giovedì 17 novembre 2016

Born in the USA e l'edonismo reaganiano



Eppure Bruce ci aveva provato in tutti i modi, a spiegarcelo.

Mi riferisco alla regina assoluta delle canzoni travisate, Born in the USA
Già ben equivocata appena uscito l'omonimo album, questa canzone continua tuttoggi ad essere presa come una manifestazione di edonismo (termine a cui spesso viene affiancato l'aggettivo "reaganiano", già dimostrando di essere fuori strada) iper patriottico in piena guerra fredda.
Non è così, basta leggerne il testo per capirlo.

nato in una città di morti, il primo calcio lo presi non appena venni al mondo

Dopo aver scritto del trentennale del live 75/85, mi sono piazzato il cofanetto in macchina e me lo sono riascoltato tutto per bene
(aprire parentesi lunghissima sull'ascolto in macchina come unica salvezza per un minimo di godimento della musica)
Ed a parte che la divisione delle tracce nei cd fa cagare, vi faccio notare la seguente sequenza, supponendo di trovarci davanti ad un unico disco

Born in the usa + seeds + the river + war

Anzi, facciamo qualche passo indietro e vediamo come a fare da ponte tra le registrazioni del tour 80/81 e quelle 84/85 ci sia woody guthrie con this land is your land (presentata come una canzone arrabbiata) e poi di seguito i 3 pezzi di nebraska, acustici e spettrali.

Dopo di che deflagra Born in the USA, quell'urlo così frainteso di un figlio respinto, manco il tempo di prendere fiato ed ecco Seeds, l'epopea dei senza casa, in cerca di un futuro per sè stessi e per i figli malconci, costretti a dormire in strada da una crisi che già nei meravigliosi anni 80 mieteva le sue vittime. Un anticipo di The Ghost of Tom Joad, una trasposizione all'attualità dei temi trattati da Steinbeck e John Ford

Ci sono degli uomini accovacciati lungo i binari
L'Elkhorn Special mi soffia i capelli indietro
Tende piazzate sull'autostrada alla sporca luce della luna
E non so dove dormirò stanotte

Non è più semplice, ora che questo brano le è attaccato, capire che il protagonista di quella canzone è un reduce, un reietto, un respinto?

Andiamo oltre, un arpeggio di chitarra ci porta a quella lunghissima introduzione a The River, dove troviamo cose che poi Bruce approfondirà nella sua recente autobiografia: il rapporto col padre, il sentirsi impopolare a casa sua, la paura di andare in vietnam, la morte del batterista di un suo vecchio gruppo. 

Non mi hanno preso
Molto bene.

lo spettro della guerra evidentemente terrorizzava anche il padre, nonostante dicesse di non vedere l'ora di vedere Bruce nell'esercito ed il sospiro di sollievo finisce dritto nell'armonica introduttiva.

The River racconta di un'America povera, che combatte ogni giorno, di gente che vuole continuare a sognare nonostante tutto, nonostante la paura di capire che il suo sogno non era altro che un incubo (o qualcosa di peggio). Siamo sempre lì, siamo sempre nel cortile del reduce, che magari ha la bandiera esposta, ma scopre con dolore che il suo amore verso la patria non è ricambiato. Cosa c'è di edonista in tutto ciò?

Non abbiamo ancora finito.

La chitarra di Nils geme e Bruce ritorna a parlare della sua giovinezza, per dirci che la fede cieca nei nostri leaders ci porterà alla morte. La folla non ha il tempo di ruggire la sua approvazione verso questo monito che la ESB esplode in War, il pezzo di Edwin Starr trasformato in un monolite granitico con il suo testo semplice ma diretto, con le sue domande banali, a cui però non si riesce a trovare una risposta.

Guerra
A cosa serve?
Assolutamente a nulla
Dillo di nuovo
Guerra
A cosa serve?
Assolutamente a nulla

E siamo dunque tornati al vietnam, alla guerra, alla sofferenza, ma anche e soprattutto a questa idea dell'america che è tutto tranne che edonistica, che non mostra i muscoli ma le cicatrici, che i muscoli se li fa venire per arrivare a sera, c'è un'umanità che da sempre cerca di rigare dritto, che non giudica chi come Johnny 99 non ci riesce, che non condanna perchè sa che non spetta a loro condannare, perchè per loro è già difficile vivere, perchè come diceva nel disco precedente "penso che ci sia tanta malvagità in questo mondo"

Questo è a mio avviso il messaggio di Born in the USA, sia della canzone che di tutto il disco, un album che racconta l'America anni 80 si, ma quella che sta ai margini dei riflettori.

Una volta esploso il "fenomeno Bruce" era difficile tenere certe cose sotto controllo, ma anche nel live il messaggio c'era, bastava provare a leggerlo

Son, don't you understand now?





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