Il mio disco dell'anno, indubbiamente è Sangue e Cenere dei Gang.
Un album meraviglioso, ricco, completo, nel quale i fratelli Severini ricordano a tutti perchè ancora oggi sono loro la voce più credibile di una sinistra che non vuole dimenticare e continua a combattere.
Ci sono stati tanti dischi quest'anno, davvero tanti.
Tanta musica, forse troppa, al punto che diversi album non sono riuscito ad approfondirli come meritavano e sicuramente li recupererò in futuro.
Alla fine, una volta deciso che i Gang avevano comunque vinto per distacco, gli altri li ho messi semplicemente in ordine alfabetico, scegliendone altri 15 tra quelli che mi sono piaciuti di più, senza voti o stelline.
In fondo trovate una playlist su youtube con un pezzo per ogni album.
Mi capita una cosa strana e purtroppo abbastanza triste quando giro per le strade della città dove abito o della città dove lavoro o della città in cui ho vissuto per 30 anni.
Sono 3 posti a cui in un modo o nell'altro sono molto legato e nei quali quando posso faccio volentieri due passi, senza impegni o senza la fretta di dover andare da qualche parte di preciso.
Ad Albenga ultimamente mi capita di tornare con una certa frequenza, per un lungo periodo non ci ero più stato, la mia famiglia se n'era andata, io non lavoravo più da quelle parti, con gli amici se ci si vedeva, ci si beccava a metà strada.
In quel periodo, le rare volte che mi capitava di andarci, pensavo fosse in qualche modo normale vedere nuovi negozi o non trovarne più di quelli vecchi che ricordavo.
Poi con Su La Testa ho ripreso a frequentarla e la cosa che mi colpiva sempre e che mi colpisce tutt'oggi, è la velocità con cui i negozi aprono e chiudono e la impressionante quantità di spazi vuoti, dove una volta c'erano le vetrine che portavano, se non cose che mi interessavano, almeno luce e vita alle strade albenganesi.
Pietra Ligure e Finale Ligure, i posti dove lavoro e vivo, mi fanno la stessa impressione, anzi, girandoci più spesso, se possibile, pur non essendoci un uguale investimento affettivo, mi colpiscono ancora di più.
Strade vuote, vetrine abbandonate, fogli di giornale appesi.
Malinconia, tristezza, considerazioni su un tempo e su delle vite andate perse e che non torneranno.
Soldi sprecati, lavori perduti, gente che cerca in qualche modo di “arrabbattarsi” come può.
Tutto questo ed una canzone, My Hometown di Bruce Springsteen.
Una sua strofa in particolare.
Now Main Street's whitewashed windows and vacant stores
Ora la via principale è solo finestre imbiancate e negozi vuoti.
Nell'album con la bandana, i muscoli e tutte le minchiate che furono dette e scritte su Born in The USA, questo pezzo era la chiusura, un addio alla città natale da parte del protagonista e della sua famiglia, un addio doloroso e straziante, dove il padre ricorda se stesso bambino che faceva le prime commissioni al papà, che lo portava fiero in macchina a conoscere la sua “Hometown” (termine bellissimo che in italiano non rende, città natale non basta, città vista come casa, culla, nido).
Il disco che si apriva con l'urlo del reduce respinto dal suo paese, finisce con un ennesimo rifiuto ed abbandono, “forse per dirigerci a sud”.
E questa strofa, spettrale, livida come una mattina invernale, ghiacciata come il cuore di chi va via.
Io non lo so se la crisi è passata, se l'italia alza o meno la testa, non so cosa rappresenti il PIL nella vita di certe persone. Vedo determinate cose, dal punto di vista privilegiato del mio lavoro, cose non belle, sensazioni non piacevoli, prospettive preoccupanti. E non mi interessa discutere ora se il politico di turno sia sincero o meno, perchè alla fine, la strada principale, le tante strade principali di posti dove vivo, lavoro e dove cerco di far crescere le mie figlie hanno le finestre imbiancate ed un sacco, davvero un sacco di negozi vuoti.
C'è in generale un senso molto forte di dismissione, di abbandono, da un punto di vista economico ma anche, cosa ben più triste, morale e affettivo verso i posti e le persone che dovrebbero essere le componenti principali del nostro vivere, non solo del nostro sopravvivere.
Quelle vetrine vuote, magari una volta piene di oggetti vacui e futili, ora mi rappresentano invece un inverno che non sembra avere fine.
Tendo sia per carattere che come attitudine professionale a spronare alla speranza piuttosto che al lamento, quindi sogno che certe vetrine si riempano ancora, ma credetemi, certe “Main Steets” a volte fa proprio male attraversarle.
Fare parte dell'associazione culturale zoo è una delle scelte migliori che abbia fatto ed ha influenzato molto la mia vita (ed il mio tempo libero) degli ultimi 4 anni.
Organizzare Su la testa è tanto stancante quanto gratificante e se oggi posso perfino giocare allo speaker radiofonico, beh vi assicuro che molto dipende dalla prima volta che sono andato a riunione a casa Geddo.
Non potevo non unire queste due cose e dedicare una puntata alle dieci edizioni del festival. Una carrellata di artisti che hanno reso la nostra una storia che vale la pena di raccontare.
Ecco i pezzi trasmessi ieri sera
zibba & vittorio de scalzi - o mae ma
andrea parodi & claudio lolli - per non sentirci soli
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Prima puntata della seconda stagione di Come Don Chsciotte sulla webradioRadio Gazzarra. Puntata dedicata interamente ai partecipanti al Contest Non Competitivo che si è concluso sabato ad Albenga e che sabato prossimo invece si trasformerà nella festa finale in attesa del Festival Su La Testache si svolgerà dal 3 al 5 dicembre al Cinema Teatro Ambra di Albenga Ecco gli artisti ascoltati edoardo chiesa – nati vecchi doremiflo – irrequieta clemente – l’uomo senza verità dagma sogna – ormai è tardi ginez e il bulbo della ventola – rapina the lonesome picking pines – fuorilegge joe garibaldi – who am i? ramon gabardi – sotto le bombe di dresda francesca pilade – quel pezzo di carta’’
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Quando è stata l'ultima volta che un disco vi ha catturato al primo ascolto?
E per primo ascolto intendo 2, massimo 3 minuti dopo averlo fatto partire eh.
Anni fa, dopo che per diverse volte il nome dei Marah mi era capitato all'orecchio, decisi di comprare questo album, il secondo della loro discografia.
Ammetto che buona parte della decisione dipese dall'aver letto che di loro si era appassionato pure Springsteen, ma alla luce dell'approfondimento che ho fatto dopo averli conosciuti, sono convinto che la collaborazione con Bruce non sia affatto tra le cose migliori della loro carriera.
Ma torniamo a Kids in Philly, comprato se non ricordo male a prezzo stracciato su ebay e inserito nel lettore cd.
BOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOM
Onestamente, ad oggi, sono pochi gli album che mi hanno colpito così in fretta
Ten, il quintuplo live di Bruce, forse Southern Harmony.
Non era nemmeno finito il primo pezzo, dopo la sirena del porto di Philadelphia che chiamava tutti a raccolta, che già li amavo, pazzamente.
Kids in Philly è un disco meraviglioso, il loro capolavoro ad oggi (e credo mai più) insuperato, uno degli album che porterei in quella maledetta isola deserta.
Un mix di rock, blues, folk, effetti, voci, tutto o quasi senza soluzione di continuità, nemmeno 40 minuti, come spesso accade ai capolavori, ma di una intensità devastante.
Oggi mi è arrivato il vinile + cd + (ovviamente) t shirt (ovviamente xxl)
Me lo riascolto tutto di fila, per celebrare il punto più alto della loro carriera
Il disco dopo fu uno scivolone, con la complicità di Springsteen, che forse in buona fede rese FLOAT AWAY WITH THE FRIDAY NIGHT GODS un pastrocchio a me insopportabile, poi migliorato anni dopo con una versione più scarna.
Alti e bassi e poi nel 2008 finalmente riuscii a vederli dal vivo, a Pavia, appoggiato al palco, davanti a Serge Bielanko, chitarrista del gruppo e fratello di Dave, cantante dalla voce graffiante e sporca.
Uno show spettacolare, che apprezzai nonostante Dave, per colpa di Edward Abbiati, lo passò indossando la maglia dell'inter.
Puro rock and roll, orecchie che chiedevano pietà, ritmi frenetici e ballate coinvolgenti.
Autografi e foto nel dopo concerto, con i due fratelli disponibilissimi e felici di ricevere i miei complimenti su questo disco e su quello che all'epoca era appena uscito, Angels of Destruction, inferiore a questo ma assolutamente trascinante.
Li ho un po' persi di vista dopo, serge ha preferito dedicarsi alla famiglia e il gruppo ho come l'impressione che dipenda un po' troppo dall'utero della pianista, compagna di dave.
Non che in generale sia un male che si dipenda da un utero, che poi Christine è pure bella nonostante si conci come Venerdì Addams, il problema è che i dischi successivi sono lontani(ssimi) parenti di questo.
Si vocifera di reunion e toru e concerti in italia.
È sempre un
piacere essere sotto il palco della Gang, a maggior ragione dopo
un'attesa di un paio di anni e soprattutto dopo l'uscita del
meraviglioso Sangue e Cenere, disco che ne segna il ritorno in studio
dopo 15 anni.
In poco meno
di una settimana ho avuto il piacere di vederli due volte.
Così come
su disco, nella dimensione live i pezzi nuovi dimostrano subito di
poter competere ad armi pari con i classici dei fratelli Severini,
che presentano una banda molto rinnovata e che ha nel violinista
Jacopo Ciani un'arma in più, capace di sostituire degnamente i fiati
presenti in forze nell'album.
Un concerto
dei Gang è comunque sempre un'esperienza da vivere, perchè non è
solo un concerto rock, ma una lezione di almeno un paio d'ore sulla
storia del nostro paese, sulle sue contraddizioni, sulla memoria che
ormai pochi testimoni tra cui i Severini tramandano alle generazioni
future.
Proprio su
questo insiste molto Marino durante i concerti, sulla necessità di
mantenere viva la memoria di chi siamo stati, non solo nell'epico
periodo della Resistenza, ma anche prima e soprattutto dopo, durante
il periodo in cui esisteva ancora la classe operaia.
Memoria e
dignità dunque, in contesti sempre affascinanti, come la piazza del
piccolo centro di Roddino, nelle Langhe, in un appuntamento ormai consolidato
oppure tra le bandiere rosse della festa di Liberazione di Savona,
dove nonostante diversi problemi tecnici causati dal vento, Marino ha
portato un contributo non solo musicale ma di contenuto al dibattito
che anima la sinistra, soprattutto ligure.
I pezzi
nuovi si amalgamano quindi benissimo coi classici, ho
ascoltato con identico piacere la sempre toccante La pianura dei
sette fratelli insieme all'anthemica e dal forte gusto irish-punk
Alle barricate la struggente Non finisce qui e i due
pezzi con cui Marino sottolinea l'importanza della tradizione
cristiana nella nostra cultura ossia Marenostro e Più forte
della morte è l'amore.
foto di Davide Piazza
Non mancano
certo gli altri classici del gruppo da Comandante a Paz, da Kowalsky
(a Roddino suonata insieme a Paolo Bonfanti) a Socialdemocrazia.
I discorsi
di Marino ad introduzione dei vari brani sono parte integrante dello
show, perchè in un periodo come questo, la sua è una delle voci di
sinistra più autorevoli che si possa ascoltare; chiaro, diretto,
tagliente, il cantante dei Gang rappresenta alla perfezione
quell'ideale di comunismo puro, nato dall'ideale di condivisione e
dall'obbligo morale di non lasciare nessuno da solo, al punto che
ascoltandolo sfugge come tali idee possano essere ormai così
distanti nell'immaginario collettivo. La serietà con cui Marino si pone davanti al suo pubblico, se ne servisse ancora prova, sta anche nell'onesto invito ad andare a riscoprire ed a rispettare i valori cristiani, che spesso hanno rappresentato una spinta al cambiamento più forte di quelle laiche ed atee, a cui lui si sente più vicino.
Una crisi di
valori che a sinistra sembra non avere sbocchi positivi e che nei
testi disillusi dei Gang dovrebbe invece lasciare il posto ad una
rinascita quantomeno morale. Il figlio dell'uomo ucciso dal lavoro in
una fabbrica di Non finisce qui, opportunamente affiancata in
scaletta dalla Factory italiana (Sesto San Giovanni), è in realtà
il figlio di una nazione ormai allo sbando, che cerca invano degli
orizzonti, ma che non può fare altro che guardarsi indietro e
provare a tenere duro.
Emblematico
di questa situazione di morte ormai (più che) apparente è il
partigiano de L'Ottavo Km, Wilfredo Caimmi, che venne arrestato per
non aver consegnato le armi usate durante la guerra di liberazione ed
averle custodite per 40 anni; alla domanda sul perchè non le avesse
restituite, diede una risposta dentro la quale troviamo la storia
della repubblica italiana post(?)fascista: a chi e quando?
L'aspetto
forse migliore di un concerto dei Gang è la quantità di spunti per
letture ed approfondimenti che le diverse canzoni ti lasciano dentro;
la missione dei fratelli Severini è ormai quella dei cantastorie,
girare l'Italia sperando che qualcuno raccolga i loro semi e li porti
a frutto, in questo paese ormai arido.
Ormai in
pochi posti si respira un'aria di dignità e lotta forte e decisa
come sotto il palco dei Gang, fa bene davvero a tutti andarci almeno
una volta ogni tanto.
La storia di quando Don Chisciotte sconfisse i mulini a vento!!!
Una storia di libertà, di lotta per la libertà e per la dignità di due ragazzi costretti ingiustamente per 5 anni in carcere, raccontata in musica, con le canzoni che "mentalmente" hanno tenuto compagnia ad uno di loro.
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Il libro di Giordano Sangiorgi e Daniele Paletta sul Meeting delle Etichette Indipendenti racconta (benissimo) una storia bellissima. Una storia fatta di ostinazione, tenacia, forza di volontà e soprattutto tanto amore per la musica. Una storia esemplare, che dimostra come la passione spesso possa condurci molto più lontano di quanto noi stessi immaginiamo.
La voglia di fare rete, il piacere di mettere insieme diversi pezzi di una stessa scena, il cercare un coordinamento che aumenti il valore del singolo sono tutti concetti ed idee che io adoro, con le quali mi confronto quotidianamente per lavoro ma che fanno ormai parte del mio modo di pensare anche per quello che riguarda hobby e passioni, tra l'altro del tutto identiche (musica e affini) a quelle degli autori di questo libro.
Faenza come centro del mondo, di un mondo, quello della musica indipendente, che da sempre si sbatte e combatte per emergere e che da Faenza ha iniziato a prendere coscienza di sè come realtà unitaria, come movimento e soprattutto come "forza" che poteva avere una voce importante nel capitolo del music business italiano.
MEI come punto di incontro e confronto che dalle pagine del libro emerge come un'oasi più unica che rara, un tavolo davvero aperto, dove non mancano litigi ed abbandoni (tra l'altro raccontati con estrema onestà), ma dove chiunque può sedersi a portare il proprio contributo.
Una lettura piacevolissima per chi come me non è mai andato al MEI ma che comunque adora situazioni come quella, un posto dove la musica la fa da padrona in ogni angolo ed in ogni istante.
Aneddoti, riflessioni, storie anche importanti come i confronti con le forze governative.
Pagine che mi sono goduto riga per riga, immaginandomi di essere presente.
L'unico, non piccolo, problema è che a spanne direi che i 3\4 della musica di cui si parla in questo libro, a me, fa davvero cagare.
Tutta sta scena indie, davvero, la detesto quasi in blocco.
E poi, parliamone, INDIPENDENTE è uno stato professionale (slegato dalle major, libero, autonomo ecc ecc) o uno stile musicale?
perchè la musica indipendente italiana sembra, alla fine, assomigliarsi un po' tutta, nomi finto-intellettuali, testi demenzial-criptici, atteggiamenti (a differenza di gente come sangiorgi) di chiusura snobistica ed autartica, poco, pochissimo senso melodico, che va bene schifare la hit radiofonica, ma cazzo dammi un gancio per ricordarmi il tuo pezzo no?
Tutti sti cazzo di intellettualoni finto hipsters col nasino all'insù, tutti sti vorrei ma non posso, tutti sti presuntuosetti figli di papà che giocano a fare gli alternativi, tutte ste cazzo di cover band dei sonic youth
Marta sui Tubi, Dente, il MANAGEMENT DEL DOLORE POST OPERATORIO (ma porcaputtana), LE LUCI DELLA CENTRALE ELETTRICA, tutta sta riga di cani in chiesa qui (ah, si IL SORPRENDENTE ALBUM D'ESORDIO DEI CANI, crisht...) non ne salvo uno guardate, giusto qualche canzone de Lo Stato Sociale (che ho ascoltato perchè dal nome pensavo parlassero del mio lavoro), i Ministri toh e poco poco altro.
Ah, i Baustelle credo di odiarli.
Perchè
la musica indipendente è comunque anche quella che partendo da radici
classiche e magari pure mainstream ha il coraggio di portare avanti un
discorso slegato da contratti o da obblighi o da percorsi già
tracciati. Una comunità di persone che si autoproduce, autopromuove, che suona in ogni angolo gli si dia spazio. Indipendente come sinonimo di libero.
Mancano
i richiami al rock classico ed al blues, che pure in Italia hanno una
scena "indie" abbastanza ricca, manca la scena heavy metal, che almeno
dalle mie parti resta sempre bella solida, manca il cantautorato
tradizionale che almeno nella mia liguria è sempre vivo e vegeto.
Vabbè ma a parte sta botta di intolleranza mista a saccenza, che mi ha creato qualche problema nella lettura del libro (e molti di più nella vita di tutti i giorni), la storia del MEI, critiche e problematiche connesse comprese, è importante, anzi fondamentale, per la musica italiana.
Una storia comunque che era doveroso raccontare e che è giusto ed importante leggere.
ci sono angeli, a bordo campo e fiori sulla rete cara amica, giochiamo ancora assieme e mischiamo il sudore con le lacrime troppo presto, troppo presto ma non piangiamo ora, che c'è la partita e le borse e le scarpe e le risate troppo presto, troppo presto salta più alto e colpisci quella palla colpisci quel destino maledetto ed allontanalo ancora per un attimo non piangiamo, facciamo muro contro il dolore e la tua assenza saltiamo in alto e schiacciamo via il pianto schiacciamo questo dolore schiacciamolo e festeggiamo sotto rete troppo presto, troppo presto troppo breve, questa vita, questo set non è il momento per dirci addio, salta ancora abbiamo ancora sorrisi e tornei e viaggi sul pulmino da fare assieme saltando incontro alla vita troppo presto, è stato troppo presto ed ora quella palla è troppo pesante per buttarla nell'altro campo
In
seguito alle recenti elezioni, brum brum, finalmente l'italia era
liberata dagli stranieri, dagli extracomunitari, dai clandestini, dai
rom, dai negri insomma dai.
Era bellissimo, camminavi per
le strade e sentivi parlare solo italiano, uè figa, boia faust, limurtè,
chittemuort', ostrega, minchia, belìn, bellissimo.
Ed in sottofondo un rumore dolcissimo: brum brum
Era
sparita la corruzione, gli appalti erano tutti assegnati in modo
trasparente, la mafia, la camorra, la n'drangheta, tipiche associazioni a
delinquere straniere, erano debellate, la kyenge non era più in
parlamento ed il parlamento era occupato solo da italiani, onesti,
volenterosi, patriottici, incorruttibili, parlamentari italiani
brum brum
poi
ad un certo punto per le strade sono scesi in piazza gli anziani,
finalmente al sicuro, basta scippi, violenze, rapine, la pensione era in
salvo.
Li vedevi, senza nessuno che li aiutasse, camminare
malfermi sul bastone, cadere col girello, inciamparsi sul catetere, ma
liberi, senza badanti ucraine, col culo sporco, pisciati, col fornello
acceso e la pentola bruciata, ma liberi, al sicuro dai pericoli
stranieri.
brum brum
Mi sono poi addentrato nelle campagne liguri.
Tutti i campi liberi, finalmente, liberi dai lavoratori stranieri che portano via il lavoro ai lavoratori italiani.
Liberi e vuoti, ma i lavoratori italiani?
Liberi, incolti, con i pomodori marci, le piantine aromatiche secche, il basilico rovinato.
Liberi, con la margherite nere, gli asparagi violetti neri, i carciofi neri.
Liberi da sti cazzo di negri che occupavano i campi e le piantagioni manco fossimo in georgia, per 5 euro all'ora.
liberi.
Brum Brum
poi
in un quartiere residenziale, dove il benessere e la serenità erano
finalmente a totale disposizione dei nostri connazionali.
brum brum
cantieri, case in costruzione, muri a secco
tutti lavori finalmente liberati dagli stranieri, liberi.
brum brum
ruspe brum brum ferme, infissi flagellati dal maltempo, cantieri pieni di pozzanghere, materiale edile inutilizzato ed usurato.
Ma libero, tutto libero, per noi italiani.
A fine giornata sono poi andato a mangiarmi una sana pizza italiana
basta kebab
basta sushi
basta riso alla cantonese, svizzeri di merda
Pizza!!!!!!!!!
Italiana!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
E nella cucina del ristorante montagne di piatti italiani liberi.
Terza puntata giovedì 4 giugno, con un ospite d'eccezione!! Il
Presidente e Fondatore di Find the Cure, Daniele Sciuto, ci ha guidato attraverso la musica in quelle parti del mondo che la sua associazione
cerca ostinatamente e donchisciottescamente di rendere migliori
Molti stranieri ho incontrato Sulla strada verso il mio rimorso Molti dispersi che cercavano Di ritrovare loro stessi in me Mi chiesero di rivelare Proprio quei pensieri
che avrebbero voluto celare Amore salvami
Ecco le canzoni ascoltate: 1. David Bowie – Space Oddity 2. Devi Sri Prasad – Zara Zara 3. Tiken Jah
Fakoly – Je dis non 4. Ayub Ogada – Kothbiro 5. Diamond Platnumz –
Nataka Kulewa 6. Yemi Alade – Johnny 7. Courage – The first grader sound
track 8. Tama Snimbe Musique Mali Ballades Africaines 9. Giorgio Gaber –
La libertà 10. U2 & Bob Dylan – Love rescue me
Ed ecco il link per ascoltare il programma in streaming
(per
chi volesse scaricare la puntata in mp3 ed ascoltarla offline, cliccate
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L'uomo con la barba, grida aiutami intorno a lui gambe, mani, braccia l'uomo con la barba grida aiutami sopra di lui il sole diventa ancora più rosso come le bandiere dei suoi assassini, come il sangue dei suoi amici come gli occhi di chi guarda e guarda e piange e guarda attorno a lui il caldo diventa freddo la gioia, disperazione lo sport, morte l'uomo con la barba grida aiutami ed a casa la gente non sa la gente non capisce l'uomo con la barba grida aiutami ed un bambino attende con impazienza ha tra le mani un pallone regalo del suo papà, che attende con lui ha tra le mani un pennarello nero su cui scrive questa data così importante speriamo che sia festa speriamo che sia vittoria 2.9.5.1.9.8.5. il bambino scrive e aspetta a bruxelles la gente muore a bruxelles la dignità muore la dignità di corpi straziati di braccia spezzate di fiato che non riesce ad uscire di volti neri, lividi, gonfi a bruxelles muore lo sport la voglia di fare festa muore schiacciata da barbari muore schiacciata da inetti muore schiacciata da uomini a cavallo mandati lì in assurda parata ad ostentare forza ed organizzazione a dimostrare l'altrui idiozia crolla un muro, una transenna crolla il senso umano del pudore e l'uomo con la barba grida aiutami aiuta questa gente che non capisce perchè davanti ad un campo da calcio sta perdendo la vita l'uomo con la barba grida aiutami da 30 anni grida aiutami e la gente continua a parlare (i moralisti del quartiere che misurano la propria giustezza nei metri di distanza dall'area di rigore) e si sente migliore di chi alza la coppa come se a qualcuno interessasse il paragone ed intanto 30 anni dopo il bambino guarda lo schermo davanti all'uomo con la barba cercando senza trovare un senso davanti all'uomo con la barba che grida aiutami
Tra le tante cose buffe ed impensabili che mi stanno capitando, quella di stamattina potrebbe vincere il primo premio.
Infatti oggi sono tornato alle superiori.
No, non mi hanno richiamato come alunno a causa di qualche casino scoppiato per chissà cosa e che aveva invalidato la mia prestigiosa maturità scientifica raggiunta con un brillante 36\60, mica siamo in un film con ambra e luca e paolo eh.
No, peggio.
Oggi insieme alla mia amica Vera Libertà, vera di nome e di fatto, dato che lei è VERAMENTE poetessa, sono andato all'Istituto Professionale per Grafici di Savona a parlare con due classi prime di poesie.
Delle mie poesie.
Sentitevi liberi di ridere, anche di ridere fortissimo, perchè vi assicuro che io ho comunque riso più forte.
Ma tant'è.
Conosciuta ad una manifestazione, la prof. Claudia ci aveva chiesto di aiutarla in questo suo tentativo di spiegare ai ragazzi la poesia o quantomeno di fargliela apprezzare.
I ragazzi delle due classi hanno letto e commentato con noi alcune nostre poesie, addirittura una delle due classi aveva già letto le nostre poesie ieri e aveva pronte alcune domande ed approfondimenti.
Insomma, una roba clamorosa, che ci ha visto seduti alla cattedra, anche se solo per modo di dire, per provare a spiegare ai ragazzi come mai scriviamo, perchè lo facciamo e come, soprattutto come lo facciamo.
E la cosa più fantastica di tutto questo è stato vedere come alcuni di loro leggessero tra le righe cose che né io né Vera avevamo pensato o inteso mentre le scrivevamo.
Un momento incredibilmente gratificante, sentirsi considerati ed apprezzati, addirittura interpretati, è stato meraviglioso, fin quasi stranente, perchè davvero vedere le cose che scrivo proiettate su uno schermo e commentate a scuola fa parte di una serie di cose che mai e poi mai avrei immaginato potessero accadermi.
Invece è successo e a parte l'aver scelto me, credo che insegnanti come Claudia, che parlano di poesia a ragazzi non sicuramente facili, vadano elogiate per il coraggio e la passione che mettono nel loro lavoro.
La poesia come forma d'arte non è sicuramente la più diffusa ed io stesso oggi ho ammesso tranquillamente di aver letto più libri di poesie in questi 6 mesi che nei restanti 41 anni e fischia della mia vita.
Però, se davvero si crede al valore artistico della poesia, ecco che portarla nelle scuole, con esempi e testimonianze, può mantenerla viva e farla riscoprire ai ragazzi, che spesso non vanno oltre i superclassici delle scuole medie.
Gli alunni delle due prime hanno colpito nel segno, hanno fatto domande appropriate, hanno chiesto senza timore, hanno mostrato molto più interesse di quanto pensassi.
Partire da cose scritte da me per arrivare a concetti come solidarietà o catarsi, confrontarmi sul perchè si scriva di più quando si è tristi, sono stati momenti davvero, ma davvero gratificanti.
E quindi niente, mettiamo tutte queste cose da parte, come tesori da conservare, come regali da assaporare piano piano, senza sprecarne nemmeno un po'.
"Volevo chiedervi se siete mai stati famosi" (cit.)