Da quest'anno, con l'inizio delle elementari, mia figlia ludovica va a scuola anche il sabato; è stata una scelta fatta pensando alla vicinanza della scuola, alla bella impressione che la scuola stessa ci aveva fatto ed alla possibilità che avesse tutti i pomeriggi liberi.
Considerando che gli altri giorni della settimana io ludovica riesco a malapena a vederla sveglia prima di uscire, al sabato la accompagno a scuola io.
E se non piove andiamo "in moto", anche se la scuola è a 300 metri, perchè le piace girare con lo scooter ed il suo casco a fiori.
E come tutti i sabati da settembre ad oggi, anche stamattina l'ho accompagnata.
Dopo di che ho sentito la drammatica notizia di brindisi e non ho potuto fare a meno di riflettere da diversi punti di vista.
Prima di tutto, da padre, da padre che volentierissimo rinuncia al sonno per accompagnare la figlia a scuola; le 2 parole con altri genitori, il saluto al suono della campanella, che temo scomparirà pian piano col passare degli anni, il caotico vociare dei bambini che entrano nelle classi. Abbinare a situazioni come questa una qualsivoglia idea di morte è contro natura, impensabile, inconcepibile.
Poi, da ex studente, che a 16 anni di certo non baciava i genitori al suono della campanella, ma che viveva i minuti prima dell'ingresso a scuola in bilico tra entusiasmo e paura, paura di un compito in classe preparato poco e male, di una interrogazione a sorpresa; non certo paura di morire; a 16 anni non esiste la paura di morire, a 16 anni la vita è nostra, la vita è bella, la vita è infinita. Trovare la morte con pensieri magari simili a questi in testa rende i colpevoli di questa maledetta azione, se possibile, ancora più colpevoli.
Poi da italiano, da italiano con sangue meridionale, da sempre accostato a certi fenomeni, magari con nomi diversi, ma accomunati da una unica matrice delinquenziale. Mafia, camorra, 'ndrangheta, parole, vocaboli usati con molta, troppa disinvoltura in ambiti inopportuni, che gravano sul nostro futuro come le nuvole che sopra la mia testa stanno rovinando l'ennesimo weekend. Non provo vergogna, non mi sento in nulla legato a loro, credo che le mie radici non siano semplici coordinate geografiche, ma insegnamenti morali ed etici, gli stessi che sto cercando di tracciare sulla mappa della vita delle mie figlie; provo sconforto, provo rabbia, provo, brevemente, un tremendo giramento di coglioni.
Per tutti e tre i "punti di vista" qui sopra e più semplicemente per il fatto di essere un uomo, prima ancora che per i miei valori e le mie convinzioni religiose (che fanno parte di quelle coordinate di cui sopra), per il semplice fatto di vivere, di crescere, di provare sentimenti, di avere una ragione; solo queste basilari caratteristiche dovrebbero quantomeno allontanare da chiunque idee allucinanti come quella messa in pratica stamattina davanti a quella scuola; invece cose del genere succedono, sono successe e la sensazione che provo è veramente di impotenza.
Ludovica e le sue compagne di scuola hanno fatto le prime lezioni di educazione stradale e ribollono di senso civico; luvi se vede una macchina parcheggiata storta o nel posto degli handicappati si scandalizza con l'innocenza che solo a 6 anni si può avere. Ecco, qualcuno dovrebbe spiegarci come fare a preservare la loro innocenza, qualcuno dovrebbe dirci quando è il momento preciso in cui questa inizia a sparire, sotto i colpi del cinismo e della cattiveria che nonostante mi sia sempre rifiutato di ammettere, oggi temo sia insita nella natura umana, sia incancrenita dentro la natura umana. Qualcuno dovrebbe farci un segno, in modo che noi si possa essere preparati e si possa provare a fare qualcosa.
Tra poco saranno 20 anni dalla morte di Falcone, di sua moglie e della loro scorta; 20 anni in cui a parole si è sconfitta la mafia almeno 200 volte. All'anno.
20 anni che invece come risultato hanno che oggi è successa una cosa se possibile ancor più grave; perchè se in una logica deviata e perversa, in una logica criminale, uccidere un giudice che ci combatte probabilmente è GIUSTO (e lo stesso Falcone, così come Borsellino e tanti altri, ne avevano assoluta consapevolezza), colpire una scuola superiore vuol dire colpire la radice stessa del genere umano; l'evoluzione, la formazione, la crescita.
Non mi sono mai ritenuto una persona pessimista, ma oggi non riesco a vedere altro che il nero davanti a me.
E di questo mi dispiace soprattutto per chi ho messo al mondo sperando di lasciarglielo un pò meglio di come lo avevo trovato.
1 commento:
totalmente d'accordo
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