martedì 22 febbraio 2011

macete

ieri mattina, in valbormida, una mia collega di 27 anni è stata aggredita da uno squilibrato a cui il tribunale aveva tolto i figli, a colpi di MACETE.
è viva perchè l'aggressore non le ha beccato la giugulare ma la scapola.
è viva per 4 massimo 5 centimetri

ieri sera parlando con una amica e collega, abbiamo deciso di scrivere una lettera che in qualche modo evidenziasse il nostro disagio e le nostre difficoltà in un momento dove alle domande che solitamente ci rivolgono i nostri utenti, rispondiamo tutti con un "no, purtroppo non ci sono le risorse necessarie".

di questo terribile episodio, mi preme sottolineare la positività di aver trovato l'adesione in mezza giornata di tutte le colleghe e tutti i colleghi del territorio che va da andora a finale ligure.

di seguito le riflessioni che attualmente sono riportate da un paio di siti locali di news.

Di fronte al gravissimo episodio che ha coinvolto l'assistente sociale Veronica Meinero, noi suoi colleghi dei Distretti Socio-sanitari finalese ed albenganese, nello stringerci con affetto a Lei ed ai suoi cari, riteniamo fondamentale far emergere una riflessione sulle condizioni di lavoro in cui troppo spesso ormai ci troviamo ad operare.
Se già la nostra professione comporta un certo rischio a causa del contatto con utenti spesso aggressivi, se già la nostra professione ancora oggi a 60 anni dalla sua comparsa in Italia viene semplicisticamente etichettata come “quelli che fanno del bene” o nelle ipotesi peggiori “quelli che portano via i bambini”, se già la nostra professione ha dovuto lottare 50 anni per ottenere la dignità di una laurea che dimostrasse che per fare gli assistenti sociali non basta “essere brave persone”, non possiamo non evidenziare come il pesante disinvestimento politico sul Welfare ci veda non solo, come sempre, in prima linea, ma spesso utilizzati come estremo parafulmine per scelte votate al disinteresse ed alla marginalità della materia del “welfare state”.
Abbiamo da sempre amato e cercato di onorare il nostro ruolo di ponte tra la parte politica e la cittadinanza, ma attualmente la crisi internazionale e le pesantissime ripercussioni sui servizi sociali ci rendono troppe volte facili bersagli di strali ed accuse, se non di atti ben peggiori.
Certo, si dirà, l'aggressore di Veronica ha perso la testa non per un contributo negato, ma per aver perso la patria potestà, ma quante persone aggressive, potenzialmente pericolose, addirittura armate in modo rudimentale potrebbero un domani reagire allo stesso modo di fronte all'ennesimo, inevitabile rifiuto, all'ennesima comunicazione che i fondi non sono sufficienti o sono proprio esauriti? Non vogliamo cedere a questo ricatto, ma chiediamo di essere tutelati nella nostra posizione di frontiera, nel nostro ruolo che sempre più a sproposito viene caricato di responsabilità non nostre riguardanti l'utilizzo e la presenza di risorse da destinare ai nostri servizi.
Esprimiamo con forza il bisogno urgente di legittimazione da parte dei nostri referenti politici, non solo a livello locale, affinché sia chiaro che non sono gli assistenti sociali che tagliano i contributi e magari anche che non tolgono a nessuno la patria potestà, come è stato erroneamente scritto in riferimento ai drammatici fatti di Cairo.
Esprimiamo con forza la necessità di tutela giuridica e fisica, soprattutto nei servizi più a rischio, specialmente in situazioni recidive, come purtroppo è quella della Val Bormida.
Chiediamo ai cittadini di approfondire un minimo chi è e cosa fa davvero un assistente sociale, di andare oltre ai pregiudizi ed i luoghi comuni, in modo da capire che la nostra professione lavora PER LA SOCIETÀ TUTTA, lavora per il benessere e la serenità di tutti.
Auguriamo alla collega Veronica la più pronta guarigione, nella speranza che possa presto tornare a svolgere il suo lavoro e nella speranza che episodi come quelli di cui è stata vittima non si ripetano mai più.


3 commenti:

SoloDinamo ha detto...

auguri vivissimi alla tua collega Veronica. E' andata bene, davvero bene, per fortuna.
Una curiosità: l'anno scorso a Sassari c'è stata una polemica relativa ad un episodio di affido di minori, tolti dal trib. minori ad una coppia (ritenuta non idonea).Ebbene, o forse male, sul quotidiano è stato evidenziato il fatto che il TM avesse basato la sua decisione essenzialmente sulle relazioni dei servizi sociali. Con ciò esponendo la posizione degli assistenti sociali che avevano seguito il caso. A seguire, manifestazioni dei vicini di casa solidali con la coppia, contro il TM e gli assistenti sociali, "rei" di aver sbagliato.
Ora rileggi questa parte della news:
"a dicembre i Servizi sociali gli avevano tolto la patria potestà a seguito di ripetuti episodi di violenza in famiglia".
I SS non tolgono la potestà genitoriale a nessuno. Ovvio, ma
quando la stampa disinforma la gente...
ciao

il Cala ha detto...

infatti: Esprimiamo con forza il bisogno urgente di legittimazione da parte dei nostri referenti politici, non solo a livello locale, affinché sia chiaro che non sono gli assistenti sociali che tagliano i contributi e magari anche che non tolgono a nessuno la patria potestà, come è stato erroneamente scritto in riferimento ai drammatici fatti di Cairo.

leggiti sta cosa qui
http://albengacorsara.it/2011/02/15/albenga-pamela-siro-disperata-mi-hanno-tolto-i-figli/

barba d'urso, capisci?

Chiara ha detto...

Poche settimane fa, su facebook, ho postato un articolo risalente a 10 anni fa dove venivano elencate le colleghe che hanno perso la vita (ma guadagnato una medaglia) mentre svolgevano il loro lavoro, l'assistente sociale.
Che se ne fa la famiglia di quella medaglia? Non è un riconoscimento, il riconoscimento lo avrebbero avuto, e lo avremmo tutti, se da oggi e negli anni a venire potessimo fare il nostro lavoro, senza pregiudizi, senza ignoranza e senza pericoli.
Con questo non voglio vedere assistenti sociali con la scorta stile vip, sarebbe ridicolo, ma vedere una professione legittimata e non declassata, vedere l'"esercito" di assistenti sociali poter fare il loro lavoro con i mezzi e gli strumenti necessari, potendo anche dialogare con l'utenza - tutta - senza il terrore di dover dire "no, non possiamo per..." i più svariati motivi, che spesso, per quanto il professionista sia bravo, quel "no" viene preso sul personale e non è possibile gestire nel migliore dei modi.
Il periodo che stiamo vivendo e che vivremo è costellato di episodi di violenza, non devono aumentare, deve solo sparire, lasciando il posto ad una società che sotto tutti gli aspetti deve considerarsi civile.
Diritti esigibili, risorse, servizi, giustizia sociale, uguaglianza, riconoscimento, dignità.