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Bisogna
prepararsi con cura ad un appuntamento, soprattutto se è il primo.
Devono averlo pensato anche i Virgo, che al loro esordio discografico
hanno scelto di dare come titolo proprio “L'appuntamento”,
decidendo di non sgarrare a certe regole non scritte: il vestito più bello, l'attenzione ai particolari, la capacità di farsi
conoscere ed apprezzare sottolineando i propri aspetti migliori.
È,
fuor di metafora, un signor esordio quello dei ragazzi vicentini, un
disco maturo, corposo e ricco di spunti interessanti. Spicca
immediatamente il cantato profondo ed intenso di Daniele Perrino,
interprete capace di trasmettere il pathos dei testi, spingendosi a
volte in atteggiamenti quasi sciamanici, che non ci dobbiamo
vergognare di ammettere che ricordano un jim morrison d'annata.
Le
canzoni sono composte in un italiano scorrevole ed utilizzato in modo
coraggioso, senza piegarlo alla ritmica della canzone, ma adattandolo
con strofe originali che non cadono nei soliti clichè dei verbi al
futuro per fare sempre rima. Tale capacità si impone al punto che il
brano in inglese, If it's love, perde nettamente il confronto con gli
altri pezzi. Il ritmo spazia da uno stoner rock a volte anche duro,
ad un incedere quasi prog, che rimanda addirittura a nomi illustri
come la PFM; la sensazione ascoltando il disco è quella di avere tra
le mani l'album che i Timoria potevano incidere dopo lo splendido
“Viaggio senza vento”, senza esserci riusciti. Menzione speciale
per “La stanza dei colori”, 5 minuti di grande musica, hard rock
che diventa quasi una sinfonia prog, con la voce di Daniele sugli
scudi, ottimamente affiancata dalla chitarra di Michele Prontera, che
sciorina in tutto l'album una serie impressionante di riff ipnotici,
complice anche l'ossessiva precisione della sezione ritimica.
Anche
se è solo il primo appuntamento, difficilmente rinuncerete a
chiedere ai Virgo di rivedervi ancora.