In occasione dell'ottantesimo compleanno di Fabrizio de Andrè, è uscito al cinema solo per 3 giorni (ma sembra che ci torni a marzo) un film con immagini assolutamente inedite della mitica tournée del 1979 con la PFM.
Per me, De Andrè è "nato" con quei concerti, ovvero, io lo scoprii grazie alle due cassette (copertina arancione e copertina verde) che testimoniavano quel tour e che per prime mi fecero ascoltare uno degli artisti che oggi amo di più in assoluto.
Le immagini del concerto sono per forza di cose molto approssimative, si vede bene De Andrè, si intuisce Mussida, Di Cioccio appare al momento delle presentazioni; però la qualità audio è ottima, specie se visto in un buon cinema e ti fa apprezzare ancora di più il lavoro che la PFM fece ai pezzi di De Andrè.
Imperdibili le interviste che introducono il filmato. Il trenino per Casella, memoria storica che riporta indietro con gli anni e che sembra immutabile, a differenza degli edifici diroccati dove parlano altri protagonisti. Appare chiara invece la volontà di dividere i "buoni" (con la signora Ghezzi) e i "cattivi" (Mussida da solo nel teatro dove provarono).
Quel tour fu una pietra miliare, l'incontro tra due mondi apparentemente inconciliabili come il rock e la canzone d'autore, un passaggio epocale che ricorda il Dylan che attacca la spina alla sua chitarra.
Molto interessante la parte socio-culturale del contesto, con le contestazioni, le tensioni e la ribellione di fine anni 70, con quella spinta all'autoriduzione e all'assurda idea che la musica dovesse essere gratuita, soprattutto dal vivo; un'idea terribilmente sbagliata, che si è trascinata fino ai giorni nostri.
Sono molto contento di aver visto il film con le mie figlie, che ovviamente hanno protestato quando glielo abbiamo proposto, ma che hanno ammesso tranquillamente di aver apprezzato, del resto Il Pescatore e Volta la carta erano tra i pezzi più gettonati in macchina quando erano più piccole.
Uscendo dal cinema quella sera, nella consapevolezza di aver assistito ad una pagina cardine della storia della musica italiana, ho iniziato a coltivare un sogno, quello di approfondire quel periodo con uno dei protagonisti: Lucio Fabbri, il violino di Zirichiltaggia, di Avventura a Durango (ecco Dylan) e ovviamente de Il Pescatore.
Ogni tanto succede, ogni tanto i sogni si avverano, quindi si, ho avuto la possibilità di parlare al telefono con Lucio, una chiacchierata piacevolissima, dove lui è stato molto disponibile, dimostrando che forse qualche minuto nel film si potevano dedicare anche al più giovane della compagnia, senza nulla togliere all'interessantissima testimonianza del tizio che staccò il manifesto del concerto sotto la pioggia, sia chiaro.
Ecco quindi la testimonianza audio dell'intervista, all'interno della 36° puntata del mio programma Championship Vinyl, in onda su BRG Radio.