venerdì 19 luglio 2019

Buona pensione, Rock and Roll!



Anche se ci sarebbero moltissime altre date per festeggiare la nascita del rock and roll, ho scelto quella di oggi, 19 luglio, per un motivo particolare.

Il 19 luglio 1954 infatti, la Sun Records di Sam Philips pubblicava il primo 45 giri di Elvis Presley, That's all right, con lato B Blue Moon of Kentucky.


Attribuendo arbitrariamente al debutto di Elvis la "nascita del rock", oggi dunque il rock compirebbe 65 anni.

65 anni.

A 65 anni si va in pensione, si può entrare in una casa di riposo, si può accedere ad una serie di agevolazioni "per anziani", perché è consuetudine considerare il compimento del 65° anno come l'ingresso nella terza età.



La riflessione che voglio fare è questa: è giusto chiedere ad un anziano di fare la rivoluzione, per quanto rivoluzionario sia stato da giovane? No, secondo me no.

Il rock ha quindi (da tempo) esaurito la sua carica rivoluzionaria, anzi è ormai storia e come tale ha ancora molto da insegnare.

Però il ruolo di cultura di avanguardia o più semplicemente di contro-cultura quello no, non può più farlo, altrimenti rischierebbe di fare la ridicola figura di molti uomini suoi coetanei che ostentano una gioventù ormai solo immaginaria, senza averne più la spinta e la foga.

Ha cambiato il mondo il rock? Si, a mio avviso si, in diversi momenti, dalla prima mossa del bacino di Elvis all'Ed Sullivan Show, al colpo di batteria che apre Like a Rolling Stone, all'alba di Woodstock annunciata dall'inno nazionale americano violentato da Jimi Hendrix.


Ha senso però che ancora oggi, dopo 65 anni, ci si possa aspettare qualche cambiamento e qualche "spinta in avanti" dal caro vecchio rock and roll? No, a mio avviso no; come genere musicale il rock è ancora presente negli ascolti di molti ragazzi, ma "la musica per la prossima rivoluzione" (perché arriverà, ammesso che non sia già in atto senza che noi ce ne siamo accorti, comunque arriverà) non sarà certo quella che i loro padri se non addirittura i loro nonni sentivano alla loro età, anzi, ai loro padri ed ai loro nonni farà terribilmente schifo, perché la rivoluzione e la contro cultura non può che essere un fastidiosissimo dito nel culo del sistema e che lo si voglia o no, NOI SIAMO SISTEMA.

Siamo in tanti, ad essere appassionati ed innamorati di questo museo dei dinosauri, appassionati ed innamorati al punto da negare l'evidenza e rifiutarci di dare ascolto ad altro che non siano "quegli accordi", suonati da "quelle chitarre, quelle batterie, quei bassi".

Nonostante questa apparente (e fisiologica) stagnazione, il rock è comunque vivo e vegeto, diffuso tra i giovani che lo ascoltano, lo masticano e magari lo sputano fuori diverso, rinvigorito, sicuramente modificato e contaminato.

Durante l'inverno scorso ho partecipato come ospite ad una trasmissione radiofonica davvero mitica, che si chiama MR ROCK (nessuna sorpresa eh?) e dove visto che ero il più giovane in studio (e già qui, insomma, ci siamo capiti) mi sono occupato di portare mensilmente qualche nuova proposta che restasse nei binari della tradizione.

In 5 mesi ho proposto circa 90 gruppi, alcuni abbastanza famosi, altri appena formati, americani, inglesi, di varie parti del mondo, ma anche liguri, siciliani, marchigiani, gente senza contratti o etichette a disposizione, ma che in certi suoni ci crede ancora, nonostante, in molti casi, abbia meno di 30 anni (don't trust anyone over 30, hope I die before I get old, ricordate?).


Il rock è vivo, certo che si, ma come ho appena scritto, è tradizione, storia, memoria.

Noi che lo ascoltiamo e che da lui ci facciamo condizionare da ben più di 30 anni, dovremmo accompagnare i ragazzi di oggi alla sua scoperta, basta contrapposizioni vecchi contro giovani, cazzo! Abbiamo già giocato questa partita, eravamo nei giovani e molti di noi sono convinti di averla vinta, non è il caso di dare a chissà chi la rivincita.

Condividiamo la comune passione per la musica, potremmo scoprire di avere cose da insegnare certo, ma anche da imparare.

E bentornati sul mio blog.

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3 commenti:

giusi ha detto...

Quanta verità in questo scritto.
Diciamo che il nostro compito ora è davvero far conoscere alle nuove generazioni ciò che noi abbiamo ascoltato e che ci ha infiammato orecchie ed animi. Io però sarò limitata lo ammetto... ma come posso farmi infiammare l'animo ed appassionarmi alla musica attuale? che come dici tu magari è contro il sistema come lo era la musica che ascoltavamo noi... ma sarà poi proprio così? o non è totalmente calata, invece, nel sistema?
Noi ci sudavamo i dischi, registravamo da radio con un mangiacassette o chi era più fortunato aveva il walkman... i giovani di oggi son fortunati, si siedono davanti ad un pc e trovano testi, musica, accordi e dopo due giorni sono già annoiati e passano ad altro.. Odio far la parte di quella che "era meglio tutto quando io ero giovane..." Io vedo che i gruppi che ancora fanno una fatica bestia ad emergere, siciliani, marchigiani, lombardi, piemontesi... son sempre quelli che col "sistema" ( anche dei social ) hanno poco a che fare. Ma loro per davvero, non come i "trapper" che da quando hanno il ciuccio in bocca capiscono che farsi selfie ed avere un milione di like significherà far soldi.... e allora.... è questione di educazione? chi la dura la vince o chi è furbo la vince? scusa la lunghezza e magari sono anche andata fuori tema... ma la musica fa da sempre parte del mio mondo come colonna sonora essenziale e non come rumore di fondo... questo articolo mi ha colpita.
Giusi

il Cala ha detto...

Ciao giusi, grazie per il commento: la musica di oggi, soprattutto quella con cui non possiamo fare a meno di scontrarci, è sicuramente dentro al sistema, non può essere altrimenti, visto che è parte integrante del palinsesto televisivo generalista.
La mia generazione però può cambiare quantomeno questa "tradizione" dei vecchi che criticano i giovani, portando il discorso su un piano di condivisione e non di contrapposizione; certo, il problema è l'ascolto, oggi i ragazzi fanno tutto troppo velocemente e non si soffermano, perlomeno la maggioranza di loro; un ascolto più consapevole, con un po' di tempo in più dedicato alla scoperta dei testi ad esempio, potrebbe invertire la rotta!

giusi ha detto...

Grazie a te,
articoli come questo sono sempre spunto di riflessione. Ed hai detto bene, riflettendo, la competizione "giovani-vecchi" sul piano musicale ( come in molti altri campi ) non porta nulla di produttivo. Perciò ok, buon lavoro a tutti noi in questo senso ;-).