C'è un uomo solo, in una stanza anonima, in chiaroscuro, che non guarda fuori ma la sua stessa ombra.
Potrebbe essere ovunque, la giacca sul letto e gli anfibi di fianco lasciano immaginare sia una delle tante stanze anonime che l'uomo frequenta. Solo.
Già dalla copertina del terzo album di Carlo Ozzella, capiamo di trovarci di fronte ad un lavoro di riflessione ed analisi. Ad una sosta, ad un momento ritagliato per sé stesso, dentro una vita frenetica.
Affrontare i demoni per sconfiggerli, senza scappare davanti a loro; a testa alta, davanti alle proprie paure ed ai propri limiti.
Le 10 canzoni di questo disco trasudano onestà e coraggio.
Nulla di mefistofelico o satanico, sia chiaro; la bellezza delle canzoni di Carlo sta nella capacità di raccontare storie comuni a tutti noi, senza enfasi non richiesta, ma con quella dignità che meritano.
Non è un tributo ai Black Sabbath, sia detto subito.
Le Belle aurore, così come aprono il giorno, danno il via al disco e da subito si capisce che buona parte di questi demoni hanno movenze e forme tipicamente femminili. Storie perdute, legami interrotti e parecchi rimpianti.
Si parte su questi binari, lei se n'è andata e lui la ricorda, con affetto e passione, in memoria delle tante battaglie combattute tra le lenzuola.
Si parte sui binari di un classico rock and roll, che come vedremo attinge a piene mani dal New Jersey tanto quanto dall'Emilia Romagna.
Carlo è a suo agio con la lingua italiana e con le eterne difficoltà che la stessa comporta quando la si vuole infilare in discorsi musicali d'oltreoceano.
L'epopea della prima vera rock band del nostro Bel paese, i Rocking Chairs, rivive in Non sarai sola mai, con un intro degno di Freedom Rain ed un testo che parla di sincerità ed impegni da mantenere.
Ciò che vedi è ciò che avrai, what you see is what you get, vecchi inni anni 70, Ike e Tina in salsa tricolore e la voglia matta di dimostrare di meritare fiducia.
Volevo chiederti se come me sei ancora in viaggio.
Hai bisogno di buona compagnia, per questa parte del percorso, cantava il nostro amico americano.
Tutta la notte racconta di tentazioni ed amori estivi, vita da tour, conoscenze fugaci e tanta tanta passione. Si va via, ci si allontana, ma certi sapori restano addosso e quella notte avrebbe dovuto essere più lunga.
Una chitarra detta il ritmo con vigore, mentre Troppo tardi ormai si srotola davanti a noi come una autostrada deserta in piena notte. Una strada tra la Via Emilia ed il West, come direbbe il saggio modenese, perchè tra promesse come La strada è nostra e stimolanti consigli come Non perdere la forza fai solo ciò che vuoi le due corsie a nostra disposizione sono ben chiare, la poetica springsteeniana e quella di Graziano Romani, cioè la versione davvero rock di Ligabue.
Gabbie cambia decisamente la direzione dell'album, non sono più tentatori, i demoni che tormentano il protagonista, ma decisamente interiori, personali. Il demone del dubbio, della difficoltà a rendersi davvero conto se la nostra sia una vita degna di tale nome o se potremmo dare di più e pretendere altrettanto.
Ciò che conta è quasi niente, è la vita a sceglierti, si affaccia il demone del fatalismo, ma allo stesso momento ci si accorge di avere comunque una possibilità per essere felici e quindi le gabbie in cui crediamo di essere prigionieri forse sono aperte e aspettano che noi le abbandoniamo.
Clamoroso il finale: lo spazio che hai davanti è l'inizio di un nuovo racconto, se vuoi.
È la solita vecchia storia, certo, ma qui si sente la passione e, mi ripeto, la sincerità.
E quindi se davanti a noi abbiamo l'inizio di un nuovo racconto, non a caso arriva Pagine, con una chitarra folk-rock a darci il tempo ed un ricordo doloroso di chi se ne è andato.
Ma le pagine sono lì pronte per essere scritte, riempite, per prendere vita e darla ai nostri sogni.
Se passi di qua, fermati dai, per caso o destino, che per te uno spazio, qualche riga, un paragrafo ci sarà sempre.
Ballata malinconica, Non è mai finita resta sul tema del ricordo e del rimpianto; la fine di una storia, il senso di sconfitta, in una partita giocata contro il tempo o peggio il caso, che ci ha visto perdere senza aver mai davvero accettato l'esito finale. Resta l'idea che tormenta, come un demone, che sarebbe potuta andare diversamente e con questo demone ci si fa i conti sempre, ci si ritorna senza accorgersene, ci sorprende nei momenti più inattesi.
E nella stessa radio da cui forse Bobby Jean sentiva cantare di lei\lui, ecco che ti arriva il mio pensiero, no, non è mai finita.
Lo dico? si lo dico, L'ultima corsa è il brano che Ligabue cerca (o dovrebbe cercare) di scrivere dai tempi di Sopravvissuti e sopravviventi, da cui sembra provenire.
Non puoi capire chi sei finchè non resti da solo, verità tanto semplice quanto fondamentale, per crescere, per realizzarsi, per cacciare via i nostri demoni, dobbiamo affrontarli: l'uomo nella stanza d'albergo forse sta per fare questo, combattere con la solitudine e vincerla.
E se è vero che si sta meglio soli, che male accompagnati, Demoni ci racconta proprio il momento in cui chi combatte si mette talmente a nudo da non aver nemmeno più paura di essere abbandonato, perchè la sua rabbia a cui fatica a metter freno, è tale da essergli sufficiente. Brano che racchiude le tematiche dell'album a cui da il titolo, pezzo fantastico, rabbioso e sputato in faccia a chi ci aspettavamo, invano, di trovare al nostro fianco.
Se vuoi andare, vai.
L'uomo nella stanza d'albergo ora è pronto ad affrontare i suoi demoni, a combatterli, a scacciarli, a resistergli. Ma il pensiero torna a lei, compagna di battaglie combattute all'ultimo respiro, compagna di sconfitte, lei amata ed odiata, lei rifiutata e che ci ha rifiutato.
No, non è mai finita, perchè alla fine, tutto il male, tutte le ferite che ci siamo fatti guariscono, il tempo ci guarisce e quello che conta è davvero l'andare avanti, lo scrivere un nuovo capitolo, il riempire nuove pagine.
E tutto questo è giusto, vero e soprattutto umano.
Umano ed onesto, come Carlo, la sua musica e questo bellissimo album.
Album che si chiude con una proposta: ti va di accompagnarmi?
I know it's late, but we can make it if we run
I demoni giacciono morti alle nostre spalle, l'uomo esce dalla camera d'albergo, sale in macchina e si allontana.
Non è più solo e sono sicuro che lo ritroveremo, presto.
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