lunedì 18 marzo 2013

Mi chiamo Tomaso Bruno - terza parte




Ringrazio Marina, la mamma di Tom, che mi ha autorizzato a pubblicare questa serie di manoscritti che suo figlio le ha scritto dal carcere di Varanasi, dove si trova da più di 3 anni, con l'accusa di aver ucciso insieme ad Elisabetta Boncompagni il loro amico Francesco Montis.
Vi chiedo di condividere questi post e di farli leggere a più persone possibili, affinchè tutti o quasi sappiano dove si trovano ora due nostri connazionali.


Conoscenze e storie di vita

In questi quasi due anni ho incontrato un po’ di tutto: mafiosi, ladri, truffatori, terroristi maoisti (qua chiamati “naxolite”) pluriomicidi ma anche tanta gente comune come me incappata nel malato sistema giudiziario indiano. Inizio descrivendoti i miei “amici”. L’unico vero amico è un signore di quarant’anni tibetano, rifugiato in India da più di 20 anni di nome “Pempa”( in tibetano significa sabato) che è stato accusato e condannato a 10 anni per aver stuprato due bambine di 8 e 10 anni. Se tutti voi pensate che la mia sia una ingiustizia enorme, non saprei come definire la vicenda di Pempa. Per farla breve ha aiutato un suo amico in una disputa per un terreno e come ripicca la controparte ha pagato due bambine che si sono presentate alla Stazione di Polizia denunciandolo per stupro. In India, nei casi di stupro, l’unica cosa che conta è la testimonianza della vittima( o presunta tale) e non ci sono speranze di essere assolti se questa non ritira la denuncia. Ciò può accadere se si hanno i soldi per pagare la vittima, ma nel caso del mio amico, non è stato possibile, visto la sua precaria situazione finanziaria ed ora è bloccato qua, con fuori una moglie ed un bambino di otto anni che, dopo tre anni di detenzione del capofamiglia, non sanno più come fare a tirare avanti. Io , nel mio piccolo, sto cercando di aiutarlo, non solo perché è un innocente ingiustamente carcerato come me, ma soprattutto perché è una bella persona, onesta e genuina come è difficile trovarne in giro. Quando penso di essere sfortunato guardo alla sua storia e alla dignità con la quale la sta affrontando e non posso che ritenermi fortunato perché ho i soldi per le spese processuali, perché ho una famiglia splendida che mi sostiene e perché ho tanti amici che nonostante la grande distanza che ci separa, non mi fanno mai sentire solo. Con me e Pempa siedono a tavola due mafiosi. Uno viene dal Bengala(Nord-Est indiano) ed è in carcere da 5 anni, dopo averne passati circa 15 da latitante. Non si è mai aperto più di tanto, soprattutto sul suo passato criminale, ma so per certo che ha ucciso più di dieci persone. Non ha famiglia, ma è un maestro nell’arrangiarsi e sta gettando le basi per iniziare la carriera politica una volta fuori. Si chiama Rajh, ma per tutti è “Dada”. L’altro si chiama Santosh Patac ed è un vero personaggio . Gli hanno sparato tre volte andando a segno, ma è sempre sopravvissuto anche se l’ultimo proiettile, che lo ha colpito alla testa, gli ha lasciato una semi-paralisi della parte destra del corpo. Ha moglie e due figli, un maschio di 18 anni e una femmina di 10 e sono già stato invitato al matrimonio delle figlia. Oltre ad essere un criminale è anche un rispettato (almeno in carcere) astrologo e la gente fa la fila per ascoltare le sue previsioni. Nel frattempo continua con le sue malefatte, circa un mese fa hanno ammazzato un noto pasticcere e lui mi ha confidato che l’arma del delitto l’ha venduta lui al killer di turno qualche giorno prima per 60.000 rupie. Un’altra storia interessante potrebbe essere quella di Happy , che ora non è più in questo carcere, ma è stato trasferito nel Punjab (Nord-Ovest dell’India). Dal nuovo carcere può usare l’Ipod ed è presente anche nel Gruppo a mio sostegno di Facebook con il nome di “Aman Deep”. Happy ha 33 anni ed è in carcere da ben 11 anni, accusato e condannato per molteplici rapimenti a scopo di estorsione. Nonostante la lunga detenzione è una persona colta e con un cervello affilatissimo, spero che al più presto possa ritornare libero ed iniziare una nuova vita lontano dall’india e forse anche lontano dal crimine, ma di questo non ne sono sicuro. Un’altra persona con cui ho un buon rapporto è un certo Dabbu, conosciuto da tutti come “Doctor”,visto che fuori è titolare di una farmacia. Anche lui innocente, in galera da 4 anni, è stato assolto proprio in questi giorni. Avevano trovato la sua vicina di casa morta e i familiari loavevano accusato, visti i non buoni rapporti che c’erano tra loro. Quattro anni di galera basati un farmacista solo sul sospetto, senza lo straccio di una prova, un caso che ricorda il mio, ma con un epilogo diverso…per ora. Storie comunque ce ne sarebbero tantissime, troppe da raccontare..c’è quello che ucciso un uomo solo perché si è rifiutato di dargli una sigaretta e un altro che alterato dall’alcool, dopo un litigio con un coetaneo ha preso una zappa e gli ha mozzato la testa, per arrivare alle storie più agghiaccianti come quella del padre che ha ucciso le sue quattro figlie femmine solo perché non avrebbe potuto pagare la dote del loro matrimonio, oppure quella di un ragazzo che ha ucciso la fidanzata, l’ha tagliata a pezzi e l’ha messa in una borsa che si portava sempre appresso fino al punto che il puzzo che emanava non ha insospettito qualcuno che lo ha segnalato alla Polizia. Ci sono però tante storie di ingiustizia, di gente povera presa e sbattuta in galera senza motivo solo per ottenere una promozione, di gente che ha rubato un motorino e si è trovata accusata di decine di furti irrisolti e poi c’è la faccenda della dote. Intere famiglie sono in carcere per la dote. In pratica, in India, quando una ragazza si sposa porta in dota al marito qualcosa, un terreno, dei gioielli, una macchina, a seconda della ricchezza della famiglia. Molto spesso però la famiglia del marito non si accontenta di quanto pattuito in precedenza e comincia a fare pressioni sulla sposa per avere di più. A volte si arriva anche alla tortura e l’epilogo è sempre lo stesso, sconcertante : la sposa si dà fuoco, si brucia viva e l’intera famiglia dello sposo, nonni, zii e cugini compresi finiscono in galera. E’ il caso più comune ancora oggi, dopo quasi due anni, fatico a comprenderne ancora le dinamiche. Chiudo il capitolo citando un caso che vi farà almeno intuire la complessità e la diversità dell’India rispetto all’Europa : un ragazzino si è fatto 6 anni di carcere per aver ucciso una vacca, animale sacro. Sei anni per aver ucciso una mucca allucinante, soprattutto se si pensa che chi uccide un uomo non sta in galera per più di tre anni di seguito, visto questo strano sistema di libertà su cauzione che vige da queste parti. Ci sono un sacco di ragazzi della mia età e più giovani che sono entrati ed usciti più volte e ogni volta che escono uccidono di nuovo per poter scalare le gerarchie della mafia locale. Ravi e Giunna sono i capibanda, i più rispettati tra le nuove leve. Il primo ha 26 anni e si è guadagnato il rispetto uccidendo il capo della Polizia locale, il secondo ha solo 18 anni, ma è famoso perché è spietato e non spreca proiettili, come mi ha spiegato lui stesso, basta solo un colpo sulla nuca ed il lavoro è fatto e le tacche del rispetto nel mondo del crimine aumentano.-

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