Quando avevo 19\20 anni, con gli
scout facemmo un lavoro sulla nostra appartenenza all’Agesci e parlammo, tra le
altre cose, anche della scelta Politica.
Mi ricordo che per riassumere le
nostre riflessioni, sul documento che redigemmo a fine lavoro, utilizzammo una
citazione di Paolo VI: La politica è la più alta forma di Carità, dove per
carità si intendeva la virtù teologale di approcciarsi al nostro prossimo
riconoscendolo figlio di Dio, piuttosto che la misericordia formale e spesso
“pelosa” a cui quel termine è spesso associato.
Erano i primi anni 90 ed io
iniziavo ad orientarmi non tanto nella scelta partitica, ma in quel delirio che
furono i miei 20 anni, tra la maturità passata col minimo e l’inizio del
cammino che mi ha fatto diventare assistente sociale, con l’intermezzo di un
anno (ed una barcata di soldi dei miei) sprecati a Siena fingendomi portato a
diventare grande economista.
Da allora, quindi, identifico la mia scelta Politica in senso scout e cristiano, con il mio percorso universitario e lavorativo.
Da allora, quindi, penso che la
mia scelta Politica sia nata in quegli anni e si sia esplicata ed espletata
principalmente nel mio percorso universitario prima e soprattutto lavorativo,
fino a tutt’oggi.
L’aspetto partitico di tale
scelta mi ha sempre interessato poco e principalmente non ho mai trovato nei
partiti una risposta completa a quelle che erano le mie idee e le mie istanze
in senso politico ed ovviamente sociale.
Avevo da subito inquadrato come
fuorviante ed ipocrita tutto il carrozzone della democrazia cristiana e
derivati vari; l’uso dell’aggettivo cristiana, che per uno scout era un
riferimento ben chiaro, invece di avvicinarmi al partito me ne teneva sempre
abbastanza lontano, per la palese mancanza di riscontro tra le parole (e la Parola)
e i fatti.
Nel 92, oltre allo smascheramento
dell’ipocrisia DC, fu anche il momento del crollo rovinoso di tutta una
struttura di potere politico trasversale e ben incancrenito nella nostra
società.
Questo fece crescere in me da un
lato la confusione, dall’altro la convinzione che la vera scelta Politica di
cui parlava il vecchio Papa dovevo metterla in pratica ovunque, ma ben distante
dal parlamento, da Palazzo Chigi, dalle sedi dei partiti (da Piazza del Gesù a
Botteghe Oscure).
Oltre 25 anni dopo, mi guardo
indietro e vedo che con difficoltà, incoerenze, errori e strappi, la mia scelta
Politica è comunque ancora ben chiara e nitida.
Una scelta di Carità che ho cercato di attuare nei posti dove ho lavorato, nelle esperienze di servizio, di fronte alle persone che mi si paravano davanti in cerca di un aiuto.
Una scelta di Carità che ho cercato di attuare nei posti dove ho lavorato, nelle esperienze di servizio, di fronte alle persone che mi si paravano davanti in cerca di un aiuto.
L’ho fatta bene? Non sempre
Posso farla meglio? Sicuramente
Ma se da questo punto di vista
capisco quale sia la direzione da tenere, con tutti i miei limiti, dall'altro mi sono sempre più allontanato dall'idea di politica partitica, dalle tessere,
dalle adesioni incondizionate.
La fede cieca nei vostri leaders
o in chiunque altro vi farà uccidere, diceva Springsteen nel 1985.
Quindi le mie idee politiche,
applicate ai vari partiti, hanno sempre trovato diversi punti di contatto ed
altrettanti di distanza incolmabile dagli schieramenti.
Ho ben chiaro però alcuni punti
fermi, sui quali non transigo.
Mentre iniziavo a capire che la
scelta della scuola per assistenti sociali era giusta per me, mentre
determinati principi alla base del mio lavoro si sposavano con la mia fede e
con le mie idee di tardo-adolescente in (lenta) crescita, intorno al 1994 venne
fuori berlusconi.
E fu automatico, immediato e
definitivo, identificare lui e la sua banda come l’esatto opposto delle mie,
seppur acerbe, idee politiche, civiche e sociali.
In contemporanea emergeva la
nuova idea politica (nuova?) della lega nord che non a caso si sposò
perfettamente con forza italia, nonostante la palese contraddizione tra chi
spaccava il paese tra bravi e cattivi e chi invece si nascondeva dietro slogan
da stadio.
Dovessi scegliere, tra bossi e
berlusconi, non so chi dei due abbia più spesso identificato come il perfetto
opposto delle mie convinzioni; alleandosi, mi risolsero il problema.
La sinistra, ah, la sinistra,
casa accogliente dove trovare idee condivisibili, valori condivisibili e, che
non guasta mai, perfino buona musica.
È evidente che da quella parte
trovai molti più punti di contatto, avendo ben chiaro come “la minaccia
comunista” era uno spaventapasseri nemmeno ben fatto di chi voleva
nascondercisi dietro per continuare a fare i comodi suoi.
Avendo ben chiaro tuttavia come
il comunismo, come idea, ideologia e regime, avesse sempre negato alcuni dei
miei punti cardinali quali la libertà di espressione e l’autodeterminazione del
singolo.
Ma soprattutto, a 20\22 anni, mi
fu chiaro che, da italiano, un valore assolutamente irrinunciabile doveva
essere l’antifascismo.
Un valore da esprimere nei fatti
quotidiani, nella negazione di qualunque idea segregante, nel rifiuto del
razzismo e dell’egemonia del mercato sulla comunità e sui rapporti
interpersonali.
Un valore di cui mi sento
permeato, soprattutto da quando ho iniziato a capire come, in Italia, non solo
il fascismo non è morto da 50 anni come dice che vuole sottovalutare il
problema, ma non se ne è mai andato.
È rimasto, strisciante, viscido e
subdolo, dentro i partiti della prima repubblica, in primis la dc, la quale
agitando lo spettro dell’invasione russa ha tenuto i figli deviati del ventennio
sotto la sua ala bianca e protettrice.
È rimasto, in primo luogo, come
mentalità, come rimpianto, come opzione mai del tutto condannata.
Fino a quando, grazie tra gli
altri anche all’esimio critico d’arte sgarbi, berlusconi lo sdoganò, utilizzando
il figliastro di almirante come cavallo di troia dentro il quale nascondere
tutti i nostalgici che non aspettavano altro.
E la situazione di oggi, dove il
rigurgito è sotto gli occhi di chiunque sappia e voglia vedere davvero, non è
frutto degli ultimi anni di disamore collettivo verso la politica, ma di un
lavoro scientifico e studiato che dura almeno dagli anni 50.
Questo, tra le altre cose è uno
dei primi motivi per cui mi sono allontanato da grillo; resta ben impresso
nella mia mente il momento in cui a precisa domanda di un fascista di
casapound, grillo definì l’antifascismo qualcosa che non competeva al m5s.
E se non ti compete un valore per
me fondante di una società che voglia definirsi civile, per me conti zero.
E il centro sinistra? Ah che
bella definizione, perfetta per noi cattocomunisti, gente come me che per i
comunisti è sempre stata un culo da prete mentre per i cattolici è sempre stata
comunista e senza dio.
Centro e sinistra, perfetto, la
botte piena e la moglie ubriaca, due belle scarpe per lo stesso piede ed un
elenco di fallimenti che parte da occhetto e d’alema ed arriva a renzi,
passando per er cicoria rutelli e soprattutto bersani, colui che con berlusconi
annientato da sentenze di ogni tipo, riuscì ad impostare la campagna elettorale
con un profilo così basso da permettergli una rimonta che era valutata meno
probabile della salvezza del benevento quest’anno.
Il PD, emblema di questo
fantomatico centro sinistra, un partito nato morto, quando, appena dopo la vittoria
risicata di prodi nel 2006 venne creato in fretta e furia, dando lo spunto
perfetto al non a caso ex dc mastella per preparare il grande salto e definirlo
già da subito come opzione per me non praticabile.
Il PD che diverse cose ha fatto,
specialmente dal punto di vista sociale, a me caro.
Il PD di minniti, il politico più
inquietante degli ultimi anni, quello che tende tutti i muscoli del collo dopo
l’ennesima strage di mafia per dire che la risposta dello stato sarà DURISSIMA,
DU RIS SI MA, (quando però ci sarà non è dato di sapere), minniti che scende a
patti con la libia, minniti che difende i cortei di un partito
anticostituzionale.
Perché ora che abbiamo detto
tutti la nostra filippica contro la cattiva maestra che sclera davanti ai
poliziotti in tenuta anti sommossa, magari ci pensiamo un secondo che quello è
successo durante una sfilata di un movimento che cerca palesemente di
ricostruire il partito fascista (la conquista di una parte della “libbbia”
capite? Le corporazioni!) e che nonostante sia altrettanto palesemente
anticostituzionale, viene protetto dai cordoni di polizia e non viene fatto
sciogliere, come prevede la legge, perché lo stesso minniti dice che tanto
farebbero ricorso al tar?
Che poi, renzi, davvero vorresti
licenziarla per aver detto quelle cose, quando magari a dirigere le cariche
proprio di quei giorni ci sono persone che dopo i fatti di bolzaneto e della diaz non sono stati licenziati, ma
addirittura promossi?
Il PD, ok.
Alla fine, il punto cruciale per me relativamente alle elezioni, resta il discorso migranti.
Alt, so bene che in italia ci
sono problemi strutturali di una gravità inaudita e non sto dicendo che il
discorso migranti sia più grave, ma del resto chi dice che ci sono problemi
“ben più gravi” dei migranti di solito parla di "invasione" dei migranti stessi
quindi boh, chiaritevi.
Il punto nodale è che di fronte
ad una problematica come quella, come la disoccupazione, come la favoletta
degli esodati, che ritengo un episodio (tra l’altro sparito dall’agenda
politica di chiunque) di una gravità clamorosa, mi piacerebbe trovare nei
politici e nel loro elettorato l’umanità.
Quella che dovrebbe vomitare
davanti alle frontiere chiuse, ai poliziotti che manganellano genitori con i
bambini in braccio, a sindaci che fanno chiudere l’acqua sotto i ponti per
impedirgli di dissetarsi o ad altri che fanno ordinanze fotocopia delle leggi
razziali per mandar via “i negri” che son tutti malati.
L’umanità, la Carità, santo Dio,
la Carità. La forma più alta della Carità.
E non la trovo, mai.
La cerco, come cerco quelli che sono i pilastri della mia idea e della mia scelta Politica, la solidarietà, la condivisione, il senso di comunità, quel "comunismo contadino" che non pretende eterna fedeltà al partito, ma divide e condivide tra tutti, che non esilia al freddo i dissidenti, ma dove tutti hanno sempre un pezzo di pane ed un piatto di pasta, quell'idea che se qualcosa di mio può servire ad altri e per me non è indispensabile, posso rinunciarci serenamente.
Quell'idea che nessuno vince, se non vincono tutti.
Altro che "eh le coop rosse" o cose simili, perchè trovo gente che pensa davvero che "i negri" ci rubino il lavoro come facevano i terroni 30 anni fa, ci rubino le donne, ci vogliano invadere.
La cerco, come cerco quelli che sono i pilastri della mia idea e della mia scelta Politica, la solidarietà, la condivisione, il senso di comunità, quel "comunismo contadino" che non pretende eterna fedeltà al partito, ma divide e condivide tra tutti, che non esilia al freddo i dissidenti, ma dove tutti hanno sempre un pezzo di pane ed un piatto di pasta, quell'idea che se qualcosa di mio può servire ad altri e per me non è indispensabile, posso rinunciarci serenamente.
Quell'idea che nessuno vince, se non vincono tutti.
Altro che "eh le coop rosse" o cose simili, perchè trovo gente che pensa davvero che "i negri" ci rubino il lavoro come facevano i terroni 30 anni fa, ci rubino le donne, ci vogliano invadere.
Trovo gente che giura sul vangelo
dopo aver dato il via a riti celtici e dopo aver parlato di deportazioni.
Trovo gente che da 30 anni ha
subdolamente creato una controcultura fatta di apparenza, superficialità e
finto benessere.
Trovo gente che parla dei migranti
come nemici dello sviluppo turistico.
Trovo ministri che fanno accordi
con chi gestisce dei campi di concentramento e prova a scaricare le colpe sulle
ONG
La Carità, Signore, dove è
finita?
Ed in tutto questo, spuntano poi
fuori le anime belle secondo le quali l’astensionismo è una colpa grave, perché
votare è un dovere e bla bla bla.
La scelta Politica è un dovere,
il voto, se tale scelta fosse consapevole e meditata, ne sarebbe una ovvia
conseguenza, così come altrettanto ovvia sarebbe la qualità ben diversa e ben
migliore dei candidati.
Perché se tu mi chiedi di
scegliere tra mangiarmi una merda e prendermi un calcio nelle palle, non puoi
lamentarti che io non scelga nessuna delle due possibilità e non puoi dirmi che
è colpa mia se le alternative sono quelle.
Certo, i candidati sono uno
specchio perfetto di questa nostra società, lo dicono tutti, bene.
Perché manca la scelta Politica,
ma mica solo quella di chi si ispira a Papi o cardinali eh? Di chiunque,
qualunque siano il percorso e i riferimenti utilizzati, purchè, appunto
consapevole e meditata.
Non è importante che io dica se e
per chi voto, né importante né giusto, non è questo lo scopo della mia
riflessione.
Certo, ci sarebbe piaciuto
approfittare della vacanza scolastica e fare un weekend a bologna, per il quale
avevo già coniato uno slogan bellissimo “Più tortellini, meno Casini”, ma non
ci siamo riusciti, pazienza.
Però domenica non è “il giorno in
cui possiamo decidere”, no, perché la scelta Politica ci rende in grado, goccia
dopo goccia, gutta cavat lapidem come dice il mio amico runner, di poter
decidere tutti i giorni, anche senza la matita elettorale in mano.
E non è nemmeno vero che se votare facesse qualche differenza non ce lo lascerebbero fare, piantiamola.
Iniziamo a fare scelte consapevoli e a non farci trascinare dalle emozioni e dalle grida, allora anche la nostra matita elettorale conterà qualcosa.
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