La festa del caprone racconta contemporaneamente il viaggio intimo e molto molto personale di Urania, donna di mezza età, affermata nel suo lavoro, che torna nella sua patria natia e ripercorre tutti i motivi che l'hanno allontanata dalle sue radici, primo fra tutti suo padre, ormai anziano e malato.
E nel frattempo, mentre Urania viaggia a ritroso nel tempo, riviviamo l'epopea di un paese, dilaniato da un dittatore che ne uccide l'anima, giorno per giorno.
Un paese dove tutto ruota intorno ad un uomo solo
un paese dove non esiste più l'amore
un paese dove prostituirsi è un onore, specie se con i potenti
un paese dove la politica è solo corruzione
un paese dove la politica è solo marciume
un paese dove i vicini di casa sono cancri da estirpare
un paese di ruffiani
un paese di servi
un paese di ladri trattati da eroi.
No, no scusate, non ho specificato, non è ambientato in Italia, ma a Santo Domingo, durante la dittatura di Trujillo, durante una delle tante dittature sudamericane.
un paese dove il nemico viene ucciso
un paese dove il nemico viene torturato
un paese dove la regola del sospetto e del guardarsi le spalle sono pane quotidiano.
In questo paese il padre di Urania era stato figura imponente poi caduta in disgrazia.
E lei ricorda, ricorda tutto, in una serata catartica insieme a parenti che non vede da quasi 30 anni.
E nel frattempo leggiamo nel dettaglio cosa successe il giorno in cui il “Chivo” venne assassinato, i tradimenti, le paure, le fughe, le speranze disilluse.
E soprattutto le torture successive, descritte con un'attenzione al dettaglio a tratti quasi insopportabile.
Realtà e romanzo si fondono e solo alla fine ci si accorge di quanto la vita di Urania sia legata alla storia della Repubblica Dominicana.
Libro molto avvincente, per una pagina davvero buia, una delle tante purtroppo di quell'area geografica.
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