Vengono da Pesaro e sembrano però cittadini del mondo, soprattutto di un mondo musicale a forti tinte metalliche, senza però dimenticare alcuni capisaldi del rock melodico.
I Siren sono all'esordio con l'album “The Row” ma dimostrano già un buon affiatamento e doti interessanti; i pezzi del disco sono variegati e denotano una certa apertura mentale che evita loro facili etichette e costringe, piacevolmente sia chiaro, noi ascoltatori ad un ascolto attento, per cogliere le diverse sfumature della loro musica.
Un progetto a quanto pare nato sui banchi di scuola, che Jack, Mark e Marcus frequentavano assieme, magari con la testa rivolta a chitarre, batterie e microfoni come strumenti di autodeterminazione più efficaci dei libri di testo.
La linea la tracciano chitarra e batteria, che disegnano trame semplici, ma assolutamente coinvolgenti, all'interno delle quali comunque si evidenziano le doti dei musicisti e del cantante Samuel, dotato di corde vocali potenti ed espressive.
Riff energici, sezione ritmica che picchia duro ed una voce evocativa; i ragazzi hanno le carte in regola per fare strada e non sembrano intimoriti nel proporre una musica a volte difficile da catalogare.
Track 92 inizia calma, come il brano quasi gotico che apre l'album (Swan Tale), poi esplode in un continuo inseguirsi tra chitarra e batteria mentre Samuel cita senza timore i Linkin Park; Dr. Saint sembra suonata da una versione metal dei Depeche Mode, mentre Mission è un delizioso quanto improbabile mix tra i Rem ed i Talking Heads.
I Siren hanno le idee chiare e la capacità di spaziare in diversi generi, il che crea un mix sempre interessante e mai banale, come ad esempio possiamo trovare in Love is Gone, che ha una struttura molto rock e richiami al pop-punk o a quello che ne sarebbe se dato in mano ad esempio ai primi Guns'n'Roses.
La mia preferita è Roger Sabbath, con quel riffone che ti si attacca addosso dopo mezzo secondo e ti scaraventa dalle parti di Ozzy e Toni Iommi, ma che dal nulla ti spiazza con inserti elettronici.
Chiude Falling Down, con fruscio da vecchio giradischi e violini gotici in apertura, prima della partenza a razzo delle chitarre; brano anthemico, che deve più di qualcosa agli Scorpions dei primi anni e che dimostra il grande amore della band per l'heavy metal, ballatone comprese.
Un esordio sicuramente degno di nota quello della band marchigiana, che ha al suo arco frecce importanti ed ampi margini di miglioramento; la vita on the road e l'esperienza live saranno assolutamente fondamentali per portare avanti con ancora maggio chiarezza un discorso musicale interessante e che può regalare davvero molte soddisfazioni ai Sirens
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