mercoledì 7 agosto 2019

Metti una sera, Eddie Vedder a Barolo.



Completamente fuori tempo massimo, scrivo qualcosa sul concerto di Eddie Vedder a Barolo del 17 Giugno, all'interno del Festival Collisioni.

Non è più il caso di fare recensioni  e resoconti, così condivido solo un paio di riflessioni.

Prima di tutto, il concerto: Eddie fa parte di uno dei pochi gruppi di cui ormai mi fido a scatola chiusa, sono quasi 30 anni che seguo i Pearl Jam e la sua è una delle voci che mi emoziona di più. Ho quindi sfidato volentieri la mia crescente insofferenza verso i concerti affollati, per vederlo in versione solista, dopo aver rinunciato volontariamente alle due date di Firenze (2019 e 2017) perché in un contesto che non ritenevo adatto ad uno show acustico.

La prima cosa che ho notato è come lui giochi molto sul dualismo tra concerto acustico\tranquillo e concerto rock in versione solista; verrebbe quasi da dire che non sappia decidersi su come impostare lo show, anche se alla fine credo che questa apparente bipolarità sia una scelta ben precisa. Scelta di cui non intendo certo lamentarmi, visto che ha aperto la data piemontese con quella Keep me in your heart che nell'ultimo, meraviglioso album di Warren Zevon spiccava tra canzoni di livello altissimo.



Tante cover e un buon equilibrio con i pezzi "di casa", ossia dei Pearl Jam: Cat Stevens, i Beatles, i Clash, i Pink Floyd, il "solito" Neil Young, diversi brani da Into the Wild, colonna sonora inarrivabile dell'omonimo film di Sean Penn.


Tralascio la presenza di Glen Hansard che proprio non sopporto e che speravo di riuscire a perdermi, mentre purtroppo sono entrato nella piazza mentre affrontava con entusiasmo Drive all Night, proprio "di quello là"; pazienza.

Il quartetto d'archi da un lato aggiunge eleganza, dall'altro partecipa ad entrambe le facce dello show, in special modo quando esegue una versione strumentale di Jeremy, con Eddie nel backstage ed il pubblico che lo sostituisce alla voce.

Serata piacevole, Eddie che scherza sul suo vino preferito di cui ha finalmente conosciuto le origini e si lascia andare a diversi aneddoti confermando la piega discorsiva che avevo già notato lo scorso anno a Padova con la band, strappando risate a tutti indicando l'anziana signora che si godeva lo spettacolo dal terrazzo di casa, affermando di non aver mai suonato così vicino alla cucina di qualcun'altro.

Di certo, a differenza di altri artisti che amo, preferisco Eddie come voce dei PJ al solista. La sua voce ed il suo carisma, mi arrivano più diretti e forti all'interno dell'alchimia del gruppo di Seattle.

Serata piacevole, ripeto, ma spero che al prossimo giro vengano tutti e 6.


La seconda parte della mia riflessione invece verte sul posto e sull'organizzazione. Ben gestito (all'andata) il discorso delle navette, tenendo conto che Barolo nonostante la guadagnata popolarità, resta un paesino arrampicato sulla Langa, a cui si accede con difficoltà; un po' meno al ritorno, dove qualche mezzo in più avrebbe accorciato l'inevitabile coda.

Da rivedere invece la gestione della piazza, troppo, troppo, troppo piena. Certo, non ho più 20 anni e nemmeno la voglia di sbattermi per un posto in prima fila, certo domani si lavora e cerco di non esagerare, ma davvero c'era troppa gente.

Piazza stracolma, da cima a fondo; all'arrivo di Hansard a fine serata, sono arretrato per mangiarmi qualcosa in tranquillità e pur essendo a fondo piazza, ero ancora accalcato manco fossi in transenna. Davvero non si poteva ridurre la capienza per rendere la vita più comoda? O addirittura, come ho letto altrove, davvero non si poteva buttare nella piazza 2500\3000 sedie e dare a tutti la possibilità di godersi lo show? Non credo che le terre del Barolo non possano permettersi qualche pagante in meno, a fronte di una maggior soddisfazione di tutti; anche perché per quanto io sia insofferente, ho la fortuna di non trovarmi sepolto nella folla grazie alla mia stazza, ma intorno a me vedevo comunque parecchia insoddisfazione.

In generale, la serata di Barolo è abbastanza esemplificativa di come ormai la musica "leggera" in Italia sia considerata qualcosa di cui occuparsi con superficialità; anzi forse non è nemmeno il caso di fare più la distinzione tra leggera e "alta", visto che per l'ultimo concerto di Morricone, in quel posto osceno nel fossato davanti alle Mura di Lucca, ho di nuovo letto robe allucinanti, non al livello dei Rolling Stones, ma quasi.

Collisioni poi è un festival invecchiato male, almeno dal punto di vista di chi come me c'era stato anni prima, godendo a pieno l'organizzazione delle varie piazzette, dei vari incontri e dei laboratori, nonostante fossimo insieme alle nostre figlie, all'epoca di 7 e 4 anni; ora non è più un evento di un weekend, ma è soprattutto una serie di concerti "grossi" nell'arco di 30\40 gg (pur mantenendo le attività collaterali di cui sopra); nulla di sbagliato certo, ma il rimpianto per qualcosa che mi sembrava nato con ben altre intenzioni.

Pecunia non olet, purtroppo.


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