dice: tu quando hai deciso cosa fare da grande??
A me sarebbe piaciuto fare il giornalista, da bambino adoravo scrivere o immaginarmi articoli di giornale scritti da me, ovviamente quasi sempre di sport.
Poi finito il liceo, senza alcuna ragione apparente (maturità passata col minimo dopo 5 anni terribili) mi sono imbarcato in una cosa tipo "scienze economiche e bancarie" a siena.
Primo esame dato: inglese - 28
TRIONFO!!! Ero già praticamente direttore di banca
poi ovviamente un disastro, non sono andato avanti di un millimetro, economia, diritto ahhhhhhhhhhhhhhhhhhh!!!
In quel periodo c'era una cosa sola nella mia vita che funzionava e mi dava soddisfazione: il mio essere capo-scout, così mentre guardavo opuscoli per cercare altre vie, mi cadde l'occhio sulla scuola per assistenti sociali, che io immaginavo fosse un qualcosa di attinente al mondo degli educatori e del volontariato.
Ma si lo faccio!
Buonanima di mio padre che come al solito mi capiva al volo mi disse: ok, ma guarda che non puoi fare il capo scout di lavoro per tutta la vita!
Com'è come non è faccio il test d'ammissione, scuola per assistenti sociali e anche scuola per logopedisti.
Per i logopedisti ho un discreto calcio nel culo, mi assicurano di studiare che se c'è da dare una spintarella ci pensano loro, del resto ci sono 40 domande e solo 5 posti.
Arrivo 4°, non ho mai indagato se solo per merito mio.
Ma quell'anno cambiano le regole e i posti PUFF diventano 3.
Il test per assistente sociale lo faccio da solo, siamo un centinaio per 30 posti.
Entro.
29 donne - 1 uomo
amo questo lavoro.
tempo 6 mesi e capisco:
- che le mie idee preconcette sul mestiere di assistente sociale erano una belinata
- che però nonostante questo le materie non mi dispiacciono, ci sono dei concetti generali, ci puoi girare un pò intorno, farci fiocchi e fiocchetti.
morale: media del 27, diplomato con 110.
Non so quando ho capito che questo lavoro faceva per me, non so in effetti nemmeno se l'ho capito eh, ogni tanto me ne esco fuori con qualche teoria che mia moglie mi guarda e sconsolata mormora "e pensa che fai l'assistente sociale".
però mi piace parlare (sorpresona eh?), mi piace ascoltare, penso di essere uno disponibile e queste cose sono cresciute di pari passo con la mia "carriera", quindi si, penso che sia un lavoro adatto a me.
E visto che alle soglie dei 38 anni inizio ad avere il sospetto che non giocherò più nella juve nè segnerò il goal decisivo in coppa del mondo, beh tutto sommato non posso lamentarmi.
Anche perchè, tornando serio, ho la fortuna che il mio lavoro ti mette davanti a situazioni che NON possono che farmi sentire un privilegiato.
Ed io questa cosa qui l'ho capita una volta che facevo tirocinio in un servizio di salute mentale.
Avevamo una riunione in un ex ospedale psichiatrico genovese, io ingenuo arrivo puntuale, non ancora cosciente del fatto che la riunione era per a) assistenti sociali b) donne. Aspetto e vado a prendermi un caffè nel bar interno.
Gestito e frequentato da ex ospiti dell'ospedale psichiatrico, che dalla legge basaglia in avanti erano rimasti lì a vegetare.
Ecco, lì, uscendo dal bar, mi sono detto TU NON HAI IL DIRITTO DI LAMENTARTI DEL TUO LAVORO.
Devo dire che per ora ci sono riuscito abbastanza.
Anche se il mio sogno resta un altro, ma è troppo "pazzo" per dirvelo, si si è una cosa talmente innovativa, originale, pazzesca che nessuno ci arriverebbe mai, nessuno lo hai mai fatto, no no è una cosa fuori da ogni logica...
scrivere un libro su springsteen.
1 commento:
Anche il mio sogno è scrivere un libro...ma non su springsteen!!! Quindi, non temere, non ti farò concorrrenza...Sarà meglio che iniziamo però...
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