Piano, dolcemente, con una delicatezza tutta femminile. Piano che piove, anzi pianochepiove tutto attaccato, piove, i suoni si fanno ovattati, i rumori si smorzano e l'attenzione si concentra sui dettagli, le goccioline che restano appese alle ringhiere, le mezze frasi.
In viaggio con Alice si va in un giorno umido, piovoso, senza confusione, dove tutto sembra smorzato come una candela in procinto di spegnersi.
La pioggia presente nel nome di questo gruppo milanese è un po' il motore che muove, piano, sia chiaro, queste tracce, delicate ed eleganti: “Voglia di pioggia, voglia di neve, voglia di aria e di luce più lieve, voglia di noi” si canta in Come si fa, pezzo agrodolce su amore e rimpianti.
La bella voce di Sabrina spicca e caratterizza il sound dei PCP, mai sopra le righe, molto dolce, si fa accompagnare perfettamente dal suonare pizzicato e non invadente di Mauro, Ruggero e Massimiliano. Un quartetto virtuoso e non autoreferenziale, che nelle canzoni cerca di colpire al cuore con le sue storie semplici, piene di emozioni e ricordi, che la melodia splendidamente retrò di certi pezzi non può che suscitare.
Un disco perfetto da ascoltare in un clima tranquillo ed attento, con le luci soffuse a sottolineare il cantato ed ovviamente con la voglia di condividere la parte più segreta di noi, mentre si diffonde “nell'aria il profumo del tè”, come canta Sabrina in Autunno, stagione perfetta per le atmosfere di questo disco.
Oltre ai pezzi già citati, spiccano “Oceano in bianco e nero”, che propri dalla bicromia del titolo trova la sua bellezza, raccontando un quadretto senza tempo, credibile sia ai giorni nostri che negli anni 50, col suo bellissimo “Nina scrivimi una lettera di carta come un tempo”, così fuori moda da essere appunto universale.
Sempre in tema di viaggi, Milano – Roma potrebbe arrivare da quei programmi musicali degli anni 60, dove fior di cantanti partecipavano in modo del tutto spontaneo, a differenza delle tristi comparsate odierne; un pezzo trascinante, col suo onomatopeico Tu-Tu ed il racconto di una visione del mondo e della vita dal finestrino di un vagone in corsa.
Chiusura a tema, con “I Treni in settembre”, pezzo in cui sembra di riconoscere l'influenza di Lucio Dalla, appena uscito da una cena con Sergio Caputo.
Un disco davvero interessante, a cui avvicinarsi con attenzione, per cogliere le svariate sfumature presenti, per apprezzare un suono ed una formula che pur contenendo diversi rimandi al passato, non danno facilmente punti di riferimento precisi, per lasciarsi scaldare il cuore mentre, sia chiaro, fuori purtroppo piove.
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