martedì 14 settembre 2010

massimo carlotto - la verità dell'alligatore



c'è odore di fumo in queste pagine; fumo, whisky (anzi, calvados), cibo scadente.
L'alligatore è, prima di tutto, un bluesman. Anche nel suo lavoro, ha l'indolenza, la tristezza e la cattiveria del miglior blues.
Blues che risuona, ininterrottamente nella tua testa, mentre leggi queste pagine.
Un romanzo che mi ricorda molto le pagine “gialle” di ellroy, uno che con malavita, illegalità e morte ci sa fare parecchio, alla macchina da scrivere.
Sai benissimo che l'alligatore e beniamino rossini camminano su un filo molto sottile, sospesi tra giustizia e crimine, ma sei con loro, alzi anche tu il bicchiere colmo di liquore, mentre accendi una sigaretta senza filtro e ascolti john lee hooker.
Il Commissario Montalbano sicuramente vive in posti migliori e mangia decisamente meglio, ma a due figli di puttana così basta una stecca di bionde ed una bottiglia di Calvados per vincere.

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