Nei
lunghi, piovosi, freddi sabato sera invernali, quando gli anni 80
correvano tristemente verso la fine e a nessuno a parte raf importava
una sega di cosa ne sarebbe rimasto, il Cala, capitan Buffa, il conte
Geddo, Pennisha, il Monte ed alcuni loro compagni di liceo e simili
trascorrevano esilaranti serate con uno schema entusiasmante a
dispetto della presunta staticità:
- pizzeria
- birra da litro + pizza
- discussione sulla musica
- altra birra da litro (a volte + altra pizza)
- digestivo
e
lo so che sembrerà incredibile, incomprensibile, inaccettabile, ma
il ripetersi costante ed a cadenza settimanale di tale schema aveva
tra gli altri uno risultato clamoroso: FIGA ZERO(ma zero zero eh?)
tralasciando
questo aspetto che per noi 16\17enni era ASSOLUTAMENTE secondario,
torniamo allo schema, soffermandoci sulla discussione sulla musica.
All'epoca
gli schieramenti erano semovibili, ma con alcune posizioni fisse:
il
cala stava nei pro rock, blues and soul
capitan
buffa e pennisha stavano nei pro evimetà
ma evi evi eh? Gente cazzuta, cazzutissima, tipo gli iron maiden, i
black sabbath, gli slayer, ozzy osbourne.
E
si litigavalitigavalitigava su quale fosse il genere migliore.
Il
cala già (ma non troppo) springsteeniano, capitan buffa che buttava
lì con una certa spocchia sto nome nuovo che era... ehm.. mi sembra
una cosa tipo U2, pennisha satanista convinto con cassette
inquietanti di gruppi tedeschi che adoravano il Male nel dialetto
bavarese.
Ore
ed ore a rattelare su sta cosa, parla uno gli altri bevono, e via
andare, con la birra che calava in maniera direttamente proporzionale
all'aumento del tono di voce.
In
tutto questo io avevo chiara, abbastanza, una cosa. Levimetà
(all'epoca non c'erano ancora tutti sti nomi e sottocategorie) mi
faceva, con una certa importanza, cagare.
E
così è rimasto negli anni a venire, con qualche ascolto agli iron
maiden, con qualche concessione al black album dei metallica, ma
niente di serio.
Il
discorso è che levimetà non rispondeva alla mia necessità di
riconoscere anche in un pezzo bello pestone la melodia portante e poi
c'era sta cosa dell'abbigliamento che un po' mi metteva a disagio,
che non è che io fossi lord brummel, ma la maglietta col mostro dei
maiden beh, gna potevo da fà.
Passano
gli anni, capitan Buffa ormai credo ascolti al massimo bryan adams
(che a me fa cagare RYAN adams, pensa quello della summer of 69),
pennisha si è fatto esorcizzare e soprattutto la musica non è più
al centro dei (loro) discorsi, anche quando ci sono io, che credo di
essere, per chi non è appassionato di musica (ma anche un po' per
chi lo è) una devastante rottura di coglioni se attacco su a
parlarne.
Ora
la mia posizione verso levimetà è molto ammorbidita, oh yeah.
Avendo, tra gli altri, il vizio di voler in qualche modo approfondire
le mie passioni, alla fin fine sui nomi storici ci sono finito anche
io, magari non con l'entusiasmo che ho verso altri, ma comunque con
grande rispetto.
Questa
estate la maestrarock che insegna alla materna dove vanno le
catarros, mi ha suggerito sto nome: VOLBEAT e conoscendomi, per
incuriosirmi mi ha spiegato che il cantante sul collo ha tatuato il
nome di JOHNNY CASH e sul braccio quello di ELVIS PRESLEY.
Così
grazie a youtube ho ascoltato questo pezzo che si chiama sad man's
tongue. Il pezzo parte in modo inconfondibile: come il 95% delle
canzoni di johnny cash; e visto che qui i testi sacri si masticano
abbastanza, dopo mezza strofa, che parla di quando sua mamma gli
diceva di stare attento, noi siam qui che pensiamo a quello che ha
ucciso un uomo a reno solo per vederlo morire, invece SBREEEEEEENG
parte la chitarra elettrica e da nashville ci troviamo in pieno
evimetà, punk, salcazzocosa, ma quella roba là che da regazzino mi
dava noia.
Amore
abbastanza a prima vista, veloce reperimento degli albi e poi,
aaaaaaaaaaaatansiòn, nel giorno in cui si ricordano i cari estinti,
nel simpatico locale di milano chiamato alcatraz, a 38 anni, 11 mesi
e 11 giorni ho fatto il mio debutto ad un concerto evimetà.
La
fauna di un concerto evimetà è davvero interessante,
sociologicamente parlando, altro che. Magliette di gruppi al cui
confronto i teutonici satanisti amici di pennisha sono una corale
della parrocchia di san frullino. Capigliature importanti, overdoses
(plurale) di piercings (ri-plurale), tatuaggi in zone del corpo a me fino ad
allora ignote.
Io,
che comunque all'abbigliamento da concerto ci tengo un bel po', ero
adeguatissimo: primo perché ho la barba lunga di due mesi, secondo
perché nonostante la dieta piazzo lì sempre un bel quintale di
arroganza e rottura di coglioni, terzo perché quella sera ha fatto
il suo esordio ufficiale la mia nuova maglietta di, per l'appunto,
johnny cash che con dolcezza mostra il dito medio.
Recupero
il biglietto ed entriamo in un alcatraz esaurito, mentre il gruppo
spalla, tali clutch, mi fa l'enorme regalo di togliersi dalle palle
45 secondi dopo il nostro ingresso, in modo da visionare con calma il
merchandising (clutch da recuperare comunque, non sembravano così
così così una merda, forse).
Alle
21 precise parte l'intro e vengo catapultato in 100 minuti di furia
sonora. Sono 4, due chitarre, basso e batteria, ma fanno un casino
allucinante.
Soprattutto,
ed è la cosa che preferisco di loro, a differenza dei classici
gruppi ardrò o evimetà, hanno una serie di spunti originali che
rendono le loro canzoni diverse dai canoni classici del genere, pur
presentando al loro interno tutti i crismi del rock pestone
(poi
sta frase la rileggo che non ci ho mica capito un cazzo)
e
poi hanno anche tutta una serie di aperture melodiche che,
incredibile a dirsi, potrebbero fin dar loro spazio nella musica più
orecchiabile.
E
poi specialmente nella canzone che mi ha conquistato per prima, un
cantante che canta una canzone che sembra di johnny cash con la voce
di elvis presley mi porta a dire che sarò suo per sempre.
Pubblico
bello caldo e partecipe, ma senza eccessi. Certo un po' di gente vola
fino dalla security, ma il tutto si svolge in scioltezza, senza
isterismi o violenza, come avevano purtroppo notato la maestrarock ed
il suo fidanzato quando li han visti in america (perché io amo
circondarmi di gente che mi fa rodere il fegato dall'invidia, così
perché mi piace).
Il
cantante ha una gran voce ed altrettanto carisma, il chitarrista
sembra il figlio degli addams a cui hanno attaccato le sopracciglia
di elio, ma ci da dentro come un matto, il bassista non perde un
colpo e soprattutto per tutto il concerto si esibisce in una serie di
smorfie da piegarsi dal ridere; il batterista in un gruppo del genere
è fondamentale e questo svolge il suo compito alla grande.
Il
cantante non si risparmia col jack daniel's, ma in generale mi danno
l'idea di un gruppo bello solido, che non si perde tanto in fronzoli
ed apparenza (e soprattutto in clichè).
Acustica
non pessima, ma coi bassi un po' troppo pompati
un
grande gruppo davvero, speriamo non si perdano dietro luoghi comuni o
malintesi sensi di appartenenza ad un genere o ad un altro; levimetà
come categoria rischia di essere un po' troppo chiusa in se stessa, i
volbeat hanno portato un po' di elementi nuovi che se sviluppati bene
potranno dare soddisfazione a loro e a chi continuerà a seguirli.
Come
me.
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