Ci deve essere una ragione per cui io oggi, giorno del signore 22 febbraio del diciotto, in pieno inverno e con un abbassamento fenomenale delle temperature annunciate in ogni dove, abbia scelto di andare a lavorare in scooter.
Ci deve essere una ragione per cui io oggi, giorno del signore 22 febbraio del diciotto, all'alba delle 6.55, uscito dal portone di casa mia ed avendo percepito la leggera pioggerellina, abbia deciso lo stesso di andare a lavorare
in scooter.
Ci deve essere una ragione per cui io oggi, giorno del signore 22 febbraio del diciotto, all'alba delle 6.55 abbia ignorato bellamente le vocine che mi dicevano di prendere la macchina e di lasciare lo scooter in garage che non era giornata.
Ci deve essere, ma non la so.
Indi ragion per cui io oggi, giorno del signore 22 febbraio del diciotto, ho preso il mio scooter e son partito bel bello, destinazione ospedale santa che la corona, ove svolgo intrepido ed apprezzatissimo il mio lavoro.
La pioggerellina che mi ha seguito fino all'ospedale nel frattempo è aumentata, ma tanto io, pensavo sardonico, ho la mantellina nel sottosella, così se al ritorno piove forte mi intabarro come un supereoe ed arrivo a casa con la serenità dei forti.
Mantellina che puntualmente si gonfia per il vento facendomi passare per un coglione (e fin qui, sai che novità) vestito da omino michelin o peggio da gabibbo (ma blu) su uno scooter.
Ho quindi fatto il mio ingresso in santa che la corona passando dall'arco che dice arbeit mach frei santa corona, scusate, santa corona e son giunto vigoroso davanti alla porta dietro la quale si cela il timbratore, oggetto dei desideri di uomini, donne, medici, infermieri, varie ed eventuali.
Ho timbrato in entrata col mio solito entusiasmo sottolineando il beeeeeeeep dell'avvenuta timbratura con un Oollè che tanto voglio dire al piano di sopra c'è psichiatria, nel caso saprebbero come aiutarmi, e sono tornato al motorino per iniziare il mio giorno di lavoro.
Morto.
Completo.
Tutte le lucine accese, ma morto.
Completo.
Nemmeno un gnìììììììììììì che desse speranza
O un trrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrr per illudermi
Nada, niet, nein, manco pou belìn.
Ah si, tu mi usi oggi, giorno del signore 22 febbraio del diciotto, con sto freddo e con sto vento chi è che bussa al mio convento?
Ed io muoio qua, davanti al reparto di psichiatria di santa che la corona.
Così, dopo aver invocato il regno dei morti, ho chiamato il Gianni.
Il Gianni è mio amico e io gli voglio bene.
Il Gianni è il padre di una mia collega, meccanico esperto e dal cuore buono.
Il Gianni, visto che sua figlia prima di essere mia collega è stata mia tirocinante, da tipo 10 anni mi chiama il capo di mia figlia.
Anche se non lo sono mai stato e sono 3 anni che non lavoriamo assieme.
Oggi è venuto il tuo capo, le fa.
E al capo di sua figlia, il Gianni che è di cuore buono, ma fino ad un certo punto, ogni tanto gli ha dato dei cabaret di uova per come tenevo il motorino.
Che una volta gliel'ho portato che dovevo cambiare le gomme e lui ogni 30 minuti mi chiamava ma l'olio? ma le pastiglie? ma i freni? ed io boh.
A nu l'è puscibile e giù imprecazioni.
Ma al Gianni comunque gli sto simpatico e mi vuole un po' di bene, fosse solo perchè gente come me gli garantisce lavoro costante.
Così quando vado mi tratta sempre bene e mi chiama Capo anzi di più.
Che una volta ero davanti all'officina che lo aspettavo e lui è arrivato su una moto e da 100 metri ha iniziato a chiamarmi Arrivo comandante!
Fosse ancora qui buonanima di mio papà, caro il Gianni, le spiegherebbe che proprio con me non c'è speranza di appassionarmi ai motori, responsabilizzarmi sulle necessarie manutenzioni, no.
Fosse ancora qui, le racconterebbe di quando a nemmeno 19 anni volle spiegarmi come si cambia una ruota alla macchina e mentre era sdraiato per terra sotto la macchina tipo springsteen in i'm on fire si è accorto che io guardavo il culo di una che passava.
Però, in ogni caso il gianni dice che me la sistema anche sta volta, forse.
Però io la ragione per cui oggi ho preso lo scooter ancora non l'ho capita.
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