giovedì 27 luglio 2017

Processioni, razzismo e commenti online



Come ogni anno, a S.Giacomo la mia famiglia partecipa alla processione del Santo Patrono di tovo (appunto) San Giacomo, paese originario di mia moglie.

Da un paio di mesi scarsi, a tovo sono ospitati alcuni ragazzi migranti, in una struttura privata, in collaborazione con una coop. sociale.

Detto questo, la sera del 25 luglio, durante la processione, alcuni di questi ragazzi hanno spontaneamente aiutato i tovesi nel trasporto della statua lungo le strade del paese.

L'ho trovato un gesto molto bello e simbolicamente fortissimo e ne ho scritto su facebook.



Mara, amica e giornalista di savonanews, mi ha chiesto se poteva riprendere le mie parole per un articolo sul sito ed ha anche specificato meglio il significato di "minoranza" che non volevo venisse intesa in termini politici e di consiglio comunale.


Ovviamente a me la cosa ha fatto molto piacere, perchè sono egocentrico e vanitoso, specialmente nello scrivere, ma anche perchè  contento nel mio piccolo di aiutare a sottolineare questo momento semplice e spontaneo di aggregazione ed il fatto che fosse avvenuto proprio a tovo, paese che è nel mio cuore, più di quanto io sia nel suo, ma vabè.

Savonanews ha pubblicato la notizia giovedì mattina ed automaticamente l'ha condivisa sulla sua pagina facebook.



Ed ecco puntuali arrivare i commenti




Inizio subito col botto, col classico, con l'evergreen: i 35 euro al giorno!!!!
grande roberto, con cui tra l'altro ho 17 amici in comune su FB, che si gioca subito il fil rouge!!

Non da meno amelio, che memore del compromesso storico, non esita a definire una processione di un Santo "propaganda comunista" (dal libretto del perfetto elettore di forza italia, pag. 12)

RIDICOLO!! RIDICOLI!!! valerio ed antonella non hanno peli sulla lingua ("e se li ho non sono miei!!", come disse monica lewinsky) e senza timore affondano il colpo: toglieteli dai giardini di piazza del popolo (credo si riferisca a savona o ad albenga) (ma non era a tovo la processione?) ci sono le città da pulire!!! (già vi diamo 35 euro al giorno, almeno pulite la merda dei nostri cani no, ingratoni!!!!!)

Luca e Roberto scelgono una linea più sottile, mentre il primo cita chiaramente patch addams (straniero era straniero pure lui eh), il secondo si rifà al concerto dei blues brothers (vedi faccina) a Cannes (nota città radical chic, da non confondersi con l'acqua perrier che è MINERAL CHIC)


Tralasciando quel comunista di erick che riflette sulla cognizione umana, si pasa dalla propaganda rossa agli scandali vaticani

Grande pietro, cognome inequivocabilmente ligure, che butta lì con nonchalanche la soluzione definitiva: la chiesa si ingrassa, perchè chiaramente la processione di un paese di 3000 anime porta nelle casse dello IOR ingente liquidità subito reinvestita in armamenti nucleari

Roberto, a parte qualche problema con le doppie, invece sa bene che è tutto un bus(s)in(n)es e a dimostrazione della sua teoria, usa una foto rivelatrice

Giampaolo fa una battuta simpatica ,mentre giuseppe ne fa una questione di appartenenza, glielo avranno chiesto se erano cattolici? li avranno interrogati sui comandamenti? sapranno quante sono le lettere ai corinzi? ci stanno capendo qualcosa nella nuova serie di twin peaks (no, forse questa non c'entra)


annunciata annuncia la condicio, a che servono le parole di cristo se non a portare delle statue? (oltre a fare propaganda comunista, sia chiaro) e giuseppe si risente, per lui sta storia del cattolicesimo è fondamentale, non so se per tutti o solo per i ragazzi migranti, ed urla forte il suo Perché???



Peppe ci va giù a gamba tesa ARIDAJE COL RIDICOLO!!!! e soprattutto INTEGRAZIONE è cosa BEN DIVERSA (non spiega cosa sia, ma possiamo sempre chiederglielo dopo) e comunque per colpa delle processioni la gente diventa razzista SAPEVATELO!

Annunciata si riscatta alla grande


marcella ci crede parecchio e per 250 metri di processione tira fuori LA MAFIA (che da anni è dietro al business dei portatori di statue) e vuole che dalla piazza di tovo parta LA RIVOLUZIONE!!!!!

Concludiamo alla grande svelando la cruda verità:


super anto!!! niente, ci arrendiamo!!! la statua di san giacomo in realtà era una riproduzione 1:1 di matteo renzi ed ai ragazzi migranti "arroganti delinquenti oltre che parassiti" come ricompensa per l'aiuto prestato è stata regalata una gigantografia di maria elena boschi.

p.s. nel frattempo immagino che ci saranno altri commenti, ma credo siano sufficienti questi.



mercoledì 26 luglio 2017

Rosse e nere



Avevo un pacchetto di caramelle rosse e nere
le avevo prese per darle a tua figlia
le avevo prese per avere un suo sorriso

ti ho aspettato, vi ho aspettato tanto
il pacchetto sempre chiuso
aspettavo te, insieme al suo sorriso

rimetto a posto le mie cose, è tempo di andare
ho aperto quel cassetto e l'ho visto, ancora chiuso
ho capito che non sareste più tornate

le ho mangiate, una ad una
ogni caramella un tuo ricordo
ogni morso il suo sorriso

giovedì 13 luglio 2017

Gente che dice di amarti e poi ti porta ai festival jazz.


(Testo e Foto di Ilaria Luciani, da oggi da me rinominata Madonna del Roseto dalle Lunghe Spine in un Assolato Pomeriggio di Primavera)

Un trio piano, basso e batteria che si scatena per ore in virtuosismi, per una misofonica come me è paragonabile a un concerto di mestolo su pentola, alla ceretta all'inguine, alle tisane allo zenzero.

Moroso mi estorce un sì facendomi sentire tredici secondi di melodiosa armonia al piano.
Mi sono fatta fregare.

Pare che per una sorta di congiunzione astrale favorevole, questi jazzisti newyorkesi -quotatissimi nella scena jazzistica mondiale- ieri sera suonassero proprio a dieci minuti da qui, macchecculo ho, andiamo? 

Ho sperato in una reperibilità o in un cagotto dell'ultimo minuto ma niente da fare.

La serata parte già con mezzora di ritardo, cosa che non sembra importare a nessuno, intanto la musica di sottofondo che incede, sempre più martellante ripetitiva e monocorde, è jazz.

Alle dieci meno venti apre il concerto un duo piano/voce, con una performance in dialetto slovacco.
E NON SCHERZO.

È accaduto davvero.
 
Mi è venuto da ridere, mi sono guardata intorno ma non rideva nessuno, nemmeno quel fetente del moroso, allora ho pensato di essere l'unica che avrebbe tanto voluto essere a casa a spendere il proprio tempo in maniera più proficua, tipo a limarsi le unghie dei piedi o a molestare i follicoli, ma ormai ero là, in questa cornice obiettivamente meravigliosa, l'aria calda di una sera di luglio, le stelle sopra di noi, seduta su una sedia da fachiro con davanti i due più alti del mondo e un tale con una serie di tic che mi salverà la serata, ma questo lo scoprirò soltanto dopo.
 
A un certo punto moroso mi dice falsamente che se non mi fosse piaciuto ce ne saremmo andati subito eh, alla prima pausa.
Naturalmente mentiva.

Dopo tre quarti d'ora di brani di cantante slovacca con salivazione azzerata, arrivano i tre.
 
Attaccano subito un repertorio che viene immediatamente apprezzato dai più, moroso compreso, che ogni tanto commenta: "mostruosi.", "favolosi" mentre io riesco solo a pensare che sì, sono DAVVERO bravi, ma anche a Maurizio Battista quando l'amico lo invita al concerto 'de Mozza'.
 
Potrei sempre inscenare un malore.
 
Invece resto e mi concentro sui tic dell'omo davanti: braccia conserte, mano destra che sale e accarezza orecchio sinistro, spinge gli occhiali sul naso, la spalla destra che si alza compulsivamente, tende il collo, sembra tenere il tempo, invece accelera, smette per un secondo, ricomincia. Mano destra che tocca orecchio sinistro, testa spalla, testa spalla, tocca orecchio, spingi occhiali, testa spalla, testa spalla, baby one two three.
 
Perché lo faccio?
Lo faccio per preservare la mia sanità mentale, lo faccio come via di fuga. Rifuggo la ripetitività e i saliscendi dei virtuosismi con la sequenza paranoica dei tic. Sono una claustrofobica in un tunnel, cerco di non pensarci ma non posso farne a meno.
 
Io vi ammiro, cultori del jazz, vi ammiro davvero per come riuscite a godere di certe composizioni artistiche. Io soffro e basta.

Dopo circa otto anni luce l'esibizione finisce, salutano e se ne vanno.
 
Il mio intento è quello di sgommare via immediatamente prima che qualche scriteriato chieda il bis ma il fetente mendace applaude e anche lui VUOLE il bis, lo vuole proprio, e lo ottiene.

I got the power, now.
 
Una piacevole sensazione di rivalsa mista al sapore dolce della vendetta.
 
Ho un enorme jolly da giocarmi, spendibile in un'unica grossa soluzione come la cena di Capodanno coi parenti oppure in quattro piccole comode rate.
 
Tipo che se entriamo da Tiger e lui dopo sei minuti si metterà a lamentare un: "noncelafacciopiù" io gli ricorderò di quel dodici luglio e gli farò presente che, se ce l'ho fatta io, può farcela anche lui.

P.S.: Aaron Goldberg, Dario Deidda e Gregory Hutchinson sono DAVVERO musicalmente mostruosamente bravi, anche per chi non capisce una fava di jazz come la sottoscritta, ma io ho già dato.



mercoledì 12 luglio 2017

Per l'Amore. Per Mat ed Eli.



Raga, io ve lo devo dire, è da ieri che non faccio altro che pensare a due persone che si amavano e che ora sembra si stiano per lasciare.

Noi ridiamo e scherziamo, l'estate, il mare, le serate in spiaggia, però ci sono persone che soffrono le pene dell'amore ed io non sono sereno, pensando a loro.

Quindi mi è venuta in mente una vecchia canzone che parla di amori finiti ed ho cercato di renderla attuale.

La canzone si chiama "La negritudine" e la dedico a Mat ed Ely

Elisa se n'è andata e non ritorna più
e la diretta facebook senza lei
Ha un modem di metallo senza l'anima
Nel caldo padano di questa città

A casa il letto è vuoto, sarà con un terun
E vuoti come sempre sono i pensieri miei
Scafisti ingrati sembrano dividerci
Ma il druido celtico è forte dentro me

Chissà se tu mi voterai
Se con quei neghèr parli mai
Se ti vergogni un po' di me
Sfuggi i locali col wi fi

Vado alla Camera e non vuoi emigrare
Stringi forte a te la polenta
Piangi non lo sai
Quanto altro male ti farà la negritudine

Elisa nel mio planning ho una fantasia
Un figlio come il trota un poco timido
La stringo forte al cuore e sento che ci sei
Fra i no allo ius soli e la pulizia etnica

L'umberto e i suoi consigli che filosofia
Lui con il suo PRIMA IL NORD ci mostrò la via
Di certo il suo parere non l'ha chiesto mai
Gli ha detto: "un giorno tu ti laureerai"

Chissà se tu mi voterai
Se coi clandestini parlerai
Per non soffrire più per me
Ma non è facile lo sai

A bruxelles non ci vado più
E i pomeriggi senza te
Twitter è inutile tutte le idee
Si affollano su te

Si che è possibile dividere
L'Italia almeno in due
Ti prego votami amore mio
Ma illuderti non so

La negritudine fra noi
Questo 6% dentro me
è l'inquietudine di vivere
La vita coi neghèr

Ti prego aspettami perché
Non so twittare senza te
Si che è possibile dividere
L'Italia almeno in due

La negritudine fra noi
il tuo bisogno di un bidet
è l'inquietudine di vivere
La vita coi neghèr

Ti prego votami perché
Non l'ho più duro senza te
Si che è possibile dividere
L'Italia almeno in due
La negritudine

martedì 11 luglio 2017

Ambizioni e Maturità. Chi protegge i sogni di Samuele Puppo?



Già da qualche tempo non scrivo di Samuele e delle sue avventure musicali.

L'occasione per tornare a farlo me la offrono due eventi abbastanza contemporanei: un nuovo video e l'esame di maturità (suoi eh).

Ho avuto il piacere di vederlo dal vivo a Savona il maggio scorso, da solo in un bel locale accogliente, il Circolo arci Altrove, dove ci ha raccontato di lui in musica, con la sua bravura ed il suo magnetismo, catturando come al solito il pubblico.

La canzone e l'esame di maturità raccontano una storia importante, forse nuova.

Raccontano di un ragazzo che finisce un percorso e soprattutto dimostra di avere chiaro quale potrebbe essere quello successivo.

Where will I be
It's not easy to know

Coloro che proteggono i sogni, i protagonisti del suo ultimo pezzo, sembrano essere le persone, gli artisti, i riferimenti a cui rifarsi, ora che il cammino chiede un impegno maggiore, più responsabile, più "adulto".

La canzone si sviluppa su due canali ben precisi: da un lato l'aspetto del sogno, le stelle, le luci della ribalta, l'America, sempre presente nei suoni ma anche nelle parole di Sam, dall'altro invece la consapevolezza dell'impegno, della necessità di lavorare e lavorare duro, della volontà che serve per inseguire un sogno, per proteggerlo, anche da noi stessi.

Stages, big screens, 
LA shining bright
Deep inside I feel
That's right

It's a hard road
But there will come a light

Non so se i due eventi di cui sopra siano in realtà correlati così strettamente, ma mi piace l'idea di Samuele che uscito dalla porta del liceo guardi avanti ed immagini un futuro dove la musica sia protagonista e compagna.

Mi piace l'idea di un artista che ha l'intelligenza ed appunto la maturità di capire quando un capitolo si è chiuso e sia necessario aprirne un altro.

Mi piace leggere nella canzone quel riferimento ai vinili polverosi ed alle autobiografie, segni evidenti del riconoscere delle radici, dei modelli, dei "manuali di istruzioni" che Sam assimila sin da bambino e che da sempre sono fonte di ispirazione.

Piano gently plays
A lovely melody
Dusty vinyls
And Autobiographies

Quindi se nel testo compare un senso di timore e di paura di non riuscire, subito poche righe sotto c'è quella fiducia in se stesso e quella fedeltà a certi impegni che da subito me lo hanno reso così caro e per "colpa" dei quali sono così maledettamente poco obbiettivo nei suoi confronti.

But some nights
I'm surrounded by the blue
Freezing floor,
Candles burn
I close my eyes
Should I give up
Or should I still try?

I don't know if there's a key
But i believe in time

If everything is falling down
Then take a breath and don't turn around
Change the words, switch your cards
And start again

Credo che la strada per realizzare i propri sogni sia per forza di cose segnata ed abitata da "coloro che li proteggono" e credo anche che noi stessi dovremmo esserne i primi protettori, senza permettere a nessuno di portarceli via.

Ce lo ricorda, in questa bella ballata, un ragazzino dai sogni grandi come il suo talento

domenica 9 luglio 2017

Cuori infranti e bambine impertinenti. Carmen Consoli a Pietra Ligure

(foto mia eh, visto che figata col telefonino?)


Le canzoni di Carmen Consoli si sviluppano attraverso un canone ben definito:
- canzoni sugli amori finiti male
- canzoni sui pregiudizi contro le donne
- canzoni sui pregiudizi contro il sud
- canzoni sui pregiudizi contro le donne del sud

Ma mica è un difetto poi, anzi, che è sempre interessante vedere in quanti modi ed in quante declinazioni si riescono ad affrontare certi argomenti.

Del resto non è che il blues parli di chissà quanti argomenti, no?

La Cantantessa catanese ha suonato a Pietra Ligure giovedì sera ed io ho avuto la fortuna di lavorare all'interno della serata, in un ruolo che tra tutti quelli che ho ricoperto tra lavoro ed hobby a sfondo musicale è stato uno dei più appaganti: lo strappatore di biglietti all'ingresso.

Buonasera, ecco a lei, buona serata.

Carmen Consoli, che una ventina di anni fa se ne uscì bel bella col suo Confusa e Felice, la sua voce particolare che non accetta vie di mezzo (o la ami o la odi), dei suoni decisamente rock e soprattutto la capacità, che a mio avviso è rimasta intatta negli anni, di saper creare testi interessanti, non scontati né banali, utilizzando le parole in modo sapiente, senza sfoggio di inutili manierismi, ma con termini non certo comuni.

Catania ombelico del mondo, in quello scorcio di anni 90 che sembrava promettere bene, anche musicalmente.
Catania scena musicalmente florida e contaminata, che sa di Europa, agrumi ed Africa.
Catania ennesima nuova Seattle o Seattle italiana, obbiettivo che sembrava imprescindibile, chissà perché.

Ancora oggi infatti leggere ed ascoltare i suoi testi è una piacevole scoperta, dal "Volevo essere più forte di ogni tua perplessità" a "Viva l’Italia, il calcio, il testosterone, gli inciuci e le buttane in preda all’ormone a noi ci piace assai la televisione proprio l’oggetto – dico – esposto in salone" passando per il meraviglioso "Fortunatamente ho ancora il difetto di prendermi poco sul serio"

Un bel concerto di un paio d'ore, che ha combinato l'anima più rock con quella elegante delle ultime tournée. La band affiancata da tre archi, alcuni momenti totalmente acustici in solitaria, tra cui la Confusa e felice che l'ha fatta scoprire.

Una scelta che mi ha permesso di godere di entrambe le facce di questa artista, che senza troppa continuità, ma comunque apprezzo e seguo già dagli esordi (ricordo la delusione provata quando dovetti perdermi un suo concerto al Ju Bamboo di Savona, sarà stato il 97-98).

Una scelta che forse ha raffreddato un po' il pubblico, che mi è sembrato comunque soddisfatto, ma che rispondeva immediatamente ogni volta in cui Carmen premeva un po' sull'acceleratore.

Una scelta forse più adatta per un ambiente più raccolto, più da teatro che da piazza estiva.

Una scelta che mi dimostra la sua coerenza artistica, capace di restare in equilibrio tra il successo pop come Amore di Plastica o L'ultimo bacio e momenti più cantautorali.

In tutto questo, un momento indimenticabile è stato per me sentire suonare in una piazza estiva, accaldata e magari non attentissima, un brano TERRIFICANTE come Mio Zio, una storia di incesto e pedofilia raccontata senza peli sulla lingua, ma senza nemmeno morbosità da talk show.

Una canzone che mette i brividi solo a leggerne il testo, premiata da Amnesty International nel 2010.

Brava bambina fai la conta
Più punti a chi non si vergogna
Giochiamo a mosca cieca
Che zio ti porta in montagna.

Porgiamo l’estremo saluto ad un animo puro,
Un nobile esempio di padre, di amico e fratello
E sento il disprezzo profondo, i loro occhi addosso
Ho svelato l’ignobile incesto e non mi hanno creduto.

Il momento più alto per me, di una gran bella serata.

martedì 4 luglio 2017

L'irresistibile Blues Sardo di Francesco Piu



(Foto di Annie Marsala)

Pochi istanti prima che salisse sul palco, mi è venuto fugacemente il dubbio che forse avevo un po' esagerato nei ricordi, che forse avevo enfatizzato un po' troppo quelle emozioni, che forse il suo show di 30 minuti a Su La Testa nel 2012 era stato buono, ma non straordinario come ricordavo.

Era un periodo particolare quello, tante novità, il mio primo festival da "organizzatore", insomma, ho pensato, magari sto Francesco Piu è un buon musicista ma niente di più.

30 secondi dopo l'inizio del concerto, avevo la certezza che ci avevo preso nel 2012, ci avevo preso alla grande.

Benvenuti a Celle Ligure, Alabama.

Il primo appuntamento del Riviera Jazz & Blues Festival organizzato dal Raindogs, come al solito garanzia di qualità, parte alla grandissima.

Francesco e Giovanni Gaias salgono sul palco e nessuno se li fila, nonostante le belle parole spese dal presentatore, ma nemmeno a metà del primo pezzo in pochi riescono a stare fermi.

Il tiro delle canzoni è micidiale, Francesco ha il ritmo ed il blues davvero nel sangue ed appare evidente come riesca a trasmettere entrambi senza nessuna difficoltà; un dono raro, che andrebbe conservato tra i più (con l'accento) (ah ah ah) ( scusate) preziosi.

Il mio ego si libra nel ciuelo ligure al tramonto quando entrambi gli amici con cui stavo assistendo allo show sottolineano la bontà del mio consiglio, palesemente colpiti da questo duo.

Avevi ragione, dice la mia amica
Come sempre, aggiunge un attimo prima che lo dica io

Io mi godo il concerto secondo dopo secondo, mi gusto ogni nota che esce dalle sue chitarre, ogni stacco di Giovanni, che sfoggia la maglietta della Stax per far capire subito da che parte stia, che pesa come un mio avambraccio ma che dietro a quella mezza batteria è l'iradiddio.

Un'oretta intensissima, col pubblico sempre più coinvolto, traditional e Bob Dylan mischiati assieme a Peace and Groove, ultimo album di Francesco, disco strepitoso.

Due\tre chitarre, la washboard ed una batteria nemmeno completa. Si fa davvero fatica a credere che siano solo in due, ma con questi semplici ingredienti, Francesco e Giovanni escono da trionfatori, in una piazza ligure, dove spesso capita di venire bellamente ignorati.

Erano quasi 5 anni che non vedevo Francesco, da quel breve set nella sera più affollata della storia di Su La Testa, quando da illustre sconosciuto travolse il Cinema Ambra con una cascata di blues, gospel, rock torrenziale; 5 anni da quell'assalto bonario ai suoi cd e dalla sua faccia stralunata quando gli dissi quanti ne aveva venduti in 20 minuti; 5 anni da quando poche ore dopo tirò a far mattino con noi al Dopofestival, suonando in giro per i saloni, come se fosse nostro amico da sempre.

Ad occhio, un suo concerto, mi avessero chiesto di metterli in ordine di "voglia di vederli" lo avrei piazzato tra i primi 3.

Un desiderio realizzato a pochi km da casa, grazie a chi propone musica originale e di gran valore, senza cedere ai facili compromessi "attira-pubblico".

In un momento della mia vita in cui il blues è la musica più presente, una serata come questa è manna caduta dal cielo.

Dio benedica il Blues
Dio benedica i Quattro Mori