domenica 9 luglio 2017

Cuori infranti e bambine impertinenti. Carmen Consoli a Pietra Ligure

(foto mia eh, visto che figata col telefonino?)


Le canzoni di Carmen Consoli si sviluppano attraverso un canone ben definito:
- canzoni sugli amori finiti male
- canzoni sui pregiudizi contro le donne
- canzoni sui pregiudizi contro il sud
- canzoni sui pregiudizi contro le donne del sud

Ma mica è un difetto poi, anzi, che è sempre interessante vedere in quanti modi ed in quante declinazioni si riescono ad affrontare certi argomenti.

Del resto non è che il blues parli di chissà quanti argomenti, no?

La Cantantessa catanese ha suonato a Pietra Ligure giovedì sera ed io ho avuto la fortuna di lavorare all'interno della serata, in un ruolo che tra tutti quelli che ho ricoperto tra lavoro ed hobby a sfondo musicale è stato uno dei più appaganti: lo strappatore di biglietti all'ingresso.

Buonasera, ecco a lei, buona serata.

Carmen Consoli, che una ventina di anni fa se ne uscì bel bella col suo Confusa e Felice, la sua voce particolare che non accetta vie di mezzo (o la ami o la odi), dei suoni decisamente rock e soprattutto la capacità, che a mio avviso è rimasta intatta negli anni, di saper creare testi interessanti, non scontati né banali, utilizzando le parole in modo sapiente, senza sfoggio di inutili manierismi, ma con termini non certo comuni.

Catania ombelico del mondo, in quello scorcio di anni 90 che sembrava promettere bene, anche musicalmente.
Catania scena musicalmente florida e contaminata, che sa di Europa, agrumi ed Africa.
Catania ennesima nuova Seattle o Seattle italiana, obbiettivo che sembrava imprescindibile, chissà perché.

Ancora oggi infatti leggere ed ascoltare i suoi testi è una piacevole scoperta, dal "Volevo essere più forte di ogni tua perplessità" a "Viva l’Italia, il calcio, il testosterone, gli inciuci e le buttane in preda all’ormone a noi ci piace assai la televisione proprio l’oggetto – dico – esposto in salone" passando per il meraviglioso "Fortunatamente ho ancora il difetto di prendermi poco sul serio"

Un bel concerto di un paio d'ore, che ha combinato l'anima più rock con quella elegante delle ultime tournée. La band affiancata da tre archi, alcuni momenti totalmente acustici in solitaria, tra cui la Confusa e felice che l'ha fatta scoprire.

Una scelta che mi ha permesso di godere di entrambe le facce di questa artista, che senza troppa continuità, ma comunque apprezzo e seguo già dagli esordi (ricordo la delusione provata quando dovetti perdermi un suo concerto al Ju Bamboo di Savona, sarà stato il 97-98).

Una scelta che forse ha raffreddato un po' il pubblico, che mi è sembrato comunque soddisfatto, ma che rispondeva immediatamente ogni volta in cui Carmen premeva un po' sull'acceleratore.

Una scelta forse più adatta per un ambiente più raccolto, più da teatro che da piazza estiva.

Una scelta che mi dimostra la sua coerenza artistica, capace di restare in equilibrio tra il successo pop come Amore di Plastica o L'ultimo bacio e momenti più cantautorali.

In tutto questo, un momento indimenticabile è stato per me sentire suonare in una piazza estiva, accaldata e magari non attentissima, un brano TERRIFICANTE come Mio Zio, una storia di incesto e pedofilia raccontata senza peli sulla lingua, ma senza nemmeno morbosità da talk show.

Una canzone che mette i brividi solo a leggerne il testo, premiata da Amnesty International nel 2010.

Brava bambina fai la conta
Più punti a chi non si vergogna
Giochiamo a mosca cieca
Che zio ti porta in montagna.

Porgiamo l’estremo saluto ad un animo puro,
Un nobile esempio di padre, di amico e fratello
E sento il disprezzo profondo, i loro occhi addosso
Ho svelato l’ignobile incesto e non mi hanno creduto.

Il momento più alto per me, di una gran bella serata.

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