lunedì 9 luglio 2018

Magliette rosse eppur bisogna andar







Avrebbe dovuto essere una cosa semplice, facile, silenziosa.  Sarebbe bastato mettersi quella maglietta, senza proclami, editti o messaggi a reti unificate. Un gesto silenzioso, magari condiviso in rete, forse ripensandoci, nemmeno quello, anche se poi io l’ho messa, la foto su FB.

Un gesto di una pochezza irrilevante, che doveva servire prima di tutto a noi stessi, il fatto di mettersi davanti ad un armadio e dire “ma si, non cambierà nulla, però lo faccio, solo per il fatto che per un secondo, un secondo solo, in modo del tutto artificioso, però per un secondo proverò a mettermi nei panni degli altri, di quelli che la maglietta rossa la fanno indossare ai propri figli per renderli riconoscibili in mare”.

Ed una volta riflettuto su quello che significa quel gesto per chi lo fa sperando serva a salvare vite, beh, si poteva decidere di aderire o meno, ma per Dio, se non altro ci sarebbe venuta meno voglia di puntualizzare, specificare, sottolineare l’ovvio o, come diceva un mio amico anni fa, “segare la segatura”, sprecando fiato, parole ed il tempo necessario a certe discussioni, di sicuro maggiore di quello che sarebbe servito per decidere di prendere o meno quella benedetta maglietta rossa dall’armadio.

Lasciate perdere salvini e meloni, che esista o meno ancor oggi una idea di destra e sinistra, di certo esiste un noi ed un loro. Quei due sono loro, sono altro rispetto a me, la loro ironia beffarda, il loro sarcasmo malato, che rimestano nel torbido, che stuzzicano il punto g del razzismo insito in una fetta tragicamente ampia di noi italiani, sono altro, sono lontani, sono il marciapiede opposto, distante e parallelo.

Se la pensate come loro, questo post non vi serve a nulla, probabilmente nemmeno conoscermi.

Il problema è che quelli che sabato alla fine, a prescindere dal colore della maglietta con cui sono usciti, hanno comunque determinate idee su determinati argomenti, ancora una volta non sono riusciti a capire come l’unità di intenti, in periodi come questo, sia enormemente più importante dei distinguo, dei se e dei ma.

Invece c’erano quelli che dicevano di essere più rossi, quelli che eh io lo faccio tutto l’anno, quelli che ma se lo dice saviano o don ciotti o la boldrini allora no, quelli che devono per forza ribadire di essere “più” degli altri, anche se gli altri sembrano stare dalla loro parte. Opportunismo? Concordo sulla copertina ridicola di rolling stone italia, ma davvero la vogliamo mettere sullo stesso piano di chi per una volta magari voleva prendere una piccola posizione? davvero non pensiamo che sarebbe meglio andare da quelli che "lo fanno solo quando gli viene comodo" e provare a convincerli a farlo più spesso? davvero questo è meno importante del dire tronfi "io la maglietta rossa ce l'ho sempre?". ce l'hai sempre? BRAVO! Ma vienimi a spiegare perchè dovrei avercela sempre o spesso anche io, non guardarmi dall'alto in basso manco parlassimo di musica "hai visto solo 3 concerti in questo tour? pff io 30".

A quelli più o meno apertamente di sinistra serve ancora, come sempre, uno che je dica “io non sò comunista così, io sò comunista cosìììììì!”, un mario brega pronto all’uso, per ribadire ancora che ok, tu la pensi come me ma io sono meglio, perché comunque sia uno come d’alema ce lo siamo meritati e sotto sotto la sua megalomania di dichiararsi “il Migliore” ci piace e gliela invidiamo.

Questa orrenda puzza sotto il naso che la presunta sinistra si trascina dietro da, approssimativamente, i funerali di Berlinguer è esattamente quella che fa parlare i salvini e le meloni di rolex, attici e radical chic, perchè questa è l'idea che arriva, a gente che, non dimentichiamolo, come riferimenti culturali ha fedez e j-ax.

Bastava aprire l’armadio, pensarci 15 secondi e prendere una decisione, non sarebbero cessate le morti in mare, non si sarebbe risolto il problema dell’accoglienza, salvini avrebbe continuato a portare avanti i suoi programmi disumani (perché qui non si parla di fascismo e simili, si parla di umanità), sia che dal nostro armadio fosse spuntata una maglietta rossa o no.

Era un gesto, simbolico, retorico, inutile, ma un piccolo gesto, che ci chiedeva però di pensare solo per 1 secondo “se capitasse a me? Ai miei figli?, se fossi costretto ad azioni apparentemente banali ma dalle quali potrebbero dipendere le loro vite?”. Pensarci sarebbe già stato un successo, più della scelta del look.


Invece si è preferito giocare a chi ha la maglietta più rossa dell’altro, perché alla fine, il d’alema che è in ognuno di noi, è più importante dei morti in mare.

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