lunedì 16 aprile 2018

Cronache dalla corsia - Da una terra che ci odia, ad un altra che non ci vuole




Mi segnalano la presenza di B e mi chiedono di aiutarlo per le pratiche di invalidità.

Sarà che non leggo molto i giornali, tanto meno le cronache locali, tanto meno la cronaca nera sui siti locali, ma realizzo solo dopo che B è stato protagonista di un episodio finito sulle prime pagine delle testate cartacee ed online di queste parti, con, immagino, il solito corollario di parole vomitate di fretta e soprattutto furia, cariche di odio e cattiveria.

Io vedo B sul letto, intabarrato tra fasciature, fili e macchine, con un collare che gli tiene la testa dritta e gli occhi spalancati. Gli occhi mi stroncano in tre secondi. Nerissimi e spalancati, guardano il nuovo arrivato, l'unico senza camice, che parla una lingua sconosciuta con le infermiere. Mi accorgo subito che non me li stacca di dosso, mai.

Non sa una parola di italiano, né una di inglese, né io ne so di francese, oltre a qualche nome di calciatore che non credo sia il caso di utilizzare ora.

Si limita a guardarmi ed io sento quegli occhi dire una parola, una sola, una delle poche che si capisce sempre, in qualunque lingua la si dica: AIUTAMI

Il nero delle pupille ed il giallo sembrano lampeggiare mentre io cerco a gesti di fargli capire che si, in teoria sono lì apposta per aiutarlo, qualunque cosa voglia dire questa parola adesso, per B, arrivato da chissà dove, passato chissà dove, dopo aver sopportato chissà cosa.

B è immobile, non può muoversi, forse ci riuscirà ancora, ma non è sicuro e non è subito. Muove solo gli occhi e con quelli urla il suo dramma, simile a quello di tanti altri, aggravato dal non potersi muovere, B, straniero in un ospedale di una terra straniera, dove nessuno parla la sua lingua, immobile.

B in realtà è seguito ed aiutato da persone competenti, dentro e fuori dal reparto, ma io l'ho conosciuto solo e sperduto, con i suoi occhi che urlavano la richiesta di aiuto più disperata che abbia mai sentito.
B mi è tornato in mente il Venerdì Santo, perché mentre ricordavamo la morte di Cristo, io vedevo B, inchiodato ad un letto d'ospedale che sembra una croce di legno, schernito, sputato e percosso da un mondo che non se ne fa nulla di quelli come lui, nudi e senza niente, anzi che di quelli come lui se ne serve per affermarne l'inferiorità rispetto a se stesso.

E B su quel letto vive la sua Passione solo, abbandonato dall'Uomo, spogliato lui stesso della condizione di Uomo, relegato a numero, dato, statistica, in ospedale come nei centri di accoglienza o nei luoghi indicibili dove è dovuto restare sognando una vita diversa, una resurrezione da quella condizione di morto che si portano addosso sti poveri Cristi vestiti di stracci e disprezzo.

Da una terra che ci odia ad un'altra che non ci vuole, ecco la Via Crucis di oggi, fatta di prigione, torture, segregazione e morte, dove li figlio dell'Uomo viene costantemente umiliato e con lui viene calpestata l'umanità intera.

Che per tutti i B arrivi davvero una Pasqua, qualunque sia, se ce l'hanno, la loro fede religiosa.

Che sia Pasqua di resurrezione, per loro e che con loro possa resuscitare anche l'Umanità che sempre più nascondiamo dentro sepolcri ogni giorno più difficili da aprire.

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