Irene Buselli mi ha conquistato in un pomeriggio di fine estate, quando aprì da sola con la sua chitarra una manifestazione musicale nel centro storico della mia città, Albenga, organizzata dall'Associazione Culturale Zoo.
Fu la prima di tanti artisti a suonare nel bellissimo centro storico ligure e io che non l'avevo mai sentita nominare rimasi incantato davanti alla sua bellezza e soprattutto alla sua bravura; una voce (non a caso) sottile, un'ironia delicata e una manciata di canzoni fatte con passione ed una leggerezza solo apparente.
Tutte caratteristiche che ho ritrovato seguendola sui social, nei suoi progetti solisti e collettivi, come Canta fino a dieci, insieme virtuoso e talentuoso tutto al femminile con il quale esibirsi in piccoli locali o davanti a monumenti romani in puro stile buskers.
È quindi con enorme piacere che ho appreso dell'uscita del suo singolo e di conseguenza dell'arrivo in un futuro prossimo del suo primo album. Piacere aumentato insieme alla curiosità quando ho letto che al suo fianco in questo lavoro ci saranno FiloQ e Raffaele Rebaudengo, storico membro degli Gnu Quartet, entrambi già in cabina di regia di Maqroll, capolavoro di Federico Sirianni, finalista al Premo Tenco 2022.
L'attesa è stata ampiamente ripagata, perchè Così sottile è un brano meraviglioso, che racconta molto bene la cifra artistica di Irene e la sua capacità come autrice.
Pubblicato da Pioggia Rossa Dischi il 10 marzo, Così sottile riesce in 4 minuti scarsi a raccontare una crescita, una evoluzione, una emancipazione; viene automatico leggere questo brano dal punto di vista femminile, il che lo rende un manifesto della volontà delle donne di non farsi schiacciare, anche se l'importanza del suo messaggio va ben oltre le differenze di genere.
Giocato sui vari significati possibili del termine sottile, il singolo inizia con un filo di voce, quasi come se timidamente chiedesse attenzione, al pubblico, ma anche ad un “altro” che è il destinatario delle sue parole.
Dici che sono troppo sottile
Con questi polsi troppo sottili
E questa pelle troppo sottile
E questa voce così sottile
Che non urla mai
E vado troppo per il sottile
Con questa bocca troppo sottile
Faccio pensieri troppo sottili
E ho un umorismo troppo sottile
Che non rido mai
Troppo sottile non lascio solchi
Non lascio traccia dentro di te
Sottile scivolo tra le dita
Come la sabbia, come la vita
Una situazione di quasi invisibilità, probabilmente imposta da altri, dentro la quale la protagonista sembra quasi adagiarsi, rassegnata.
Ma com’è che ci si diventa
Spessi abbastanza da non sentire
Le tue unghie nella mia carne
La mia carne così sottile
Perché io sono troppo sottile
Per farmi spazio tra i tuoi pensieri
Eppure sono spessa abbastanza
Anche stanotte contro il tuo corpo
Nella tua stanza
Dall'invisibilità al dolore, mentre si ipotizza nemmeno in modo troppo velato un abuso, una violenza, mentale e fisica, da parte di chi sottovaluta, sminuisce, svalorizza e si approfitta della presunta debolezza altrui, considerandola alla stregua di un oggetto, un mero possesso; ma lei inizia a realizzare che le cose non vadano bene e quindi prende coscienza ed inizia a reagire.
Dici che sono troppo sottile
E forse è vero, perché mentire
Ma il mio entusiasmo così sottile
E i miei sorrisi così sottili
Parlano di te
Di quel tuo sguardo pronto a sminuire
Ogni mio slancio come infantile
Le tue parole pronte a zittire
Questa mia voce così sottile
Che forse non lo è più
Starti vicino mi ha assottigliata
Sono una lama, sono affilata
E come la mina di una matita
Più che sottile sono appuntita
Ed è così che ci si diventa
Spessi abbastanza da non sentire
Le tue unghie nella mia mente
La mia mente troppo sottile
Perché tu non sei così sottile
Da infilarti nelle mie crepe
E non sei neanche spesso abbastanza
Da trattenermi mentre sottile
Scivolo fuori da questa stanza
La voce di Irene da “sottile” e quasi sussurrata diventa via via più forte, più chiara, spalleggiata dagli strumenti che crescono come la consapevolezza del proprio valore, come la grinta e la voglia di uscire da questa stanza e da questa relazione tossica e velenosa. Questo modo di utilizzare la voce rende perfettamente l'atmosfera della canzone, creando un climax emotivo che coinvolge chi ascolta, al punto che è decisamente impossibile non sostenerla in questo percorso.
Da sottile, inteso come debole, la protagonista diventa appuntita, tagliente, consapevole; pronta a scrivere una storia nuova.
E ora mi guardi senza capire
Tu mi credevi così sottile
Eppure vedi non mi hai spezzata
Né la mia voce né la risata
E adesso penso quanto è sottile
La luce che filtra dalle fessure
Ripenso al buio della tua stanza
Io che volevo essere più spessa
E invece ero e sono abbastanza
Mentre la musica ed il cantato salgono ancora, la protagonista ha anche la forza di guardare in faccia chi la voleva assottigliare e sbattergli in faccia la differenza tra luce e buio, tra riso e sopraffazione e prima di tutto tra essere sottile ed essere debole.
Ero e sono abbastanza: un manifesto di autodeterminazione e consapevolezza in 4 parole, senza il bisogno di urlare, uno slogan cantato con voce sottile ma indelebile.
Irene Buselli ha 26 anni e vive a Genova. Ha sempre sognato di fare la scrittrice e infatti, con granitica coerenza, ha finito per laurearsi in Matematica. Così, forse per redimersi o forse per schizofrenia, mentre di giorno si occupa di intelligenza artificiale, di notte indaga quella umana scrivendo canzoni.
Nel 2019 ha pubblicato il suo primo singolo Dai amore voglio un cane.
Nel 2023 uscirà il suo primo album per Pioggia Rossa Dischi