giovedì 9 settembre 2010
neil gaiman - nessun dove
un genere nuovo per me, diciamo un fantasy, ma coi piedi ben piantati nel reale e nel presente.
Un libro che ti affascina, per il viaggio del protagonista in quello che per parte del libro credi sia fantasia, ma che in realtà alla fine si rivela essere una bellissima metafora di quello che è tristemente diventato il nostro mondo.
Quando capisci che quelli di sotto non sono invisibili, ma ignorati, capisci anche molto meglio la ricchezza che hanno, loro, i topi, i marchesi; capisci l'importanza di aprire le porte, di lasciare che qualcuno da quelle porte ci entri.
È crudele il momento in cui il protagonista ri-incontra la sua ex “di sopra” e lei sebbene abbia qualche sospetto, non lo riconosca e soprattutto, presa com'è dal lavoro e dal “far carriera” se ne dimentichi in pochi secondi.
Come siamo arrivati a questi punti? Quando abbiamo incominciato a costringere alcuni ad andare sotto, sempre più sotto in questa metaforica scala di valori?
Un libro sull'uomo, anche se parla di angeli e topi, un libro sulla realtà, anche se per 3\4 è ambientato in un mondo fantastico.
Un libro dove alla fine ti è impossibile non capire quale sia il “lato” migliore di questa Londra capitale del mondo intero.
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