Scusa, Ameri ha concluso ieri sera il suo cammino.
Lo ha fatto nel modo migliore che potessi immaginare, un modo arrivato quasi per caso.
Lo ha fatto in una serata dove ero con vecchi amici, persone importanti nella mia vita, con i personaggi stessi del libro, in una occasione dedicata al posto dove sono cresciuto e bene o male diventato adulto.
Alla fine è stato davvero un "riportare tutto a casa" come dice il Premio Nobel, una chiusura del cerchio.
Stranamente, dopo aver raccontato del mio libro in diversi posti, per la prima volta l'ho fatto ad Albenga, giusto ieri.
Un paio di stralci del libro, qualche aneddoto improvvisato, ricordi indelebili che ho condiviso insieme a volti conosciuti e di cui abbiamo riso ancora una volta assieme.
Sono anche per la prima volta riuscito a dedicare un piccolo pensiero alle due persone a cui il libro è dedicato, proprio in presenza dei loro figli, reali o "adottivi" che fossero.
Le ultime copie sono servite nel loro piccolo proprio a finanziare la sistemazione di quel campetto parrocchiale dove ho passato migliaia di ore a fingermi calciatore, imparando tra le tante altre cose, anche a ridere di me e delle mie passioni.
Un piccolo mattoncino per dare modo ad altri ragazzini di continuare a diventare adulti dentro le mura accoglienti del Sacro Cuore, a pochi, pochissimi passi da "casa mia", in quello che ancora oggi, anzi oggi più che mai, sento "il mio paese".
Sono stati 3 anni divertenti, mi sono sentito "protagonista" in un mondo che non è certo il mio, ma che mi ha regalato questa parentesi che ricorderò per sempre.
Scusa, Ameri mi ha portato in posti nuovi, circoli, sale affrescate, radio, locali.
Dal posto dove vivo, fino al posto in cui sono cresciuto.
Grato e riconoscente, ringrazio.