Due eroi in panchina di Roberto Quartarone (Edizioni inContropiede) racconta la vita di Géza Kertész e István Tóth-Potya, due allenatori ungheresi che vennero in italia ad insegnare calcio a ridosso della seconda guerra mondiale, lasciarono ottimi ricordi e molto affetto, prima di tornare in patria ed essere coinvolti nella follia nazista.
È un libro che parla di sport e vita, un libro dove il calcio è una metafora dell'esistenza, un rifugio di bellezza davanti all'orrore, uno strumento per andare avanti.
In un dialogo nemmeno troppo inventato, i due protagonisti ripercorrono le loro carriere a poche ore dalla fucilazione.
La panchina non è solo il loro "posto di lavoro" che hanno frequentato con passione per anni, ma anche una zona isolata e lontana dai riflettori dove la loro storia è stata per troppo tempo riposta con colpevole facilità.
Insegnare i valori in campo e fuori, questo fecero questi due allenatori, per i quali fu naturale traslare questa modalità di lavoro anche nei confronti della folle realtà che si trovarono ad affrontare nell'ungheria invasa dai tedeschi.
Lo sport è passione per la vita, organizzazione, lavoro di squadra, quanto di più lontano dalla follia tedesca che li travolse.
Inevitabile, per due uomini di sport, scegliere di sacrificare le loro carriere e finanche le loro vite per opporsi a tutto questo.
Non a caso per tenersi vivi in mezzo a quell'oceano di morte, i due protagonisti parlano di calcio, ricordano luoghi, momenti, episodi, aneddoti che possano sollevarli da quello sprofondo in cui sono precipitati.
La morte non è il triplice fischio finale, perché mossi dalla stessa passione per lo sport e per la loro città, 3 ragazzi catanesi hanno ricostruito queste vicende ed hanno fatto in modo che a venissero tributati i giusti onori.
Curioso leggere che tra i parenti che hanno contribuito a tale opera di giustizia, ci fossero anche persone che abitavano a Savona.
Come in una avvincente sfida, leggendo il libro si spera fino all'ultimo che la "nostra" squadra segni il gol vincente, ma è comunque importante che anche se ampiamente dopo il novantesimo, a Geza e Istvan sia stato riconosciuto un ruolo importante nel tabellino di quella pagina orrenda.
Un libro da far leggere ai corsi per allenatori.
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