sabato 3 novembre 2012

1000 giorni senza tom ed eli

http://www.lastampa.it/rw/Pub/p3/2011/07/24/Italia/Foto/TYP-412818-4104332-albenga01g.jpg

Esatto, mille
MILLE.
Non vi sembrano una ENORMITA'?

Non vi capita mai di pensarci? MILLEGIORNI
MILLE GIORNI SENZA LIBERTA'

Non vi gira la testa al pensiero?

Eppure è vero, è reale, è successo, sta succedendo
Sta succedendo ADESSO!

Vi assicuro che ci sto male
Che ci sono momenti in cui ci penso e sto male
E vorrei gridare, sperando di farmi sentire
Perchè ogni tanto non è solo la cosa dei MILLEGIORNI che mi fa star male
Ma anche il silenzio, terribile, orrendo, DISGUSTOSO che sento attorno a questa storia

E se succedesse a me?
E se succedesse alle mie figlie?
E se succedesse a voi?

Ci avete mai pensato?
Io si, spesso, ogni volta che penso a tom ed eli mi immagino là, al loro posto
Circondato dal silenzio

Dal silenzio di chi mi chiama cittadino, compatriota, figlio solo quando gli serve il mio voto o il mio culo

Dal silenzio di chi non vuole sporgersi o sbilanciarsi un filo, per paura di cadere da chissà quale balcone

Dal silenzio di chi magari mi conosce di vista ma NON ABBASTANZA per combattere una battaglia che non sente sua

Dal silenzio di chi preferisce parlare d'altro, riempirsi bocca e spazi web con le loro manifestazioni del cazzo, autoproclamarsi rappresentanti di non si sa chi, autoincensarsi e masturbarsi davanti agli articoli di giornale che parlano dei loro successi

Mille giorni porca puttana, quasi 3 anni, porca puttana.

E sono ancora qui davanti ad un cazzo di computer a pensare cosa posso fare, come posso essere utile, come posso aiutarli?

Giuro che ogni tanto mi verrebbe da girare per strada e fermare tutti e dirgli LO SAI COSA STA SUCCEDENDO IN INDIA A DUE RAGAZZI COME TE E ME? LO SAI?

Ma poi mi ritrovo qui davanti ad un cazzo di computer e la cosa che mi viene più semplice è smetterla di scrivere cazzate e lasciare che gente migliore di me parli e canti, ad esempio, di libertà.


Le campane della libertà (Bob Dylan)

“Ben oltre la fine del tramonto
prima dello spezzato scampanare di mezzanotte
ci riparammo sotto una porta
mentre il tuono esplodeva intorno a noi
e maestose campane di lampi
colpivano ombre negli abissi
e pareva di vedere lampeggiare
le campane della libertà
lampeggiavano per i guerrieri
la cui forza è di non combattere
lampeggiavano per i rifugiati
sull’inerme via della fuga
e per ognuno e per tutti gli sfruttati
soldati nella notte
e noi allora vedemmo
lampeggiare le campane della libertà
Nella fornace disciolta della città
inaspettatamente guardammo
con le facce nascoste
mentre i muri si restringevano
mentre l’eco delle campane di nozze
prima della pioggia sferzante
si dissolveva nello scampanare dei fulmini
suonavano per il ribelle
suonavano per il miserabile
suonavano per lo sfortunato
l’abbandonato il rifiutato
suonavano per l’escluso
costantemente bruciato al rogo
e noi allora vedemmo
lampeggiare le campane della libertà
Nell’ampia cattedrale della sera
la pioggia raccontava lunghe storie
per le nude forme senza velo
di nessuna posizione
suonava per le lingue
senza un luogo dove portare i loro pensieri
costrette in situazioni scontate
suonava per il sordo e per il cieco
e suonava per il muto
per la madre maltrattata senza compagno
per la prostituta ingiuriata
per il delinquente da poco
incatenato ed imbrogliato senza scampo
e noi allora vedemmo
lampeggiare le campane della libertà
Anche se il bianco sipario di una nuvola
mandava bagliori in un angolo lontano
e l’ipnotica foschia di pioggia
lentamente si sollevava
lampi elettrici ancora colpivano come frecce
scagliate non per quelli condannati a vagare
o a rimanere immoti
suonavano per coloro che cercano
su sentieri di ricerca senza parole
per gli amanti con la solitudine nel cuore
e una storia troppo personale
e per ogni mite anima innocua
costretta dentro una prigione
e noi allora vedemmo
lampeggiare le campane della libertà
Gli occhi splendenti ridendo
ricordo fummo presi
ma non imprigionati nello scorrere delle ore
perché pendevano sospese
mentre noi ascoltavamo per un’ultima volta
e guardavamo con un ultimo sguardo
incatenati e sommersi
finché cessarono le campane
che suonavano per i doloranti
le cui ferite non possono essere curate
per le schiere dei confusi accusati maltrattati
disillusi o peggio
e per ogni uomo prigioniero
in tutto l’intero universo
e noi allora vedemmo
lampeggiare le campane della libertà”.

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