima

Laura ha detto...

Bentornato, Calablogger.

Laura ha detto...

Bentornato, Calablogger.
Laura

Laura ha detto...

Bentornato, Calablogger.
Laura

Armando Chiechi ha detto...

Ascoltandolo per la prima volta,non nego di aver avuto dei timori, in relazione anche al fatto che in questi ultimi anni, il nostro non ha certo brillato, eccetto Western Stars, che per quanto da più fronti criticato,almeno per il sottoscritto ha avuto un suo peso ed un suo perché ! Qualcuno ha detto che il brano dava di "già sentito", ma per quanto ognuno è libero di esprimere i propri giudizi,sarebbe come dire che i vari Van Morrison o Mark Knopfler si ripetono all'infinito. Volevamo che Bruce Springsteen tornasse in quella casa chiamata E.Street e finalmente sembra esserci veramente arrivato. Certo due brani sono pochi ma sufficenti per dare degli indizi legati ad una certa asciuttezza e a una essenza di suono, che non lascia alcun dubbio in merito.Da altre parti si è parlato anche di timori vicini ad un High Hopes part.2, non considerando magari che quello era frutto di più session e relative date differenti e questo risultato di un'unica session. Ora non voglio sbilanciarmi, ma credo che questa volta potremmo trovarci finalmente davanti ad un buon disco. Questo voglio e questo credo lo vogliano in tanti....se son rose fioriranno...inutile scatenare processi e sante inquisizioni, che si tratti di un certo ex ragazzo del Jersey o di chiunque altro. Il rock non ne ha certo bisogno !?!

Armando